I Testimoni di Geova e la disassociazione
Appropriata disciplina o strumentalizzazione della Scrittura  per mantenere il controllo sugli adepti?


«La maggioranza dei veri cristiani sostiene lealmente Dio e le sue giuste leggi. [...] Oppure può rinnegare la fede insegnando falsa dottrina o dissociandosi dalla congregazione. Che fare in un caso del genere?.
Poiché un uomo di Corinto praticava impenitentemente l'immoralità, Paolo disse alla congregazione: 'Cessate di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo'. (1 Corinti 5:11-13) Lo stesso bisognava fare con gli apostati, come Imeneo: "In quanto all'uomo che promuove una setta, rigettalo dopo una prima e una seconda ammonizione, sapendo che tale uomo è stato pervertito e pecca". (Tito 3:10, 11; 1 Timoteo 1:19,20). Sarebbe appropriato allontanare anche chiunque rinneghi la congregazione: "Sono usciti da noi, ma non erano della nostra sorta; poiché se fossero stati della nostra sorta, sarebbero rimasti con noi. Ma sono usciti affinché fosse manifesto che non tutti sono della nostra  sorta". - 1 Giovanni 2:18, 19» (Le citazioni sono tratte da La Torre di Guardia del 15 aprile 1988).

Queste sono chiare strumentalizzazioni della Scrittura; è vero che nei tempi apostolici i peccatori impenitenti e coloro che rinnegavano il cristianesimo venivano espulsi; però i Testimoni di Geova (TdG) si servono della disassociazione anche come di uno strumento di potere e di controllo sugli aderenti, cacciando coloro che si permettono di dissentire su aspetti secondari che hanno ben poco o nulla a che vedere con i principi fondamentali della fede cristiana (si veda p.e. questa pagina). Viene espulso anche chi, dopo aver fatto un esame obiettivo e senza pregiudizi della propria fede, si è reso conto che gli insegnamenti del Corpo Direttivo (CD) non sono in armonia con le Scritture e con i fatti storici.
Si potrebbe fare un paragone con i regimi totalitari, ove possono esistere anche leggi simili a quelle in vigore nel mondo libero; tali leggi sono utili e necessarie per proteggere i cittadini e garantire la sicurezza ed il vivere civile. Come è noto, tuttavia, queste stesse leggi possono essere applicate male e divenire strumenti di controllo poliziesco e di oppressione. Questo è ciò che avviene fra i TdG, con il loro modo di applicare i passi biblici sulle norme disciplinari: tale disciplina si è tramutata in uno strumento di potere sugli aderenti che ne limita la libera espressione del pensiero e ne condiziona pesantemente la coscienza ed il comportamento.

«Si spera che tale individuo si penta e possa così essere riassociato. (Atti 3:19) Ma nel frattempo, i cristiani possono stare limitatamente in sua compagnia, o è necessario che lo evitino rigorosamente? In questo caso, perché?» .

Una delle ragioni per cui i TdG devono evitare rigorosamente gli ex membri è che parlando o discutendo con loro potrebbero magari aprire gli occhi su realtà che ignorano e che è preferibile far finta di non vedere, “aspettando che Geova metta le cose a posto”. Una volta che si rompe l'incanto del gruppo e si trova la forza di uscirne, si comprendono e conoscono molte cose che all'interno sono del tutto ignorate o che si accettavano per timore di subire ritorsioni “disciplinari”.

Commento di seguito alcuni versetti comunemente usati per giustificare l'espulsione:

1) Matteo 18:15-17: «Inoltre, se il tuo fratello commette un peccato, va e metti a nudo la sua colpa fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato il tuo fratello. Ma se non ascolta, prendi con te uno o due altri, affinché per bocca di due o tre testimoni sia stabilita ogni questione. Se non li ascolta, parla alla congregazione. Se egli non ascolta neanche la congregazione, ti sia proprio come un uomo delle nazioni e come un esattore di tasse». (Traduzione del Nuovo Mondo [TNM]).

