Nessuno ci aveva creduto, ma a confermarlo fu un rapido giro di telefonate
nelle quali anche il più scettico non fece che confermare l'orrida
realtà... John Lennon era stato accoppato.. ed il giorno stesso o quasi.
Fu con questo spirito che affrontammo di nuovo quelle scale che portavano
alla sotterranea sala di Dongioprete.
Il sacerdote, in verità qualche minuto prima ci aveva detto:
"Vi vedo tristi ragazzi, non sarà per la morte di quel cantante pop, John
LIMON? ", cosa che ci atterrì
ulteriormente prima di constatare che stavolta mancava anche una corda del
basso, al basso Clarissa e dovetti suonare perciò senza il Mi Grave.
Una prova penosa eravamo veramente sfasati, avevamo capito che i Beatles,
non si sarebbero mai più ricostituiti. Seguì dunque infatti, una vasta
commemorazione postuma alla prematura scomparsa dell'artista: le cinque
giornate di John Lennon, o la 24 ore dei Beatles in Italia 65, quando
giravano in Giulietta 1400 a Portofino, dopo aver scelto Genova al posto
di Venezia per la loro tappa Preromana.
Si susseguirono frasi assurde tipo:
"Portiamo le nostre condoglianze a Danilo, ora è sulle sue spalle il peso
dell'eredita' di Lennon"
(L'altro chitarrista, Marco Ciccone, sapeva fare l'assolo di All My Loving,
quindi a pieno titolo era diventato il solista ufficiale del gruppo)
oppure John è vivo, il figlio di John si unirà in gruppo ai figli di Mc
Cartney, Starr ed Harrison e nasceranno i nuovi Beatles...
Tutto fu, in parte mitigato dalla nuova ennesima notizia: a parte che
quell'anno saremmo stati tutti bocciati,
pare si suonasse di nuovo, dopo la
festa "dell'atleta" in febbraio,
per martedì grasso, l'ultimo giorno di carnevale, nientedimeno che nella
mitica sala "pidocchietto" san Giuseppe al Trionfale,
cinema parrocchiale che all'epoca proiettava integre gloriose pellicole di
Mario Merola. Quella dove Mario Merola fa la parte del Capo della Squadra
Omicidi di Napoli, con tanto di radiotelefono ed improbabili coniugazioni
di verbi, diventerà in seguito l'ossessione del mio collezionismo trash
cinematografico.
4 febbraio 1981 - i
Royal Boys in "Dizzy miss Lizzy" dei Beatles
Massima concessione però, visto che l'organico si era arricchito di nuove
bands per la sala di DonGioprete, era soltanto, stavolta, un (e solo uno)
pezzo a testa.
Dopo giorni di decisioni e ripensamenti la scelta cadde su
"Dizzy miss Lizzy"
un pezzo urlato da Lennon
e per commemorare Lennon,
preso da HELP!, il 33 giri... che
aveva un facilissimo giro strumentale a cui uno dei nostri chitarristi
doveva dedicarsi (che fu Danilo Rusich, vestito da cowboy con tanto di
cappello di carta in testa) .
Il pezzo era difficile, tanto che decisi di suonarlo alla chitarra dal
vivo, e far passare Marco Ciccone al basso, come documentato da allegate
foto d'epoca. Non sarei mai riuscito a cantare e a suonare il giro rock'n'roll
che faceva McCartney.
Nel frattempo, come dicevo, le bands della saletta di Dongioprete (che
aveva acquistato anche un Mixer FBT) si arricchirono di tre new entries:
il bassista
Energumeno Bruno
, detto
Konga, che però aveva un fender bass
originale compratogli dal padre ed era pure bravino, il chitarrista
Andrea Genghini, detto
Gengo
e successivamente
Ginko
(dal commissario di Diabolik) part-time replacement per i donnaioli
chitarristi degli Sharks tipo
Fausto Top
che ogni tanto si trovava nei guai con qualche lolita liceale dei tempi...
e finalmente una band che suonava peggio di noi:
"GLI SFIGATI", come li chiamavamo
noi dopo averli visti all'opera. A vederli e sentirli suonare ci sentivamo
veramente come se fossimo la backing band di Roy Orbison o i Kinks. Ne
ricordo due, il chitarrista
Stefano M.
