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L'angolo dell'Arte variaFortunato Pagliaro |
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Fortunato, il re naif della “Chianura” di Amantea Fortunato Pagliaro è un personaggio molto noto ad Amantea. Vive nel quartiere Chianura, alle spalle della Chiesa Matrice, nei pressi della casa che diede i natali ad Alessandro Longo. In simbiosi con i capperi abbarbicati ai tufi del centro storico, Fortunato vive e si contenta di poco e i frutti non raccolti sbocciano sotto forma di manifestazioni artistiche rudimentali, naturalmente naif. Col dovuto rispetto, Fortunato si sente accomunato anche a Longo per la vena artistica. “Da giovane suonavo nella Banda musicale”, dice con falsa modestia, e sul letto conserva la chitarra. Suonava la tromba. Chi lo ricorda dice che spesso dovevano richiamarlo per fargli abbassare il tono che, analogamente a quello della voce, da buon marinaio, Fortunato tiene sempre alto.
Aveva polmoni buoni Fortunato, da ragazzo, e il mare lo ha sfidato spesso, con i remi e con le braccia, anche per una semplice scommessa. Fino a qualche tempo fa lo si vedeva ancora ad Acquicella, gettare qualche metro di rete da una “bagnarola fai da te” che egli aveva la presunzione di chiamare “barca” e che, in occasione del primo presepe vivente, s'era portato su per i vichi fino alla Chianura. Poi qualche mareggiata deve avergliela portata via e adesso Fortunato tiene in allenamento le sue braccia con ascia e scalpelli. “Ma la passione per la creatività ce l'ho sempre avuta”, dice convinto. “Da bambino facevo i pastori con la creta, li faccio ancora adesso, certe volte: papà ha fatto un crocifisso di cartapesta guardando quello della Chiesa Madre e lo conservo sul capezzale, poi io ho cercato di imitarlo con il legno. Mi incoraggiava anche Pietro Bonavita, quando andavo assieme a lui sulla barca”. E i crocifissi sono uno dei suoi soggetti preferiti, assieme ad altri particolari del centro storico. Realizzati con legni recuperati alla meglio, e facendo di necessità virtù. “Ho rovinato un trapano a cercare di cavar questo legno, e poi, le rifiniture portano via troppo tempo. A me piace fare qualcosa come viene, in quattro e quattr'otto, alla gente piacciono così, e tutti mi dicono di essere me stesso”. Piacciono soprattutto ai bambini, perché nella sua essenzialità ed ingenuità, Fortunato evoca sensazioni primordiali. I colori vivaci esposti sulla piazzetta, attirano più della targhetta sulla casa natale di Longo e così la visita ai “buchi” di Fortunato, diventa un piacevole fuoriprogramma. E' come andare in soffitta. Il laboratorio sembra una maxibancarella di Porta Portese, con una infinità di “pezzi” lasciati a metà, e attrezzi che potrebbero interessare ugualmente un falegname o un meccanico. Difficilmente chi entra nei “buchi” di Fortunato non porta via qualcosa e difficilmente Fortunato sa dire di no. Spesso qualcuno ne approfitta, ma è come rubare una caramella ad un bambino. In ogni caso Fortunato ringrazia per l'attenzione ed è anche questo un “donarsi”, semplice ed efficace, come certe sue creazioni. Vincenzo Pellegrino Si ringrazia “Progetto Città” per averci concesso il permesso di pubblicare questo articolo veramente esaustivo nel “dipingere” l'artista ed il luogo in cui opera e per l'apertura ad ogni forma di collaborazione con il nostro sito. Il periodico, oltre a poter essere acquistato nelle edicole, può essere ricevuto in abbonamento. Per informazioni via e-mail procit@tin.it Le immagini utilizzate per illustrare l'articolo sono della Redazione di Amanteaninelmondo. |
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