Come erano trattate le persone delle nazioni (gentili) e gli esattori di tasse (pubblicani) al tempo di Cristo? Non erano considerati persone “rispettabili”, aventi gli stessi diritti a tutti gli effetti degli israeliti ortodossi. Questo però non significa che fosse proibito rivolgere loro la parola, il saluto o avere qualsiasi genere di rapporto sociale, come fanno i TdG con i disassociati. Il contesto biblico non giustifica un simile atteggiamento e la storia non attesta che questa fosse allora la prassi in vigore, nemmeno secondo le rigide regole rabbiniche. Basti pensare che Gesù scelse come suo apostolo Matteo Levi che era un esattore di tasse (Matteo 9:9; si noti che Matteo stava svolgendo il suo disprezzato lavoro quando Gesù lo chiamò). Anche Zaccheo era «capo esattore di tasse», eppure Gesù non esitò a parlare con lui e a voler essere ospitato in casa sua  (Luca 19:2-6). Che direbbero gli “anziani” se oggi un TdG scegliesse come suo intimo collaboratore un disassociato? O se andasse a pranzo da un ex TdG?  Convocherebbero immediatamente un Comitato Giudiziario per espellere il Testimone che non segue le direttive della Società! Eppure questo è proprio quello che avrebbe fatto Cristo, secondo la spiegazione che essi danno del passo di Matteo 15.

Anche il modo in cui Gesù trattò le persone delle nazioni dimostra che l'intransigenza dei TdG non ha alcuna valida base scritturale (Luca 7:1-10; Marco 7:24-30).

2) 1 Corinti 5:11-13: «Vi scrivo di cessar di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo. Poiché spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro, mentre Dio giudica quelli di fuori? “Rimuovete l'[uomo] malvagio di fra voi”».

Questo consiglio scritturale aveva lo scopo di salvaguardare l’identità della congregazione cristiana. Ci si può chiedere tuttavia dove si trovi qui la proibizione assoluta di parlare, salutare o frequentare chi viene espulso, magari anche solo per aiutarlo a ristabilirsi. Dove è scritto, per esempio, che non è consentito far visita al disassociato quando è malato o all'ospedale? Dove si legge che parenti e familiari debbano troncare ogni rapporto con lui? (vedi qui) Nella Bibbia queste cose non sono dette; si tratta di regole imposte dal CD. 
È interessante osservare che nella vecchia edizione della TNM, nel v.11 si leggeva: “Cessate di mischiarvi in compagnia di alcuno chiamato fratello...” (corsivo mio). La Torre di Guardia del 1/1/82, p.30 si basava su questa parola (“alcuno” era usato nel senso di “nessuno”) per sostenere che bisogna troncare i rapporti con tutti i disassociati, compresi parenti, genitori, figli, ecc. Questa è davvero una maniera farisaica di leggere le Scritture, il classico caso in cui si scola il moscerino e si inghiotte il cammello (cfr. Matteo 23:24). Ora, nella nuova edizione della TNM, si legge diversamente: “qualcuno”. “Qualcuno” non significa necessariamente “tutti”. La Società usa tuttavia questo passo in un senso assolutistico, pretendendo che con queste parole si vietino i rapporti persino con i parenti e familiari.

3) 2Giovanni 7-11: «Poiché sono usciti molti ingannatori nel mondo, persone che non confessano Gesù Cristo venuto nella carne. Questi è l'ingannatore e l'anticristo. Prestate attenzione a voi stessi, affinché non perdiate le cose per produrre le quali abbiamo operato, ma otteniate una piena ricompensa. Chiunque va avanti e non rimane nell'insegnamento del Cristo non ha Dio. Chi rimane in questo insegnamento è colui che ha il Padre e il Figlio.  Se qualcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto. Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage».

