Viaggio di studio nella Scozia settentrionale con visite nelle Highlands, ad Inverness, all'Isola di Sky ed alle città di Glasgow ed Edimburgo

 

 4-11 maggio 2002

 

PROGRAMMA E ITINERARIO

PARTECIPANTI

Viaggio nelle Higlands Scozzesi (Cristina Dadié)

Cenni di Storia

 

 

PROGRAMMA E ITINERARIO

Sabato 4 maggio: arrivo a  Glasgow e breve visita alla città . Proseguimento per  Perth.
Domenica 5 maggio:partenza per la regione delle Highlands per la visita alla “Scone Estate” (grande proprietà terriera). Visita guidata all’interno della proprietà con il tecnico aziendale per vedere le modalità di gestione delle attività agricole, forestali e della caccia. Visita del Palazzo ricco di collezioni di porcellane del 18° secolo.  Pomeriggio proseguimento per Pitlochry dove visiteremo una delle più piccole e tradizionali distillerie di whisky della Scozia. 
Lunedì 6 maggio: mattinata dedicata alla visita alla riserva forestale Glen Mhor Forest gestita dall’Ente di stato Forestry Commission. Pranzo a Inverness pomeriggio  visita ad una fabbrica con  negozio di tessuti di lana, proseguimento per  Culloden luogo della sconfitta dei  Giacobiti ad opera degli Inglesi nel 1746.
Martedì 7 maggio:partenza per la più antica riserva forestale della Scozia Glen Affric localizzata poco distante dal lago di Lochness. Pranzo a Cannich. Proseguimento per Fort Augustus simpatica cittadina che si trova sul canale che unisce l'Atlantico al Mare del  Nord. Crociera sul lago Lochness e proseguimento per il " Kyle of  Lochalsh" di fronte all'isola di Sky. 
Mercoledì 8 maggio: attraversamento del ponte per raggiungere l'isola di Sky; visita al castello di Dunvegan con i suoi giardini, pranzo a Poltree. Proseguimento per Armadale; con il traghetto si raggiunge Mallaig. Trasferimento a Fort Augstus attraverso la strada panoramica che passa per Glenfinnan ed ai piedi della più alta montagna del regno Unito: il Ben Nevis. 
Giovedì 9 maggio:visita al  "The Great Glen Cattle Ranch", una tipica azienda di allevamento di vacche da carne e di pecore; pranzo a Ballachullis. Trasferimento a Edimburgo attraverso il "Glen Coe"  e la città di Stirling
Venerdì 10 maggio: giornata dedicata alla visita della città di Edimburgo: the Royal Mile, il Castello e la parte nuova della città. Pranzo in un tipico pub di Edimburgo. Pomeriggio libero per lo shopping.
Sabato 11 maggio: partenza per Venezia via Londra.

PARTECIPANTI

Andrich Maura Dadiè Cristina Lasen Cesare Soccal Marino
Andrich Orazio Dalfreddo Ivano Manfroi Giorgio Solfa Massino
Arnoldo Giovanni Dalla Gasperina Barbara Mazzone Mariarosa Strim Daniela
Barattin Aldo De Rocco Lucia Menardi Adriana Tramet Fortunato
Barattin Antonio De Rocco Maria Cecilia Menegus Paola Vagnini Julia
Bedin Patrizia De Val Sandro Pauletti Rinaldo Viotto Orianna
Bortoluzzi Gelindo Demario Renzo Pellegrini Giuseppe Zallot Andreina
Campedel Dario Donazzolo Francesco  Sartori Giacomo Zanon Rino
Celli Pierenzo Fent Elena Sartori Stefano Zanola Gianluigi
Chiesura Angelo Fent Paolo Sartori Tommaso Zentile Maria
Chimenti Giovanni Ghedina Ludovico Scussel Giacomo Renzo

Viaggio nelle Higlands Scozzesi 

(Cristina Dadié)

  Ricca di carattere, innanzitutto, la Scozia. L’ ha potuto notare un gruppo di 43 persone nel viaggio organizzato dall’Associazione laureati in scienze agrarie e forestali di Belluno. Partito il 4 maggio da Venezia e arrivato a Glasgow, da qui ha iniziato un tour verso la regione delle Highlands. Feeling immediato con il paesaggio, in un’alternanza per chilometri di prati punteggiati di pecore e di colline ricoperte di erica. La fioritura sarà ad agosto, quando la Scozia è invasa dai turisti.

