Viaggio di studio in Norvegia

 23 - 30 agosto 2006

Programma e Itinerario

Partecipanti

 

 

 Contributi

 Il fisco combatte lo spopolamento 

Maurizio Busatta

 La stalla? In comproprietà

Giuseppe Pellegrini

Quota 1200 dove il  bosco si ferma

Lino Sief

Notizie sulla Norvegia

PROGRAMMA E ITINERARIO

23 agosto: Partenza per la Norvegia

Partenza da Feltre ore 3.20 proseguimento per Belluno Stazione ore 3.50, Cadola ore 4.00 arrivo a Venezia per le ore 5.00. Ore 6.15 volo KLM per Oslo via Amsterdam. Arrivo previsto per le 11.40, pranzo in centro città. Proseguimento per l’albergo situato sopra la città di Oslo. Ore 16.00 visita alla città di Oslo con la guida: il Parlamento, Il Palazzo reale, proseguimento per la penisola di Bygdøy, dove si visiterà il famoso museo delle navi vichinghe. Continuazione per il parco delle sculture di Vigeland con le sue 212 statue bronzee e di granito realizzate dallo scultore Gustav Vigeland. Infine visita a Holmenkollen dove è situato il trampolino di sci con una spettacolare vista di Oslo. Cena e pernotto presso Hotel Holmenkollenparkhotel **** a Oslo.

24 agosto: visita alla città di Oslo ed escursione in un’azienda agricola

Colazione a buffet in Hotel proseguimento per una visita fuori città di un azienda da latte con pranzo presso l’azienda stessa. Ritorno ad Oslo con tempo libero per la visita alla città. In serata passeggiata verso Aker Wharf con una bella vista dell’Akershus Fortress. Cena in ristorante tipico DS Luise specialità pesce. Ritorno all’Hotel per il pernotto.

25 agosto: Oslo-Lom (270 km)

Dopo la colazione proseguimento a nord verso Elverum,  ed al Museo Nazionale delle Foreste. Nel pomeriggio si prosegue con direzione valle di Gudbrandsdalen verso Lom attraversando una fertile area agricola. Cena e pernotto presso Elveseter Hotel

26 agosto: Lom-Balestrand Sogndal (252 km)

Dopo la colazione vista ad una segheria industriale. Seguirà la visita alla famosa chiesa di legno  denominata Lom Stave Church risalente al XII secolo. Seguirà l’incontro con il rappresentante del parco nazionale di Jotunheimen. Pomeriggio escursione a piedi con il rappresentante del parco. Si prosegue attraverso la strada di montagna di Sognefijell la più alta della Norvegia per arrivare a Lusterfijord. Arrivo a Sogndal per la cena ed il pernotto presso Leikanger Fjord Hotel.

27 agosto: Sogndal-Ulvik (170 km)

Inizio della giornata con la visita alla fattoria Heiatunet  situata in Leikanger (allevamenti di pecore e coltivazione di frutta) con assaggio del sidro di mela. Proseguimento per Kaupanger dove prenderemo il battello per la crociera sul fiordo circa 2,5 ore. Pranzo a bordo. Arrivo a Gudavangen e continuazione attraverso “il giardino della Norvegia”  (area particolarmente coltivata a frutta) per Ulvik.

Cena e pernotto presso il Rica Ulvik Hotel. 

28 agosto: Ulvik- Hardangevidda National Park - Bergen (140 km)

Dopo colazione proseguimento in traghetto per risalire l’altopiano di Hardangervidda.Questo altopiano è un parco nazionale ed è particolarmente famoso per essere uno dei più estesi d’Europa. Pranzo in rifugio con possibilità di una piccola escursione .

Proseguimento verso la città di Bergen con cena e pernotto al Bristol Hotel.  

29 agosto: Bergen – city tour - tempo libero

Dopo colazione visita alla città di Bergen con la guida locale, circa 3 ore. Il tour include Il centro città, il molo anseatico, il mercato del pesce, Troldhaugen, e la casa di Edvard Griegs. Pranzo in ristorante. Pomeriggio libero per attività individuali  o shopping. Possibilità di escursione in barca per pescare.

Cena e pernotto al ristorante Bryggen Tracteursted a Bergen. 

