LA PACE E’ IN CAMMINO
Ho passato la notte di Capodanno a Siena... No, non per immergermi nella
Piazza del Campo e inaugurare l’Anno - anzi, il Secolo; anzi, il Millennio
- con Gianni Morandi, bensì per partecipare all’ormai tradizionale
Marcia della Pace di Capodanno.
In primo tempo s’era pensato ovviamente a Roma, trovandocene
autorevolmente dissuasi per un’ipotesi di manifestazione col S. Padre;
così come del resto era impedito ilterritorio di Assisi per una
maratona in corso. Quando poi la manifestazione romana è stata presentata,
ormai il programma della Marcia tradizionale era già articolato
a Siena, patria di quella Santa Caterina, già Patrona d’Italia con
San Francesco e da pochi mesi proclamata Patrona d’Europa con Santa Brigida
ed Edith Stein, ad integrazione di San Benedetto e dei Santi Cirillo e
Metodio.
La partecipazione è stata notevole, naturalmente
soprattutto di “aficionados’’, dato che la grande massa ha preferito un’apertura
di millennio più spettacolare e nell’ambito religioso non s’è
voluto dare neanche l’ombra di un’alternativa a Roma.
La manifestazione ha avuto inizio in una grande chiesa
di periferia, col saluto dell’Arcivescovo e del Vice Sindaco, con riflessioni
e preghiere sul significato del cammino e del pellegrinaggio e sulla nozione
di “Porta Santa’’. Con quasi due ore di cammino si è giunti alla
Basilica di San Francesco, dove si conservano intatte le Particole consacrate
trafugate e ritrovate, oltre due secoli fa (nella Rivista del Santuario
il nostro don Emiliano Rigazio scriveva frequentissimi articoli!). Lì
si è parlato di perdono, con testimonianze di Paesi lontani e ricordi
di persone di pace; sono stato richiesto di commemorare brevemente sia
dom Helder Camare sia Mons. Mori, un prete senese, mancato da poco ma pioniere
di Pax Christi in Italia e carissimo amico.
La traversata della città ci ha poi portati
a San Domenico, la Basilica del quartiere di Santa Caterina da Siena, dove
si è parlato di solidarietà, con la presenza di un gruppo
di ragazzi della Sierra Leone, sottratti all’ingaggio delle forze armate
irregolari (alcuni di quei ragazzini già hanno sparato) dal vescovo
missionario Mons. Biguzzi, che poi li ha portati anche a Roma per il Giubileo
dei ragazzi di domenica 2 gennaio. Poi in Cattedrale la grande concelebrazione,
presieduta dall’Arcivescovo Mons. Bonicelli, col Presidente di Pax Christi
Mons. Bona e con alcuni vescovi toscani, in primo luogo l’Arcivescovo emerito
di Siena Mons. Castellano, che fu il primo Presidente italiano di Pax Christi:
il “secondo’’ precisa lui, che non vuol dimenticare la Presidenza data
per acclamazione a Mons. Rossi vescovo di Biella, dopo una “Marcia della
pace’’ convergente a Oropa nel 1958.
Un’introduzione diffusa è stata tenuta da Mons.
Bona, sul tema della Giornat (“E pace in terra agli uomini, che Dio ama’’)
e sul messaggio inviato dal Papa. Anche l’omelia dell’Arcivescovo Mons.
Bonicelli ha commentato i testi biblici natalizi; ma credo abbia fatto
piacere a tutti sentire citare da lui, antico Ordinario Militare, il passaggio
del testo pontificio in cui il Papa, dopo aver ricordato i crimini contro
l’umanità che hanno caratterizzato anche gli ultimi anni del nostro
secolo e puntualizzato le prospettive di una prevalenza della finanza e
del mercato sulla politica di una divaricazione crescente tra l’economico
e il sociale, indica come motivo di speranza il moltiplicarsi di iniziative
e progetti di pace “con la generosa collaborazione di tante persone’’.
Lo ripetevo in Cattedrale ad Ivrea, sostituendo nella celebrazione serale
Mons. Arrigo, che ha aperto l’anno e il millennio in Terra Santa.
Credo che debba risultare significativo che l’anno del
Giubileo trovi al suo inizio la Giornata della Pace. Se il nome attuale
della pace è la solidarietà (come indica già l’Enciclica
del 1987), se ciascuno di noi deve chiederne con fede il dono al Padre,
ma deve poi dedicarvisi con speranza e con impegno quotidiano, ricorrendo
con consapevolezza e perseveranza - a livello personale e comunitario -
le strade della carità, del perdono, del servizio, l’Anno Santo
potrà e dovrà diventare un grande anno di crescita della
coscienza e della costruzione della pace, abbattendo via via le barriere
che ci separano da quanti umanamente sentiremmo lontani per motivi naturali,
etnici, culturali, religiosi, sociali.
E’ un augurio che ci rivolgiamo, ma è un impegno
che siam chiamati ad assumerci.
+ luigi bettazzi
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