  L’ambiente è dunque la sirena incantatrice di questo Paese che fa dell’orgoglio delle proprie tradizioni il pilastro ruotante di ogni attrazione. Ecco vecchi collegi o monasteri trasformati in alberghi stile dolce casa. O fascinosi castelli, il duca proprietario ne abita un’ala, aperti al pubblico. O file di case uguali, in apparenza semplici, b & b. E ancora prati rasati a tappeto sulla riva dell’Atlantico, nell’isola di Skye, per campi da golf. Sport nazionale, qui amato anche da francesi, olandesi e inglesi.

  Gli scozzesi, che dai vicini tengono un’atavica distanza, sanno decisamente amministrare le loro risorse, dimostrando di essere soprattutto “homo economicus” come ha detto Renzo Scussel, dirigente dell’Arpav nel contesto di altre impressioni di viaggio. Che ha toccato due riserve forestali, la Glen Mhor Forest e la più antica Glen Affric, poco distante dal lago di Lochness.   Simpatiche le guardie, bersagliate dalle domande dei nostri tecnici sulle modalità di gestione. Ci hanno confidato “Questa è gente che ha testa”.

  Anche il gran numero di simpatizzanti dell’associazione, tra cui allevatori alpagoti, feltrini e di altre località, ha fatto tesoro di innumerevoli dettagli. Ad esempio della conflittualità che anche l’ambiente protetto può far sorgere, con l’eccessivo numero di cervi che distrugge le foreste e al contrario il desiderio dei turisti di un incontro ravvicinato.

  Le due visite ad aziende agricole, 430.000 gli animali allevati in Scozia, Paese che fa della carne, insieme al whisky, un suo fiore all’occhiello, hanno tuttavia stupito per il risparmio e di mezzi meccanici e di braccia da lavoro. “Chi l’aiuta?” ”Nessuno, faccio da solo” la risposta. E, sorpresa, nel Great Glen Cattle Ranch, tipica azienda, l’allevatore era un ingegnere chimico originario di Norcia, che colà ha messo radici. Il figlio laureato in agraria, entusiasta del suo lavoro: “E’ questa la vita buona, no?” Donazzolo, presidente di Lattebusche, ha osservato: “Qui, chi cura l’ambiente è rispettato, da noi sembra che, invece, lo inquini”.

   Campagna coltivata a orzo e avena, animata come in un cartoon da fagiani, pernici, lepri, caprioli, antiche distillerie di whisky, fabbriche di tessuti lanieri, con macchine di Schio, e naturalmente castelli, con guardie rigorosamente in kilt, che rappresentano architettonicamente e il Paese e il suo latifondismo. Abbiamo visitato quello di Scone e quello di Dunvegan nell’isola di Skye: perfetto connubio tra ambiente e interesse, tra storia e tradizione. 

  La tradizione è sentita e non imposta. La lingua gaelica, presente nelle insegne  e nei nomi delle strade, è insegnata a scuola. Ma essendo una cultura minoritaria pare tenda a scomparire. Ciò che non scompare di certo è l’orgoglio scozzese, un senso di appartenenza che ha dell’ostinato. Fu nel 1746 a Culloden, terreno segnato da bandiere, battaglia illustrata in museo, che ebbe fine  il regno di Scozia degli Stuart. Da allora per quasi un secolo proibiti costume, musica e lingua.

 Nel Paese raggiunto anche dai Romani che, oltre al vallo di Adriano sul confine con l’Inghilterra, costruirono nel 153 d.C.il muro di Antonino, tra Glasgow e Inverness circa, abbiamo risentito parlare di devolution. Non indipendenza dal governo di Londra, ma autonomia, con un Parlamento di 129 deputati che dal 1999 presiede alle attività prevalentemente territoriali. La nuova sede, tuttavia, è ancora in lenta fase di costruzione nella storica Edimburgo.

  La Scozia, sui 58 milioni di abitanti del Regno Unito, ne conta 5 milioni appena. Ben 9 milioni di pecore ne trapuntano il verde rilassante, frutto di quotidiane piogge. Che tuttavia non hanno mai sfiorato la comitiva, complice un raro sole.

  I laureati forestali, con Andrich e Pellegrini in tandem organizzativo, hanno avuto modo di riflettere molto. E tra tante osservazioni interessanti è emerso ancora una volta che l’individualismo che caratterizza il Bellunese è un freno al suo sviluppo. Dato che nei viaggi si raccolgono semi di conoscenza,  speriamo che, prima o poi, portino dei buoni frutti...

