“Alla fine degli
anni Settanta la violenza espressa dal terrorismo e dal crimine organizzato
aveva raggiunto in Italia livelli devastanti. Dagli ‘anni di piombo’ si
uscì con l’emergenza e un forzato processo di normalizzazione che
non portarono molta chiarezza. Lo provano i processi ancora aperti su stragi
e delitti, un elevatissimo numero di inchieste abortite, tanti verdetti
che continuano a far discutere. Di fatto, quegli anni pesano ancora come
un magma oscuro. E per uscite non basta ‘voltare pagina’, come molti invitano
a fare. ‘prima di voltare pagine – ha scritto giustamente Predrag Matvejevic
– bisogna leggerla’”.
Quattro di queste storie misteriose,
la morte di cinque ragazzi, sono state raccolte da Pino Adriano e da Giorgio
Cingolani nel libro “Corpi di reato” edito da Costa & Nolan. Due anni
di lavoro, lo studio delle carte processuali, della stampa dell’epoca,
di saggi su politica, società e criminalità, interviste a
parenti ed amici, confronti con magistrati, periti e storici, hanno portato
nuovi elementi, nuove ipotesi, sollevato dubbi su fatti che, forse, in
qualche modo è ancora possibile chiarire.
Ciò che emerge chiaramente dallo
studio è la volontà di lasciare in sospeso, di non chiarire,
di non indagare a fondo, di non arrivare a scoprire chi ha ucciso e a ricostruire
le cause degli omicidi. Persone mai interrogate, reperti scomparsi, fascicoli
rimasti per anni seppelliti nei cassetti e dimenticati, indizi sottovalutati,
testimonianze non considerate. Che cosa è successo? In anni di P2
e di servizi deviati molte inchieste hanno preso strade che non portavano
verso una serena gestione della giustizia. Ma ci sono anche, e trapelano
in ogni racconto, indifferenza, poca preparazione, incapacità investigativa,
cecità di fronte a fatti perfino troppo chiari e a collegamenti
che sembra impossibile non vedere.
E’ in tutto questo che si arenano le
inchieste e i processi sulle morti trattate nel libro.
Mauro Brutto è un coraggioso
redattore dell’Unità, da anni si occupa di eversione nera e di sequestri
di persona e “scrive di sanità e di servizi, di carcere e di anziani,
di immigrati e di clandestini in transito, di manovalanza del crimine”.
Fa anche parte del circolo di controinformazione sulla morte di Fausto
Tinelli e di Iaio Iannucci. E’ ucciso da un’automobile e si aspetta ancora
di capire come, perché e da chi.
Sono proprio Fausto e Iaio i protagonisti
della seconda storia. Diciottenni, impegnati nei “Collettivi Comunisti
Autonomi” hanno compilato un ponderoso “Dossier Eroina”, presentato in
anteprima dall’”Espresso” il 5 marzo 1978. Spacciatori, locali dello spaccio
e collegamenti tra il mondo della droga, della delinquenza comune e della
sinistra eversiva sono i temi del dossier. Vengono uccisi a Milano, da
tre uomini che non sono mai stati identificati.
Roberto Cavallaro viene trovato morto
davanti al portone di casa, a Rovigo. Militante nell’area di Autonomia
operaia e del Gruppo sociale di Rovigo, di batteva “per il diritto alla
scuola, al lavoro, ai servizi, alla casa, contro il capitale, lo Stato-padrone,
i fascisti e la droga […] ma non cercava la violenza e tanto meno il terrorismo”.
Era tornato sconvolto dopo dieci giorni trascorsi all’ospedale militare
di Padova. Che cosa era successo, perché e chi lo ha ucciso?
Valerio Verbano collabora a Stampa alternativa,
ama scrivere e fotografare, anche lui svolge indagini sull’estrema destra
e sul traffico di droga. Il voluminoso dossier, che viene sequestrato durante
una perquisizione nella sua abitazione, però, sparisce e non verrà
più ritrovato. Allo stesso modo, misteriosamente, scompare la pistola
con cui è stato ucciso: nel 1997 il magistrato Salvini aveva riscontrato
una certa somiglianza nelle striature dei proiettili che avevano ucciso
Valerio e Fausto e Iaio ma scopre che il “reperto, essendo transitato per
vari uffici giudiziari, non è stato localizzato”.
Sono soltanto quattro le storie raccontate
ma è enorme la montagna di misteri che portano con sé. E’
questa mancanza di chiarezza che deve essere superata per poter, finalmente,
cambiare pagina.