Comandante ad Auschwitz
Brani estratti dall'autobiografia
di Rudolf
Höss
(Trad. di G. Panzieri Saija, Einaudi, Torino, 1985)
«A Sachenhausen vi erano
parecchi Testimoni di Geova, una gran parte dei quali rifiutò di prestare
servizio militare; vennero perciò condannati a morte del Reichsführer come
ribelli. Furono giustiziati alla presenza di tutti gli altri prigionieri,
all'interno del campo, e tra questi in prima fila erano stati collocati i loro
confratelli. Ho conosciuto parecchi fanaticireligiosi, nei pellegrinaggi, nei
conventi, in Palestina, sulla strada dell’Heggiaz, in Irak, in Armenia;
cattolici, sia romani, sia ortodossi, musulmani, sciiti e sunniti. Ma i
Testimoni di Geova di Sachsenhausen, e due di loro in particolare, superarono
quanto avevo visto fino ad allora. Questi due fanatici rifiutarono di compiere
qualunque cosa avesse il minimo rapporto con le faccende militari Ricusavano di
stare sull'attenti, vale a dire non battevano i tacchi, non tenevano le
mani lungo le cuciture dei pantaloni, non si toglievano il berretto. Per essi
non esistevano leggi, poiché consideravano Geova il loro unico legislatore.
Fummo costretti ad allontanarli dal block dei loro confratelli e a tenerli in
segregazione, poiché incitavano continuamente gli altri ad imitarli. Eicke li
aveva condannati parecchie volte alla pena del bastone per il loro contegno
indisciplinato, ma accoglievano le frustate con tanta gioia da fare supporre in
essi una sorta di perversione. Pregavano il comandante di farli frustare ancora,
per poter così meglio testimoniare della loro idea, in favore di Geova. Dopo la
visita militare, alla quale, è inutile dirlo, si rifiutarono assolutamente -
non vollero nemmeno mettere la firma sotto un documento militare -, vennero
anch'essi condannati a morte dal Reichsführer. Quando la condanna gli
venne annunziata in cella, ebbero un’esplosione di gioia irrefrenabile, e
avrebbero voluto in ogni modo affrettare il giorno dell’esecuzione. Torcendo
le mani levavano gli occhi al cielo con espressione estatica ed esclamavano
senza posa: - In breve saremo presso Geova, quale felicità essere eletti a ciò
-.
Alcuni giorni prima avevano assistito all'esecuzione di alcuni confratelli, e si
era stentato a trattenerli, tanto irresistibile era il loro desiderio di essere
immediatamente giustiziati. La vista di tanta frenesia era quasi insostenibile e
dovettero essere riportati quasi a forza nelle loro celle. Quando venne il loro
giorno, si avviarono quasi di corsa. Non vollero essere legati, per poter alzare
le mani a Geova, e stettero davanti al palo con un'espressione luminosa e rapita
che non aveva più nulla d'umano. Così immaginai dovessero essere i primi
martiri cristiani, condotti nell'arena per essere dilaniati dalle belve.
Andarono dunque alla morte coi visi illuminati, gli occhi rivolti al cielo e le
mani congiunte nella preghiera e levate in su. Tutti coloro che assistettero
alla loro morte ne furono turbati, perfino il plotone d'esecuzione.
Questa fine gloriosa
dei loro confratelli esaltò ancor di più gli altri testimoni di Geova, e ancor
più li rafforzò nella loro fede. Parecchi che avevano già firmato una
rinunzia al proselitismo, che avrebbe guadagnato loro la libertà, la
ritrattarono, preferendo continuare a soffrire per Geova.
Nella vita quotidiana erano individui tranquilli, diligenti e socievoli, sia gli
uomini che le donne, e sempre pronti ad aiutare il prossimo. Erano per lo più
artigiani, ma vi erano anche parecchi contadini della Prussia orientale. Finché
si limitavano, in tempo di pace, alle loro preghiere, al servizio divino e alle
riunioni di fratelli, non erano affatto pericolosi per lo Stato, ma quando nel
1937 la loro setta prese a diffondersi in misura crescente, si cominciò a
svolgere inchieste su di essa; si vide così che i nemici collaboravano
attivamente alla diffusione delle loro idee per minare su un piano religioso lo
spirito militare del popolo. L'inizio della guerra mostrò chiaramente quanto
grave sarebbe stato il pericolo se fin dal 1937 i capi e i propagandisti più
fanatici non fossero stati messi al sicuro, troncando così il proselitismo dei
Testimoni di Geova. Nei campi di concentramento, essi erano lavoratori diligenti
e coscienziosi, e potevano essere mandati fuori anche senza sorveglianti. Ma
ricusavano ogni cosa che avesse attinenza con cose militari, con la guerra; ad
esempio, le loro donne a Ravensbrück si rifiutarono di preparare i pacchi di
bende per il pronto soccorso; alcune di queste fanatiche non acconsentivano a
presentarsi all'appello, e si potevano contare soltanto non allineate.