                                                                                              

Cenni di Storia

Originariamente abitata da popolazioni celtiche, divise in tribù, che i Latini chiamarono Caledoni, dopo la conquista della Britannia da parte dei Romani (sec. I d. C.) divenne inevitabile lo scontro tra loro, ma la conquista della Caledonia, iniziata da Agricola verso l'80 d. C. e interrotta per volontà dell'imperatore Domiziano, fu spinta innanzi nel secolo seguente e solo parzialmente, e pertanto la parte a nord d'una linea fortificata (detta Vallum Antonini) che andava dal Firth of Forth al Firth of Clyde conservò la propria indipendenza e non subì che indirettamente l'influenza della civiltà romana. La regione venne invece invasa da popolazioni celtiche provenienti dall'Irlanda, gli Scoti, che stabilitisi in origine nella Dalriada (oggi Argyleshire) si fusero con altre popolazioni ivi residenti (Caledoni, Pitti) e finirono col dare il nome all'intera regione, che a un certo momento si trovò divisa in quattro Stati (Dalriada e Bretoni a ovest, Pitti e Angli, questi ultimi di origine germanica, a est). Nel sec. VI penetrò nella regione il cristianesimo a opera di San Colombano, che proveniva dalla vicina Irlanda, già cristianizzata da San Patrizio. Il centro di diffusione fu Iona nella Dalriada, per secoli considerato il luogo santo della S., ma l'opera di San Colombano fu proseguita da altri predicatori quali San Mango, il cui centro religioso fu Glasgow, Sant'Aidano e, infine, il discepolo di quest'ultimo, San Cutberto che evangelizzò la Bernicia (oggi Lothian). L'unione religiosa facilitò la fusione dei quattro regni in un unico Stato, il che non avvenne però senza lotte tra loro. Prevalse alfine il sovrano della Dalriada, Kenneth McAlpin, che ca. nell'844 riunì sotto il suo scettro il territorio a nord del Firth of Forth e del Firth of Clyde. Nasceva così il regno di Scozia. La sua vita non fu facile: lo Stato a nord era tormentato dai Norvegesi che occuparono le isole Ebridi, le Orkney e le Shetland e saccheggiavano le coste sett. del regno; a sud, i conflitti con l'Inghilterra erano continui e Malcolm II, che pure nel 1018 nella battaglia di Cudel aveva portato le frontiere merid. del regno al f. Tweed, nel 1031 dovette riconoscersi vassallo di Canuto il Grande che era re d'Inghilterra, Danimarca e Norvegia. Solo lo sfaldamento di questo grande Stato avvenuto alla morte di Canuto (1035) ridiede alla S. la sua indipendenza. Altra causa di debolezza della S. fu per molto tempo la mancanza d'una precisa norma di successione al trono, il che diede luogo a conflitti tra i discendenti di Kenneth e quando questa casata si estinse con la morte di Malcolm II nel 1034, tra i figli delle due sue figlie, Donada e Bethoc, scoppiò una lotta accanita. Il figlio della prima, Macbeth (la cui figura è stata immortalata da Shakespeare), prevalse nel 1040 a danno del cugino Duncan I, ma i discendenti di quest'ultimo alla fine la spuntarono e fondarono la dinastia di Atholl che governò il Paese sino a quando non si estinse nel 1286 con Alessandro III. Durante quel periodo la S. cadde nuovamente per breve tempo sotto l'alta sovranità inglese (1174-89); nel secolo seguente invece, in seguito alla battaglia vittoriosa di Largas (1263), conquistò le isole Ebridi. Con l'estinzione della casa di Atholl (1286) e la prematura morte di Margherita di Norvegia (1290) che avrebbe potuto unire le due corone di S. e di Norvegia, si aprì una guerra di successione tra le famiglie dei Baliol e dei Bruce, entrambe discendenti per linea femminile dagli Atholl. Ne approfittò Edoardo I d'Inghilterra per porre sul trono Giovanni Baliol (1292), ma la sottomissione di questi al protettore straniero provocò un'insurrezione popolare guidata da un semplice gentiluomo, William Wallace. La rivolta fu domata e Wallace, fatto prigionero, fu impiccato (1305)

