Le Stavkirke

 

 Nel Medioevo, quando nel resto d’Europa si costruivano grandi cattedrali in pietra, una tecnica simile si sviluppò in Norvegia per l’utilizzo del legno, il materiale da costruzione ovviamente più diffuso. Le navi vichinghe documentano ampiamente la tradizione delle costruzioni in legno. Non sono le teste di dragone od i portali intarsiati che caratterizzano le “stavkirke”, ma la tecnica di costruzione basata sull’impiego degli “staver”. Stav significa palo e kirke chiesa. Si tratta infatti di chiese costruite riprendendo le tecniche di costruzione vichinghe: la struttura portante poggia su pali infissi verticalmente nel terreno che sorreggevano sia le pareti che il tetto, contrariamente a quanto avveniva nella costruzione delle capanne  in cui i tronchi di albero venivano montati in modo orizzontale.

Si stima che tra l’ XI ed il  XIV secolo ne furono costruite circa 750 in tutta la Norvegia ma ne sono rimaste tutt’oggi circa 30 concentrate lungo i fiordi e nelle valli della zona centro-occidentale del paese. La Norvegia è in effetti l’unico paese dell’Europa del Nord ha preservato ancora le chiese in legno del periodo medievale. La chiesa in legno di Urnes è la più antica di tutte: risale agli inizi del 1100 ed è entrata a far parte del Patrimonio Universale UNESCO. La stavkirke di Heddal è la più grande, ma quella di Borgund è con ogni probabilità la più visitata e fotografata.

Ogni stavkirke ha il suo fascino e la sua atmosfera unica. E sebbene dall’esterno possa sembrare semplice, gli interni di una stavkirke mostrano sempre una sorprendente ricchezza di ornamenti. Ne esistono ad una sola navata o più complesse a 3 navate o con il porticato. I tetti sono spioventi. Le scene della mitologia norrena (= della Norvegia fino al XIV sec.) o le teste di drago poste sui tetti insieme alle croci rappresentano la fusione di elementi cristiani e pagani.

 Inizialmente cattoliche, le chiese in legno vennero riformate nel 1537 diventando così chiese protestanti.

 

 

 

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