Nel mese di luglio 2000, il settimanale L'Espresso, a seguito di un articolo sui TdG, ha pubblicato nella pagina online dedicata alla religione (link) il testo completo della Petizione sull'Intesa. Un TdG ha scritto all'Espresso criticando questa iniziativa ed i loro promotori. In questa pagina le risposte dei primi firmatari, Achille Aveta e Sergio Pollina.
Lettera di un Testimone di Geova all'Espresso:
Egregio Magister,
mi sono imbattuto oggi nel suo articolo riguardante i
Testimoni di Geova e le loro "difficoltà" nell'intesa
con lo Stato Italiano. Devo dire che il suo articolo, come il
testo della petizione popolare, hanno suscitato in me sentimenti
piuttosto contrastanti. Il suo articolo, nonostante contenga un
gran numero di riferimenti interessanti e corretti, spesso dà l'impressione
di non essere completamente imparziale riguardo l'argomento.
Per prima cosa le vorrei cortesemente chiedere di controllare le
sue fonti sulla storia dei Testimoni di Geova, dato che il suo
articolo contiene alcune imprecisioni qua e là. A tal fine mi
permetto di consigliarle di rivolgersi al primo Testimone di
Geova che vede, o di recarsi presso una locale Sala del Regno, e
di farsi dare una copia del libro "Testimoni di Geova:
proclamatori del Regno di Dio", ovvero la biografia dei
Testimoni di Geova edito dalla Watch Tower & Tract Society of
Pennsylvania nel 1993 e dalla Congregazione Cristiana dei
Testimoni di Geova nel 1995. Converrà con me che un libro edito
dai diretti interessati è, in ogni caso, da ritenersi una fonte
autorevole sull'argomento.
Altra cosa che mi lascia perplesso è la Petizione Popolare
citata nel suo articolo. A parte una notevole serie di forzate
malinterpretazioni ed estrapolazioni assolutamente fuori luogo,
è il firmatario della petizione stessa che mi lascia perplesso.
Se ha la possibilità di fare una semplice ricerca in uno dei
tanti "Search Engine" su Internet, vedrà che il
personaggio in questione è un ex Testimone di Geova che, dopo la
sua disassociazione, sembra dedichi gran parte del suo tempo a
prodigarsi nello screditare la religione dei Testimoni di Geova.
Pur rispettando ciò egli vuol fare della sua vita e del suo
tempo, mi permetto di farle notare come in moltissime situazioni
(legga processi, indagini di organi di polizia, testimonianze ed
altro) chi è emotivamente coinvolto venga tenuto "in
disparte" in maniera che le sue emozioni non interferiscano
con ciò che si sta facendo. Ora, visto che il sig. Aveta, sembra
così assolutamente coinvolto, dal punto di vista emotivo, mi
chiedo quanto credito gli si possa dare nelle sue affermazioni,
visto che come minimo, il suo punto di vista è certamente tutt'altro
che "super partes". Che quindi il Suo giornale dedichi
tanto spazio alla petizione popolare scritta da costui mi sembra,
come minimo, un atteggiamento poco imparziale.
Lo stesso dicasi per la citazione "prima ancora un'altra ex
ministro, Ombretta Fumagalli Carulli, aveva firmato con una
ventina di colleghi un'interrogazione zeppa di accuse". La
frase è volutamente piantata lì, in mezzo all'articolo, in
sospeso. Un'altra veloce ricerca su Internet, Le garantisco che
non Le avrebbe occupato più di 5 minuti, l'avrebbe condotta al link [vedi nota] contenente una lettera spedita da Francesco
Corsano all'On.le Avv. Nicola Mancino contenente una seria
disamina di tutti i punti contenuti nell'interrogazione
parlamentare. Avrebbe potuto, quantomeno riportare, per
completezza, il link in questione. Queste osservazioni non
vogliono essere critiche a sé stanti ma vorrebbero essere
piuttosto un'accorata richiesta ad un maggiore approfondimento
per evitare malinterpretazioni. In questo periodo, nonostante le
conquiste dell'uomo nel corso dell'ultimo secolo, si sta
assistendo a sempre maggiori episodi di intollerenza (razziale,
religiosa, sessuale ecc. ecc.) e una corretta informazione è uno
dei passi fondamentali per evitare di aggravare situazioni già
delicate di per sé.
