Asha Phillips:
"I 'no' che aiutano a crescere" - Feltrinelli
Recensione di Gabriella
Bona
Essere genitori è un mestiere
molto difficile, che dura tanti anni: saper offrire alle proprie figlie
e ai propri figli un solido punto di appoggio tenendosi lontani da odiosi
autoritarismi, sapersi proporre come persone serie ma riuscendo a mantenersi
gentili e in un clima allegro, mantenendo il proprio equilibrio perché
cresca e si sviluppi il loro, riuscire a gestire la naturale gelosia tra
sorelle e fratelli, vuol dire saper lavorare su di noi, sulla relazione
nuova che si è determinata con la loro nascita e la loro crescita,
vuol dire accettarli come persone e non come appendici di se stessi, saper
cambiare in base alla loro crescita e alla nuova realtà. In tutto
ciò una delle cose più difficili è porre dei limiti,
a loro e a noi, è saper dire “no” quando e dove serve.
La psicoterapeuta Asha Phillips nel
libro “I no che aiutano a crescere”, edito da Feltrinelli, affronta questo
tema che spesso è considerato difficile perché “sembra ovvio
che a volte bisogna dire di no, eppure l’opinione più comune è
che, se appena è possibile, si debba dire di sì”, creando
però, “spesso famiglie la cui situazione di disagio è dovuta
in gran parte all’incapacità di dire no”. E’ importante saper guardare
attentamente e cercare di interpretare i desideri e le necessità
di un neonato, ancora incapace di esprimersi. Essere troppo ansiosi, lasciarsi
sommergere dagli eventi, cercare sempre una soluzione immediata perché
si ritiene il pianto, sempre e comunque, indice di disagio, finisce per
creare una spirale di tensione, nervosismo e stanchezza che esaurisce le
risorse della madre (e qualche volta del padre) e del piccolo. “Sembra
una situazione perfetta (la madre che risparmia al suo bambino qualsiasi
tipo di irritazione) ma in realtà non funziona. Con l’andare del
tempo capii che Jim aveva una bassissima tolleranza della frustrazione
e che faceva fatica impara a farcela da soli. I genitori devono saper creare
un ambiente sereno, essere in grado di capire, di aiutare, di essere solidali,
di offrire stimoli e aiuti ma non possono pensare di togliere ogni ostacolo,
anche perché questo atteggiamento è spesso provocato da difficoltà
che gli adulti non sono riusciti a risolvere nella loro infanzia, da sensi
di colpa, incertezze, gelosie.
I primi anni sono importanti perché
pongono le basi per la personalità di tutta la vita ma negli anni
seguenti sarà altrettanto importante seguire e indirizzare la crescita
con fermezza e gentilezza, cercando di interpretare le varie fasi della
crescita, l’ingresso nella scuola, nei gruppi di amici, saper crescere
con loro e non tentare di rallentare il loro sviluppo per paura di perderli,
saperli accompagnare in un mondo sempre più grande dimostrandosi
aperti e maturi, disponibili e comprensivi anche quando gli ostacoli incontrati
tendono a creare tensioni. E’ importante riuscire a ripensare alla propria
infanzia e giovinezza, ricordare i momenti difficili, cercare di aiutarli
senza sostituirci a loro. Essere sempre coscienti che siamo un’altra persona,
con un’altra età, che siamo stati noi ad assumerci la responsabilità
di farli nascere e di crescerli, ci aiuta anche a superare il disagio di
porgli dei limiti, di dire no, perché sappiamo che è il modo
migliore per fare il loro bene.
gabriella bona
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