Nicola Fano: "Tessere
o non tessere - i comici e la censura fascista" - Liberal Libri
Recensione di Gabriella
Bona
“Il mondo dei comici è un mondo
a parte, dunque. Un mondo ritenuto fantastico e trasgressivo, che ogni
potere ha costantemente tentato di tenere sotto controllo”, scrive Nicola
Fano nel libro “Tessere o non tessere - I comici e la censura fascista”,
pubblicato da Liberal Libri e in cui l’autore anticipa la pubblicazione
del catalogo ragionato del materiale (copioni, corrispondenza, provvedimenti)
dell’ufficio di censura teatrale istituito nel 1931 e rimasto attivo fino
al 1943. Soltanto i copioni sono circa quindicimila e ognuno fu visto,
corretto, approvato o respinto dal censore, nominato direttamente da Benito
Mussolini, il prefetto Leopoldo Zurlo.
“Il libro - scrive l’autore - si propone
specificamente di ricostruire i rapporti fra i comici del Varietà,
dell’Avanspettacolo e della Rivista e la censura del regime per tramite
di quei copioni e quelle carte ufficiali.
Nei lavori di Angelo Cecchelin, dei
fratelli Schwarz, di Enzo Turco, di Guglielmo Inglese, dei fratelli De
Filippo, di Aldo Fabrizi e di molti altri, scopriamo che cos’era la comicità
in quegli anni, quali le cose su cui si voleva ridere e far ridere, quali
le paure e le restrizioni del regime.
Troviamo che nei testi del teatro comico
della prima metà del Novecento avviene quello che Fano definisce
un miracolo: “lì si forma e si rappresenta contemporaneamente la
storia del popolo come in nessun manuale è stata rappresentata”.
Per questo, nonostante gli sforzi del fascismo, l’appoggio istituzionale
ed economico offerto al cinema e alla prosa dove era più facile
“governare lo sviluppo e, più ancora, le scelte artistiche e di
repertorio [...] l’Avanspettacolo e la Rivista, nel 1942, risultarono essere
i generi teatrali più frequentati dagli italiani”.
Il materiale raccolto, e di cui Fano
ci offre questa sintesi, potrà dare ampi elementi per studiare sotto
una diversa e interessante prospettiva, gli anni del fascismo che hanno
tristemente segnato la storia italiana di questo secolo e dai quali l’Italia
repubblicana non è ancora riuscita ad emanciparsi definitivamente.
I nomi di autori ed attori, i testi,
i veti potranno aprire nuovi ragionamenti. Lo stile e il contenuto delle
opere renderanno possibile una miglior collocazione dei vari aspetti della
comicità, presunti o reali adeguamenti al fascismo e atteggiamenti
antifascisti, permetteranno di svelare i meccanismi, legali e illegali,
attraverso i quali era possibile ottenere l’approvazione della censura
fascista.
E, spiega l’autore, il lavoro di ricerca
tra questo materiale ci aiuta a capire che, soprattutto quando la situazione
diventa veramente tragica, “la gente vuole ridere: questa, anche, era l’Italia
fascista sotto la guerra. Un paese ambiguo e incoerente, capace di mutare
faccia e identità dalla sera a mattina. Capace di rinnegare il fascismo
dopo averlo servito per anni. Capace di saltare i pasti per accantonare
i soldi necessari a comprare lo sberleffo vano di un comico. Capace di
ridere sotto le bombe, capace di inventare storie magnifiche mentre fuori
infuria la peste”.
gabriella bona
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