DATI
GENERALI:
Abitanti: 4 577 (nel
2004)
Densità
demografica: 14 abitanti per km
quadrato (189)
Moneta: Corona Norvegese =
12 centesimi
Territorio: 3.2% = agricoltura
61%
= montagne o aree non coltivabili
21,7 %
= foreste
6,6% = isole
4,8%
= laghi e fiumi
1,5 =ghiacciai
0,3%
= aree urbane.
Coste : 21.
347 km
Punto
più stretto: 6 km
Punto
più largo: 430 km
Lunghezza
totale: 2500 km
Latitudine:
57-71° parallelo
Parchi
Nazionali: 18 * + 840
Riserve Naturali ( 6%)
+ 62 aree protette
Strade: solo
2 autostrade di 50 km l’una: 1 da
Gardermoen (ottobre 1998)a Oslo e 1 da
Drammen a Oslo.
Altre
superstrade o strade statali (60-80 Km/h)
Spesso
tortuose data la conformazione
geografica del paese.
Tunnel: ci
sono in Norvegia 4.500 Km di tunnel
scavati
all’interno della
roccia. Il più lungo al mondo è
stato inaugurato
quest’anno ed è lungo 24.5 km.
Collega la località di
Aurland a Lærdal nel
cuore della Norvegia
dei Fiordi.
CONFINI: al nord il Mare di Barents, a nordest la Finlandia e la Russia, a est la Svezia,
a sud lo Stretto Skagerrak (Danimarca) ed il Mar del Nord, ed a ovest l’Oceano Atlantico chiamato anche Mar di
Norvegia.
Le
Isole Svalbard, tra la Groenlandia e il Mar di Barents, e l’isola Jan Mayen,
un’isola vulcanica a nordest dell’Islanda, appartengono alla Norvegia.
TOPOGRAFIA
La Norvegia è un paese
prevalentemente montuoso, ed un terzo della sua area
si trova al di sopra
del Circolo Polare Artico (66º parallelo).
E’ suddivisa n 5 regioni principali: VESTLANDET, ØSTLANDET, TRØNDELAG, NORD NORGE E SØRLANDET.
19 regioni
chiamate FYLKE: Finnmark, Troms,
Nordland, Nord-Trøndelag, Sør-Trondelag, Møre og Romsald, Søgn og Fjordane,
Oppland, Hedmark, Hordaland, Buskerud, Akershus, Rogaland, Telemark,
Vest-Agder, Aust-Agder, Vestfold, Østfold, Oslo.
FIUME MAGGIORE: GLOMMA (nel sudest) 600 km
LAGO: MJØSA (nel sudest) 362 km²
MONTAGNA:
GLITTERTIND
(2469m) nello Jotunheim (= Casa dei giganti)
FIORDO: SOGNEFJORD
(204 km)
GHIACCIAIO: JOSTERDAL
(487 kmq)
Fiordi: durante l’era glaciale, i ghiacciai che
scendevano direttamente in mare
scavarono profondi solchi vallivi che dopo la
loro scomparsa furono invasi dal mare costituendo le tipiche rientranze note come fiordi.
Le zone di pianura e agricole sono
principalmente 3 e si trovano nella regione del Vestlandet (una è l’Hardanger).
L’Ostlandet è invece una regione di monti più
dolci, colline diremo noi e vallate.Lo stesso vale per il Trøndelag, dove le
colline convergono nei fiordi.
La Nord Norge è una vasta regione di fiordi e montagne.
L’arcipelago delle Lofoten e delle Isole Vesterålen sono formati da cime
ghiacciate di antiche catene montuose di origine vulcanica ora in parte
sommerse. All’estremo nord i fiordi si affacciano sulle fredde acque
dell’Oceano artico. Sull’altopiano del Finnmark si trovano alcuni dei più
grandi ghiacciai d’Europa.
Oltre il 10% dell’intera popolazione si
concentra nella capitale Oslo (ab.
522.000) e quasi un terzo nel breve spazio delle regioni circostanti
(Akerhus, Østfold e Vestfold) dove la densità abitativa sale a oltre 100
ab./kmq. Le altre città principali anche per numero di abitanti sono in ordine Bergen con 225.000 ab., Trondheim con 145.000 e Stavanger con poco più di 100.000 ab. Da ciò si deduce che vaste
aree del territorio norvegese, specialmente nelle regioni settentrionali e
nelle zone montuose, dove le condizioni di vita sono decisamente più difficili,
sono pressoché disabitate.
Sotto il profilo etnico, la popolazione è prevalentemente nordica,
o di discendenza scandinava. Nelle estreme regioni settentrionali vivono circa
12.000 finlandesi ed la maggior rappresentanza di lapponi del Nord Europa
(20.000) .
IMMIGRATI
Nel 2004 in Norvegia si sono registrati 365 000 immigrati. Di questi i pakistani rappresentano il gruppo più numeroso, seguiti dagli svedesi
e dai danesi. In seguito
all’ampliamento dell’UE, numerosi immigrati sono arrivati nel 2004 da Polonia e
Lituania.
Il numero degli immigrati in Norvegia è cresciuto sensibilmente dagli anni 70 ad
oggi. Nel 1970 gli immigrati
rappresentavano l’1,5% della
popolazione totale. In questi vent’anni si è registrato inoltre un cambiamento
di tendenza per quanto riguarda la provenienza immigratoria. Mentre negli anni
70 la maggior parte degli immigrati
proveniva da altri paesi scandinavi, negli anni 90 si è riscontrato un notevole
afflusso da altre zone geografiche e in particolar modo dai paesi del terzo
mondo (121.000 nel 1998), mentre si è mantenuta pressoché costante in questi
due decenni l’immigrazione dai paesi dell’Europa dell’Est (35.000 nel 1998).
Più di
1/3 degli immigrati in Norvegia vive a Oslo (113 942). La seconda città per numero di immigrati è Bergen.
PROFUGHI
All’inizio del 1998 si sono registrati 65.000
profughi, di cui il 74% profughi e la restante parte motivata da
ricongiungimento familiare. La provenienza della maggior parte di essi era la Bosnia-Erzegovina (11.000) seguita dal Vietnam (11.000), l’Iran (7.400), ecc.
La Norvegia riconosce a tutti coloro che fanno
richiesta di soggiorno per motivi politici o umanitari il diritto d’ospitalità.
FLORA
E FAUNA
L’umidità del clima ha favorito lo sviluppo di
foreste che in Norvegia occupano circa ¼ del territorio. Si tratta
prevalentemente di conifere (pini silvestri
e abeti). Nelle zone meridionali e occidentali alle conifere si mescolano le latifoglie (faggi, querce e olmi).
