Corso: porta s  
Titolo: La borsanera   Superiore: La vita quotidiana della gente  
Collegamenti: Le ricette di Petronilla Orti di guerra Chi poteva comprava qualche cosa alla borsa nera , mentre , chi lo praticava, rivendeva illegalmente a prezzi altissimi merci di ogni genere.
La borsa nera comincia ad organizzarsi nell’inverno tra il 1941 e il ’42 come un mercato parallelo, illegale, ma al quale si ricorre regolarmente.
MARCO
All’inizio è un rapporto che si costruisce col fornitore abituale, che conosce le necessità e le possibilità economiche dei suoi clienti. È il fornaio, il salumiere, il lattaio sotto casa che provvede a fornire qualcosa in più, dentro un pacchetto, sussurrando il prezzo.

Quelli della borsanera si trovano all'imbrunire alle uscite della città, grossomodo all'altezza dell'attuale Raccordo Anulare e si mettevano in attesa di qualche furgone che andasse in direzione dell'Umbria o della Toscana,le zone dove si sperava di trovare qualcosa da comprare dai contadini.
Proprio i punti dove si riunivano i borsaneristi, come Castel Giubileo, la Storta, Ponte Mammolo, erano tra i più malfidati e pericolosi, perchè gli aerei sorvolavano quasi di continuo questi intrecci stradali di entrata alla città , scendendo spesso a bassa quota a mitragliare ogni automezzo in movimento.
Quasi sempre erano i " Lightning" i cacciabombardieri due motori e, quando comparivano all'orizzonte c'era un "fuggi fuggi" generale.
I furgoni partivano con la notte e il buio, a luci spente per non farsi vedere dai ricognitori, e percorrevano chilometri e chilometri delle famose Vie Consolari: Flaminia, Cassia, Nomentana e altre, andavano avanti per tutta la notte, con il loro carico di persone a "bordo".
Si dormiva nel fondo del cassone, involtolati nei cappotti, stretti insieme per sentire meno freddo.
Si stava in silenzio, e non nascevano liti, nè scenate. Il viaggio durava tutta la notte, i camion andavano piano, si fermavano o per guasti o per timore degli aerei.
A volte sulle grandi salite, il motore andava in ebollizione e allora bisognava scendere e aspettare che si raffreddasse, e magari spingerlo anche per farlo ripartire.
Si girava tutta la mattina e poi al primo pomeriggio si ritornava nel luogo della sosta degli automezzi sulla statale per Roma, in attesa del camion che ti prendesse su e ti riportasse a casa.
Il viaggio di ritorno era pieno di rischi e di imprevisti, come quello di andata . Più volte non si riusciva a ritornare per la serata, allora era una notte di freddo, sdraiato sull'erba, senza potersi scaldare accendendo un fuoco.
  
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