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    Gian Antonio Stella  "Chic" - edizione Mondadori
    Recensione di Gabriella Bona
        
    A uno che dedica il suo libro “a mio padre e a mia madre, che mi hanno insegnato a non pesare mai le persone dal loro denaro”, questo mondo non può che state stretto: un mondo in cui ogni sistema è buono per fare soldi, sempre meno attraversato da scrupoli morali, in cui ogni via è percorribile se si tratta di evitare di pagare le tasse e dove si sfrutta ogni occasione per esibire la raggiunta ricchezza. 
    Gian Antonio Stella, già autore del libro “Lo spreco” in cui denuncia, in modo ampio e documentato, l’Italia degli sperperi, dei soldi buttati per interesse, per distrazione, per truffa fino a raggiungere un debito pubblico di due milioni di miliardi, con il suo nuovo libro “Chic”, edito da Mondadori, ci offre un “viaggio tra gli italiani che hanno fatto i soldi”. Con uno stile sciolto, piacevole e ironico, l’autore raccoglie, racconta e sottolinea esempi clamorosi di ricchezze nate dal nulla e incredibilmente lievitate in pochi anni e i radicali cambiamenti che hanno creato nella vita dei nuovi ricchi. 
    “In realtà – scrive Stella – stabilire quanti siano gli italiani davvero ricchi non è facile. Eurostat, in un rapporto del ’98, parla di 141 mila persone con più di due miliardi [e di] 1 milione e 600 mila famiglie che gestiscono il 37% della ricchezza nazionale, 18 milioni di famiglie il resto”. Una delle grosse difficoltà nel tenere i conti degli italiani ricchi arriva soprattutto da quei 6 mila che i loro soldi li tengono ben custoditi nelle banche monegasche, che in Italia sono poco più che nullatenenti e sui cui conti all’estero è impossibile indagare. 
    Ma la discrezione non è una dote tipica dei ricchi, soprattutto quelli che hanno passato anni nella povertà, nella normalità, nell’anonimato. Le descrizioni delle feste di compleanno che Stella ci propone sembrano incredibili ma non possono che essere vere: cita nomi, cognomi, luoghi e date. L’”Italia che dopo aver fatto i soldi non vede l’ora di mostrarli” non manca di fantasia. Ama gli animali e gli dedica plaid di Gucci da un milione e 300 mila lire o sacche portacane di coccodrillo da 35 milioni, ama la propria persona spendendo 16.500 miliardi in palestre e cosmetici e 800 miliardi per chirurgia estetica ogni anno, per un totale, nota Stella, che è “quindici volte più di quanto spendiamo per il Cnr e la ricerca scientifica”. 
    Il popolo dei nuovi ricchi ama il mare, che usa come passerella per barche grandi come condomini, ama la moda purché sia visibile, ama i titoli nobiliari senza i quali nessuna ricchezza sembra definitivamente sancita. Ma i momenti in cui l’esibizione della ricchezza trova il suo apogeo sono i matrimoni e i funerali dove ogni eccesso è giustificato dall’assoluta unicità dell’evento. 
    Non leggono, i nuovi ricchi, e spesso hanno pareti tappezzate da lunghe file di finti libri, non amano il teatro, la musica, la lirica, la cultura in generale. Hanno altro a cui pensare, altro di cui parlare, è difficile far brillare la ricchezza attraverso la cultura. E i soldi, in questi ambienti, se non sono esibiti, è come se non esistessero. 
    Feroce e divertente, il libro di Stella ci porta a conoscere un mondo assurdamente brutto e povero di valori, che rischia di diventare un modello per tutti quelli che sognano l’ascesa sociale, facendo del denaro l’unico obiettivo e della sua esibizione l’unico premio. 
    gabriella bona 
        
    gabriella bona

 
 
 
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