LA VENDEMMIA

 

All'inizio dell'autunno, tutta l'attenzione del contadino si concentrava sulla vendemmia. Ognuno provvedeva a procurarsi ginestra secca per le famose "fucate dei palmenti", ad aggiustare tini e botti, a fornirsi di "scopelle" di "murtella" (mirto), di calce viva, nitro e lucerne nuove. Le cantine venivano messe tutte a nuovo ed ai primi di ottobre, su quelle contrade, era veramente festa , festa di vendemmia.

Lungo le strade c'era un trotterellare di muli e di asini che trasportavano uva col "tavuto" alle cantine, così pure ragazzi e ragazze trasportavano, gli uni sulle spalle, le altre in testa, tini colmi di uva. Si udivano voci gioiose dappertutto, specialmente lungo i bassi filari delle viti.

Gli esperti nella lavorazione del vino, presenti in ogni famiglia, si mettevano in cantina e servendosi soltanto delle "caulare" (caldaie) producevano il famoso vino "sorriso" o "l'acinata"o il "vino cotto" o la "mostarda". La vendemmia, compresa la "cernuta" delle "arille" (vinaccioli) durava circa un mese, dopo, verso novembre si cominciava già a zappare per la semina delle fave e dei piselli.

Erano le donne che, con le forbici, tagliavano i grappoli e li mettevano nei cesti, gli uomini rovesciavano le ceste nel tino e alla sera ritornavano alla cascina dove venivano scaricati in un tino ancora più grosso e pigiati con i piedi dagli uomini perché era un lavoro abbastanza faticoso. Alla base del tino veniva sturato un foro chiamato dal quale usciva il mosto, che era il primo liquido ed era molto dolce. Questo mosto veniva messo di nuovo nel tino dove c’erano ancora le raspe del grappolo e veniva lasciato per otto giorni a bollire, cioè a fermentare. Dopo otto giorni il vino, che usciva dal foro, veniva travasato in botti di legno della misura di 2 o 3 ettolitri. In queste botti il liquidi doveva riposare fino a marzo per avere un buon vino. A marzo il vino veniva travasato in damigiane di vetro ricoperto con la paglia intrecciata, nella capacità di circa 50 litri. Infine, al momento del consumo, venivano travasati nei bottiglioni e nei fiaschi.

 

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