Qui si dice di non accogliere in casa e di non salutare un certo tipo di persone. Leggendo l’immediato contesto si comprende che l’apostolo parlava di coloro che negavano la fondamentale verità (per il cristianesimo) che Gesù fosse il Figlio di Dio venuto nella carne (v.7). Costoro vengono definiti «anticristi». I Testimoni si basano specialmente su questo passo per giustificare il loro ostracismo nei confronti dei disassociati. Leggendo con attenzione anche solo questi versetti (senza considerare l'intero contesto del messaggio evangelico) è più che evidente che i TdG strumentalizzano le parole dell'Apostolo. Giovanni scrive: “se qualcuno viene da voi”; quindi si riferisce a persone che andavano nelle case dei cristiani allo scopo di allontanarli dall’insegnamento di Cristo (e non di qualche organizzazione umana). Accogliere in casa amichevolmente questi propagandisti significava divenire partecipi e complici della loro eresia. Il mio comportamento – e quello di moltissimi altri che lasciano l'Organizzazione – non ha nulla a che vedere con tutto questo: io non ho negato alcuna verità fondamentale insegnata da Cristo e non sono nemmeno andato nelle case dei TdG a propagandare le mie idee, che rimangono comunque cristiane. Si noti che queste parole vennero scritte dall'Apostolo verso il 100 d.C. ed hanno, come si è visto, un'applicazione specifica e limitata. Prima di allora comunque in nessun punto della Scrittura si parlava di togliere il saluto a qualcuno, nemmeno a chi veniva espulso dalla congregazione. I TdG applicano invece questo passo a tutti coloro che vengono disassociati, qualsivoglia sia il motivo. Nel mio caso, per esempio, sono stato definito apostata per aver criticato il veto delle trasfusioni di sangue e per altri aspetti secondari (si  veda qui); ho chiesto di poter seguire la mia coscienza là dove la Scrittura non si esprime con chiarezza ed autorità. Non ho negato “questo insegnamento” fondamentale (v.10) cioè che Gesù sia  il Figlio di Dio venuto come uomo nel mondo, eppure le parole dell’apostolo vengono citate e applicate nei miei confronti; in questo i TdG ubbidiscono alla Società Torre di Guardia, non alla Scrittura. 

I Testimoni di Geova mettono quindi insieme vari passi e versetti, che sono distanti fra loro sia nel tempo che nel reale significato, per sostenere le loro intransigenti teorie e questo li conduce a dei comportamenti davvero paradossali. Ecco alcuni esempi (tratti da situazioni reali):

In una famiglia può capitare che il marito, lasci il gruppo, o perché disassociato o per una sua sua decisione. La moglie può rimanere invece ufficialmente TdG; magari smette di frequentare la congregazione, diventa “inattiva” ma non si dissocia formalmente (spesso questo accade per evitare l'ostracismo anche da parte dei parenti). Anche i figli possono allontanarsi dalla congregazione, della quale comunque non erano mai divenuti ufficialmente membri, non essendosi battezzati. Come si comportano i testimoni di Geova nei confronti di questa famiglia? Essendo la moglie ancora una “sorella” (anche se in modo solo formale) possono salutarla, parlarle e farle visita. La stessa cosa accade con i figli. Il marito ex TdG invece viene completamente ignorato.

Se dei TdG dovessero andare a casa di questa “sorella” e ad aprire la porta fosse il marito disassociato, i “fratelli” non lo saluteranno, chiederanno se la “sorella” è in casa e parleranno solo con lei, mostrandosi molto amichevoli e gentili, con l'evidente scopo di “incoraggiarla” a ritornare nella congregazione. Se ne andranno poi salutando la moglie e i figli ma non il marito. 

Altro esempio: se dei genitori hanno un figlio disassociato, verranno esortati a non accoglierlo in casa finché questi non “mostra pentimento” (rientrando nel gruppo). Se questi genitori decidessero di mantenere lo stesso alcuni rapporti con il figlio e questi andasse a trovarli, nel caso ci fossero dei “fratelli” a casa dei genitori, questi farebbero finta di non vederlo e se ne andrebbero immediatamente da tale abitazione...“contaminata”. I genitori TdG inoltre potrebbero subire dei provvedimenti disciplinari se persistono in questa condotta “disubbidiente”.