30 agosto: Partenza per l’Italia

 Colazione in Hotel, mattinata dedicata a escursioni individuali o al tempo libero. Pomeriggio trasferimento in aeroporto per il volo verso Venezia delle ore 17.15 via Amsterdam con arrivo previsto a Venezia per le ore 22.25. Proseguimento per Belluno in autobus.

Inizio

PARTECIPANTI

Andrich Maura Arnoldo Giovanni Barattin Aldo Bonan Fanny
Bortoluzzi Gelindo Bortot Gina Brustolon Fiorangela Brustolon Italia
Busatta Maurizio Carazzai Corinna Campedel Dario Chiesura Angelo
Chimenti Giovanni Dalfreddo Ivano De Pra Ido Donazzolo Francesco
Fent Elena Fent Paolo Ghedina Ludovico Levis Diego
Levis Loris Manfroi Giorgio Mazzone Mariarosa Menardi Adriana
Menegus Paola Pampanin Leone Pellegrini Giuseppe Pirani Clemente
Sartori Giacomo Sartori Tommaso Sartori Stefano Sief Lino
Simonetti Simeone Soccal Marino Solfa Massimo Vagnini Iulia
Viotto Orianna Xais Maria Zanola Gianluigi Zallot Andreina
Zanon Rino Zentile Maria

Inizio

Il fisco combatte lo spopolamento

Maurizio Busatta

È la terra che ha consacrato gli ori olimpici di Zeno Colò, Maurilio De Zolt e Silvio Fauner: Oslo 1952 e Lillehammer 1994. È uno dei Paesi più estesi del mondo: la distanza fra Oslo, la capitale, e Capo Nord è la stessa che la separa da Roma.

La sua popolazione (4,6 milioni di abitanti) registra straordinari primati di lettura. Per i libri spende 208 euro pro-capite l’anno  (l’Italia è ferma a 65 euro), i quotidiani vantano tirature record con quasi due copie per famiglia al giorno.

Nonostante la tradizione scandinava, anche il suo Welfare State però vacilla: liste d’attesa negli ospedali, ticket in ragione del reddito, visite a pagamento dal medico di famiglia. Resistono le politiche di sostegno alla famiglia: assegni per i figli minori, congedi parentali, assegni “aggiuntivi” per le zone periferiche del Nord.

FUORI DEI “CONFINI” UE

Questa è la Norvegia,  il primo Paese al mondo che ha istituito il Tutore dei minori e dovunque ha introdotto le “quote rosa”. È   la patria dei vichinghi e dello sci con segni della civiltà rupestre che risalgono a quasi 6 mila anni fa.

Oggi, grandi giacimenti di petrolio e gas naturale, abbondanza di energia idroelettrica, merluzzo e salmone sempre in tavola (lo stoccafisso, il nostro caro baccalà, è invece destinato a un profittevole export), la prima potenza peschereccia europea, i fondi pensione finanziati con i proventi dei “petrodollari”.

Mèta, la Norvegia, di un viaggio di studio dell’Associazione dei laureati in scienze agrarie e forestali della provincia di Belluno. Operatori, tecnici, studiosi  interessati a capire gli scenari dell’agro-alimentare (con loro, il presidente di Lattebusche Francesco Saverio Donazzolo), a  scoprire l’importanza della natura fra mare e terra,  a valutare  le prospettive del settore forestale - un quarto del territorio è coperto da boschi - in un contesto  fuori dei “confini” dell’Unione europea (per due volte con referendum, nel 1972 e nel 1994, la Norvegia ha detto infatti no all’ingresso nell’Europa comunitaria).

LEZIONE DI FEDERALISMO

Tante le annotazioni che la missione, guidata da Giuseppe Pellegrini, vicepresidente dell’Associazione, ha potuto raccogliere. Insieme con un’intuizione che i teorici del federalismo fiscale potrebbero tenere presente.

La Norvegia ha la densità di popolazione più bassa d’Europa: 14 abitanti per Kmq. Dal punto di vista amministrativo, i livelli di governo sono tre: lo Stato, le Contee (19 regioni), i Comuni. Dal punto di vista fiscale, lo Stato stabilisce i princìpi cardine. Il riparto del gettito è oggetto di un’intesa  - qualche volta  di una contrattazione - a tre. Obiettivo generale, favorire gli equilibri demografici.

