Il Quaternario di un tratto della Val Lagarina

Cap. 3 - STUDI PRECEDENTI

3.1 Bibliografia.

E' innegabile lo stretto rapporto esistente, sotto diversi aspetti, tra un fiume e le valli e le pianure nelle quali scorre.

Di conseguenza è logico aspettarsi che anche gli studiosi di varie discipline si sentano attirati a convogliare le loro ricerche sul fiume e su tutto il suo bacino.

Le discipline scientifiche che in questo senso possono venire coinvolte sono moltissime: la Geologia (Rilevamento Geologico, Geologia strutturale, Tettonica, ecc.), la Sedimentologia, l'Idrologia e l'Idrogeologia, l'Ingegneria e l'Idraulica, la Biologia, la Geografia (fisica, economica, umana, ecc.), l'Archeologia, l'Antropologia, ecc.

La Val Lagarina, però, si trova in una situazione particolare; essa è infatti "circondata" da aree che, per il loro carattere unitario, nel corso degli anni e dei decenni, hanno, evidentemente, accentrato gli interessi e gli sforzi dei vari ricercatori.

Volendo presentare qualche esempio, tra i più vicini, cito: il Lago di Garda, gli anfiteatri morenici del Garda e di Rivoli, il Monte Baldo, l'altopiano dei Lessini, le grandi frane (tra le quali la famosa "Ruina" dantesca).

Ecco perché la parte medio-bassa della Val Lagarina, considerata elemento di confine piuttosto che unità fisiografica, risulta essere poco studiata, specialmente dal punto di vista geomorfologico.

In effetti accenni alla Val Lagarina compaiono frequentemente in diversi articoli che si occupano di zone vicine; le informazioni che si ottengono sono però generiche e, spesso, riprese da lavori precedenti.

Tra le pubblicazioni più recenti, cito come esempio (in ordine cronologico): MANCINI, 1960; PANIZZA et al., 1980; CASTIGLIONI et al., 1988, FORCELLA & SAURO, 1988; OROMBELLI & SAURO, 1988; ARTONI & REBESCO, 1990 e AVANZINI, 1992.

Le rare eccezioni sembrano essere rappresentate dalle pubblicazioni di CORRA' (1968a, 1973, 1989) e SAURO (1992) i quali si sono occupati in modo più diretto della Val Lagarina.

Il discorso geomorfologico, però, non è mai stato trattato con completezza ed innovamento. Sembrerebbe quindi che questa zona, pur essendo molto vicina alla pianura e di facile accessibilità, sia sempre stata esclusa dagli interessi dei ricercatori oppure studiata in maniera superficiale o marginale.

Negli ultimi anni hanno invece destato molto interesse i numerosi ritrovamenti, avvenuti in varie parti della Val d'Adige, di depositi archeologici, spesso con la tipologia dei "ripari", (vedi ad esempio BOSCATO & SALA, 1980). Una intensa attività di ricerca nel campo dell'archeologia preistorica sta compiendo il Museo di Scienze Naturali di Trento.

Per quanto detto finora, l'elenco bibliografico di questa tesi contiene molti testi od articoli che hanno poca attinenza specifica con la zona studiata; a volte interessano solo in quanto trattano argomenti simili o di carattere generale, oppure riguardano aree vicine. Ho voluto inserirli ugualmente nella bibliografia con la speranza che, in futuro, ciò possa facilitare eventuali altre ricerche.

3.2 Le carte geologiche.

Sono tre i Fogli della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:100.000 che comprendono l'area interessata: il F° 35 Riva, il F° 36 Schio ed il F° 48 Peschiera. La pubblicazione dei tre Fogli risale a qualche decina d'anni fa.

Del F° 35 Riva, infatti, esiste una sola edizione, che risale al 1948; degli altri due Fogli, invece, sono state pubblicate le seconde edizioni: nel 1968 per il F° 36 Schio e nel 1969 per il F° 48 Peschiera.

Esaminando le informazioni presentate sui tre Fogli, si vede, innanzi tutto, che il fondo valle è formato da alluvioni recenti ed attuali terrazzate; ci sono poi depositi morenici prevalentemente würmiani (situati in preferenza alla base delle pareti della valle), conoidi di deiezione e falde detritiche. Nella zona di Peri vengono indicate delle morene rissiane; ci sono poi dei "conglomerati fluviali dell'Adige" dei quali, però, non ho avuto un riscontro sul terreno.

Una certa discordanza tra i dati delle carte geologiche e quelli da me ottenuti attraverso la foto-interpretazione ed il rilevamento sul terreno esiste soprattutto per quel che riguarda i conoidi. Presento un elenco delle differenze che ho rilevato sulle carte:

- a Sud di Belluno Veronese vengono indicati due conoidi attualmente non presenti;

- non vengono indicati, invece, quelli di Mama d'Avio e del Dazio Vecchio;

- a Borghetto ne viene indicato uno solo invece dei quattro presenti ed incastrati tra loro;

- non viene indicato nessun conoide nella zona di Masi d'Avio;

- non sono indicati i conoidi di Sabbionara e di Vo' sinistro;

- a Nord di Ala è indicato un cono detritico non rilevato sul terreno;

- a Pilcante viene indicato un solo conoide invece di tre;

- a Sud di Serravalle all'Adige è indicato un cono detritico non rilevato sul terreno.

Alcune di queste discordanze, probabilmente, sono dovute alla semplificazione necessaria per una carta alla scala 1:100.000; altre, invece, sono in netto contrasto con quanto osservato sul terreno e sembrano essere ingiustificabili.

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Ultimo aggiornamento: 27 febbraio 2000