I nostri prigionieri
di questa setta erano certamente membri dell'Unione internazionale dei Testimoni
di Geova, ma in realtà non conoscevano affatto l'organizzazione della loro
Unione. Conoscevano bene i funzionari che distribuivano le bibbie e tenevano le
riunioni e le letture della Bibbia, ma ignoravano completamente gli scopi
politici per i quali veniva sfruttata la loro fanatica fede. Quando gliene
parlavamo, ridevano perché semplicemente non riuscivano a comprendere. Il loro
dovere era semplicemente di seguire la chiamata di Geova e di essergli fedeli.
Geova parlava ad essi attraverso le ispirazioni, le visioni, la Bibbia - a
saperla leggere in modo giusto -, i predicatori e gli scritti della loro Unione.
Tutto ciò era verità sacrosanta, indubitabile. La loro massima aspirazione era
soffrire per Geova, per la sua dottrina, fino ad accettare la morte; credevano
così di innalzarsi a testimoni eletti di Geova. Così consideravano anche la
prigionia, anche quella nei campi di concentramento, accogliendo di buon animo
tutte le avversità. Il loro fraterno amore reciproco era commovente; si
preoccupavano l'uno per l'altro e si prestavano tutto l'aiuto possibile.
Tuttavia si
verificarono numerosi casi di "abiura", come essi la chiamavano. In
tal caso essi sottoscrivevano una dichiarazione in cui si impegnavano a
distaccarsi dall’Unione Internazionale dei Testimoni di Geova, impegnandosi a
riconoscere ed adempiere tutte le leggi e le disposizioni dello Stato e a non
svolgere ulteriore opera di proselitismo. In base a tale distacco, dopo un certo
tempo - e in seguito immediatamente - venivano rilasciati. Originalmente,
infatti, l'SS-Reichsführer voleva assicurarsi, attraverso la loro
ulteriore permanenza nei campi, che il distacco fosse reale e basato su una
convinzione. I rinnegati erano tribolati dai "confratelli" per aver
tradito Geova, cosicché parecchi di essi, soprattutto donne, colpite dai
rimorsi ritrattarono la dichiarazione". Troppo forte era ancora la
pressione morale, e in realtà era impossibile scuoterli dalla loro fede; anche
i cosiddetti apostati intendevano mantenere una fede incondizionata in Geova,
anche se si staccavano dalla comunità. Ad ogni tentativo di richiamare la loro
attenzione sulle contraddizioni della loro dottrina, della Bibbia, dichiaravano
semplicemente che così appariva soltanto agli occhi degli uomini, ma che non vi
erano contraddizioni in Geova poiché egli e la sua dottrina erano infallibili.
In molte occasioni
sia Himmler sia Eicke ci portarono a esempio la fede fanatica di costoro. L'SS
doveva nutrire, verso il nazionalsocialismo e verso Adolf Hitler, la stessa fede
fanatica e indistruttibile dei Testimoni di Geova verso il loro dio. Soltanto
quando tutte le SS fossero diventate ugualmente fanatiche della loro concezione
del mondo, si avrebbe avuta la certezza che lo Stato di Hitler sarebbe durato.
Una concezione del mondo poteva affermarsi e durare eterna soltanto attraverso
dei fanatici, pronti a rinunziare interamente al proprio Io in favore dell'Idea
... I Testimoni di Geova con uno stato d'animo particolare, gioioso, quasi
luminoso, incrollabilmente persuasi che avrebbero potuto entrare così nel regno
di Geova. I renitenti e i sabotatori per convinzione politica, saldi,
tranquillamente rassegnati alla loro ineluttabile sorte. I criminali di
professione, i veri asociali, con atteggiamento spavaldo e quasi cinico,
falsamente indifferenti, ma terrorizzati nel loro intimo di fronte alla Grande
Incognita; oppure anche dibattendosi e divincolandosi,o anche implorando qualche
conforto spirituale» (op. citata, pp. 69-72).
