Chiamasi da noi una Barchetta leggera a guisa di Battello, a
otto remi,
che s’addobba sfarzosamente all’occasione delle regate e di
altre pubbliche comparse, per andare in regata.
Bissona dicesi poi per motteggio ad una Donna
impennacchiata perché le Bissone sono ornate di pennacchi.
E' la più grossa e robusta barca cittadina adibita al
trasporto generico di merci.
Fino a pochi anni fa veniva condotta vogando con lunghi e
pesanti remi, mentre oggi si usa solitamente il motore.
Con l'affine bùrcio, da cui
si differenzia per la prora più slanciata e provvista di asta,
la comacìna sino a non molti anni fa è stata adibita a barca da
carico e da trasporto.
Originaria probabilmente
delle Valli di Comacchio (da cui ha preso il nome) o comunque
realizzata dai maestri d'ascia provenienti dal delta
veneto-emiliano, e attualmente quasi del tutto scomparsa.
Si tratta
di una particolare forma di gondola, adibita soprattutto per
competizioni di regata, lunga intorno ai 10 metri.
Le regate,
nel periodo del massimo splendore e potenza della Serenissima
venivano organizzate
soprattutto in occasione di grandi avvenimenti, come la visita
da parte di sovrani o ambasciatori importanti,
per
celebrare grandi vittorie o avvenimenti eccezionali.
Nei sec. XVI e XVII: veliero da guerra le cui forme e
attrezzature nacquero dalle esigenze della navigazione oceanica.
Fu il tipo di costruzione navale che dette origine al
vascello di linea.
Il galeone fu usato nelle marine italiane, ma soprattutto
dalla Spagna per i viaggi alle colonie.
È l'imbarcazione a otto
remi con la quale si corre il Palio delle Repubbliche Marinare.
Esistono quindi quattro Galeoni, quelli di Amalfi, Genova, Pisa
e Venezia.
Contrariamente a tutte le altre barche descritte in questo sito
(a eccezione del caicio), che vengono vogate "alla veneta", cioè
in piedi e guardando in avanti, in galeone si voga seduti e di
schiena (voga di punta o all'inglese).
Barca da pesca originaria di Chioggia. Possedeva scarse doti
marinare per navigare in mare aperto.
Era un' imbarcazione che andava a vela con il caratteristico
armo al terzo, maestra a poppa ed una vela più piccola
sull'albero di trinchetto a prua,
il segnavento (penelo) era una vivace scultura naif,
emblema della famiglia armatrice.
Così chiamasi in Venezia un
Battello leggero, preparato ad uso della corsa nelle regate
e nel quale han posto
solamente 4 rematori.
Sappiamo per tradizione che
questa specie di Barchetta fu chiamata Balotina dall’uso che ne
facevano gli antichi cacciatori Veneziani, andando con essa in
valle ad uccidere gli smerghi colle pallottole di terra cotta
dette volgarmente ‘Balote’, ch’essi tiravano colla balestra.
Dicevano ‘Bàlar’ o ‘Sbàlar’ gli smerghi, l’ucciderli colle
pallottole.
Era usato anticamente per i freschi in laguna nelle afose
sere d´estate, e si è molto trasformato nel corso dei secoli.
Bassa e filante, questa barca permetteva ai vogatori di navigare
su qualsiasi percorso lagunare prima dell´aggravarsi del moto
ondoso causato dalle imbarcazioni a motore.
Nel 1825 il gondolino venne introdotto come principale
attrazione nelle gare della
Regata Storica, e oggi viene impiegato esclusivamente per
questo scopo.
E' la barca più conosciuta al mondo e simbolo di Venezia.
Il colore nero fu imposto da un'ordinanza del Magistrato alle
Pompe per limitare lo sfarzo eccessivo con cui i nobili e i
ricchi addobbavano le proprie imbarcazioni. La metà destra è più
stretta della sinistra.
Asimmetrica come la gondola, si è via via modificata da
semplice oggetto da lavoro a scafo da rappresentanza.
Era usato soprattutto per la caccia in laguna dai nobili.
Molto sviluppata nella poppa da cui prende il nome.
Rappresenta, di norma, un’imbarcazione adibita al trasporto;
a seconda della zona di utilizzo o della foggia può cambiare
denominazione, variando in lunghezza tra i nove e i dodici metri
e con stazza compresa tra i 10 e i 40 quintali.
Nonostante sia adibita solo al trasporto merci, presenta uno
scafo armonioso e bilanciato con prora slanciata e con l’asta
leggermente ricurva.
Può essere portata da uno o due vogatori, nel quale caso il
primo si colloca di poppa a sinistra, mentre il secondo rimane a
prora.
La Disdotona, con i suoi 24 metri di lunghezza, è
la più lunga barca a remi della laguna
e appartiene alla "Società Canottieri Querini".
E’ una variante della caorlìna,
utilizzata solo per manifestazioni sportive,
che ha fatto la sua prima apparizione
solo nel dopoguerra (1949) durante la Regata Storica.
Rispetto a quella originaria, dipinta
normalmente in pece nera all’esterno e in grigio sulla coperta,
questo tipo di caorlìna si presenta in
varie colorazioni, soprattutto legate alle manifestazioni di
regata
e alle associazioni o colori di
appartenenza.
E' un'imbarcazione molto elegante nel disegno e leggera nella
costruzione, più piccola del Sandolo.
E' molto adatta alla voga alla veneta perchè è facile da
condurre.
Sembra che il nome derivi dall' uso frequente che ne facevano
le prostitute mascherate.
Oggi il principale utilizzo
della mascareta è per le uscite da diporto dei veneziani e per
le regate femminili,
tra cui anche quella della
Regata Storica.