Andrea Ghirardini
Achille
Aveta risponde ad Andrea Ghirardini :
Mi sento in dovere di ringraziare il Testimone di Geova
Ghirardini per almeno due ragioni: 1 - per l'attenzione che
dedica alla mia attività; 2 - per il suo invito "ad un
maggiore approfondimento".
La lettera del sig. Ghirardini è un fulgido esempio di "argomentazione
ad personam": attaccare un avversario sul piano personale
piuttosto che affrontare le tesi da lui esposte per valutarne la
fondatezza. Infatti il Ghirardini preferisce non entrare nel
merito delle presunte "malinterpretazioni ed estrapolazioni"
di cui - a suo dire - sarebbe infarcita la relazione illustrativa
della petizione popolare (consultabile in altra pagina di questo
sito), ma indulge nell'esternare perplessità sul conto del
sottoscritto. Il sig. Ghirardini appare turbato dal fatto che
anch'io sono stato Testimone di Geova e ricava da questa mia
trascorsa militanza geovista la conclusione che sarei tanto
"emotivamente coinvolto" da non risultare attendibile
come voce critica del movimento geovista.
Premesso che non mi risulta che il sig. Ghirardini abbia avuto l'opportunità
di conoscermi personalmente, su quali elementi fonda una
valutazione così apodittica e sommariamente delegittimante della
mia attività di studioso del fenomeno geovista? Ha forse letto
qualcuna delle centinaia di pagine da me scritte sul movimento
cui aderisce? Sa il Ghirardini che, nello studio di fenomeni
sociali, è opportuno seguire il criterio che B.R. Wilson chiama
"distacco partecipante", con il quale si cerca di
bilanciare empatia e distacco specialmente nell'approccio a una
realtà religiosa? Non a caso Sandro Magister, nella sua
inchiesta sui Testimoni di Geova, ha doverosamente citato la
documentata testimonianza di R.V. Franz - ex componente del
Direttivo mondiale geovista - universalmente riconosciuto (anche
da Massimo Introvigne, che solitamente non è tenero con gli ex
adepti) come autorevole, talvolta unica, fonte di informazione
per la conoscenza di vicende interne al geovismo.
Caro Ghirardini, non sarebbe stato più serio tentare di
confutare le obiezioni e le perplessità sull'operato del
movimento geovista che oltre 20.000 cittadini italiani hanno
condiviso e ritenuto di dover segnalare al Parlamento, piuttosto
che tentare di screditarmi sic et simpliciter?
Veniamo ora all'invito a "un maggiore approfondimento".
Il Ghirardini rimprovera all'Espresso un atteggiamento parziale
perché Magister non avrebbe privilegiato fonti geoviste, a detta
del Testimone di Geova, più autorevoli sugli argomenti trattati.
Probabilmente l'ottimo Magister, proprio perché conosce bene la
"qualità" delle fonti geoviste, ha ritenuto necessario
dare spazio ad altre fonti che non ha considerato faziose. A
questo punto occorre dare contezza delle ragioni per cui le fonti
ufficiali geoviste vanno lette con la massima cautela!
Il geovismo è un'ideologia che fa della riscrittura della
propria storia un principio irrinunciabile. Per dare prova del
tipo di critica che sono abituato a muovere al geovismo, offro
qualche dimostrazione dell'assunto appena citato. Un primo
esempio lo ricavo proprio dallo scritto di Magister, dove si
menziona uno dei tanti fallimenti profetici che costella la
centenaria storia del geovismo: quello legato all'anno 1925 come
data in cui sarebbero stati ricreati, in carne ed ossa, i
Patriarchi dell'A.T. per assumere il dominio sull'intera Terra.