La moglie “TdG” può essere ricoverata all'ospedale; mentre il marito ex TdG le sta facendo visita, entrano dei “fratelli” nella stanza dove la “sorella” è ricoverata. Saluteranno solo la moglie, parlando con lei e informandosi sulla sua salute e su quella dei figli ed ignoreranno completamente il marito, come se questi fosse invisibile.

Muore un familiare TdG. Al funerale tutti consoleranno e esprimeranno parole di conforto a questa famiglia ma non diranno una sola parola al marito disassociato. 

Un TdG telefona alla “sorella”. Se risponde il marito disassociato, molto probabilmente il Testimone riattaccherà senza parlare, oppure chiederà di parlare con la moglie, senza ovviamente rivolgere un semplice e formale “buongiorno”. È capitato anche l’inverso: un disassociato ha sbagliato numero ed ha chiamato per errore una parente Testimone la quale è rimasta in silenzio, dicendo solo il suo nome dopo ripetute richieste, e infine ha riattaccato.

Si sposa uno stretto parente TdG. Verranno invitati la moglie ed i figli ma non il marito disassociato (qui un esempio).

Si potrebbero fare innumerevoli altri esempi ma penso che questi bastino per illustrare quanto sia legalistico e farisaico tale comportamento. Alcune domande comunque i Testimoni dovrebbero porsele e cercare di riflettere attentamente prima di rispondere: 

Dove nella Scrittura viene detto di trattare in questo modo chi decide di lasciare l'organizzazione? 
Cristo avrebbe approvato un simile comportamento o si sarebbe comportato in questo modo? 

Anche il famoso episodio dell’incontro di Gesù con a Samaritana (Giov.4) dovrebbe fornire la chiave di lettura per intendere questi passi disciplinari. Gesù parlò con una donna (fatto estremamente insolito in quel periodo per i giudei), per di più “eretica”, e che aveva una vita non proprio irreprensibile! Fu a lei che, per la prima volta, rivelò di essere il Cristo. Il Vangelo contiene molti episodi simili che indicano come per Gesù contassero innanzi tutto le persone e non i pregiudizi sociali, le regole, le leggi e l’interpretazione di tali leggi (Confronta Marco 2:27; Giov.8:1-8). I Testimoni, invece, leggono la Bibbia come se fosse un codice di leggi e regole, ed in questo stravolgono il messaggio evangelico, mostrando di non averne afferrato lo spirito. Il loro uso di questi passi è quindi chiaramente strumentale. La stessa cosa avviene in molti altri gruppi e culti che, con la minaccia dell’ostracismo, riescono a controllare la vita dei loro adepti.

La Torre di Guardia aggiunge:

«Sotto la Legge data da Dio a Israele. In varie questioni gravi, i trasgressori intenzionali venivano giustiziati. (Levitico 20:10; Numeri 15:30, 31)».

Nemmeno il minimo dubbio sul fatto che la legge mosaica potesse anche riflettere cultura, mentalità e circostanze storiche del tempo in cui venne formulata. I cristiani avrebbero lapidato qualcuno? Che dire del famoso passo “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”? (Giov. 8:7).

«Lo stesso Dio che esige l'espulsione dei trasgressori impenitenti dalla congregazione indica anche che, se un peccatore si pente e si converte, può essere riassociato. (Anche un dissociato può chiedere di tornare a far parte della congregazione)».

Questo avviene molte volte. Quando si è TdG si viene circondati di attenzioni, favori, interesse, compagnia; quando si smette di esserlo - per qualsiasi motivo - si perde tutto. È un prezzo che molti non riescono a pagare. Io credo che si possa appropriatamente definire tutto questo una forma di costrizione o di ricatto. I TdG dicono di essere liberi di lasciare il gruppo quando vogliono ma è chiaro che le cose non stanno così: chi se la sentirebbe di lasciare “liberamente” l’Organizzazione, sapendo che così facendo perderebbe il lavoro (se fosse alle dipendenze di un Testimone), la casa (se il padrone di casa fosse sempre un TdG), le relazioni sociali (che sono composte quasi esclusivamente da membri del gruppo) e, specialmente, i contatti con i parenti e familiari? So per esperienza che molti ritornano forzatamente nel gruppo, solo per ritrovare i rapporti sociali e familiari interrotti.

