Carlo Figari "El
Tano" - edizione AM&D
Recensione di Gabriella
Bona
Tra il 1976 e il 1983 l’Argentina è
stata governata dai generali: il 4 marzo 1976 il Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito Jorge Rafael Videla si proclamò trentottesimo presidente
della Repubblica. In quei sette anni il paese sudamericano ha conosciuto
uno dei periodi più tristi e dolorosi della sua storia: migliaia
di morti e di desaparecidos, sequestri, bambini sottratti alle famiglie
per essere affidati a militari, delitti orribili, per i quali nessuno sta
pagando.
Al ritorno della democrazia, dopo la
caduta del governo militare e l’elezione di Raúl Alfonsín,
iniziano i processi ma l’opposizione dell’esercito costringe il nuovo presidente
ad emanare le leggi del “Punto finale” e dell’”Obbedienza dovuta”, una
sorta di impunità per i militari: rimangono in carcere soltanto
i generali golpisti che, nel 1989, usufruiscono, però, dell’indulto
firmato dal nuovo presidente, Carlos Menem. Ma se in Argentina in molti
hanno cercato di mettere una pietra sul passato, se le voci dei famigliari,
della madri, delle nonne dei desaparecidos rimangono inascoltate, in alcuni
stati europei, Italia, Francia, Svezia, Spagna, si aprono, anche se tra
mille difficoltà, alcuni processi contro i militari argentini per
la morte e la sparizione di cittadini emigrati. In Argentina gli italiani
e i discendenti di italiani sono moltissimi, in alcune province sono la
maggioranza della popolazione e nelle liste dei desaparecidos sono circa
400, anche se i processi finora avviati in Italia sono soltanto otto, quelli
che riguardano Martino Mastinu e Mario Marras (sardi), Norberto Morresi
(marchigiano), Pedro Luis Marrocchi e Luis Alberto Fabbri (emiliani), Daniel
Jesus Ciuffo (piemontese), Laura Carlotto e il suo bambino partorito durante
la prigionia (veneti).
La loro storia è narrata dal
giornalista Carlo Figari nel libro “El Tano” pubblicato da AM&D Editori.
Un lungo e attento lavoro di ricerca in Italia e in Argentina e un atto
di denuncia, perché non si dimentichi e perché si possa al
più presto arrivare alla condanna dei colpevoli: “la riconciliazione
è un’insopprimibile esigenza per giungere alla democrazia, però
è necessario che si conosca la verità e si faccia giustizia”,
scrive María Inés Bussi, giornalista cilena e nipote di Salvador
Allende, nella prefazione al libro.
Tano è il soprannome con cui
vengono chiamati genericamente in Argentina gli immigrati di origine italiana,
El Tano che dà il titolo al libro è il soprannome personale
di Martino Mastinu, che è diventato il simbolo del processo che
si sta svolgendo in Italia: leader sindacale nei cantieri navali di Tigre,
si oppose tenacemente alla dittatura, fino al giorno in cui sparì.
“So che è morto – leggiamo in un’intervista alla madre raccolta
da Figari – ma sino a quando non ci sarà una prova, voglio credere
che ci sia almeno una speranza di riabbracciarlo […] Non chiedo vendetta
[…] ma vogliamo sapere la verità, vogliamo piangere su una tomba”.
Sequestrate, uccise, torturate nei modi
più brutali, gettate dagli aerei come confesserà anni dopo
la fine della dittatura l’ex capitano Adolfo Scilingo, migliaia di persone
sono cadute sotto la dittatura nel più assoluto silenzio, non soltanto
perché, memori della condanna generale che aveva colpito il Cile
di Pinochet in cui si torturava e si ammazzava alla luce del sole, i generali
argentini agivano con grande discrezione, ma anche perché da parte
degli altri Stati ci sono stati silenzio e indifferenza.
E’ necessario che simili delitti non
rimangano impuniti, in qualunque parte del mondo avvengano, è necessario
che le madri, le nonne, i figli dei caduti argentini non rimangano soli
ed è. perciò, prezioso il contributo di libri che ci aiutano
a conoscere e a capire, come quello di Figari o come “Le irregolari” di
Massimo Carlotto (Risveglio n.16/1998).
gabriella bona
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