Diffusa un po’ ovunque è la betulla
che resiste molto bene anche nelle zone fredde dove cresce nella forma
cosiddetta nana perchè altrimenti
verrebbe letteralmente bruciata dal freddo.
In generale la flora norvegese è molto simile a quella alpina ed è ricca di oltre 2000 specie.
Alburno = fiore spontaneo
rosa che cresce in tutta la Norvegia
Per quanto riguarda la fauna, tra le specie artiche si segnalano la renna, generalmente allevata ma che vive anche allo stato selvatico
anche sull’Hardangervidda, la lepre
polare, la volpe delle nevi, l’alce (=grossa specie di cervo) ed il
diffusissimo lemming (= piccolo
mammifero roditore).
Tra le specie meridionali troviamo il cervo, il lupo, l’orso di cui
sopravvivono pochi esemplari, ecc. L’orso polare vive nelle Isole Svalbard, il più grande
arcipelago norvegese situato tra l’Oceano Atlantico ed il Mar Glaciale Artico
tra il 75° e l’81° parallelo. Vi
risiedono 4000 abitanti di cui 2500 russi. L’arcipelago si compone di due isole
principali e numerosissime isole minori ed il capoluogo è la cittadina di
Longyearbyen.
Il bue
muschiato artico selvatico è avvistabile in solo 4 località al mondo, tra
queste Dovrefjell e sulla costa settentrionale della Norvegia (pressi di
Tromsø) nelle quali si organizzano safari per osservare questa rara specie
animale.
Tipici della flora marina, oltre ad aringhe e
merluzzi, sono la foca e sempre più
rare la balena bianca e le orche. Anche per queste specie vengono
organizzati safari turistici in particolare a Andenes nel Nordland da fine
maggio a metà settembre per quanto riguarda le balene e a Tysfjord nel Nordland
tra ottobre e fine gennaio per le orche.
Particolarmente abbondanti sono le specie
ittiche di acqua dolce (carpe, salmone*
e trote).
Uccelli:
la
Norvegia è un paese ricco di
numerosissime specie ornitologiche. In particolare nelle regioni settentrionali
si trovano importanti colonie dove nidificano migliaia di esemplari
ornitologici quali ad es. la classica pulcinella
di mare, i cormorani, i gabbiani, la beccaccia e l’aquila reale. Il bird-watching è ovviamente una delle
attività principali organizzate in queste zone.
LE RENNE
Attualmente le renne vivono
prevalentemente in allevamenti. I primi allevatori di renne sono stati i saami
che diedero inizio a questa attività già nel XVI sec. presumibilmente dopo aver
avuto contatti con dei pastori norvegesi dai quali appresero le tecniche base
per svolgere tale attività.
Esistono solo poche aree in
cui è possibile trovare le renne ancora allo stato brado come ad esempio
nell’altopiano dell’Hardanger e nel parco del Rondane. Ma le renne vivono
soprattutto al nord della Norvegia, ossia al di sopra del circolo polare
artico, in zone decisamente rigide da un punto di vista climatico ma per vivere
nelle quali la renna è dotata di una serie di strumenti quali ad es. una folta
pelliccia che la ripara dal freddo, zoccoli ampi per non sprofondare nelle neve
ed un fiuto particolarmente sviluppato che le consente di individuare i licheni
nei pascoli invernali.
A differenza di altri
cervidi, sia il maschio che la femmina della renna sono dotati di corna (quella
della femmina sono però più piccole) che cadono e si formano in entrambi in
periodi diversi dell’anno: il maschio, infatti, perde le corna verso primavera
e la ricrescita avviene in autunno, mentre per la femmina avviene il contrario
(le perde cioè in autunno e le nuove ricrescono in primavera). Questo fatto è
legato in termini più generali a quello che è il ciclo annuale seguito da
questi animali che vivono in montagna durante la stagione fredda per portarsi
poi in pianura o sulle coste con l’arrivo della primavera.
L’inizio del ciclo coincide
con maggio e cioè con la nascita dei piccoli nei pascoli situati nei territori
più settentrionali (pascoli estivi). A giugno i piccoli vengono catturati col
lazo e si procede alla marchiatura. A settembre, i maschi, ingrassati dopo il
pascolo estivo, vengono a avviati alla macellazione. In novembre, quando
l’unico cibo disponibile sono i licheni, si procede alla divisione delle
mandrie; è il momento di avviarsi verso i pascoli invernali di ciascun
proprietario, situati a latitudini meno elevate e in pianura. In marzo-aprile
si ritorna ai pascoli estivi, dove le mandrie si riuniscono. E a maggio, quando
le femmine danno alla luce i piccoli, il ciclo ricomincia.
Della renna di adopera
tutto: dalla carne, che è una specialità della cucina norvegese soprattutto
nelle regioni del nord, alla pelle, particolarmente pregiata per le borse e
capi d’abbigliamento., alle corna, spesso elemento decorativo nelle abitazioni
locali.
Se il ciclo annuale è rimasto immutato, a partire dagli anni Sessanta,
le condizioni dell’allevatore sono invece cambiate. Inizialmente pastori
seminomadi, oggi gli allevatori di renne sami costituiscono invece una comunità
stabile: la sua famiglia non lo segue più negli spostamenti ma vive nelle città
e nei villaggi e sono scomparsi gli accampamenti delle tipiche tende saami, un
tempo uniche abitazioni dei pastori saami e delle loro famiglie, divenute ormai
quasi esclusivamente villaggi a scopi turistici. E l’allevatore di renne sami si è anche dotato di sistemi tecnologici
moderni: si usano le radio per comunicare e le motoslitte per muoversi in
superficie. Per sostenere le spese imposte dalla tecnologia moderna è
necessario però possedere una mandria di almeno 400 capi. Il numero dei
lavoratori autonomi si è ridotto, mentre i piccoli allevatori, per
sopravvivere, si affidano a pesca, caccia, artigianato e, in tempi più recenti
ad attività connesse al turismo.
Hardangervidda:
unico
parco norvegese non soggetto alla giurisdizione della contea (carattere
nazionale, non regionale). Include parte di quello che è il più grande plateau d’Europa con un’estensione di 7.500 kmq. Il paesaggio è desolato ma
affascinante. Il parco si trova a est
dell’area in cui si incunea l’Hardangerfjord
(km 179) e un’altra più montagnosa a ovest con un’altitudine media tra i
1200 e i 1600 metri. Sul territorio si trovano numerosi laghi ricchi di pesce e
le renne pascolano qui ancora allo
stato brado. Ricopre un’area di 3.430
kmq.
Rondane: è stato il primo
parco nazionale della Norvegia e risale al 1962.
Include un’ampia zona montagnosa che include tra l’altro 10 delle vette
norvegesi superiori ai 2000 metri. A differenza dell’Hardangervidda, il Parco
del Rondane è ricco di sentieri segnalati e rifugi. Ricopre un’area di 580 kmq.
