RAMELLA LANCIA UN’OCCHIATA A “CERCHI E OVALI”
DEL CARLEVE’
Immaginate tanti cerchi oppure tanti ovali, tutti vicini tra loro, che
si sovrappongono in parte in modo che tutti abbiano un’area in comune che
sovrapposta condividono. E’ questa l’immagine che dell’eporediese carnevale
viene offerta da un libro di Pietro Ramella (Carlevé, Ivrea 1999).
Cerchi ed ovali, perché? Perché tante e diverse sono le componenti
significative di questa fascinosa manifestazione di popolo, perché
tante ma ognuna dotata di una sua specifica ricchezza e di una forte carica
di creatività, perché tutte orgogliose di una propria genuinità,
di una autonoma storia.
Cerchi ed ovali però che non hanno nulla di centrifugo,
anzi, sono aree che hanno un ben preciso baricentro, sono aree che si muovono
tutte sotto la forza centripeta di quella entità-festa che si chiama
Carlevé.
PASSIONI ED ESPRESSIONI
Di libri, il Carnevale eporediese ne annovera un’infinità
e di sicuro il futuro ne produrrà altrettanti. Questo di Ramella
ha il pregio di evidenziare la formidabile combinazione di questi cerchi
e di questi ovali che si formano e si ricompongono per sovrapporsi e per
combinarsi al fine di dar luogo a qualcosa di unico. E’ la combinazione
di uomini e donne che a lungo creano in ambiti autonomi le loro singolari
espressioni prima di uscire al momento giusto per amalgamarle con quelle
che altri uomini e altre donne hanno creato in altri spazi e con altri
entusiasmi.
L’incontro alla fine altro non è che il Carlevé.
C’è la storia, la tradizione, ci sono i documenti,
la musica, i carri ed i cavalli, le stampe ed i verbali, c’è l’immagine
e c’è l’ufficialità, ci sono i tanti simboli oliati da una
miriade di protagonisti e di figuranti, i riti e le cerimonie, i personaggi
storici e quelli inventati, i momenti e le emozioni. Né mancano
quegli aspetti più popolani che allargano la festa in cerchi (ed
ovali) fino a comprendere chi della festa sembra essere solo spettatore,
dalle feste alle fagiolate.
CREATIVITA’ DENTRO UN CANOVACCIO
E’ una visione completa, come si dice?, a 360 gradi. Grazie
alla poderosa capacità di Ramella di attingere ad una bibliografia
estesa, ciascun aspetto del Carlevé è esaminato e descritto
in modo che ogni particolare sia pronto per entrare a far parte della grande
scenografia di una festa unica al mondo. Del libro di Ramella si potrebbe
anche parlare come di un catalogo ragionato e completo ma, forse improprio,
il termine catalogo non direbbe dell’appassionata partecipazione di componenti
diverse della città ad una serie di momenti che richiedono una grande
creatività dentro un canovaccio del tutto unico e spettacolare.
eugenio pacchioli