LA LEGGE NON PERDONA
Allo zio eretico vietato partecipare alle nozze del nipote
Il parente dello sposo era stato allontanato per apostasia dai Testimoni di
Geova nell'86, regole senza attenuanti
di MARCO TORRICELLI
Quando ci si sposa, si sa, è sempre una tragedia. Nel senso che uno deve
star lì a scervellarsi per settimane: "Questo bisogna invitarlo per forza,
ma quest'altro proprio no. Gli mandiamo la partecipazione e via". Sono
scelte che si fanno. Ma quando i colombi che, come si dice,
"convolano" sono
testimoni di Geova, pare che la faccenda assuma tutto un altro aspetto: le
scelte diventano obbligate. C'è chi è ammesso e chi, invece, deve abbozzare
e rimanersene a casa. Con gli sposini che non hanno voce in capitolo, ma
devono solo accettare le regole imposte dalla comunità.
«Stamattina, nella Sala del regno di via Turati, si sposa mio nipote Andrea,
testimone di Geova - racconta Adriano Fontani - e io, espulso dalla
congregazione per apostasia e ribellione nel 1986, dopo 21 anni di attiva
militanza, non potrò essere presente. Mia moglie e i miei figli, che ancora
fanno parte della congregazione e mio padre che, invece, non vi è mai
entrato, potrebbero partecipare, ma io no».
Vabbè, ma uno può anche pensare che, in fondo in fondo, questo zio che sta a
Monteroni d'Arbia, in provincia di Siena e fa il maestro elementare,
potrebbe pure non stare troppo simpatico agli sposini: «Mia sorella, la
madre dello sposo - dice, invece, Fontani - ha chiamato mio padre e, in
lacrime, gli ha raccontato di aver pregato gli anziani della congregazione
di trovare una scappatoia che permettesse a suo figlio di potermi invitare,
ma senza nessun risultato».
Così, stamattina, al matrimonio non ci sarà nessuno della famiglia Fontani:
«E non sarà la prima volta perché è già avvenuto sei anni fa, per un altro
matrimonio al quale solo io non ero stato invitato».
Quello dell'ostracismo dei testimoni di Geova nei confronti di chi abbandona
la congregazione, oppure ne è espulso, è uno dei motivi che ha portato
Adriano Fontani a fondare, addirittura, il Coordinamento nazionale del
fuoriusciti dai testimoni di Geova: «In quell'ambiente - spiega - si vive
come ai tempi dell'inquisizione e quello che ordinano i capi è legge. Chi
dissente viene processato e, com'è accaduto a me, dopo essere espulso
diventa un reietto, al quale è addirittura vietato rivolgere la parola».
E ancora: «A mia moglie è stato addirittura consigliato di lasciarmi -
racconta Fontani - con la promessa che, se lo avesse fatto, i testimoni di
Geova avrebbero provveduto a trovarle un alloggio e le avrebbero garantito
anche l'assistenza legale».
Quella contro i testimoni di Geova, per Adriano Fontani è diventata una
battaglia senza esclusione di colpi: «Nella loro pubblicazione, che si
chiama "Torre di guardia" - dice - c'è scritto, per esempio, che
l'odio nei
confronti degli apostati si deve estendere dal peccato alla persona e si devono odiare in modo intenso e profondo tutti coloro che si ribellano a
Geova. E questo non mi pare un modo degno di esprimersi per chi dice di
vivere facendo riferimento a presunti valori religiosi».
Vuole combattere, dice, la: «Pericolosa forma di schiavitù psicologica nella
quale vengono tenuti tutti quelli che, in buona fede, continuano a credere
nei princìpi che vengono loro inculcati o quelli che vivono una situazione
personale drammatica come mia moglie, che non ha il coraggio di abbandonare
la congregazione perché, essendo testimoni di Geova tutti i suoi parenti,
teme di fare la mia stessa fine e di essere messa al bando dalla sua
famiglia».
In seguito alla pubblicazione di questo articolo vi sono stati altri interventi sulle colonne del Messaggero.
Domenica 15 Settembre 2002
IL DIBATTITO
I testimoni
di Geova
e l’ostracismo
Uno zio che lamenta di non poter partecipare al matrimonio del nipote
perché espulso dai Testimoni di Geova, di cui il giovane fa invece parte.
Una storia che ha provocato varie reazioni che qui pubblichiamo.
È vero, chi si distacca è condannato all’isolamento
Ho letto in un Vs. articolo apparso in Internet, la tragica esperienza del
sig. Adriano Fantoni, ex testimone di Geova che è stato espulso da quella
organizzazione religiosa.
Io sono un testimone di Geova praticante, ma in tutta coscienza desidero
informarVi che ciò che è accaduto al sig. Fantoni è - purtroppo - la "normalità": chi non condivide tutto ciò che stabilisce
l’organizzazione, "viene dissociato", e tutti gli altri testimoni di
Geova hanno l’obbligo non solo di non frequentare più quella persona, ma non
devono più neppure salutare la persona allontanata.
È una vera e propria condanna ad una sorta di "morte civile".
Per poter
rientrare nella congregazione, bisogna frequentare tutte le adunanze (3 alla
settimana) per circa un anno, subendo la continua umiliazione di essere
completamente ignorato da tutti... nessuno può salutare un dissociato... chi
sgarra può venire a sua volta cacciato!!
Anche i familiari più stretti - pur con qualche eccezione - sono esortati a
comportarsi allo stesso modo!!!, e questo fatto è stato ribadito con forza
proprio in una nostra recente pubblicazione del mese scorso: "Il Ministero del
Regno" di agosto 2002.
Non c’è alcuna ragione scritturale per comportarsi in una maniera così
barbara!! la Bibbia dice di togliere il saluto solo a chi rinnega Dio e il
sacrificio di Suo Figlio Gesù Cristo, ma non certo a chi non condivide alcune
ferree e rigide regole stabilite da uomini...
Posso dirLe che dopo aver verificato a fondo gli insegnamenti dei Testimoni di
Geova, anch’io non condivido più molte dottrine ed insegnamenti che la società
Torre di Guardia si sforza di far passare come comandi e/o principi biblici;
spesso si tratta di vere e proprie forzature fatte sulla lettura di alcuni passi
biblici che nella loro Bibbia (Traduzione del Nuovo Mondo) sono stati ad arte
tradotti in un certo modo solo per dare una "conferma scritturale" alle
loro assurde interpretazioni...
Non mi dissocio solo perché ho tutta la mia famiglia "nella verità", e
non voglio assolutamente troncare i vincoli d’amore e d’affetto con i miei
figli... spero - piano piano, poco per volta e con estrema cautela - di poter
aiutare "dal di dentro" il maggior numero di persone (che sono tutte in
buona fede e "vittime di vittime") a capire come stanno le cose ...
Lettera Firmata
Belluno
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