Jotunheimen: a ovest del Rondane,
da molti è considerato il più ble parco nazionale norvegese. Oltre 200 delle
montagne comprese all’interno del parco raggiungono altezze superiori ai 1900
metri, tra le quali le cime più elevate della Scandinavia, ossia il Gadhøppigen (2469 m) e il Glittertind (2453 m). Il paesaggio è
brullo e selvaggio. Vi si trovano significative valli glaciali, laghi alpini, passi e maestose lingue
di ghiaccio e particolari specie floreali artiche. E’ una zona di grandissimo
afflusso turistico estivo grazie all’ottimo servizio dei rifugi alpini e alla
perfetta segnalazione dei sentieri. Istituito nel 1980 il Parco Nazionale dello Jotunheimen ricopre con una
superficie di 1.145 kmq.
La lingua ufficiale è il norvegese con due
diverse forme. Il bokmål (lingua del
libro), prevalentemente scritta ed usata dall’80% della popolazione cioè da
coloro che vivono nelle aree urbanizzate. Questa è la lingua usata
soprattutto nell’istruzione scolastica
e nei mass-media. La lingua Bokmål è stata influenzata dalla lingua danese
durante i 400 anni di dominazione da parte della Danimarca.
La lingua Nynorsk
(nuovo norvegese) fu creata durante il 19º secolo ad opera di Ivar Aasen che,
attingendo ai vari dialetti rurali e ai testi antichi, pubblicò grammatiche e
dizionari. Secondo la legge norvegese, deve essere usata in una certa
percentuale nell’istruzione scolastica e nei mass-media. E’ parlata
principalmente nelle regioni di del Vestlandet.
La popolazione sami parla la lingua lappone ma impara a scuola il
norvegese come seconda lingua madre. Appartiene al ceppo ugro-finnico delle
lingue uraliche. Si distingue in vari dialetti in base alla posizione
geografica. Nel 1985, in seguito ad un’accresciuta sensibilità nei confronti
della questione sami, la lingua sami è stata introdotta nelle scuole elementari
e medie: in pratica chi lo desidera può ricevere l’istruzione in lingua sami
fino ai 13 anni. La cultura e la lingua sami possono essere studiate anche a
livello universitario a Oslo e a Tromsø, oltre che al Magistero di Alta e al
liceo di Karasjok.
La lingua inglese è studiata e parlata dalla
maggioranza del popolo norvegese come seconda lingua.
L’85% della popolazione appartiene alla Chiesa Evangelica Luterana, la religione
di stato, organizzata in 10 diocesi e che prevede l’ordine sacerdotale anche
per la donna. I sacerdoti e le sacerdotesse luterane sono considerati dei veri
e propri impiegati statali, con stipendi e orari di lavoro comuni ad altri tipi
di impiego pubblico. Possono contrarre il matrimonio ed avere figli.
Esistono altre minoranze religiose, tra le
quali anche quella cattolica (40.000 in tutta la Norvegia) e mussulmana.
In base ad una delle più antiche costituzioni
del mondo (1814), la Norvegia è una monarchia
costituzionale ereditaria dove il Re è il capo dello stato e della Chiesa e
ha compiti prevalentemente rappresentativi e cerimoniali. L’attuale re è Harald V, sul trono dal 1991, in
seguito alla morte del padre Olav V.
Il potere
legislativo è affidato allo Storting,
il parlamento norvegese, composto da 165
rappresentanti eletti per 4 anni a suffragio universale, mentre quello
esecutivo è in mano al governo e quello giudiziario alla Suprema Corte.
In linea generale si possono individuare uno
schieramento di orientamento socialista, che include il Partito Laburista ed il Partito Socialista di Sinistra, e un orientamento moderato, rappresentato
principalmente dal Partito Conservatore
e dal Partito Cristiano-democratico.
Tra la fine degli anni 80 e la prima metà dei
90 la scena politica norvegese fu
dominata dal partito laburista ed in particolare dalla Signora Gro Harlem Brundtland, la prima donna
ad essere diventata primo ministro ed oggi la prima donna presidente dell’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità).
Si vota a 18 anni. La Norvegia adottò il suffragio universale già nel 1898 e fu
uno dei primi paesi al mondo a concedere il voto alle donne.
La Norvegia è membro dell’ONU, dell’OCDE,
dell’EFTA*, del Consiglio Europeo e
del Consiglio Nordico. Nel 1949 è anche entrata a far parte della NATO sebbene
abbia sempre rifiutato di ospitare basi militari straniere sul proprio
territorio o di installare testate nucleari.
[European
Free Trade Association = Associazione Europea di Libero Scambio:
comunità internazionale costituita a Stoccolma nel 1959 al fine di favorire la
collaborazione economica tra gli stati membri: Austria, Danimarca, GB,
Norvegia, Portogallo, Svezia e Svizzera. Nel 61 entrò anche la Finlandia. Nel 1966 ottenne la totale soppressione dei
dazi doganali. Oggi fanno parte dell’EFTA solo 4 stati, dato che gli altri
membri hanno aderito all’UE: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Sono
stati firmati accordi con l’UE].
La Norvegia non fa
parte dell’Unione Europea. L’ultimo referendum che ne ha rifiutato l’ingresso è del
novembre 1994, dopo quello del 1972
che determinò le dimissioni dell’allora governo di coalizione (liberale,
conservatore, cristiano-popolare e del centro) che aveva presentato la domanda di
ammissione a Brussels. Con essa ha tuttavia un accordo bilaterale di libero scambio consolidato ora, dal 24 marzo
di quest’anno, dal Trattato di Schengen
che ha abolito i controlli alle frontiere sia delle merci che delle persone
(attuato in Italia dal 1997 per quanto concerne le frontiere aeroportuali e dal
1998 per quelle terrestri e marittime).
L’istruzione è libera ed obbligatoria per
tutti i bambini per 10 anni. La scuola inizia a sei anni e si divide in scuole elementari
per i primi 7 anni e scuole secondarie
negli ultimi 3. A 16 anni termina la scuola obbligatoria ed i giovani norvegesi
possono scegliere di completare gli studi con gli ultimi 3 anni di scuola
superiore (Videregående Skole) scegliendo vari indirizzi corrispondenti un pò
ai nostri licei o scuole superiori.