«Dopo di che potrà essere confortato dai cristiani che gli confermeranno il loro amore».

Penso che i TdG abbiano una concezione molto particolare dell’amore cristiano, come pure della vera amicizia (cfr. Giov.13:34,35). La “lealtà” alla congregazione sovrasta tutto: per anni ho cercato fra i TdG qualcuno con cui avere un confronto aperto, franco, senza le finzioni comportamentali imposte dal gruppo. Bisogna invece essere sempre Testimoni edificanti,  incoraggianti, positivi... non bisogna mai esprimere dubbi, incertezze, perplessità, altrimenti si è considerati “poco spirituali”, persone da evitare, cattive compagnie... Non può esserci vera amicizia e vero amore in un ambiente come questo. Chi diventa  TdG deve scegliere tra il rimanere nell’Organizzazione e il mantenere i rapporti sociali ed umani con chi è stato disassociato o si è dissociato (allontanato spontaneamente). Non ci sono alternative. La vera amicizia è invece innanzitutto un rapporto fra persone, tra individui; il vincolo che lega due veri amici non può essere condizionato dall'assoluta ubbidienza a norme e regole di qualche struttura organizzativa (cfr. Sam.18:1).

Io ho conosciuto e frequentato per anni moltissimi TdG i quali ora si girano dall'altra parte quando mi incontrano e rifiutano persino di rivolgermi un semplice saluto. Posso dire, per esperienza personale, che nei miei 23 anni di vita nell'organizzazione non ho avuto nessun vero amico: il fatto che nemmeno uno dei miei ex fratelli abbia il coraggio di mantenere almeno qualche raro e occasionale rapporto con me ne è una chiara ed evidente dimostrazione. Ma la colpa non è tutta loro. Io credo che siano “costretti” ad agire in tal modo: il loro discernimento e la loro volontà individuali sono talmente condizionati, al punto che sono incapaci di agire diversamente; anche la paura di subire l'espulsione ha su di loro un effetto paralizzante.

Riporto un’esperienza di qualche anno fa: conoscevo un “fratello” al quale ero particolarmente legato, era una persona che frequentava la mia famiglia e c'era fra noi un certo legame affettivo. Questo giovane venne disassociato e dopo qualche tempo morì in circostanze tragiche. Per un certo periodo si trovò all'ospedale gravemente ammalato. Ricordo che un'infermiera parlò con alcuni TdG e disse che questo giovane, all'ospedale, piangeva e si disperava, dicendo che era stato abbandonato da tutti i suoi fratelli. L’“anziano” della congregazione fece un durissimo discorso (in linea con le direttive dell’Organizzazione) in cui ribadì che nessun fratello avrebbe dovuto andare a trovarlo e nemmeno informarsi sulla sua salute. Questo giovane morì qualche tempo dopo, solo e abbandonato dai suoi ex “amorevoli” fratelli. Nemmeno io - purtroppo - andai a visitarlo, comportandomi da “bravo” TdG. Quante volte ho pensato, con rammarico, che forse, manifestando più comprensione e calore umano, questo giovane avrebbe potuto avere una sorte diversa!

Questo comunque non è stato un caso eccezionale: si tratta della prassi comunemente seguita in tutte le congregazioni. Sicuramente non c’è nulla di cristiano in questa intransigente durezza (cfr.Matteo 9:9-13). Qualcuno potrebbe pensare che, anche se divenisse TdG, la sua condotta sarebbe diversa. In realtà,  una volta assunta la forma mentis geovista, viene molto spontaneo interrompere ogni  rapporto con chi non è più nell’organizzazione.

Lorenzi Achille


Nell'estate del 2002 la Società Torre di Guardia ha ribadito e riconfermato
 le sue intransigenti direttive nei confronti degli ex membri. 

Inserto del Ministero del Regno (km -I 8/02), agosto 2002, pp.3,4.