Può misurare dai 6 agli 8 metri di lunghezza e può essere vogata
da 1 a 4 persone.
Viene
così denominato un sàndalo del tutto particolare, attualmente
non più in uso,
utilizzato fino alla prima metà del secolo per
la particolare caccia con la spingarda, cioè lo s’ciopon,
che era collocato e fissato nella parte anteriore della barca.
Le dimensioni medie si attestavano tra i 4 e i 5 metri, e il
corredo di bordo consisteva,
oltre che nelle particolari forcole
e nei remi, in una apposita e lunga palìna
(sorta di
piccolo remo con I’apice solitamente troncato o biforcuto, per
poter all’occasione spingere la barca puntando sul fondo), usata
durante la caccia per permettere il lento e graduale
avvicinamento alle prede.
E' un' antica barca veneziana, usata un tempo per i piccoli
trasporti e per la pesca in laguna.
Si suppone che il nome derivi da "sandalium", tipo di scarpa
piatta come appunto il fondo della barca.
Esemplari molto ben rifiniti vengono ora usati in città come
imbarcazioni per le visite turistiche.
Altro tipo di batèla è la cosiddetta “batèla a còa de gàmbero”,
usata per il trasporto di merci e di persone:
è
ormai scomparsa e non più usata in laguna. Le ultime
documentazioni fotografiche della sua presenza risalgono alla
fine dell’800;
poteva avere dimensioni variabili dagli 8 ai 10 metri di
lunghezza e presentava una forma molto elegante ricordando, per
certi versi, le prime gondole raffigurate nei quadri del Bellini
e del Carpaccio.
Tra le più antiche tipologie lagunari è sicuramente
ascrivibile la caorlina,
riprodotta in varie raffigurazioni già
dal ‘500, di forma decisamente aggraziata.
Originariamente si
supponeva provenisse dalla laguna caprulana e dalla città di
Carole;
varia di lunghezza fra i 9,5 – 10 metri, ha fianchi subparalleli e prora e poppa del tutto simili tra loro.
Se ne
conoscono di varie tipologie, a seconda dell’uso, e così
troviamo la caorlina da seraggia, quella cosiddetta
ortolana, e, più in là nel tempo, la barca da cogoleti,
la barca da buranei e il batelo a la Nicotola.
Ci troviamo di fronte a un’imbarcazione utilizzata
soprattutto nelle parti lagunari profonde e talvolta mosse,
nella fascia intermedia tra le aree calme di velma e di barena e
quelle più vivaci del mare.
E' una barca nata per il diporto familiare in laguna.
Il piano velico è quello usato dai battelli da pesce:
presenta infatti una vela al terzo issata su un albero posto
ad un terzo della poppa.
Viene così denominato un particolare tipo di sandolo,
originariamente presente (o nato) nella zona di San Piero in
Volta,
cioè nel litorale di Pellestrina e dalle dimensioni
variabili tra i 6 e i 7 metri.
Sembra essere tra le barche classiche lagunari una delle più
recenti, essendo costruita solo dal secolo scorso.
Può venir condotta sia a remi che a vela.
Barca del tutto particolare, probabilmente legata alla famiglia
dei sàndoli,
utilizzata nel secolo scorso dagli agenti doganali, per
controllare il commercio del sale e gli eventuali
contrabbandieri, successivamente dall’autorità militare.
Lunga intorno ai 10 metri, era condotta da un equipaggio di sei
vogatori e poteva quindi, all’occorrenza, diventare molto
veloce.
Piccola barca a forma di
guscio di noce con costruzione a clincker, ormai quasi del tutto
scomparsa dalla laguna.
É la sola imbarcazione, tra
quelle descritte in questo sito (a eccezione del
galeone), che si
voga di punta,
cioè guardando verso
la scia della barca, con due remi per vogatore. Esisteva in
versioni fino a tre rematori.
Per esclusivo uso di
diporto, poteva armare anche una vela marconi e un fiocco, con
deriva mobile.
Piccola barca adibita
prevalentemente a uso di caccia.
Vogata alla
valesana, grazie a
pescaggio e peso minimi consentiva di spostarsi sui bassissimi
fondali delle barene (pochi cm. d'acqua) e di "saltare" i
piccoli argini di fango fra i "ghebi" (minuscoli canali di
barena) spinta da un solo uomo.
La sua caratteristica più
evidente è la prua molto bassa e coperta per un lungo tratto, in
modo da consentire a un uomo di dormire al riparo da pioggia e
umidità, nonchè di nascondervisi in appostamento di caccia.
Si tratta
di una forma di sàndolo del tutto particolare, ascrivibile al
caratteristico saltafòssi dell’estuario e delle valli venete.
E’
localizzato nell’area valliva di Comacchio.
Era usato
soprattutto da una particolare categoria di pescatori denominata
fiocìni, dediti esclusivamente alla pesca delle anguille con la
caratteristica fiocina a sette punte.
A
differenza del sàndolo da fòssina della
laguna veneziana, quello di Comacchio, più stretto, può essere
molto lungo, arrivando anche oltre i 9 metri. Nel vernacolo di
Comacchio e Goro è chiamato rispettivamente vulicèppi e
velocìpete, per la peculiare caratteristica che gli
permetteva di scappare velocemente dalle valli dopo aver rubato
il pesce.
PALISCHERMO - Nome generico delle imbarcazioni a remi, a vela
e a motore meccanico.
La parola è usata nei regolamenti e in pubblicazioni a
carattere nautico, ma poco nella lingua parlata, preferendosi il
termine imbarcazione.
Barche per competizioni canottaggio |