Per quando riguarda l’università, in Norvegia
è possibile distinguere tre diversi tipi di studi:
1) le università vere e proprie, a Oslo,
Bergen, Trondheim e Tromsø, con conseguimento della laurea in diverse
discipline, o titoli di studio inferiori (ad es. ) o superiori ( ad es.
dottorati) a seconda degli anni di frequenza (4 anni per i titoli di studio più
bassi, 5 o 6 per quelli superiori alla laurea);
2) gli istituti di ricerca che pongono un
maggior accento sulla pratica in diverse aree di specializzazione;
3) i college pubblici che offrono un corso di studi dai 2 ai 4 anni in
diverse discipline. Ne esistono 26 in tutta la Norvegia. Esistono inoltre
college privati e quelli specializzati negli studi artistici.
L’ammissione agli studi universitari non è libera ma vincolata ai
risultati ottenuti nelle scuole superiori ed in alcuni casi, come ad es. per
gli studi di tipo artistico, anche ad esami di ammissione. Le domande per
l’ammissione vengono presentate una volta all’anno e la scadenza è fissata il 15 aprile.
Anche in Norvegia esistono le tasse universitarie alle quali vanno
ovviamente ad aggiungersi i costi per i libri ed altre spese collegate alla
frequenza dell’università. E per questo che esiste quella che qui si chiama la Statens Lånekasse for utdanning (letteralmente, la cassa prestiti statale
per l’istruzione) un istituto che fornisce prestiti e borse di studio agli studenti universitari. Per quanto riguarda
i prestiti, il tasso di interesse è del 4.7% (un tasso agevolato rispetto a
quelli che sono i ratei bancari che arrivano anche all’8%) e vanno restituiti
in un arco di tempo di 20 anni da quando lo studente inizia a lavorare al
termine degli studi. Per ridurre tuttavia la necessità di dover richiedere
prestiti, numerosi studenti norvegesi iniziano a lavorare durante gli studi
generalmente part-time (v. Situazione genitori + famiglia in generale +
debiti).
Esistono gli assegni familiari che lo Stato paga alle famiglie per ogni figlio
fino all’età di 18 anni e che si aggirano intorno alle Lit. 280.000 al mese e un pò di più nei casi di madri disoccupate o
ragazze-madri. La cura dei figli ed altri aspetti sociali legati alla famiglia
sono considerati fondamentali dallo Stato norvegese ed in generale in tutta la
Scandinavia.
Un altro esempio di questa generale politica
di assistenzialismo sociale (“social welfare” ) che ha sempre caratterizzato
gli stati scandinavi è per es. dato dalle case
di riposo per anziani, numerosissime in Norvegia e dove l’anziano versa
l’80% della propria pensione per sostenerne i costi.
Per quanto riguarda invece l’assistenza sanitaria, è garantita sia dallo stato sia dalle
regioni e fino a pochi anni fa era completamente gratis. Oggi come succede in
quasi tutti i paesi europei è stato introdotto il ticket per le normali visite
mediche, gli ospedali cominciano a presentare segni di “inefficienza” e
l’attesa per diversi tipi di interventi è alle volte lunghissima e non affatto degna
della tradizione scandinava.
Comunque possiamo ancora dire che siamo
garantiti ed assistiti
Le festività ufficiali includono il 1.
Gennaio, la tutta la settimana di
Pasqua, , il 1 Maggio, l’Ascensione, il 17 maggio giorno della festa nazionale
e ovviamente il Natale.
La festa
nazionale, che coincide con la data in cui venne firmata la prima
costituzione norvegese nel 1814, è una giornata di grandi festeggiamenti in
tutto il paese. L’intero paesaggio è adornato con la bandiera nazionale ( la si
può vedere in tutte le case e i giardini delle famiglie norvegesi) ed è ancora
una di quelle occasioni in cui i norvegesi amano indossare il bunad, ossia il
costume tradizionale che cambia e presenta colori e fogge diverse nelle diverse
regioni del paese. I norvegesi conservano ancora un forte spirito
nazionalistico che raggiunge il massimo della sua espressione durante il 17
maggio appunto.
A
Oslo, la capitale, tutta la via principale, ossia la Karl Johan, è affollata
dalle parate di bambini di tutte le
scuole che sfilano sotto il balcone del Palazzo Reale per ricevere il saluto della famiglia reale.
In generale il costo della vita in Norvegia è
molto più alto rispetto all’Italia di un 30-40% circa.
I motivi di questo fatto sono diversi. In
alcuni casi il prezzo più elevato è dovuto al fatto che si tratta di prodotti
importati e non prodotti in loco (v. Ad es. tutti i generi alimentari ed in
particolare la frutta e la verdura).
In altri casi si tratta di beni definiti
voluttuari che subiscono una forte tassazione da parte dello Stato. Tra questi
ci sono le bevande alcoliche che sono molto costose e lo sono ancor di più
quando servite al ristorante. Pensate che una birra arriva a costare intorno
alle Lit. 12.000 ed una bottiglia di vino anche Lit. 80.000. Il tutto si spiega
con una politica di prevenzione contro l’alcolismo e l’abuso di alcol, che
viene quindi tassato fortemente dallo Stato. Il vino ed i superalcolici infatti
vengono venduti in Norvegia esclusivamente in speciali negozi controllati dallo
Stato che si chiamano Vinmonopol.
Anche le sigarette, in quanto bene voluttuario, sono molto costose (€. 8 circa
per un pacchetto).
Le norme relative alla guida in stato di
ebbrezza sono molto severe e i controlli frequenti: il tasso massimo consentito
di alcool nel sangue è di 0, 2 per mille.
Chi supera tale limite può incorrere in pesanti multe o anche in una pena
detentiva e nel ritiro della patente.
Al costo più alto della vita corrisponde in
parte una media salariale norvegese decisamente superiore a quella italiana.
Generalizzando si può dire che uno stipendio medio oscilla NOK. 28.000 (€3.
500) netti al mese, esclusi i liberi professionisti o gli alti quadri
dirigenziali per i quali ovviamente è più difficile far una stima precisa. Va
ricordato a questo proposito che in Norvegia, così come un pò in tutta la
Scandinavia, non esistono grossi squilibri di tipo economico-sociale: qui
esistono sicuramente i ricchi, ma non esistono i poveri. Lo standard della vita
media è abbastanza uguale per tutti. In
effetti poi considerando il costo elevato della vita e la forte tassazione alla quale i cittadini
sono sottoposti, la nostra idea di Scandinavia come paese in cui si vive bene
viene un pò a cadere. Quello che rimane vero è che i cittadini di questi stati
ricevono parecchio dallo stato in forma di assistenza sociale (così come
avviene per le industrie locali in termini economici) e questi sono sicuramente
paesi caratterizzati da un ottima efficienza generale (strutture pubbliche,
servizi pubblici, ecc.).