Manifestiamo lealtà cristiana 
quando un parente viene disassociato

   I legami familiari possono essere molto forti. Per questo motivo un cristiano si trova davanti a una prova se il coniuge, un figlio, un genitore o un altro parente stretto viene disassociato o si dissocia dalla congregazione. (Matt. 10:37) In questi casi, i cristiani leali come dovrebbero trattare il parente? Fa differenza se la persona vive sotto lo stesso tetto? Innanzi tutto riesaminiamo ciò che ha da dire la Bibbia, i cui principi valgono sia per chi viene disassociato che per chi si dissocia.
  Come trattare chi è stato espulso: La Parola di Dio comanda ai cristiani di non stare in compagnia di chi è stato espulso dalla congregazione: “[Cessate] di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo….Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi”. (1 Cor. 5:11,13). Anche le parole di Gesù riportate in Matteo 18:17 hanno relazione con l’argomento: “[Chi viene espulso] ti sia proprio come un uomo delle nazioni e come un esattore di tasse”. Gli ascoltatori di Gesù sapevano bene che a quel tempo gli ebrei non fraternizzavano con i gentili ed evitavano gli esattori di tasse considerandoli dei reietti. Pertanto, Gesù stava insegnando ai suoi seguaci a non stare in compagnia di chi era stato espulso. – Vedi La Torre di Guardia del 1° gennaio 1982, pagine 18-20.
  
Questo significa che i cristiani leali non intrattengono rapporti di natura spirituale con coloro che sono stati espulsi dalla congregazione. Ma c’è dell’altro. La parola di Dio dice: “Non mangiando nemmeno con un tal uomo”. (1 Cor. 5:11) Pertanto evitiamo anche di avere contatti sociali con chi è stato espulso. Questo significa che non staremo con lui né in occasioni come picnic, feste e partite di pallone né per andare in un centro commerciale, a teatro o a mangiare a casa o al ristorante.
  
Che dire del parlare a un disassociato? Sebbene la Bibbia non menzioni ogni possibile situazione, 2 Giovanni 10 ci aiuta a capire qual è il punto di vista di Geova: “Se qualcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto”. A questo riguardo, La Torre di Guardia del 1° gennaio 1982, pagina 25, dice: “Un semplice saluto può essere il primo passo che porta a una conversazione e forse anche a un’amicizia. Vorremmo fare questo primo passo con un disassociato?”
  
