I LAVORI AUTUNNALI
A settembre, si raccoglieva a mano il granoturco; i contadini più ricchi usavano la mieti lega, antenate dall’attuale mieti trebbia, che uscì in commercio nel 1964. Successivamente il raccolto veniva trasportato nella propria cascina e li venivano tolte le brattee, cioè le foglie della pannocchia. Questa veniva sgranata con la "minnia", che funzionava più o meno così: la pannocchia veniva strofinata sull’asta di ferro e i chicchi cadevano nel recipiente di legno. Questi, una volta tolti dalla minnia, venivano messi nel "val" grosso cesto di paglia, che serviva per sporgerli alla superficie del cortile dove successivamente si sarebbero seccati.
In autunno i contadini procedevano ai lavori per la semina del grano che veniva effettuata con la seminatrice, che è un cassone montato su due ruote, forato nella parte inferiore, per fare scendere i semi e che veniva trainato dai buoi. A fine autunno i campi venivano preparati ad affrontare l’inverno, pertanto venivano ricoperti da uno strato di letame. Piantavano i pioppi, pianticelle di due o tre anni, che poi avrebbero abbattuto dopo dieci, dodici anni. Venivano raccolti il granoturco, i fagioli, le mele e le pere. Raccoglievano le foglie secche e le mettevano nelle stalle in sostituzione della paglia. Andavano nei boschi e lungo le rive dei ruscelli per tagliare la legna. Oltre al grano venivano trapiantati anche gli ortaggi invernali come il radicchio ecc…Verso novembre, invece, iniziava la raccolta della frutta, mele, pere ecc…, che era effettuata manualmente. Le castagne, ormai mature, a novembre venivano raccolte a mano, estratte dai ricci che cadevano dagli alberi, oppure venivano fatte cadere con lunghe pertiche dai raccoglitori. Le noci venivano raccolte dall’ albero del noce avvolte dal malto,un involucro verde simile ad un frutto attraverso l’ abbacchiatura, cioè con bacchio che era un bastone che veniva utilizzato per fare cadere le noci dall’ albero. Lo stesso procedimento veniva usato per le olive a fine autunno. Queste, una volta raccolte, venivano fatte asciugare per qualche giorno e pulite da rami e foglie per poi essere portate ai frantoi dove venivano schiacciate per ottenere l’olio. Si "scognavano" (abbacchiavano) le noci, si privavano del mallo e si essiccavano al sole, come si faceva in estate per i fichi. Nelle selve si raccoglievano funghi, ma, soprattutto, castagne e chi le voleva più grosse andava alla Falanga. A sera conversando nei posti di ritrovo, ognuno ne traeva una bollita dalla tasca e la mangiava, come caramella. Nei campi si seminava "il pascone" (semi di lupini, favette, rape ecc.) che, cresciuto, veniva sotterrato e diventava un ottimo concime. Nel terreno venivano fatte delle "conche" per trattenere ed arginare la forza dilavante dell'acqua piovana. Seguiva lo scavo, con pala e piccone, delle "fosse" (buche rettangolari lunghe e profonde circa due metri e larghe mezzo metro) per la piantagione delle nuove viti del tipo "forastera" e "biancolella".
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