«La Corte marziale di Katowitz
di solito veniva ad Auschwitz ogni quattro-sei settimane, e si riuniva
nell'edificio del carcere... I prigionieri
che io vidi ammettevano liberamente, apertamente e con fermezza le loro azioni.
Particolarmente alcune donne difesero coraggiosamente ciò che avevano fatto.
Nella maggioranza dei casi era decretata la pena di morte, che veniva eseguita
immediatamente. Come gli ostaggi, anch'essi andarono tutti alla morte con
fermezza e coraggio, persuasi di essere sacrificati per la patria. Spesso vidi
nei loro occhi lo stesso fanatismo che avevo visto nei Testimoni di Geova
condannati a morte... Anche qui come a Sachsenhausen, il quadro che presentavano
questi condannati a morte era lo stesso: coraggiosi e forti quelli che morivano
per un idea; istupiditi e ribelli gli asociali» (pag. 101).
«Un contrasto confortante era
offerto invece dalle Testimoni di Geova, soprannominate api della Bibbia, o
anche vermi della Bibbia. Sfortunatamente erano troppo poche. Nonostante il loro
atteggiamento più o meno fanatico, erano molto ricercate; erano impiegate come
domestiche nelle famiglie delle SS con molti bambini, nei club delle SS e
perfino nella mensa degli ufficiali, ma soprattutto nei lavori agricoli.
Ad esempio,
lavoravano negli allevamenti di pollame di Harmense e in molte altre fattorie.
Non c'era bisogno di sorveglianti né di sentinelle; queste donne lavoravano con
zelo e di buona voglia, ritenendo così di seguire il comandamento di Geova. Per
lo più erano tedesche anziane, ma vi si aggiunsero poi anche delle giovani
olandesi. Per più di tre anni ebbi come domestiche due anziane; mia moglie
diceva spesso che non avrebbe potuto essere più accurata e coscienziosa di
loro. Erano particolarmente, e in modo commovente, legate ai bambini, sia ai
maggiori che ai più piccoli, ed essi le amavano come se facessero parte della
famiglia. Da principio nutrivamo il timore che volessero conquistare i bambini
alla loro fede, ma esso si dimostrò del tutto infondato. Infatti non tennero
mai discorsi religiosi ai bambini, cosa tanto più straordinaria se si pensa al
loro intenso fanatismo.
C'erano anche dei
tipi singolari, tra loro. Ad esempio, una, impiegata presso un ufficiale delle
SS; faceva tutti i lavori possibili e immaginabili, ma si rifiutava
ostinatamente e decisamente di pulire uniformi, berretti, stivali, insomma tutto
ciò che sapeva di militare; non li toccava neppure. Nel complesso, però, erano
abbastanza contente della loro sorte. Sopportare i dolori della prigionia per
amore di Geova significava per loro la speranza di conquistare un posto nel suo
regno, che presto sarebbe venuto. Fatto abbastanza strano, eppure tutte erano
persuase che era giusto che gli ebrei soffrissero e morissero, dacché i loro
avi avevano tradito Geova.
Ho sempre
considerato che i Testimoni di Geova fossero delle povere creature esaltate e un
po' pazze, ma, a loro modo, felici». (pp. 117,118).
Note (dell'autore del sito):
[1]
«Nel vocabolario di Höss, e più in generale in quello nazista , questo aggettivo [fanatico] ha
sempre una connotazione positiva». Primo Levi, prefazione del libro.
[2]
Höss parla dei prigionieri in generale
e non solo dei testimoni di Geova, come si comprende leggendo le sue parole
successive.
[3]«Non
solo nei momenti cruciali delle selezioni o dei bombardamenti aerei, ma anche
nella macina della vita quotidiana, i credenti vivevano meglio... Non aveva
importanza quale fosse il loro credo, religioso o politico. Sacerdoti cattolici
o riformati, rabbini delle,varie ortodossie, sionisti militanti, marxisti
ingenui od evoluti, Testimoni di Geova, erano accomunati dalla forza salvifica
della loro fede. Il loro universo era più vasto del nostro, più esteso nello
spazio e nel tempo, soprattutto più comprensibile: avevano una chiave ed un
punto d'appoggio, un domani millenario per cui poteva avere un senso
sacrificarsi, un luogo in cielo o in terra in cui la giustizia e la misericordia
avevano vinto, o avrebbero vinto in un avvenire forse lontano ma certo: Mosca, o
la Gerusalemme celeste, o quella terrestre. La loro fame era diversa dalla
nostra; era una punizione divina, o una espiazione, o un'offerta volontaria, o
il frutto di una putredine capitalista. Ci guardavano con commiserazione, a
volte con disprezzo; alcuni di loro, negli intervalli della fatica, cercavano di
evangelizzarci» (pp.118,
119, ).