LA CULTURA NORVEGESE
Una cosa e certa - la Norvegia è molto di più di una natura incontaminata. E’ un
paese ricco di storia, anche se povero di monumenti storici grandiosi. La
natura tuttavia ha modellato il carattere norvegese dal quale si è sviluppato
un forte senso di identità norvegese. Grazie alla ricchezza di risorse
naturali, la Norvegia è da tempo una nazione industrializzata. Ed è orgogliosa
di essere stata tra i primi paesi a debellare l’analfabetismo. Non solo il
Parco di Vigeland, le navi vichinghe, il Museo di Munch e la Cattedrale
Nidaros, ma numerosissimi altri musei dislocati in varie città della Norvegia
contribuiscono a diffondere la cultura norvegese per tutti coloro che sono
desiderosi di apprendere qualcosa in più sul paese che stanno visitando.
Incisioni
rupestri
In diverse località della Norvegia sono state
rinvenute incisioni rupestri (graffiti su pietra) che risalgono all’età
preistorica. Si tratta talvolta di graffiti singoli ma tal altre ricoprono
intere aeree. Si presume che tali incisioni su pietra avessero un significato
rituale o magico. I motivi predominanti riguardano animali, imbarcazioni e
persone. I graffiti su pietra più famosi sono quelli di Hjemmeluft nella
cittadina di Alta entrati a far parte del Patrimonio Universale UNESCO.
Arte
popolare
La tradizione della pittura a rose norvegese si sviluppò intorno al 1750 e inizialmente rappresentò sia
un’imitazione che un distacco dall‘ ”arte delle corporazioni”. Quest’ultima si
basava su schemi fissi e riproduceva fedelmente motivi e ornamenti dei principali artisti europei. La pittura a rose sviluppò
una forma artistica più libera, un’arte popolare unica che raggiunse il suo
apice agli inizi del 1800. Si trattava di una forma d’arte rurale praticata da
maestri locali che si spostavano di fattoria in fattoria. Alcune vecchie case in legno presentano splendide incisioni e
decorazioni . Neanche questi artigiani rurali tuttavia erano esenti
dall’influenza delle mode internazionali, nonostante gli impulsi dal continente
europeo raggiungessero i villaggi norvegesi a fatica. Negli interni di queste vecchie case si ritrovano elementi ripresi
dalle principali correnti di stile quali il rinascimento, il barocco, il rococò
e lo stile impero, mescolati a tradizioni locali e fortemente influenzati dal
gusto personale dell’artigiano e dal suo carattere. Il risultato fu un’arte popolare unica ed esuberante caratterizzata da
foglie d’acanto e figure umane, fiori e alberi, scene bibliche, soldati e
cavalieri, spesso dai colori brillanti e armoniosi.
Numerosi edifici norvegesi seguono lo stile del dragone, uno stile
tipicamente norvegese e riccamente decorato. Nacque intorno al 1800 sulla scia di un rinato interesse
per la decorazione ad animali tipica del periodo vichingo. Allora la Norvegia
era sulla via dell’indipendenza dalla Svezia e il nazionalismo si affermò. A
lungo lo stile dragone venne considerato la peggior manifestazione in termini di gusto della glorificazione del passato.
Continuò tuttavia ad essere utilizzato fino alla restaurazione del Park Hotel ad Holmenkollen a Oslo. Ed in
diverse zone della Norvegia, in particolare nella Norvegia occidentale, si
trovano numerosi esempi di questi begli hotel in legno che sono ormai divenuti
un simbolo del paesaggio norvegese di queste regioni.
Tradizioni
culinarie
La
cucina norvegese si è sempre basata su quegli alimenti disponibili nelle varie
regioni nei diversi periodi dell’anno. Inizialmente
si trattava di piatti semplici. Ma, non appena è stato possibile disporre
delle materie prime di “prima classe” e sia l’afflusso che l’esperienza sono
andati aumentando, la cucina norvegese è diventata più sofisticata. Ed i
norvegesi hanno iniziato a leccarsi i baffi. Una lunga tradizione di nazione peschiera ha fatto sì che il pesce ed i
frutti di mare avessero un posto in prima fila nei menù norvegesi. E le specie di pesce marino sono tante
in questo paese, soprattutto lungo le coste.
Il merluzzo, il pesce lupo ed
il salmone sono i più diffusi,
serviti sia in umido che fritti. E le
aringhe sono un tipico piatto estivo, caratteristico soprattutto della costa
meridionale della Norvegia. Anche la selvaggina
occupa un posto importante nella cucina locale. L’alce è tipico delle regioni interne, mentre il cervo si
trova soprattutto nel Vestlandet. La renna
è tipicamente diffusa nel nord del paese anche se i piatti a base di carne di
renna sono diffusi un pò ovunque. La pernice
è un piatto tipicamente autunnale, così come il montone e l’agnello.
Nel
Medioevo, quando nel resto d’Europa si costruivano grandi cattedrali in pietra,
una tecnica simile si sviluppò in Norvegia per l’utilizzo del legno, il
materiale da costruzione ovviamente più diffuso. Le navi vichinghe
documentano ampiamente la tradizione delle costruzioni in legno. Non sono le teste di dragone od i portali
intarsiati che caratterizzano le “stavkirke”, ma la tecnica di costruzione
basata sull’impiego degli “staver”. Stav significa palo e kirke chiesa. Si
tratta infatti di chiese costruite riprendendo le tecniche di costruzione
vichinghe: la struttura portante poggia su pali infissi verticalmente nel
terreno che sorreggevano sia le pareti che il tetto, contrariamente a quanto
avveniva nella costruzione delle capanne
in cui i tronchi di albero venivano montati in modo orizzontale.
Si stima che tra l’ XI ed il XIV secolo ne furono costruite circa 750 in
tutta la Norvegia ma ne sono rimaste tutt’oggi circa 30 concentrate lungo i
fiordi e nelle valli della zona centro-occidentale del paese. La Norvegia è in
effetti l’unico paese dell’Europa del Nord ha preservato ancora le chiese in
legno del periodo medievale. La chiesa in legno di Urnes è la più antica di
tutte: risale agli inizi del 1100 ed è entrata a far parte del Patrimonio
Universale UNESCO. La stavkirke di Heddal è la più grande, ma quella di Borgund
è con ogni probabilità la più visitata e fotografata.
Ogni stavkirke ha il suo fascino e la sua
atmosfera unica. E sebbene dall’esterno possa sembrare semplice, gli interni di
una stavkirke mostrano sempre una sorprendente ricchezza di ornamenti. Ne
esistono ad una sola navata o più complesse a 3 navate o con il porticato. I
tetti sono spioventi. Le scene della mitologia norrena (= della Norvegia fino
al XIV sec.) o le teste di drago poste sui tetti insieme alle croci
rappresentano la fusione di elementi cristiani e pagani.
Inizialmente cattoliche, le chiese in legno
vennero riformate nel 1537 diventando così chiese protestanti.
