DALLA SINDONE UN INVITO A RIFLETTERE
SUL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE
Il volto in cui
riconosciamo oggi il crocifisso: quello di un bambino curdo stipato in
una stiva
TORINO - A nome della Conferenza
Episcopale Piemontese, mons. Diego Bona formula in questo articolo una
risposta all’appello (da noi pubblicato la scorsa settimana a pagina 6)
di Pax Christi e Cisv.
L'ostensione della Sindone
nell'anno giubilare ci invita a fissare gli occhi sul volto sofferente
del crocifisso. Venerando quella sconvolgente immagine vediamo riflessi
i volti dei bambini curdi stipati nelle stive, dei morti annegati per la
ferocia degli scafisti, dei disperati che cercano una qualche luce e speranza.
I titoli dei mass-media quasi
ogni giorno riportano notizie di sbarchi sulle coste pugliesi e calabre,
e di infiltrazioni dalle frontiere orientali. Essi alimentano la preoccupazione
e influenzano emotivamente l'opinione pubblica, fino a suscitare reazioni
scomposte, quasi un clima di psicosi da invasione. Il problema è
reale e serio, d'ampia portata e di non facile soluzione, ma è pericoloso
procedere per valutazioni sommarie e generalizzazioni non ragionevoli,
tanto più se usate in clima pre elettorale, giocando la carta dei
propri interessi sulla pelle dei poveri e dei senza diritti.
C'è prima di tutto
la dimensione umana della questione: il guardare in volto questi uomini,
donne e bambini, volti smarriti, spauriti, spesso disperati, non dimenticando
che hanno la stessa dignità dei cittadini del nostro paese, una
dignità fondata sulla paternità universale di dio creatore
e sulla Dichiarazione dei diritti umani. Ma occorre anche leggere più
a fondo il fenomeno migratorio che investe i paesi d'Europa ed il nostro
in particolare, non solo nella sua storia che ne spiega le ragioni e motivazioni,
ma soprattutto nella sua attuale complessità.
Una seria e responsabile
riflessione sul fenomeno porta a distinguere le varie componenti dell'immigrazione:
quelle del lavoro, della criminalità e del diritto d'asilo. Se la
severità della legge ed il rigore delle norme valgono tassativamente
per la criminalità, stroncando connivenze ovunque si annidino, la
ricerca di lavoro andrà letta realisticamente anche in presenza
di costante richiesta di mano d'opera in diverse zone d'Italia, riconsiderando
la necessaria normativa per renderla praticabile e lungimirante.
Del tutto irresponsabile
appare poi il rifiuto per i disperati che approdano alla nostra terra provenendo
da situazione dove la vita è diventato impossibile a causa della
negazione dei diritti umani fondamentali, nel nostro caso dei curdi, anche
perché siamo vincolati da norme internazionali e dalla nostra Costituzione
(art. 10,3) all'accoglienza, che di fatto, è solo provvisoria, diretti
come sono verso altri paesi nordeuropei.
La commissione Migran-tes
della Regione Piemonte, incaricata dai vescovi per seguire il grave problema
dell'immigrazione, chiede alle Amministrazioni pubbliche, agli uomini di
buona volontà ed alla Comunità cristiana in particolare,
di leggere il momento attuale con visione responsabile e serena, trattandosi
non di cose, ma di persone.
Esistono certamente
problemi di ordine pubblico, ma non si può ridurre il fenomeno immigratorio
a questa dimensione. Occorre tenere conto della sua radice, che resta sempre
lo squilibrio economico mondiale, frutto di un'ingiusta distribuzione delle
risorse.
mons. diego bona
delegato cep per migrantes