[4]
Queste
Testimoni rispecchiavano il punto di vista che la Watch Tower aveva in quel
periodo.
Prima del 1937, infatti, Russell e Rutherford erano molto favorevoli nei
confronti degli Ebrei e del Sionismo, come si evince dalle seguenti citazioni:
«Il sionismo fu organizzato come
corporazione nel 1897 in Svizzera, precisamente a Basilea; al congresso nel
quale l'organizzazione fu costituita, presero parte esattamente duecentosedici
delegati quante sono le ossa del corpo umano. Questo non fu un puro caso, ma un
fatto determinato da Dio, che intendeva così significare la sua sollecitudine
per il ritorno degli Ebrei a far parte del suo popolo» (Conforto per gli
Ebrei, pag. 78).
«"E Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili; fino a che i tempi dei
Gentili siano compiuti." (Luca 21:24) Gerusalemme si riferisce qui senza
dubbio al popolo Giudeo, perché il testo distingue fra Gerusalemme e i Gentili.
Per circa duemila anni il desiderio dei Giudei era stato quello di poter
ritornare in Palestina. Fu intorno al tempo della fine della guerra che l'Impero
Britannico, avendo assunto il protettorato sulla Palestina, parlò per mezzo del
suo rappresentante Mr. Balfour, e dichiarò essere proponimento e politica
dell'impero Britannico che i Giudei ritornassero al loro paese e lì si
stabilissero. È vero che c'erano stati prima dei preparativi per questa cosa,
ma fu questa la prima volta che sia stato compiuto un atto ufficiale per
ristabilire i Giudei nella loro patria. Conformemente a questa disposizione, il
Dott. Chaim Weizmann, a capo di una organizzazione Giudaica, aprì a Gerusalemme
degli uffici, nella primavera del 1918, e cominciò a funzionare una politica
Giudaica. Da allora c'è stato un graduale e prosperoso accrescimento della
popolazione di Giudei in Palestina; ed in chiaro adempimento della profezia,
essi acquistarono delle terre, fabbricarono case, stabilirono colonie, fattorie,
impianti d'irrigazione, inaugurarono la loro grande università nella città di
Gerusalemme, ed hanno fatto molte altre cose in vista della riedificazione della
Palestina per i Giudei e per mezzo dei Giudei. Ciò è tanto chiaro che nessuno
può dubitare che non sia l'adempimento delle profezie di Gesù e degli altri
santi profeti» (nota: attualmente i TdG non credono più in queste cose, delle
quali 'nessuno poteva dubitare'). Liberazione (1926), pag. 233.
«La ricostruzione della Palestina sta richiamando l'attenzione degli ebrei di
tutto il mondo. Alcune potenze mondiali gentili stanno favorendo apertamente
tale movimento, ma lo fanno chiaramente per ragioni egoistiche.
Il giudice Rutherford, noto in tutto il mondo come amico del popolo ebraico,
sostiene vigorosamente le rivendicazioni degli ebrei nei confronti della terra
santa. Egli si oppone al proselitismo nei loro confronti, ritenendo che ciò non
solo sia male ma che sia contrario alle Scritture. I suoi discorsi pronunciati
davanti a grandi uditori, e che sono stati trasmessi in tutto il mondo,
sull'argomento 'ritorno degli ebrei in Palestina', hanno creato un intenso
interesse. Sono notevolmente richiesti sotto forma di pubblicazioni stampate.
Egli ha semplificato tali discorsi e adesso li ha resi disponibili in un libro.
Il volume sarà di grande interesse sia per gli ebrei che per i Gentili. È la
prima volta che tale soggetto viene presentato senza pregiudizi dal punto di
vista scritturale. Gli editori sono lieti di rendere disponibile questo libro,
confidando che possa fare del bene» (Prefazione del libro Restaurazione e
Conforto per gli Ebrei).