Elenco
dei Monumenti del Patrimonio Universale UNESCO in Norvegia
·
“Bryggen”, il molo anseatico a Bergen;
·
le incisioni rupestri
di Alta;
·
Røros – la vecchia
città mineraria
·
la stavkirke di Urnes
La Norvegia si è trasformata da una nazione
agricola e povera in un paese industriale che offre ai suoi abitanti uno dei più
elevati tenori di vita di tutta Europa con un PIL pro capite di circa 58
milioni di lire. Gli squilibri economico-sociali sono poco accentuati (imposte
sul reddito e sulle proprietà = progressive e molto severe).
I fattori cruciali per l’economia norvegese
sono stati la scoperta e lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di petrolio e di gas naturale del Mare del
Nord, che oggi rappresentano la base dell’economia del paese.
Le riserve
petrolifiche del Mar di Norvegia furono scoperte nel 1968 e la produzione iniziò nel 1971. I principali giacimenti sono
ubicati nel Mare del Nord (Ekofisk, ora esaurito, Heimdal, Gullfaks, ecc). Oggi
la produzione di petrolio è di oltre 111 milioni di tonnellate e quella di gas
di oltre 30 miliardi di metri cubi.
Circa 60.000
persone lavorano oggigiorno nel settore petrolifero, sia sulle piattaforme
che nelle varie attività ad esse collegate. Le 3 principali società petrolifere
norvegesi sono la Statoil, la Norsk Hydro e la Saga Petroleum. Stavanger,
sulla costa sud-occidentale della Norvegia, è la città del petrolio per
eccellenza. Inizialmente dipendente dalla pesca, come principale attività
economica della città, essa è divenuta oggi sede delle principali compagnie
petrolifere e di istituti di ricerca
geologici avanzatissimi.
È da tenere presente che la dipendenza del
petrolio rende la Norvegia vulnerabile a causa delle variazioni del prezzo del
petrolio come accadde nel 1980. La reazione del governo norvegese fu immediata,
imponendo il blocco ed il controllo degli stipendi ed altre misure restrittive.
Oggi, invece, il prezzo altissimo del petrolio influenza
positivamente l’economia globale del
paese, rafforzando la corona norvegese e contenendo la disoccupazione intorno
al 2.5%. La bilancia dei pagamenti
(esportazioni > delle importazioni) è in attivo grazie all’esportazione del
petrolio e del gas. Secondo la revisione del bilancio 2001, si prevede che, a
fine anno, il Fondo petrolifero
norvegese supererà i 632 miliardi di corone con un attivo della bilancia dei
pagamenti di circa 200 miliardi di corone. Tutto ciò grazie al prezzo del
petrolio che oscilla dai 21 ai 28 dollari a barile.
Nonostante queste enormi ricchezze, tuttavia, recenti stime
eseguite dall’OCSE prevedono che lo
sviluppo economico in Norvegia fino al 2006
sarà il più basso dei paesi industrializzati a causa della mancata
applicazione di nuove tecnologie in settori vari. Un confronto tra i
principali paesi industrializzati evidenzia che il PIL dal 2003 al 2006 subirà
un aumento come segue: Irlanda + 6,8 – Finlandia 3,7 – USA 3,6 – Francia 2,4 –
Germania 2,4 – Giappone 2,2 – Norvegia 1,4. Il dato relativo alla Norvegia non
tiene tuttavia conto della produzione ed esportazione del petrolio.
E’ importante sapere che lo Stato
norvegese interviene in misura notevole nell’economia e ne controlla numerosi
settori quali ad es. la siderurgia e tutte le attività collegate al petrolio (attraverso
la Staoil). L’indice di disoccupazione contenuto che la Norvegia registra
presuppone infatti un aiuto costante alle industrie messe in difficoltà dalla
concorrenza internazionale.
L’agricoltura
contribuisce meno del 4% alla
formazione del PIL, dato che le
terre coltivabili rappresentano poco più del 2,7% della superficie territoriale
e le limitate possibilità di sfruttamento dovute alle rigide condizioni
climatiche. E’ possibile coltivare esclusivamente orzo, avena e patate. La principale risorsa dell’agricoltura è
perciò costituita dall’allevamento
(ovini, bovini, suini, caprini e renne).
La foresta, che copre
circa il 26% del territorio, rappresenta una considerevole risorsa economica.
Si tratta per lo più di conifere, pini e abeti rossi (Vestlandet, Søreland e
Trøndelag). La foresta viene tuttavia sfruttata al di sotto delle sue potenzialità
per poter praticare la politica del rimboschimento.
L’industria del legno è
in difficoltà per quanto concerne sia gli approvvigionamenti (viene importato
anche dalla Svezia) sia le vendite. La produzione della cellulosa o della pasta
di legno subisce la concorrenza dell’industria del mobile. La Norvegia è il settimo produttore al mondo di carta da
giornale.
Altre risorse economiche del paese sono rappresentate dalla pesca (v. Paragrafo), la cantieristica, lo sfruttamento
forestale e l’energia idroelettrica ottenuta
grazie alle numerose e potenti cascate di cui il paese è ricco e che diede la
spinta decisiva verso l’industrializzazione soprattutto negli anni successivi
alla 2 Guerra Mondiale .
La produzione di energia
elettrica proviene quasi totalmente da centrali idriche. La sua
disponibilità ha favorito l’installazione di numerosi stabilimenti, forti
consumatori di energia, come ad es. le unità di produzione delle ferroleghe e
di elettrometallurgia, gli stabilimenti per la fabbricazione dell’alluminio, di
elettrochimica, ecc.
La cantieristica
è ancora competitiva .
Il turismo
rappresenta una risorsa economica interessante legata alla costruzione di
parchi nazionali .
Per la sua costituzione fisica e posizione
geografica, la Norvegia è sempre stato un paese proiettato sul mare, con una
tradizione secolare di navigazione e commercio. Nel periodo tra le 2 guerre
mondiali la marina norvegese era una delle prime al mondo. La pesca costituiva
allora la più importante delle risorse interne, mentre la carenza di materie
prime alimentava un notevole flusso di importazioni di prodotti finiti.
Pur avendo perso l’importanza che aveva un
tempo nel quadro dell’economia nazionale (oggi la pesca contribuisce per meno dell’1% alla formazione del PIL), la pesca norvegese
conserva tuttora il primato a livello europeo. Si stima che la Norvegia
peschi circa 2,5 milioni di tonnellate di pesce l’anno e ne possa produrre
circa 400.000 tonnellate senza alterare le condizioni biologiche presenti. Viene
effettuata nei mari circostanti, Mar di
Norvegia e Mare del Nord, dove la pescosità è favorita da contrasti termici e
dalla forte ossigenazione provocati dalla Corrente del Golfo. Bergen, Trondheim
e Stavanger sono i principali centri legati a questa attività ed insieme ad
altri porti minori rappresentano le sedi degli impianti per la lavorazione del
pescato.