Siccome questa predizione di J.F. Rutherford (capo indiscusso del
geovismo dal 1917 al 1941) tardava a realizzarsi, per tenere alta
la tensione escatologica degli affiliati, nel 1929 i vertici
geovisti si inventarono un efficace colpo di scena; lasciamo che
a narrarci la vicenda sia una fonte geovista (J.F. Rutherford,
Salvezza, 1939, pp. 301-302): "A San Diego, California, v'è
un pezzo di terreno, sul quale, nell'anno 1929, fu costruita una
casa, che fu chiamata Beth-Sarim (=Casa dei Principi); ...e lo
scopo di acquistare la proprietà e fabbricare la casa fu per
avere una tangibile prova che vi sono oggidì sulla terra di
coloro ...i quali credono che i fedeli uomini antichi saranno ben
presto risuscitati dal Signore, verranno un'altra volta sulla
terra, per prendere controllo degli affari visibili del governo
teocratico". Quindi tutto chiaro: la Beth-Sarim era stata
costruita per servire come dimora dei Patriarchi, i quali
avrebbero governato sulla Terra di lì a poco! Ovviamente passano
i decenni, le visioni di Rutherford non si realizzano e quella
casa, ancora in piedi, diventa una testimonianza alquanto scomoda
per i Testimoni di Geova; perciò viene venduta a privati e si
cerca di fare dimenticare lo scopo per cui essa fu costruita.
Tanto è vero che nell'Annuario 1976 dei Testimoni di Geova, pag.
193, i vertici geovisti - con una buona dose di sicumera -
riscrivono quel pezzo di storia raccontando agli adepti un'altra
versione dei fatti. Leggiamola: "A suo tempo, qualcuno fece
un'offerta con il preciso scopo di costruire a San Diego una casa
per il fratello Rutherford". Avete letto bene, per non
essere costretti a tirare in ballo dolorosi aspetti
del fallimentare escatologismo geovista, si cerca di dissimulare
il vero scopo per il quale fu costruita Beth-Sarim. Addirittura
gli ideologi geovisti arrivano a manipolare anche il senso dei
propri scritti; infatti, nell'Annuario citato vengono menzionate
le prime parole del libro "Salvezza", che ho riprodotto
in precedenza, interrompendo la citazione proprio al punto in cui
Rutherford spiegava lo scopo per cui era stata realizzata quella
principesca dimora! Vedete con quanta facilità un "nobile"
scopo (legato all'adempimento di profezie bibliche così come le
vedeva Rutherford nella sua sfera di cristallo) viene trasformato
in un più prosaico fine: costruire una dimora confortevole per
il leader ammalato. Il tutto con levidente scopo di
dissimulare la realtà agli stessi affiliati, confidando sul
fatto che la letteratura meno recente è sostanzialmente
indisponibile per la stragrande maggioranza degli adepti attuali!
Un altro esempio di riscrittura della storia geovista da parte
degli ideologi del movimento me lo suggerisce il Ghirardini
quando menziona la lettera del 24/11/1998, indirizzata al
Presidente del Senato, che i vertici italiani del geovismo hanno
redatto per perorare la causa dellIntesa. A proposito della
presenza formale del movimento geovista nel nostro
Paese, il Vicepresidente della Congregazione geovista, tra laltro,
dichiarava che "a detta Camera di Commercio [di Milano] fu
iscritta nel luglio 1946 ... una società a responsabilità
limitata appositamente costituita e non l'ente statunitense [Watch
Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania]". Ma questo
Vicepresidente non legge neanche gli atti costitutivi della
Congregazione che presiede? Non sa che l'atto costitutivo della
Congregazione in argomento attesta che tale ente esponenziale
americano si registrò come società commerciale alla Camera di
Commercio di Milano l'8/7/1946? A cosa si devono queste versioni
discordanti, fornite da atti e organi della stessa Congregazione
in tempi diversi? Forse nell'atto costitutivo di associazione
occorreva "retrodatare" la presenza in Italia dell'ente
esponenziale americano per accreditare la tesi che il culto
geovista fosse "consolidato nella tradizione italiana",
inducendo così in errore le Autorità pubbliche chiamate a
pronunciarsi sulla concessione del riconoscimento della
personalità giuridica alla Congregazione? Se così fosse, come
andrebbe valutata la condotta dei rappresentanti della
Congregazione?