(l'unico che poi alla fine è rimasto nel campo musicale come produttore ,
arrangiatore e musicista turnista) all'epoca memorabile schiappa, e il
bassista tra l'altro un vero basso perché era il più tappo o quasi
dell'oratorio)
Michele P., che per un crudele
scherzo del destino un giorno mi fece la "cianghetta" e mi fece spaccare
il mento, per cui se leggerà queste righe sappia che non l'ho mai
perdonato e sono pronto a pestarlo, anche se come so da fonti mie, è
diventato carabiniere nel Nord Italia.
Dizzy Miss Lizzy ci fece sanguinare mani e,
nel mio caso,
l'ugola, soprattutto per lo strillo
che annunciava il solo semplice semplice di Danilo.
Eravamo pronti ed il fatidico giorno arrivò.
1981 - Roberto Letizia (Hulk) ,
Marco Grillone, Danilo il Gatto, Batlok e Fangio
I
Sacerdoti
come al solito avrebbero aperto e chiuso le danze, ma prima c'erano le
scenette fatte dai ragazzi dell'oratorio che furono divertenti, come
quella fatta ad hoc per i due sorveglianti oratoriali,
Ennio Speedy Gonzales
e
Maurizio detto "il tartaglione"
che si impappinavano e si prendevano quasi a parolacce suscitando
l'ilarità dei presenti ...
I presenti però, quel giorno, alla fine delle scenette, scapparono tutti o
quasi lasciando il cinema semivuoto e soltanto pochi fans questa volta a
vedere i gruppi. La musica nell'oratorio, evidentemente interessava poco o
niente,
allora capimmo che era arrivata la stagione e delle sigarette che si
fumavano senza respirarle.
Fuori l'oratorio c'era una nuova banda, dei veri attaccabrighe
motorizzati, che noi chiamavamo
L'ASFIX, per via di un muro
tappezzato di scritte heavy metal (erano arrivati gli Iron Maiden da poco
in Italia) con questa misteriosa parola scritta in Gotico stile. Erano dei
rompiscatole, illetterati, maneschi e per questo ovviamente, pieni di
donne (la donna più grande aveva persino 18 anni).
E la desolazione della vuota sala parrocchiale, ci affranse non poco...
pensammo di risollevarci sfottendo gli SFIGATI ma con orrore vedemmo che
Andrea FenderBianca dei sacerdoti era passato con loro per fare "Rock
around the clock" con assolo precisissimo. Tutto sommato anche se il
bassista-basso li mandò varie volte fuori tempo, fecero una buona figura.
Li seguimmo dal loggione, dove i chitarristi tirarono palline di carta e
polvere starnutatoria, e poi toccò a
noi.
Le foto dell'epoca ci ritraggono in maglione perché nella sala faceva un
bel freddo, tirchio com'era, il prete doveva aver fatto fuori i
riscaldamenti. Dizzy Miss Lizzy venne fuori discreta, per quanto ne
capissimo noi, ma il finale fu tragico: "allabatteria" battilocchi decise
autonomamente di allungare di 12 battute e si ritrovò a suonare da solo
mentre noi facevamo quasi l'inchino per un magro applauso.
Tutti guardammo malissimo BATLOK che aveva fatto una cappellata immane.
Era finita. I Royal Boys uscivano dalle scalette camminando come se
fossero allo Shea Stadium mentre sul palco salivano i
CIELLINI
al completo che suonavano i loro Dik Dik; mi ricordo che fecero l'Isola di
Wight con Konga al Basso. Stavolta gli Sharks non vennero proprio e i
Sacerdoti, nonostante la toppa di Batlok, di nuovo ci fecero i
complimenti.
La settimana dopo, un misterioso figuro, bussò alla porta della sala.
Pensavamo fosse un certo
Fasoli, un megalomane rompiscatole
goliardico che noi chiamavamo
"occhio di falco"
per un suo certo strabismo di venere ... ma invece erano uno più uno, due
della banda dei
Maneschi Motorizzati, quella di
Ovett
già precedentemente incontrato, che si misero uno alla batteria grancassa
presa a calci e uno a suonare il piano coi pugni. Nessuno osò
contrastarli, erano più grandi di noi e le Marlboro le respiravano. Noi
eravamo rimasti sempre alle liquirizie. Fecero 20 minuti di porco comodo
free jazz sfascio improvvisazione manesca e sparirono.
Si avvicinava la primavera.
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