Il pescato marino
consta principalmente di aringhe,
merluzzi (provenienti dai banchi delle Isole Lofoten), sgombri, acciughe (distretto
di Stavanger)*, ecc. E’ ancora
diffusa la caccia alla foca e alla balena. A questi si aggiungono poi le specie di acqua dolce quali salmoni, trote e carpe.
Va detto tuttavia che sebbene persistano le condizioni favorevoli
alla pesca, essa è vittima di una crisi ecologica dovuta all’eccessivo sfruttamento delle riserve che sta
minacciando la scomparsa una dopo l’altra delle specie ittiche.
I norvegesi consumano poco pesce fresco e lo esportano quindi
salato, seccato e soprattutto surgelato, cosicché la pesca alimenta numerosi
stabilimenti per la lavorazione del pesce, il più famoso dei quali è quello
della Findus a Hammerfest. Tali
stabilimenti, che danno lavoro a circa 20.000 persone, sono sorti
principalmente nel nord del paese dove oltre 1/3 della popolazione vive della
pesca.
Stavanger: capitale delle sardine norvegesi (=brisling). Alla fine del secolo
scorso la sardina era per questa città il perno dell’economia. I numerosi
banchi presenti nel fiordo fecero sì che numerosi abitanti della città, fino ad
allora dediti all’agricoltura, abbandonassero le terre per recarsi a buttare le
reti in mare. Data la particolare abbondanza di questo pesce, si dovette
pensare ad una soluzione per renderne possibile la conservazione e fu così che
nacquero le famose scatolette di latta
che tutti conosciamo. Nacquero come funghi le fabbriche di inscatolamento che presto modificarono radicalmente
l’economia della città. Una serie di altre attività collegate e parallele
infatti iniziarono a svilupparsi quali
la produzione delle chiavette per aprire le scatole, le etichette, il
confezionamento, ecc. Ed ovviamente la varie attività legate all’esportazione
di questo prodotto. Una particolarità: lo
stemma della città di Stavanger, coinvolta favorevolmente negli anni 70
nell’altro boom economico norvegese (ossia il ritrovamento di giacimenti
petroliferi), è ancora una chiave per le
scatolette di sardine.
Salmone: Oggi il salmone è per il 90% allevato in vasche localizzate nei fiordi
norvegesi della costa occidentale da Bergen fino a Tromsø. I salmoni
selvatici che vivono prevalentemente nel mare risalgono il fiume, tra giugno e
luglio, per deporre le uova nel luogo
dove sono nati. Se questo gli viene impedito da fattori vari, il salmone cerca
di trovare una nuova localizzazione con le stesse caratteristiche del suo luogo
di origine (eg. temperatura e
ossigenazione dell’acqua, la flora,
ecc.). Durante la sua vita, il salmone ritorna al suo fiume di origine ogni
anno per 2-4 anni per poi non tornare più. I piccoli salmoni di colore bianco
rimangono nel fiume per i primi due anni di vita per poi portarsi anche loro
verso il mare. In questi due anni il colore della loro pelle subisce una
variazione e diventa grigio-dorato. Alcune di essi rimangono nelle acque del fiume tutto l’inverno per tornare nel mare
aperto solo la primavera successiva. Prima di passare dall’acqua salata del
mare all’acqua dolce dei fiume, il salmone trascorre alcuni giorni alle foci
dei fiumi per potersi climatizzare. E’ possibile vedere “tappeti” di salmoni
immobili alla foce del fiume durante questa fase di adattamento che li rende
poco reattivi. In queste zone è severamente vietata la pesca sportiva dei
salmoni che risulterebbe particolarmente facile date le condizioni in cui essi si trovano. Se questa fosse consentita,
è chiaro che ne verrebbe drasticamente compromessa la loro riproduzione e, a
lungo termine, la specie andrebbe a scomparire.
Oggi si pratica principalmente la pesca sportiva del salmone e in
misura minore la pesca commerciale. Viene praticata con una canna con lenza
molto sottile e una mosca come amo. Richiede una tecnica molto difficile che
può durare dalle 5 alle 7 ore in base al peso e alla grandezza del pesce.
In generale, la pesca in mare è gratuita, mentre per quella in acqua dolce, soprattutto per i fiumi popolati dai salmoni,
è necessario innanzitutto avere
una licenza di pesca nazionale che
può essere pagata tramite conto corrente postale e che va dalle 90 alle 180 NOK all’anno. A questa va
ad aggiungersi la licenza locale, chiamata fiskekort,
il cui prezzo varia di zona in zona e a seconda del periodo dell’anno. In
alcuni luoghi sono i proprietari stessi del terreno a concedere il permesso di
pesca. Il prezzo varia a seconda dell’altezza del fiume: all’inizio del fiume,
dove le possibilità di pesca sono maggiori, il prezzo può arrivare fino a Lit.
3.000.000 e scendere man mano che ci si allontana dalla foce e ci si avvicina
alla sorgente. La stagione di pesca si estende generalmente da metà maggio
all’autunno.
La maggior parte dello stoccafisso norvegese
si ottiene dal merluzzo artico che
vive nelle acque del Mare di Barents
e lungo tutta la costa norvegese. Viene
fatto essiccare all’aria, con la
sola azione degli agenti atmosferici, principalmente
nelle isole Lofoten, ma anche in altre regioni della Norvegia come ad es.
nel Finnmark. In età feconda infatti i merluzzi artici abbandonano i loro
habitat per andare a deporre le uova
nella zona compresa tra le Isole Lofoten e la costa nord-occidentale della
Norvegia, dove si trovano condizioni climatiche ideali per la riproduzione. La pesca alle Isole Lofoten va da gennaio
ad aprile.
Prima di essere sottoposti al processo di
essiccazione, i merluzzi vengono puliti, la testa asportata. Tutte le parti di
scarto vengono impiegate in altri tipi di produzione: eg. la lingua è
considerata una prelibatezza culinaria sia in Norvegia che in altri paesi; la
testa essiccata viene destinata a mercati specifici; dalle uova si ricava il caviale; dal fegato si ricava l’olio medicinale
chiamato tran.
Il merluzzo fresco contiene acqua per l’80%
circa ed è questa a andare persa durante il processo di essiccazione che porta
alla produzione dello stoccafisso. Per il resto le qualità nutritive del pesce,
ed in particolare il suo elevato contenuto proteico, vitaminico, ferro e
calcio, rimangono inalterate.