Ma, a mio avviso, lesempio più drammatico di revisionismo
è quello legato alle sofferenze subite dai Testimoni per mano
del tiranno nazista. Da tempo i mass media danno risalto ad
iniziative dei Testimoni di Geova con le quali essi intendono
ricordare tali sofferenze. Ebbene, è doveroso evidenziare che
anche queste iniziative rientrano in un progetto di revisionismo
storico adottato dai vertici geovisti, attraverso il quale si
tenta di celare la vera genesi delle atrocità subite da alcuni
Testimoni sotto il nazismo. Una documentata indagine storica (cf.
A. Aveta - S. Pollina, Scontro tra totalitarismi: nazifascismo e
geovismo, Editrice Vaticana, 2000) ha evidenziato che molte
furono le concause di questa dolorosa pagina di sofferenze; per
brevità mi limito ad elencare le meno note:
- lirragionevolezza di Rutherford che passò da un
esplicito tentativo di compromesso con Hitler a una posizione di
forte contrapposizione con il regime appena questo non cedette
alle lusinghe del Generalissimo (appellativo con il
quale Rutherford era definito dai suoi seguaci);
- la convinzione dei Testimoni dellepoca di vivere gli
ultimi giorni di questa società (infatti Rutherford
arringava continuamente i seguaci prevedendo addirittura che nel
1941 mancavano pochi mesi prima dellArmaghedon
biblico); questa certezza dellimminenza della fine
indusse i Testimoni dellepoca ad azioni provocatorie
recepite dal nazismo come veri e propri atti di sfida politica,
contro i quali rabbiosa fu la reazione del sistema nazista.
In conclusione, non si può che condividere lopinione della
storica C.E. King, la quale presenta il conflitto tra Testimoni e
nazismo come un problema di scontro tra due opposti fanatismi,
caratterizzati entrambi da un accentuato totalitarismo.
Mi fermo qui, non perché sia a corto di ulteriori argomenti, ma
per rispetto di chi ha avuto la pazienza di leggermi. Ovviamente,
ben altre sono le ragioni che inducono migliaia di cittadini
italiani a chiedere al Parlamento la costituzione di unapposita
commissione di inchiesta sulle attività della Congregazione
geovista prima della stipula dellIntesa. Comè stato
autorevolmente osservato, lIntesa ci sembra sia
qualcosa di più di una semplice tutela di diritti. Essa, infatti,
apre delle possibilità di azione e di diffusione e dà una
patente di affidabilità di fronte alla coscienza dei cittadini.
Quanto meno essa garantisce di fronte a eventuali pericoli che un
determinato gruppo possa rappresentare per il bene collettivo.
Ora ci si deve domandare se queste condizioni si pongano nei
confronti dei Testimoni di Geova.
Achille Aveta
Risposta di
Sergio Pollina ad Andrea Ghirardini:
Nella qualità di secondo firmatario della petizione pubblicata
sullEspresso nella quale si fa richiesta alle autorità
governative di una attenta verifica prima di procedere allintesa
con i testimoni di Geova, ritengo di dover intervenire nel
dibattito che ha visto partecipare, tra gli altri, il signor
Andrea Ghirardini, esponente dei testimoni di Geova, il quale
ritiene imparziale larticolo di Sandro Magister e
inattendibile il dott. Achille Aveta nella sua esposizione dei
motivi per i quali si è ritenuto opportuno interpellare il
Parlamento su una materia così delicata.