“Per un novergese - spiega Lucio Lombardi della Camera di commercio italo-norvegese - è naturale che, con la leva fiscale, il Parlamento aiuti i territori dove è più difficile vivere per far sì che la gente resti ad abitare nei villaggi e nelle isole”.

Ecco allora che nelle isole Svalbard, mille chilometri sopra Capo Nord, nel Mar Glaciale Artico, l’imposta sui redditi delle persone è pari al 19,8 per cento, mentre la capitale Oslo mediamente applica il 33 per cento.  Funziona infatti una specie di fondo di solidarietà nazionale a favore di una fiscalità di vantaggio per le zone meno urbanizzate.

Non per questo nelle isole  Svalbard mancano motivi di preoccupazione. Negli  ultimi anni le imposte - denunciano i giornali - sono aumentate del 300 per cento e la gente fatica a restare.

  Inizio

La stalla? In comproprietà

Giuseppe Pellegrini

             Siamo nel Paese del petrolio, dei boschi, delle montagne, delle praterie e dell’abbondanza di acqua, diremo oggi un Paese che ha tutte le risorse naturali che un popolo potrebbe desiderare: la Norvegia, Paese europeo, ma non nell’Unione Europea per molti e svariati motivi. Il settore primario in particolare è considerato strategico dal Governo centrale non tanto per la sua incidenza sul Pil (0,5%) ma per mantenere paesaggi, persone e prodotti nelle particolari e caratteristiche montagne norvegesi.

Il problema dello spopolamento delle aree più marginali è forte, le piccole comunità di villaggio sparse per gli immensi territori faticano a mantenere la propria struttura sociale per la forte attrattività esercitata dai poli urbani di Oslo e Bergen.

L’attenzione del Governo centrale ai problemi dei territori marginali si manifesta con forti ed evidenti interventi finanziari che nel caso dell’agricoltura vanno a sostenere direttamente il prezzo dei prodotti che in Europa è stato bandito ancora nel 1992.

Se un’azienda zootecnica alleva animali da carne (pecore ad esempio) e vende la propria carne attraverso il centro preposto al controllo sanitario, cioè  il macello, ottiene un’integrazione al prezzo della carne che arriva al 50-60% di quello che è il normale valore di mercato di quel prodotto.

Lo stesso succede con i prodotti della frutticoltura localizzati nell’area sud occidentale della Norvegia, pere e mele in particolare, dove l’integrazione al prezzo avviene nel momento in cui il prodotto viene conferito alle cooperative locali che provvedono alla conservazione e commercializzazione del prodotto.

Su un prezzo/kg percepito dal produttore di 1,1 euro, circa il 40% è costituito da integrazione al prezzo da parte del Governo.

Un altro aspetto che dimostra la capacità e la determinazione a mantenere viva l’attività di allevamento è costituito dalla condivisione da parte di più aziende delle strutture zootecniche; più produttori di animali da latte realizzano in società la stalla che poi viene condotta  a turno dai soci dando la possibilità alle famiglie di avere tempo libero a propria disposizione e la possibilità di fare le sospirate vacanze come un qualsiasi altro lavoratore.

 La dimensione aziendale rimane mediamente molto piccola; per questo motivo l’economia della famiglia agricola trova spesso la sua integrazione nello sviluppo delle pluriattività che vanno dall’agriturismo alle attività sociali, all’occupazione esterna di uno dei componenti della famiglia.

Essendo fortissimo il rapporto fra popolo norvegese e natura, a nessuno viene in mente di contestare le forme di sostegno che il Governo assicura alle aziende agricole per mantenere il meraviglioso paesaggio di pascoli e prati sparso tra fiordi e montagne.

Inizio

 

Quota 1200 dove il  bosco si ferma 

Lino Sief

Dopo i fiordi, l’elemento più caratterizzante del paesaggio norvegese sono indubbiamente i boschi che ricoprono abbondantemente il territorio, dal fondovalle sin dove le condizioni climatiche determinate dall’altitudine e dalla latitudine lo consentono. Lo si percepisce già arrivando all’aeroporto di Oslo che si trova circondato da una vasta area boscata.