La resistenza fu continuata da Roberto I Bruce che, fattosi incoronare re nel 1306, nel 1314 a Bannockburn inflisse agli Inglesi una grave sconfitta che, sommatasi ai torbidi avvenuti in Inghilterra sotto Edoardo II, fece sì che la S. ottenesse nel 1328 il riconoscimento della propria indipendenza. Fu in quel periodo (1326) che alle tradizionali riunioni di nobili e di rappresentanti del clero si aggiunsero rappresentanti delle città, cioè si ebbe anche in S. un Parlamento, sul modello inglese. La morte di Roberto I fu però gravida di tristi conseguenze: il figlio di Giovanni Baliol, Edoardo, con l'aiuto di Edoardo III d'Inghilterra, cacciò il giovane Davide Bruce, figlio e successore di Roberto I; il conflitto tra i due re si intrecciò con quello che scoppiò poco dopo tra l'Inghilterra e la Francia (la guerra dei Cent'anni) e Davide, caduto prigioniero e rinchiuso nella Torre di Londra, recuperò il trono soltanto dopo ben 11 anni di cattività. Solo con l'avvento di Roberto II Stewart (1371), nipote ex figlia di Davide, la S. riebbe la propria indipendenza, approfittando dei torbidi che turbarono nello stesso periodo il regno di Riccardo II in Inghilterra. La nuova dinastia, che ebbe appunto inizio con Roberto II, fu però una delle più travagliate della storia europea perché nessun sovrano riuscì mai a imporsi realmente nel Paese che pertanto fu continuamente in preda a gravi torbidi. Al solito problema della riottosità dei feudatari e delle ostilità col regno inglese (ostilità che arrivarono al punto che durante lo scisma d'Occidente la S. parteggiò per il papa avignonese in odio all'Inghilterra che seguiva il papa romano) si aggiunsero i conflitti tra i vari clan, le ribellioni dei membri della famiglia reale (famosa quella di Alessandro, il "lupo di Badenoch", fratello di Roberto III), la fortunosa cattura da parte degli Inglesi di Giacomo I avvenuta nel 1406 e durata ben 18 anni e il suo assassinio da parte dei nobili compiuto nel 1437 in opposizione al tentativo di limitarne la tracotanza; la morte accidentale di Giacomo II nel 1460; l'assassinio di Giacomo III (1488), che pure aveva esteso di fatto il dominio scozzese sulle Orkney e le Shetland, avvenuto a Bannockburn durante uno scontro armato coi nobili; la sconfitta e la morte di Giacomo IV (1513) nella battaglia di Flodden contro gli Inglesi. Tutti questi avvenimenti contribuirono a rendere sempre più debole il regno che tra l'altro perdette anche una striscia del suo territorio merid., ivi compresa la città di Berwick. La stessa alleanza con la Francia, obbligatoria per la S. che non aveva altra scelta nella sua lotta con l'Inghilterra, non le giovò gran che perché quando la Francia si accordava con questa la S. rimaneva abbandonata al proprio destino, e quando non lo era gli aiuti erano sempre troppo scarsi e inefficienti. Nonostante tutte queste traversie, la S. nel corso del sec. XV godette di un notevole sviluppo culturale e fondò ben tre università: St. Andrews nel 1412, Glasgow nel 1450 e Aberdeen nel 1495. Dopo la morte di Giacomo V, avvenuta nel 1542 dopo la battaglia di Solway Moss, perduta contro gli Inglesi per il tradimento della nobiltà, il regno spettò a una bambina che aveva pochi giorni d'età, Maria. La madre, Maria di Lorena, si trovò a dover lottare contro molte difficoltà e oltre a quelle tipiche del regno aggiunse quella d'essere straniera e di dover lottare contro la diffusione della Riforma, appoggiata da Enrico VIII d'Inghilterra che voleva con tal mezzo e col progettato matrimonio della piccola Maria col proprio erede Edoardo, entrambi ancora giovanissimi, far trionfare in S. il partito favorevole a un'intesa con l'Inghilterra e giungere alla rottura dell'alleanza franco-scozzese. Il progetto, benché appoggiato dal reggente conte di Arran, fallì e tale fallimento provocò numerose spedizioni militari inglesi in S. le quali provocarono tali rovine che persino gli Scozzesi partigiani dell'alleanza e del matrimonio inglese finirono con l'invocare l'alleanza francese. Lo zelo di Maria di Lorena urtò l'orgoglio della nobiltà scozzese e l'amicizia con la Francia si convertì ben presto in odio.