Il sig. Ghirardini muove a Magister lappunto di non aver
consultato una fonte ufficiale del Geovismo, il libro Testimoni
di Geova: proclamatori del Regno di Dio, che lui definisce
in ogni caso una fonte autorevole sullargomento.
Sarebbe interessante se egli, in un dibattito sullantisemitismo
ritenesse altrettanto valido il Mein Kampf come prova
per la discriminazione ebraica. Vorrei, inoltre, ricordare al
Ghirardini che fino al 1993 fonte altrettanto autorevole sulle
origini del geovismo era un altro libro edito dalla
multinazionale Watch Tower Bible & Tract Society of
Pennsylvania, ente esponenziale mondiale dei Testimoni, e
intitolato I testimoni di Geova nel proposito divino,
una lettura del quale (sempre che Ghirardini labbia letto)
mostra preoccupanti riscritture della storia fidata,
di questo discusso movimento, rendendo così inattendibili
entrambi.
Mi rende perplesso la perplessità di chi sostiene
che un autore non debba essere ritenuto attendibile perché
emotivamente coinvolto; per cui sarebbe interessante
chiedere ai Testimoni quanto tempo deve trascorrere prima che ci
si liberi da tale coinvolgimento emotivo. Il dott. Aveta, infatti,
non milita più nelle file dei testimoni da quasi un ventennio;
è sufficiente tale lungo periodo per averne attenuato lemotività?
E se le cose non stessero così, che dire, allora, di quasi tutti
gli scrittori delle pubblicazioni Watch Tower che, per loro
stessa ammissione, prima della loro conversione erano Avventisti
(vedi il fondatore Russell), Cattolici, Battisti, Presbiteriani,
e via discorrendo? Russell, allepoca della redazione della
sua opera omnia Il divin piano delle età aveva
lasciato gli Avventisti da pochissimo tempo; era allora
inattendibile quando mise per iscritto in sei volumi che tutte le
altre chiese (fra le quali quella alla quale lui aveva
appartenuto) erano figlie del demonio? La storia dei Testimoni
italiani (pubblicata nel 1993 nel loro Annuario) evidenzia con
chiarezza che moltissimi di loro erano tutti fuoriusciti dal
cattolicesimo: che valore dovremmo allora attribuire ai loro
scritti e alle loro dichiarazioni che oggi sono considerati
momenti eroici del loro sviluppo in questo paese? Che
dire, poi, delle testimonianze (numerose e pletoriche) di alcuni
ex gesuiti, ex monache convertiti al geovismo che, nelle colonne
della loro rivista ufficiale Svegliatevi! cercano (per
usare la terminologia del Ghiradini) di screditare la
religione cattolica dalla quale provengono? Sono anche loro
emotivamente coinvolti e quindi inattendibili? E allora perché
pubblicarne le esperienze come esempio di eroica virtù e degne
di fede assoluta?
Non so quali frequentazioni abbia il Ghiradini con le procure
della Repubblica e con le caserme dei carabinieri, ma risulta
solo a lui che le testimonianze di chi è emotivamente coinvolto
(leggi pentiti) vengano tenute in disparte.
È proprio vero il contrario. Esse vengono valutate con la
massima attenzione alla ricerca dei riscontri oggettivi. Dopo di
che vengono assunte a base per i processi che, spesso, portano
alla condanna dei colpevoli. Senza tali testimonianze la piovra
avrebbe i tentacoli più lunghi di quanto li abbia ancora adesso.
È evidente che Ghirardini non conosce il dott. Aveta, in quanto
gli sembra assolutamente coinvolto. Se vi è una
persona serena nella sua disamina storica di questo e di altri
movimenti religiosi ai quali ha rivolto la sua attenzione di
studioso, questi è proprio Aveta, del quale i riconoscimenti del
mondo della cultura sono troppo numerosi per poterli qui elencare.