Data la latitudine nord a cui si trova la Norvegia, sono relativamente poche le specie arboree che compongono i boschi, in quanto le basse temperature invernali e l’insufficiente calore estivo costituiscono dei limiti fisiologici per moltissime piante.

In questo ambiente, che è paragonabile a quello nostro montano superiore, possono allignare solo specie microterme che non temono i forti geli invernali, che qui si manifestano sino a livello del mare, e non abbisognano di lunghi periodi vegetativi per il loro ciclo vitale annuale.

Solo in limitate aree con clima locale più mite si possono trovare delle latifoglie tipiche delle zone temperate, quali il Tiglio, l’Acero, l’Olmo, il Frassino ed il Faggio.

Di quest’ultimo si possono ammirare dei maestosi esemplari sulle pendici che sovrastano la città di Bergen.

Ma la presenza di queste specie non va al di là di un interesse naturalistico-ambientale, in quanto non concorrono mai in maniera significativa a comporre delle compagini boscate. Queste invece si compongono essenzialmente di tre specie: l’Abete rosso, il Pino silvestre e la Betulla.

L’Abete rosso occupa in genere le terre più basse e più fertili e la sua diffusione su queste è dovuta anche  all’opera di rimboschimento fatta dall’uomo. Del tutto spontanei sono invece il Pino silvestre e la Betulla che, amanti della luce come sono e rustici, nel senso che si adattano a terreni molto acclivi e piuttosto poveri (che in Norvegia sono la gran parte), prevalgono in assoluto nella formazione dei boschi.

Il Pino silvestre, che qui è da considerarsi un “ceppo geografico” di una grande specie dall’areale molto vasto che va dalle regioni boreali alla Siberia e alla regione mediterranea, è caratterizzato dall’avere degli accrescimenti rallentati e molto regolari. Normalmente una pianta di 150 anni non supera i 30 cm di diametro ed il suo legno è pertanto molto compatto, con un durame molto marcato ed è per questo di lunga durata e trova impiego nella costruzione di case e di altri manufatti.

Il taglio di queste pinete viene per lo più fatto a raso, senza peraltro escludere altre forme di trattamento, più compatibili con le funzioni diverse cui il bosco assolve.

Questi boschi sono in gran prevalenza di proprietà privata e la lavorazione del legname che se ne ricava avviene in segherie consortili. Gli assortimenti che si producono sono in prevalenza destinati alla costruzione di case d’abitazione che si usa fare tuttora in legno.

La Betulla (Betula pubescens) dà luogo a foreste luminose, per la leggerezza della sua chioma e per il suo temperamento lucivago.

Per questo si associa bene al Pino silvestre, al quale si accompagna sino ad una determinata quota, al di sopra della quale forma boschi puri, spingendosi fino al limite della vegetazione arborea (1200 m. circa) dove, a causa delle proibitive condizioni climatiche, assume un portamento contorto, basso e quasi cespuglioso, assolvendo così alle funzioni di protezione del suolo che da noi vengono svolte dal Pino mugo e dall’Ontano verde.

Il suo legno viene attualmente usato quasi esclusivamente  come legna da ardere, mentre in passato veniva impiegato anche in lavori di artigianato.

Un uso importante aveva (e in parte lo ha ancora) anche la corteccia di Betulla che, per le sue qualità coibenti e impermeabili, veniva usata per rivestire i tetti, quale isolante tra il tavolato e lo strato di terreno vegetale col quale tradizionalmente si ricoprivano le case e come talvolta viene fatto anche adesso. E, sempre in passato, per altri diversi altri usi veniva impiegata la corteccia di Betulla: da quello per la concia di pelli particolarmente pregiate (il cuoio di Russia), a quello alimentare, a quello medicamentoso; la Betulla era insomma una preziosa risorsa, specialmente per le popolazioni lapponi.

Un tocco di colore frequente in questi boschi, all’epoca della maturazione dei frutti, è dato dalla presenza del Sorbo che frequentemente si trova al di sotto dei 7-800 m. di quota. Altra pianta spesso presente nel sottobosco è il Ginepro che viene impiegato per l’affumicazione della carne e del pesce e per la produzione di liquori.

Non sono presenti in questi boschi né il Larice né il Pino cembro, che sono specie microterme per eccellenza nelle nostre Alpi.

 

Inizio