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L'angolo dell'Arte variaFortunato Pagliaro |
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Visitare i “buchi” di Fortunato Pagliaro è un'esperienza che lascia increduli e meravigliati, un immergersi in un universo di forme e di colori permeato da una poesia mistica in cui la sofferenza dell'uomo si innalza nella ricerca della fede e della speranza. Una fede genuina e primordiale, capace di dettare allo scalpello volti di un Cristo che, di volta in volta, viene raffigurato sull'onda delle emozioni che palpitano nel cuore dell'artista; una speranza intinta nella tavolozza e trasferita nelle surreali immagini solari, spesso infantili, ma sempre cromaticamente attraenti. Fortunato non espone: Fortunato narra attraverso le sue opere spontanee, realizzate nel suo continuo “raptus” creativo, e deposte alla rinfusa in ogni angolo della sua dimora che si affaccia a picco sull'azzurro del Tirreno. Narra delle fantasie e dei sogni mai realizzati di un bimbo che ancora si cela dietro un viso ormai scolpito dal tempo, di una vita di sudore, di fatica e di lotte con il mare col quale ha sempre vissuto in simbiosi. Le ombre della sera lo sorprendono ancora sul “largo” prospiciente i suoi laboratori, intento a sciorinare le ultime creazioni “di giornata”, mentre il suo sguardo spazia verso l'orizzonte alla ricerca di una “lampara” che ora non c'è più. Fortunato scolpisce il legno, dal quale trae figure, quasi sempre sacre, dipinge, su tavolette o altri materiali di recupero, con smalti e colori ad olio, lavora la creta per creare singolari figure di pastori. Per saperne di più: Fortunato, il re naif della “Chianura” di Amantea (Progetto Città - ott. 2002) |
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