I NOSTRI NONNI CI HANNO RACCONTATO…
Intervistando i nonni, qualche bisnonno e le persone anziane di nostra conoscenza, abbiamo avuto molte notizie in merito alla colazione e al pranzo quando questi pasti venivano consumati “sul campo” il che avveniva molto spesso perché, nella maggior parte dei casi, il lavoro si protraeva fino al tramonto e i contadini tornavano a casa solo per la cena. Ovviamente il cibo variava secondo le stagioni, ma l’alimento predominante a colazione, fatta a metà mattino per “appuntare lo stomaco”, era certamente il pane accompagnato da una fetta di prosciutto o formaggio oppure solo olio, molto spesso la colazione era costituita dagli avanzi della sera precedente. D’inverno poteva essere presente l’aringa che veniva acquistata vendendo le uova e il formaggio. Il latte veniva dato solo ai bambini piccoli: doveva essere risparmiato per fare il formaggio. Il pranzo era costituto essenzialmente da un piatto unico (pasta o riso con i vari legumi, zuppe di verdure, patate lesse, pane con frittata o peperoni arrostiti) al quale veniva aggiunta la frutta di stagione o secca soprattutto i fichi e le noci. Molto usate erano le minestre con la cicoria o altre erbe spontanee come l’urraina (la borragine), il crispino e frittelle con fiori di sambuco e frittate con gli asparagi. Ben più consistente era invece il pasto durante la semina, la mietitura o il raccolto del granturco che erano un’occasione di festa, tutta la famiglia veniva coinvolta, i contadini si aiutavano gli uni con gli altri e il pranzo arrivava sui campi nei “canistri” portati abilmente in testa dalle donne: al primo piatto costituito anche da gnocchi o lasagne si aggiungeva il secondo (in genere salsiccia o formaggio) non mancava mai il vino, l’acqua era tenuta fresca nelle “cannate”. La tavola veniva apparecchiata sull’erba, non mancavano le stoviglie e in alcune zone erano usati dei pratici piatti di legno. Non mancava chi allietava tutti con canti al suono dell'organetto. A questo punto è importante dire che i ricordi dei nostri nonni si rifanno agli anni ’50-60 quando cominciava ad esserci un certo benessere dopo gli anni bui della guerra; ben diversa era la situazione del contadino vissuto tra le due guerre o nei secoli passati: la colazione era spesso costituita da pane e cipolla oppure più semplicemente “pane e pane” (prevalentemente quello rosso, quello bianco si mangiava solo la domenica) e a pranzo sempre pane con frutta di stagione o fichi secchi, nei mesi invernali e autunnali il pranzo e la cena costituivano un unico pasto. Ecco una testimonianza in proposito: “….. Un prete d'avanguardia, parroco di un paesino del Sorano, ha lasciato scritto che il contadino ciociaro faceva ordinariamente due pasti al giorno, - il primo sul luogo stesso del travaglio, verso le 11 antimeridiane, e con focaccia di granturco cotta senza lievito sotto la brace, qualche frutta o cipolla, o anche senz'altro; il secondo la sera, in casa, con minestrone di legumi, fave, fagioli, lenticchie, cicerchie, ceci, o anche polenta, condita con sale, e non sempre, o almeno non tutti, con olio o con grasso; come bevanda ordinaria l'acqua fresca. Solo al malato si dava il pane di grano. Nelle zone i basse, quando si riusciva a coltivarlo, un solo cocomero costituiva il vitto di un'intera giornata di lavoro. Se nei campi i contadini ingannavano la fame riempiendo lo stomaco con focacce-mattone e lavavano i reni con la fluida inconsistenza di un'anguria, nei palazzi i signori della terra allenavano l'appetito con robuste ghiottonerie servite in luoghi, orari e temperature ideali. Delle loro abitudini alimentari continua a parlarci il parroco di Santopadre, un prete incompreso che, per essere troppo amico della democrazia e di Garibaldi, fu sospeso a divinis e fatto arrestare dal vescovo di Sora Giuseppe Montieri. Questo il menu del ricco borghese: nel pranzo, a mezzogiorno, minestra bianca o verde, o maccheroni, e due piatti forti, come bollito e arrosto, ragù e fritto, pane, vino, formaggio e frutti, indi il caffè, che si prende anche di mattino. Nella cena, insalata, un piatto forte, come arrosto, ragù o altro, ed il resto come nel pranzo….” (Da “Il brigante Chiavone” di Michele Ferri) Per vedere il filmato sulla "sosta" tratto dalla videocassetta "Viaggio nel mondo rurale di S. Ambrogio" dell'Associazione A.R.C.A., che ci ha gentilmente concesso l'autorizzazione, cliccare sull'immagine.
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