L’Italia
acquista oggi più di 2/3 della produzione di stoccafisso norvegese. Il mercato italiano
si divide, per ragioni culturali, in 5 principali regioni: Veneto, Liguria, Campania, Calabria e Sicilia. Nell’Italia
nord-orientale, in generale, si predilige lo stoccafisso più magro e sottile,
che viene rullato e battuto prima di essere venduto e che va fatto “rinvenire”
prima di essere cucinato.
·
Henrik Ibsen (1828-1906): il più
noto autore drammaturgo norvegese. Visse 4 anni in Italia (Roma, Amalfi,
Ischia) dove scrisse il suo più famoso dramma il Peer Gynt, una sorta di
gloriosa saga dell’animo popolare norvegese. Altre opere famose sono Casa di
Bambola e Spettri che hanno come motivo centrale la lotta tra verità
e menzogna nei rapporti umani. Ha anticipato la condizione esistenziale e “il
male di vivere” dell’uomo del novecento e per questo ancora oggi i suoi testi
colpiscono per la capacità di rispondere alle domande di fondo del nostro
tempo.
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Edvard Munch (1863-1944): il più grande pittore norvegese. A lui si
devono le decorazioni dell’aula dell’Università di Oslo. Le sue opere sono
raccolte nel museo a lui dedicato a Oslo.
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Edvard Grieg (1843-1907) : v. Capitolo su Bergen
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Fridtjof Nansen (1861-1930): un esploratore polare che divenne famoso per
la sua spedizione artica in Groenlandia e per il suo viaggio con l’imbarcazione
polare “Fram” nell’Oceano Artico alla quale è stato dedicato un Museo a
Oslo. Egli voleva dimostrare
l’esistenza di una corrente che, dalle coste della Siberia, passando vicino al
Polo Nord, sboccasse nell’Atlantico. Il Fram giunse dapprima verso NO poi verso
sud, uscendo nel mare libero, le Spitzenberg e arrivò a Tromsø. Nel 1922 gli
venne assegnato il Premio Nobel per la Pace per il suo aiuto ai profughi della
1 Guerra Mondiale.
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Roald Amundsen (1872-1928):
esploratore norvegese che dimostrò la completa navigabilità del passaggio
Nord-Ovest per vie diverse da quelle fino ad allora conosciute. Divenne famoso
anche per la spedizione al Polo Sud che egli toccò nel 1911. Sorvolò anche il
Polo Nord col dirigibile Norge nel 1926 e morì due anni dopo mentre, a bordo di
un altro dirigibile, portava soccorso alla spedizione Nobile sul dirigibile
Italia.
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Thor Heyerdahl (1914- 2003): zoologo, etnologo e navigatore nel 1947
sulla zattera Kon Tiki (v. Museo a Oslo) attraversò l’Oceano Pacifico
nell’intento di dimostrare la possibilità di comunicazioni in epoca
precolombiana tra il Sudamerica e le Isole della Polinesia. Alla fine degli
anni 60 decise di effettuare una traversata atlantica utilizzando
un’imbarcazione di papiro simile a quelle dell’antico Egitto e Mesopotamia per
dimostrare la sua teoria secondo la quale la civiltà egizia avrebbe avuto
contatti con quella maya e inca. L’imbarcazione, chiamata Ra I, era lunga 12 m
ed era costruita con fasci di papiro legati tra di loro senza l’impiego di
parti metalliche come chiodi, viti, ecc. La Ra I naufragò e egli effettuò un
secondo tentativo con la RA II nel 1970. Questo secondo tentativo ebbe successo
ed il RA II, partito dal Marocco dove fu costruita, approdò nelle Barbados dopo
57 giorni di navigazione.
Tutti i giorni dell’anno, alle 22 in inverno e alle 20 in estate,
il battello postale battezzato “Hurtigrute”, cioè “rotta veloce” salpa dal
porto di Bergen e inizia il suo viaggio verso il nord che terminerà ben oltre
il Circolo Polare Artico, dopo aver percorso in 7 notti e 6 giorni e mezzo 1250
miglia marine e aver toccato 35
porti. Il porto di arrivo è Kirkenes nei pressi del confine con la
Russia. E` possibile suddividere il viaggio in tappe.
La sua origine si deve alla necessità di far arrivare le grandi
quantità di merluzzo pescato e lavorato nelle Isole Lofoten e Vesterålen ai grandi
porti commerciali di Trondheim e Bergen. La compagnia di navigazione venne
creata nel XIX sec. A Stokmaknes nelle isole Vesteråden. Ben presto, oltre al
pesce, le imbarcazioni trasportarono anche altre merci e la posta, da qui il
nome Postale. Così nel 1893 Richard With ideò il servizio Hurtigrute che iniziò
a compiere regolari scali contribuendo a spezzare l’isolamento di questi
arcipelaghi con il resto del paese.
Le navi della flotta Hurtigrute sono
attualmente 11 tutte con possibilità di trasporto auto e cabine per i
passeggeri.
TAPPE:
·
Bergen – Ålesund (3 ore visita)
·
Ålesund – Molde (città delle rose)
·
Molde – Kristiansund
·
Kristiansund – Trondheim (6 ore visita)
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Trondheim – Bodø ( si
supera il CPA)
·
Bodø – Svolvær (città famosa per la pesca del merluzzo; si vedono
le Lofoten)
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Svolvær – Stokmarknes
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Stokmarknes – Harstad
·
Harstad – Tromsø (3 ore visita)
·
Tromsø – Hammerfest
·
Hammerfest – Honnigsvåg (prossimità di Capo Nord)
·
Honnigsvåg – Vårdø ( si circumnaviga l’estremità settentrionale
dell’Europa)
·
Vårdø – Vadsø (villaggio di pescatori)
·
Vadsø – Kirkenes (città mineraria, a pochi km dal confine russo)
Linea ferroviaria che collega Flåm a Lærdal: km. 20 di lunghezza,
con un dislivello di m 865 e 20 gallerie per un totale di km 6 è unica nel suo
genere. Per poter percorrere un simile
dislivello su un tragitto così breve, i binari seguono un percorso a spirale,
imboccando gallerie tortuose scavate nella montagna. La pendenza, del tutto
eccezionale, ha obbligato a munire le vetture di 5 freni diversi, ognuno in
grado di fermare l’intero convoglio.
La discesa nella stretta valle di Flåm è
un’esperienza unica: ripidi precipizi incassati nelle montagne ricoperte di
ghiacciai e nevai e la grandiosa cascata di Kjofossen. La vista più spettacolare è l’ingresso della
galleria di Nåli a 1350 m di altezza: la strada ferrata attraversa 3 ripidi
dislivelli, mentre l’antica carreggiata che l’affianca si arrampica in 21
vertiginosi tornanti.
La durata del percorso è di soli 50 minuti e
nei punti più panoramici il treno rallenta o addirittura si ferma.