Mi sembra anche opportuno ricordare che la petizione è stata
sottoscritta oltre che da Aveta e da me, anche da un
costituzionalista e sottoposta al vaglio di numerosi esperti di
diritto che, dopo aver verificato la rispondenza degli addebiti
in essa contenuti con le fonti normative del geovismo, lhanno
ritenuta ineccepibile. Aggiungo anche che se 20.000 cittadini
italiani hanno sentito lesigenza di chiedere al loro
Parlamento una maggiore attenzione prima di procedere in un
sentiero così delicato come quello della stipula di unIntesa
con un gruppo confessionale così chiacchierato,
credo che si debba loro, per lo meno, il medesimo rispetto che
chiesero i testimoni di Geova quando, nel 1982 con una colluvie
di petizioni popolari, chiesero a tutte le autorità dello Stato,
a cominciare dal Presidente della Repubblica, di intervenire a
favore di una coppia di coniugi (Giuseppe e Consiglia Oneda)
accusati di omicidio nei confronti della loro figlia Isabella, la
cui condanna essi ritenevano un atto di ingiustizia. Ricordiamo
che allora si raggiunsero le 100.000 firme!
Se, poi, vi è qualcuno emotivamente coinvolto questi
è proprio lestensore della lettera spedita allOn.
Mancino nel 1998, e cioè il sig. Francesco Corsano, esponente di
spicco dei Testimoni, che diversamente da Aveta che ha un
interesse meramente culturale e giurisprudenziale nella vicenda,
si giocava, insieme ai suoi amici, il riconoscimento giuridico e
le ricche prebende che da esso derivano.
Desidererei concludere richiamando lattenzione del paziente
lettore sul paventato pericolo di inasprire gli episodi di
intolleranza razziale, religiosa e sessuale che la petizione
potrebbe innescare. Lintolleranza di chi, come i Testimoni,
espelle dalla loro organizzazione chi continua a credere in Dio,
in Cristo e nella Bibbia, ma non nelle cervellotiche date
stabilite dai vari Rutherford e Franz, costringendoli ad una vita
grama di emarginazione e di odio da parte dei loro ex amici e
congiunti, è forse innocua e non riprovevole? E che dire dellintolleranza
razziale di chi, come i testimoni, ha escluso per i primi 120
anni della loro storia dalle alte sfere della loro gerarchia (il
Corpo Direttivo) chiunque non fosse bianco e anglosassone? Ci
potrebbe il signor Ghirardini fornire un solo nominativo di uomo
di colore (qualsiasi colore) che dal 1879 al 1998 abbia fatto
parte delle leve di comando? Parlando di intolleranza religiosa
ci potrebbe spiegare perché lorganizzazione alla quale
egli appartiene colloca da sempre chi non è testimone di Geova
fra i reprobi destinati alla distruzione eterna, alla faccia
della tolleranza? E che dire della parità sessuale? Come si
concilia la loro con il fatto che, a tuttoggi, in tutti gli
scritti e le norme dei Testimoni, la donna è sempre
invariabilmente indicata come sottomessa, con lobbligo
di essere ubbidiente alluomo e quindi non
meritevole di condividere i suoi stessi privilegi nellambito
delle loro strutture ecclesiastiche?
Sono dispiaciuto di aver sottratto così tanto spazio e tempo a
chi avrà la costanza di leggermi sino in fondo, ma, nel caso che
uno di tali lettori fosse il signor Ghirardini, gli sarei grato
se potesse dare, sulle pagine dellEspresso, una sua
valutazione obiettiva e non emotivamente coinvolta a
quanto, anche se succintamente, ho qui esposto.
Sergio Pollina
Nota: In questa pagina vengono esaminati alcuni punti della risposta di Francesco Corsano, portavoce della Watch Tower, all'Interrogazione Parlamentare del novembre 1998 [torna al testo].