È proprio come viene detto a pagina 31 dello stesso numero della Torre di Guardia: “La realtà è che quando un cristiano si dà al peccato e deve essere disassociato, perde molte cose: la sua posizione approvata dinanzi a Dio; … la piacevole compagnia dei fratelli, inclusa gran parte dell’associazione che aveva con i parenti cristiani”.
   Nell’immediata cerchia familiare: Significa questo che i cristiani che vivono con un familiare disassociato debbano evitare di parlargli, di consumare un pasto con lui e di stare in sua compagnia mentre svolgono le attività quotidiane? La Torre di Guardia del 15 aprile 1991, nella nota in calce a pagina 22 dice: “Se un disassociato vive insieme ai suoi familiari cristiani, continuerà ad avere rapporti normali con loro e a partecipare alle attività quotidiane della famiglia”. Pertanto, saranno i componenti della famiglia a decidere fino a che punto coinvolgere il familiare disassociato quando mangiano o quando svolgono altre attività domestiche. Nello stesso tempo non vorranno dare ai fratelli con i quali si associano l’impressione che tutto continui come prima della disassociazione.
   Tuttavia La Torre di Guardia del 1° gennaio 1982, pagina 28, parlando dei disassociati e dei dissociati, dice: “I precedenti vincoli spirituali sono stati completamente interrotti. Questo vale anche da parte dei suoi parenti, inclusi quelli nell’immediata cerchia familiare…. Ci saranno quindi cambiamenti nei rapporti spirituali che potevano esistere in famiglia. Per esempio, se il marito è disassociato, la moglie e i figli non sarebbero a loro agio se egli tenesse uno studio biblico familiare o li conducesse in preghiera. Se egli vuole dire la preghiera, come all’ora dei pasti, in casa sua ha il diritto di farlo. Ma loro possono rivolgere silenziosamente a Dio le loro proprie preghiere. (Prov. 28:9; Sal. 119:145, 146) Che dire se in casa un disassociato volesse assistere alla lettura biblica o allo studio biblico familiare? Gli altri potrebbero consentirgli di essere presente per ascoltare, finché non cerca di insegnare o di discutere con loro le sue idee religiose”.
   Se ad essere disassociato è un figlio minorenne che vive in casa, i genitori cristiani sono ancora responsabili della sua educazione. La Torre di Guardia del 15 novembre 1988, pagina 20, dice: “Proprio come continueremo a provvedergli cibo, vestiario e alloggio, essi dovranno istruirlo e disciplinarlo in armonia con la Parola di Dio (Proverbi 6:20-22; 29:17) I genitori amorevoli possono pertanto disporre di studiare la Bibbia con lui, anche se è disassociato. Forse trarrà il massimo beneficio disciplinare dal fatto che essi studiano con lui da solo. Oppure essi possono decidere che può continuare a partecipare allo studio biblico familiare”. – Vedi anche La Torre di Guardia del 1° ottobre 2001, pagine 16-17.
   La Torre di Guardia prende in esame un’altra possibile situazione: “Che fare qualora un familiare, come un figlio o un genitore, che non vive in casa fosse disassociato e successivamente volesse tornare a vivere in casa? La famiglia potrebbe decidere il da farsi a seconda delle circostanze. Per esempio un genitore disassociato potrebbe essere malato o non più in grado di badare a se stesso finanziariamente o fisicamente. I figli cristiani hanno il dovere scritturale e morale di assisterlo (1 Tim. 5:8) … Ciò che si farà può dipendere da fattori come gli effettivi bisogni del genitore, il suo atteggiamento e la considerazione che il capofamiglia ha per il benessere spirituale della famiglia” – La Torre di Guardia del 1° gennaio 1982, pagina 29.
   In relazione ai figli, l’articolo continua: “A volte i genitori cristiani hanno riaccettato in casa per un certo tempo un figlio disassociato che stava male fisicamente o emotivamente. In ciascun caso i genitori possono valutare le circostanze particolari. Il figlio disassociato viveva per conto proprio e ora non è più in grado di farlo? Oppure fondamentalmente vuole tornare a casa perché sarebbe una vita più facile? Che dire delle sue norme morali e del suo atteggiamento? Introdurrà del ‘lievito’ nella famiglia? – Galati 5:9”.
   Benefici derivanti dalla lealtà a Geova:  Cooperare con la disposizione scritturale della disassociazione ed evitare i trasgressori impenitenti reca benefici. Preserva la purezza della congregazione e ci distingue come sostenitori delle elevate norme morali della Bibbia. (1 Piet. 1:14-16) Ci protegge da influenze corruttrici. (Gal. 5:7-9) Inoltre dà al trasgressore la possibilità di trarre pieno beneficio dalla disciplina ricevuta che lo aiuterà a produrre “un pacifico frutto, cioè giustizia”. – Ebr. 12:11.
   Dopo un discorso udito a un’assemblea di circoscrizione, un fratello e sua sorella capirono che dovevano cambiare il modo in cui trattavano la madre, che viveva altrove e che era stata disassociata sei anni prima. Subito dopo l’assemblea l’uomo chiamò la madre e, dopo averle assicurato che le volevano bene, le spiegò che non le avrebbero più parlato se non per questioni familiari importanti. Di lì a poco la madre cominciò a frequentare le adunanze e poi fu riassociata. Inoltre il marito incredulo cominciò a studiare e in seguito si battezzò.
   Sostenendo lealmente la disposizione scritturale della disassociazione diamo prova del nostro amore per Geova e rispondiamo a colui che lo biasima. (Prov. 27:11) In cambio possiamo contare sulla Sua benedizione. Il re Davide scrisse di Geova: “In quanto ai suoi statuti, non mi allontanerò da essi. Con qualcuno leale agirai con lealtà”. – 2 Sam. 22:23, 26.


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