Ainis e Vincino:
"Se 50.000 leggi vi sembrano poche"
Recensione di Gabriella
Bona
Michele Ainis è ordinario di Istituzioni
di diritto pubblico all’Università di Terame e segue da tempo i
problemi concernenti la qualità delle leggi italiane; Vincino è
uno dei più noti disegnatori satirici italiani. Insieme hanno dato
vita al volume “Se 50.000 leggi vi sembran poche” edito da Mondadori. I
due autori si sono tuffati tra quelle “questioni che i più considerano
noiose, astruse, poco interessanti. Questioni che viceversa ci riguardano,
ci toccano molto da vicino” e lo fanno con uno stile che invoglia alla
lettura, per scoprire in quale strano paese viviamo. Se non fosse tutto
vero, sarebbe un ottimo libro comico!
In realtà la situazione è
drammatica, come dimostra il fatto che 50.000, il numero riportato nel
libro non sia che indicativo: c’è chi ne ha contate fino a 150 o
300 mila, la Camera ne ha contate 13.000 statali e 18.000 regionali ma
si è dimenticata di conteggiare le leggi di modifica che spesso
sono molto numerose e che non sostituiscono ma si sommano alle precedenti.
Cittadini, burocrati, politici, giudici
rimangono così imprigionati come una mosca nella tela del ragno
pazientemente tessuta dai parlamentari e dai consiglieri regionali, tela
che nessuno riesce più a capire da dove comincia e dove finisce.
Suddiviso in un’ottantina di brevi e
semplici capitoli, ognuno illustrato da una vignetta, il libro affronta,
in ordine alfabetico, gli argomenti da Amnistie a Zibaldoni attraverso
le Autorities, le Bicamerali, le Crisi di governo, i Decreti legge, l’Europa,
il Fisco, le Gazzette ufficiali, le Inchieste parlamentari, le Leggi, il
Maggioritario, la Par condicio e le Pari opportunità, il Proporzionale,
i Partiti, i Referendum, le Riforme, i Rinvii, i Saggi, la Tv. Le Verifiche
e i Vertici.
Il libro cerca di rendere leggibile,
se non la situazione italiana, almeno i motivi e i percorsi che hanno portato
alla sua illeggibilità: le cattive leggi che hanno portato ad un
proliferare di nuove leggi che tentano di ovviare, via via, ai danni creati
dalla prima, l’abuso dei decreti legge, il “demone classificatore” come
Ainis definisce “la letteratura giuridica, che tentando di mettere ordine
in questa magmatica materia, [...] complica a sua volta la comprensione
del fenomeno”, l’abitudine di creare un’infinità di piccole e piccolissime
leggi su ogni aspetto della vita, il linguaggio astruso, pieno di termini
arcaici o di nuovo ed inutile conio, gli eufemismi che rendono oscuro il
testo e difficile l’interpretazione.
Il volume riporta date e dati sui quali
è utile meditare: dalla data della Costituzione sono stati presentati
687 progetti di riforma, sette sono stati approvati, e intanto sono fallite
anche tre Bicamerali; in 50 anni di Repubblica ci sono state 50 crisi di
governo per un totale di 1693 giorni, quattro anni e mezzo; la legge prevede
735 adempimenti fiscali e contributivi sparsi su 86 scadenze nel corso
dell’anno; abbiamo una legge sulla rotondità delle ruote dei veicoli
ma nessun parlamento riesce a darci una legge sulla bioetica.
D’altra parte, forse di leggi è
meglio non farne altre, visto come funzionano: l’istituzione del sistema
maggioritario doveva portare al bipolarismo e in Parlamento ci sono circa
50 partiti, cifra mai raggiunta col proporzionale ed è diventato
anche impossibile contarli, visto che ogni giorno ne nasce o ne muore uno.
E, visto il clamoroso insuccesso della legge è stato proposto un
referendum per abolire anche la residua quota proporzionale! Ma l’elettorato
ha deciso di disertare le urne.
gabriella bona
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