«Essi piantano i loro propri vigneti e ne mangiano il frutto. Questo è
l'adempimento della profezia: "Essi costruiranno case e le abiteranno;
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. Non costruiranno più perché un
altro abiti; on pianteranno più perché un altro mangi; perché i giorni del
mio popolo saran come i giorni degli alberi; e i miei eletti godranno a lungo
dell'opera delle loro mani. Non si affaticheranno invano, e non avranno più
figlioli per vederli morire a un tratto; poiché saranno la progenie
dell'Eterno, e i loro rampolli staran con essi." - Isaia 65:21-23.
Nessun'altra nazione sulla terra ha mai avuto un trattamento dalle mani di Geova
della specie ed importanza di quello avuto dai Giudei: nessun altro popolo ha
mai avuto tanto motivo di aver fede in Dio. Il nemico, tuttavia, è riuscito per
lungo tempo ad accecare i discendenti di Giacobbe relativamente alle grandi
verità contenute nella Bibbia. Ma ora è venuto il tempo in cui devono
conoscere questi fatti. La conoscenza della misericordia di Dio verso di loro è
di capitale importanza per la loro felicità. Questo è il tempo, dunque, in cui
i Giudei devono ricevere un messaggio di conforto». - Vita (1929), pag.
147.
Queste vedute positive su Ebrei e
Sionismo cambiarono radicalmente negli anni seguenti, proprio nel periodo della
guerra, quando gli Ebrei venivano mandati nei campi di sterminio: «...[la
Chiesa cattolica] si atteggia a guardiana del popolo per assicurare una
condizione sociale pura, e dietro alle pareti essa commette ogni specie di
impurità. Fra gli strumenti da essa adoperati vi sono degli uomini estremamente
egoisti chiamati "Ebrei", i quali badano unicamente al loro utile
personale e perciò sono più che disposti ad unirsi alla Gerarchia per far
riuscire ogni suo espediente, anche il più iniquo. In realtà l'organizzazione
Cattolica controlla gli affari cinematografici, e cerca ogni possibile occasione
per far magnificare negli spettacoli i 'meriti' della Gerarchia Cattolico -
Romana» - Nemici (1937), pag. 298.
«I Giudei religiosi tentarono maliziosamente di uccidere Paolo, che aveva
risolutamente abbandonato la religione ed era divenuto il servitore di Cristo e
le loro false accuse lanciate contro Paolo, erano dovute alla "loro
diabolica adorazione", precisamente come aveva dichiarato Festo. (Atti
25:14,18,19, Versione Inglese) Da quel giorno fino ad oggi, i Giudei non hanno
minimamente cambiato la loro opinione verso Cristo Gesù, e per conseguenza la
loro religione è sempre la stessa, e cioè demonismo: Attualmente in questi
ultimi giorni i conduttori religiosi, Cattolici, Protestanti e Giudei, sotto
l'influenza ed il potere dei demoni, cercano di reggere il vacillante mondo con
un sistema diabolico, a modo d'uomo, il che è diametralmente opposto al Governo
teocratico. Oggidì tutte le nazioni della terra sono prese da un panico atroce,
che non è timore di Dio, ma timore assoluto delle creature, indotte dai demoni
come netto contrasto col timore dell'Onnipotente Iddio» - Religione
(1940), pag. 77.
I TdG nei campi di concentramento condividevano questi nuovi
"intendimenti" di Rutherford. Pur
non essendo nemici degli Ebrei in quanto tali e non approvando - ovviamente - il
loro sterminio, i TdG credevano che le sofferenze da essi subite fossero
una conseguenza delle infedeltà commesse dai loro avi.
Citazione della Watch Tower:
«Nella sua autobiografia, "Comandante ad Auschwitz",
Rudolf Höss parla dell’esecuzione di alcuni Testimoni che si erano
rifiutati di violare la neutralità cristiana e dice: "Così immaginai
dovessero essere i primi martiri cristiani, condotti nell’arena per essere
dilaniati dalle belve. Andarono dunque alla morte coi visi illuminati, gli
occhi rivolti al cielo e le mani congiunte nella preghiera e levate in su.
Tutti coloro che assistettero alla loro morte ne furono turbati, perfino il
plotone d’esecuzione"». — Libro Proclamatori,
p.633.
Cliccare
qui per visualizzare una pagina dove si commenta il modo in cui le parole di Rudolf
Höss vengono citate dai TdG (nota 17).
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