E se si riuscisse a rivitalizzare le acque del lago di Candia grazie a un fertilizzante dei terreni ecologico? Il progetto è intrigante, e dal momento in cui è stato proposto ha immediatamente trovato l'interesse dell'amministrazione di Gianfranco Bigoglio. I problemi del lago sono ben noti: sta vivendo una fase di "eutrofizzazione", paradossalmente per l'eccesso di nutrimento che viene immesso nelle sue acque per il dilavamento dei terreni circostanti. Il bacino imbrifero del lago viene alimentato dalle acque scaricate da rogge e ruscelli che provengono dalla collina di Mazzè e di Caluso. L'uso massiccio di concimi chimici nei terreni fa sì che le acque che raggiungono il lago contribuiscano a una crescita eccessiva delle piante lacustri, togliendo ossigeno per buona parte dell'ittiofauna; e ad essere più danneggiati sono i pesci di maggior pregio, per loro è una vera e propria moria. Un'opera di grande importanza la compie già l'ente Parco - e in passato il Comune -, provvedendo all'eliminazione di parte delle alghe. Ma non basta. Negli scorsi giorni si è fatto avanti l'ingegner Aldo Gervasio, noto professionista conosciuto in zona non solo per aver redatto il progetto di depurazione per il Consorzio acque reflue dello strambinese (di cui anche Candia fa parte), e quello per il recupero della Palude del lago (commissionato dall'Ente Parco e che sarà finanziato per 235 milioni da fondi Cee, tramite la Regione), ma anche per essere vicepresidente della Società Canottieri candiese. Gervasio, venuto a conoscenza di un nuovo fertilizzante biologico - "Amico fungo", prodotto dal C.c.s. Valle d'Aosta -, basato su miceli e spore di alcuni funghi e su particolari batteri, che agisce entrando in simbiosi con le radici delle piante, aumentando la loro capacità di trovare acqua e sostanze nutritive nel terreno circostante, ha pensato di utilizzare tale prodotto non solo in chiave agricola, ma anche ambientale. Proviamo a spiegarci. I funghi micorrizici e i batteri promotori della crescita delle piante erano un tempo molto presenti nel terreno, che poi è stato impoverito dall'intervento massiccio dei fertilizzanti chimici. Esperienze condotte su alcune varietà del mais con "Amico fungo" hanno portato a risultati sorprendenti (anche se, a onor del vero, la sperimentazione non è giunta a una fase tanto avanzata da poter stabilire che si tali risultati siano sempre riproducibili): il prodotto, usato senza alcuna aggiunta di concime chimico, ha condotto a una raccolta di mais addirittura superiore a quella media. Orbene, si è detto Gervasio, se riuscissimo a eliminare, o comunque a ridurre drasticamente, l'utilizzo di fertilizzanti chimici nella zona circostante il lago, le acque verrebbero liberate dall'eccesso di "nutrimento", alghe e piante lacustri non avrebbero uno sviluppo abnorme e i pesci tornerebbero ad avere più ossigeno disponibile. Sembrerebbe addirittura troppo bello per essere vero. "Noi pensiamo che possa funzionare - spiega il sindaco Bigoglio -, per questo abbiamo dato la nostra adesione. Abbiamo contattato i proprietari di alcuni terreni situati in una zona specifica vicina al lago, in tutto sono 19 ettari, ovvero 50 giornate piemontesi. A loro sarà fornito gratuitamente il prodotto, che si impegneranno a utilizzare seguendo con cura le istruzioni, applicandolo su due diverse varietà di mais. Alcuni biologi dell'Università di Torino effettueranno controlli periodici, monitorando l'acqua in uscita da quei terreni". E naturalmente sarà tenuta sotto controllo anche la produzione di mais. "Gli esperimenti - aggiunge l'assessore all'agricoltura Antonio Piacentino - hanno dimostrato che si sono raggiunti incrementi del 10 o 15% rispetto alla concimazione tradizionale. Questo prodotto, inoltre, ha il pregio di costare di meno del normale fertilizzante, e oltretutto se ne deve usare una minore quantità". L'assessore all'ambiente, Mario Mottino, completa il quadro. "La sperimentazione - spiega - durerà almeno tre anni, ma più probabilmente cinque. Ci tengo a far notare che si tratta del primo esperimento, in questo senso, che si occupa contemporaneamente del problema produzione agricola e di quello ambientale. Noi siamo molto ottimisti, sui possibili risultati; ma certo, se le cose per qualche motivo non dovessero andare per il verso giusto abbiamo deciso di mettere al riparo gli agricoltori che hanno dato l'adesione all'iniziativa da possibili mancati raccolti; perciò, in questi, giorni, stiamo studiando una formula assicurativa ad hoc, che li possa tutelare comunque". Se l'esperimento darà i frutti
desiderati, tutti i coltivatori della zona saranno invitati a utilizzare
questo nuovo prodotto. "E probabilmente - conclude il primo cittadino -
sarà possibile anche dare vita a un marchio specifico, una linea
di prodotti biologicamente certificata, che magari chiameremo del 'Parco
del lago', o qualche cosa di simile: una vera e propria d.o.c., insomma,
che caratterizzi qualitativamente le nostre produzioni".
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