Nel frattempo si diffondeva il calvinismo a opera di John Knox che in S. assunse il nome di presbiterianesimo e da ambo le parti si cominciò ad avere i primi martiri (il predicatore protestante George Wishart e il cardinale Beaton). I nobili, un gruppo dei quali nel 1557 strinse un patto (Covenant) per staccarsi dall'obbedienza al papato, abbracciarono ben presto la Riforma sia per zelo religioso sia per impadronirsi delle grandi proprietà terriere appartenenti alla Chiesa. Ne scoppiò una guerra civile alla quale presero parte anche i Francesi a sostegno dei cattolici e gli Inglesi a sostegno dei Riformati. Maria di Lorena riuscì a divenire reggente al posto del conte di Arran (1554) e a combinare il matrimonio della figlia col delfino di Francia, Francesco (1558), ma tali successi dei "papisti" spinsero i presbiteriani a enunciare una loro Confessione di Fede e a istituire la Chiesa nazionale scozzese (1560). Fu in questa difficile situazione che Maria Stuarda, rimasta vedova (1560), rientrò in patria. Cattolica convinta e anche priva del consiglio della madre, morta lo stesso anno, Maria non solo si trovò in urto coi sudditi protestanti, ma le sue pretese al trono d'Inghilterra, basate sulla sua diretta discendenza da Margherita Tudor, sorella di Enrico VIII e sul fatto che essa, come cattolica, considerava Elisabetta una bastarda, la pose in urto con gli stessi cattolici che temevano la conversione di Maria alla religione anglicana qualora fosse divenuta regina di un Paese protestante quale era ormai l'Inghilterra. Il suo matrimonio col cugino lord Darnley (1565), cattolico, aggravò la tensione col mondo protestante; il suo terzo matrimonio col conte di Bothwell (1567), presunto assassino di Darnley, provocò una rivolta: Maria, abbandonata da tutti, deposta (1567), riparò in Inghilterra dove dopo vent'anni di prigionia e di intrighi contro Elisabetta, fu messa a morte (1587). Durante la minore età del figlio di Maria, Giacomo VI, la religione presbiteriana fu saldamente confermata da un'Assemblea generale della Chiesa scozzese, tenuta a Dundee (1581), la quale stabilì che nessuna gerarchia poteva esser ammessa e che né il re né il Parlamento potevano avere alcuna influenza sulle cose religiose. Tale decisione fu chiamata Second Book of Discipline o anche Second Covenant. Nel 1603, alla morte di Elisabetta Tudor, Giacomo VI ereditò il trono inglese. L'unione dei due regni, puramente personale, non pose fine ai loro dissensi. Solo quando Carlo I tentò di imporre alla S. la religione anglicana al posto di quella presbiteriana gli Scozzesi, rinnovato l'impegno di difendere il Covenant relativo alla loro religione (1638), finirono con l'allearsi col Parlamento di Londra (1643) nel quale dominavano allora i puritani. Carlo I, fatto prigioniero dagli Scozzesi, venne consegnato agli Inglesi che lo misero a morte (1649). Tale avvenimento provocò la reazione degli Scozzesi e mentre a Londra si proclamava il Commonwealth, a Edimburgo si proclamava re Carlo II, figlio del defunto. Il dissidio anglo-scozzese, alimentato anche dal fatto che in Inghilterra i puritani non erano più al potere ma v'erano gli indipendenti, generò un aperto conflitto: Cromwell invase la S. e la mise a ferro e fuoco; la S. cessò d'essere uno Stato a sé e divenne parte del Commonwealth e 35 deputati scozzesi entrarono a far parte del Parlamento di Londra. Solo la restaurazione e l'avvento di Carlo II in Inghilterra (1660) ridiedero alla S. la sua personalità giuridica, ma ciò durò meno di mezzo secolo. Quando infatti Giacomo II, successore di Carlo II, fu cacciato nel 1688 dall'Inghilterra e con l'Act of Settlement (1701) il Parlamento inglese proclamò erede al trono, dopo la morte di Anna Stuart, Sofia di Hannover o i suoi eredi, la S. rispose con l'Act of Security (1704), riservandosi la scelta del futuro sovrano al momento della morte di Anna. A questa minaccia di rottura dell'unione personale in vigore dal 1603 fu posto rimedio nel 1707 con un trattato in base al quale i due Stati si fusero in uno solo, avente un'unica bandiera, chiamato Gran Bretagna e con un unico Parlamento residente a Londra del quale avrebbero fatto parte 45 deputati e 16 lords scozzesi; però la S. manteneva il diritto di professare liberamente la religione presbiteriana e otteneva la parità di diritto con l'Inghilterra per quanto riguardava il commercio con le colonie: concessione quest'ultima che diede notevole impulso al suo commercio. L'opposizione a tale fusione non fu né poca né breve; tentativi da parte dei seguaci del ramo cattolico degli Stuart (detti giacobiti), malamente sostenuti dalla Francia, ebbero luogo più volte nella prima metà del sec. XVIII, ma dopo la sconfitta subita nel 1746 a Culloden Moor dal giovane pretendente ogni opposizione finì e da allora la storia della S. è divenuta quella della Gran Bretagna.