L'ESPERIMENTO DI TORRICELLI
INTRODUZIONE ALL'ESPERIMENTO Nel periodo rinascimentale i fenomeni di urbanizzazione fecero nascere le prime grosse difficoltà di approvvigionamento continuo di acqua. Allo scopo iniziò lo sviluppo delle pompe aspiranti e prementi che avevano la funzione di innalzare l'acqua da vicini fiumi fino a farle raggiungere la città da alimentare che, generalmente, per problemi logistici di difesa, era a livelli superiori. Con un problema di questo tipo si imbatté G.B. Baliani nel 1630, quando si occupò dell'ampliamento dell'acquedotto di Genova. La condotta doveva superare una collina alta poco più di 80 piedi (circa 20 metri) ed il raccordo con le due condotte che si trovavano ai due lati della collina era stato realizzato mediante un sifone di rame. L'acqua non passava ed anzi accadeva uno strano fenomeno: l'acqua con cui preventivamente era stato riempito il sifone, al momento del raccordo, sgorgava dal sifone alle due condotte che si trovavano ai piedi della collina finché il livello dell'acqua nei due rami del sifone non raggiungeva una quota di circa 10 metri. Ciò era anche confermato dai fontanieri di Firenze e da vari artigiani che avevano parlato della cosa con Galileo: con le pompe aspiranti non si riusciva a far salire l'acqua oltre circa 10 metri. La cosa non ebbe più un seguito immediato ma certamente Galileo dovette riflettere su quanto gli era stato riferito da Baliani e dovette certamente parlarne con Evangelista Torricelli, suo allievo, quando quest'ultimo, nel 1641, era andato a visitare il suo maestro nel domicilio coatto di Arcetri. Non abbiamo notizie precise relative a quando fu pensata ed effettuata la famosa esperienza di Torricelli. Con molta probabilità Torricelli la ideò nell'anno 1643 e Viviani la eseguì nei primi 5 mesi dell'anno successivo. Infatti la prima cronaca dell'esperienza l'abbiamo da una lettera dell'11 giugno 1644 che lo stesso Torricelli indirizzò al suo amico Michelangelo Ricci, in Roma. Scriveva Torricelli:
«Le accennai già che si stava facendo non so che sperienza filosofica (cioè scientifica) intorno al vacuo, non per far semplicemente il vacuo, ma per far uno strumento che mostrasse le mutuazioni dell'aria, hora più grave e grossa et hor più leggiera e sottile».
E già in questa introduzione vi sono svariati elementi da discutere. Torricelli ha capito molto bene che la sua esperienza, mentre mostra con evidenza il fatto che l'aria è dotata di peso e quale peso abbia, è d'altra parte un procedimento atto a produrre il vuoto, evidenza quest'ultima non più discutibile. Quindi l'uso che dell'esperienza può essere fatto, quello di misurare le variazioni di peso dell'aria evento che, in definitiva, costituisce quel formidabile strumento che è il barometro.
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