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     CALUSO - IL PRESIDENTE: “PIU’ CHE CORRETTO IL COMPORTAMENTO DEL CONSIGLIO”
     
    Consorzio Canale: il bilancio va
     
    Ma la votazione spacca in due l’assemblea dei delegati
     
    CALUSO - E’ finita pari e patta, se così vogliamo dire: 
    28 sì, 28 no e due astenuti. Un voto di questo genere ha fatto si che il bilancio preventivo del Consorzio del Canale di Caluso, ripresentato tale e quale e rivotato domenica mattina durante un’assemblea dei delegati piuttosto tesa, sia stato approvato, dal momento che, a fronte di una situazione simile, è il voto del presidente a risultare decisivo. Ma allo stesso tempo è si è evidenziata la frattura netta, forse insanabile, in seno all’assemblea, con i rappresentanti del Distretto di Caluso (il più “corposo” tra quelli che compongono il Consorzio), appoggiati da alcuni altri defegati, a ribadire la propria sfiducia nei confronti del Consiglio guidato da Fabrizio Salvadori e dell’operato del direttore Ugo Adda. 
    I contestatori avevano bloccato, nell’assemblea svoltasi un paio di settimane fa, il bilancio preventivo perché vi era contemplata l’assunzione di un oneroso impegno finanziario - quasi un miliardo per l’acquisto di alcune strutture della Bull in via Martiri -senza che ne fosse stata p reventivamente informata l'assemblea. E secondo i delegati calusiesi, in testa Flavio Actis Grande e Ludovico Actis Perinetto, lo statuto del Consorzio prevede che, per iniziative ditale rilevanza, debba essere richiesto il parere dell’assemblea. 
    Sulla vicenda, dopo alcuni giorni di silenzio, è intervenuto con una lettera il presidente del Consorzio Pabrizio Salvadori. Nello scritto difende l’operato del suo Consiglio di amministrazione, ricordando come già nel ‘97 fosse stato conferito a quest’organo mandato per ricercare nuovi locali dove trasferire la sede e gli uffici. In un primo tempo il Consiglio aveva pensato alla ristrutturazione di alcuni immobili di proprietà del Consorzio, siti in frazione Arè; ma dallo studio effettuato sulla struttura era emerso che sarebbe stata inadeguata, sarebbe stata necessaria una modifica al piano regolatore per ampliarla e ci sarebbero voluti almeno 700 milioni per una ristrutturazione parziale. Valutando importante avere una sede in Caluso capoluogo, il Consiglio aveva ritenuto interessanti gli immobili dismessi dalla Bull: cinque edifici autonomi, 3733 metri quadri di superficie utile, 1 miliardo 134 milioni di lire il 
    prezzo richiesto, vendita in blocco unico. Insieme ad altro acquirente, interessato a due degli edifici, era stata formulata l’offerta a Bull, accettata ufficialmente lo scorso 23 settembre e seguita la stesura dei due rogiti: quello per i 3 edifici destinati al Consorzio e quello per gli altri 2. 
    Tutto avvenuto nella massima correttezza, quindi, secondo Salvadori, e per esigenze effettive del Consorzio, non per compiere operazioni immobiliari, come sostenuto dai “contestatori”. Per il presidente, inoltre, tutto ciò farà risparmiare il canone locativo deIl‘attuale sede e fornirà un introito dal canone che si otterrà da una società terza, cui uno dei tre edifici è destinato ad essere affittato; inoltre ci saranno dei benefici dovuti alla riattivazione della centrale elettrica, ceduta dalla Bull a un’altra società. Questo consentirà di far fronte al mutuo acceso per acquisire gli immobili. Falso, in conclusione, dire che l’aumento delle tariffe dell’acqua dipenda dalla necessità di coprire un’operazione di tale portata: le bollette erano ferme dal 1995, e i costi di gestione del Consorzio sono in crescita per l’aumento dell’organico. 
    Naturalmente questa versione non è accettata dai rappresentanti del distretto calusiese: insistono sul fatto che la ristrutturazione degli immobili comprati comporterà altre centinaia di milioni di spesa (“Non volevano mettere 700 milioni per l’edificio di Arè, vorremmo capire quanti saranno disposti a spenderne adesso”), sostengono che la locazione di una delle strutture a terzi è ancora da definire, e quindi da non computare in bilancio, e si domandano cosa c’entri la centrale della ex Bull, appartenente a terzi e tuttora da riattivare (operazione, questa, che comunque nulla ha a che vedere con la presenza o meno del Consorzio in via Martiri). “Se quest’anno l’aumento delle tariffe è del 20% - dicono -, ci chiediamo quanto le si dovrà incrementare l’anno prossimo, per far quadrare il bilancio”. E promettono battaglia: 
    cercheranno di impugnare la delibera, per farla invalidare; e anche se non è ancora certa, appare sempre più probabile la richiesta di un interessamento da parte della Magistratura. 
      
    m.s. 
     
 
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