I giorni dell'oratorio, delle chitarre e dei libri di scuola che volavano dalle finestre

Parte Seconda: I terribili inizi di chi non sa suonare ma vuole farlo lo stesso

(di Roberto Letizia)


Noi nel frattempo, continuavamo ad impratichirci sulle nostre improbabili versioni dei magici quattro... è andata perduta purtroppo, l'unica cassetta che avevo nella quale ci si esibiva in una
LOVE ME DO che durava circa 1,20 minuti (armonica sostituita da un lalalalalala), ma molto sentita, con lo stacco alla Paul che io in persona fornivo con voce mascherata da adulto. Registravamo su un portatile veramente rude, un radioregistratore Sanyo che ancora mio padre ha nella sua casa fuori Roma ma che riceve solamente in FM . Eravamo in tre, io e due miei compagni di scuola, Massimo e Giampaolo e come nome originale trovammo GMR, Giampaolo Massimo e Roberto. Io ero una vera frana ancora i barrè erano un mistero, Massimo suonava dei vecchissimi bongos sfondati (incredibilmente sono impolverati su un armadio a casa dei miei, e Giampaolo, che sapeva si e no i 4 accordi maggiori arrancava ad occhio ed orecchio con delle note armoniche talmente avventate che è meglio che la cassetta sia andata persa, pena che chiunque la sentisse ora avrebbe già chiamato le guardie per incapacità molesta del complesso.
 

Pallone, Roma e chitarre , non ci serviva altro... e cominciò infatti la grande stagione delle FRODI ai professori, con meravigliose firme false per marinare la scuola (la vera arte della truffa scolastica la misi a punto solo al liceo due anni più tardi) e saltare così l'odiato compito di matematica mensile... a vantaggio della musica. NO al nozionismo, si al librone degli accordi dei Beatles, dove però mi scontravo sempre col terribile inizio di Michelle.


Insomma, tutto ruotava nel mondo dell'oratorio, dove le note si facevano sempre più melodiose da parte della band ufficiale del Prete, che noi invidiosamente chiamavamo "
i Sacerdoti" schernendoli più del dovuto, visto che per suonare dovevano garantire il servizio e la presenza in chiesa. Fu a quel punto che conobbi due sfigatissimi musicisti, più grandi di me, anche loro erano tentati a quella magica sala attrezzata dal prete (da noi ribattezzato Dongioprete da un mix del nome Giovanni e la parola prete) che chiesero a quest'ultimo di poter sviluppare la loro passione per la musica ... Dongioprete acconsentì e cominciarono a suonare addirittura in due, ricordo a malapena i loro nomi, Massimo V. e Andrea, batteria rumorosa fuori tempo e basso fender FINTO erano i loro strumenti. Andrea era un bassista discreto, bravino però aveva un HOHNER del quale aveva falsificato la paletta trasformandolo in Fender Precision. E noi c'eravamo cascati tutti, in compenso suonava veramente, mentre Massimo V. andava a braccio, anzi a gambe scomposte e braccia fuori tempo sulla Rogers fumante nuova di Dongioprete... riuscii' non so come, sfruttando il fatto che da un po' di tempo scambiavo dischi dei Beatles con questo Andrea, a infilarmi nel loro duo, adducendo strafenomenali inclinazioni chitarristiche che in realtà non possedevo minimamente. Ma ci credevo, mi ero imparato il FA col barrè che veniva quasi bene, proprio in quei giorni.

30 maggio 1980 prove per la prima esibizione


I Sacerdoti continuavano a macinare musica... era il tempo di My Sharona, cover impensabile con loro che eseguivano quasi perfettamente (però il loro inglese era veramente osceno) se avevano nell'organico un figuro di nome Andrea M. che era il supertecnico, con la Fender Bianca, VERA, sul modello di Jimi Hendrix. Era la prima volta che vedevo una Fender dal vero e non in negozio, e soprattutto qualcuno che la sapesse suonare regolando i volumi mentre faceva gli assoli e gli accordi, come i professionista. Il nome di questo Andrea M. riecheggiò per lustri nell'ambito oratoriale, pare che sapesse fare addirittura, con tanto di tremolo, anche l'assolo di "Rock around the clock" di Bill Haley alla perfezione, cosa che gli vidi in effetti fare e molto bene.


Noi tre e gli altri tre continuavamo a strimpellare e
quando il prete acconsentì a me, Massimo V. e Andrea di varcare la soglia della sala ci sentimmo in paradiso (anche se marinavamo le lezioni di catechismo) ... ma il sound era scarso.

Non avevamo nome, a differenza dei GMR, e soprattutto ... non sapevamo suonare. Ricordo una versione di I Need You di George Harrison cosi' tremenda da farci smettere e rimandare alla prossima seduta settimanale di sala (avevamo due ore a settimana, il martedi, dalle 16 alle 18) . I Beatles mi ossessionavano la mente... sognavo di George Harrison e Ringo Starr che mi prendevano in giro e volevo a tutti i costi diventare bravo per imitarli... occorreva fare la mossa più scaltra, anche perchè Massimo V. e Andrea erano più inclini al suono degli Stones da poco usciti col loro disco Some Girls... niente Stones, non mi sono mai piaciuti, grazie.

I Sacerdoti facevano "Miss you" con il falsetto ma sempre in uno stentato inglese da seconda elementare... poi anche i Deep Purple...musica da miscredenti inaudita per chi invece serviva messa in chiesa.


La mossa più scaltra fu di fondere i GMR con i Senza NOme, però rifondando un nuovo gruppo e chiedendo al prete, "voglio un nuovo gruppo" in maniera che il duo sopravvissuto Massimo V. e Andrea potessero prendere un altro chitarrista... pero' Andrea nel frattempo era passato a suonare la batteria e quindi tutto naufragò da solo. Ero libero di poter chiamare Massimo il bonghista e da lì ripartì il progetto "Suoneremo-come-i-Beatles-forse" ...

Massimo V. si dedicò al basket e sparì di scena, lo rividi anni e anni dopo a un concerto, non mi riconobbe, non dissi nulla. Era diventato un appassionato di chitarre d'epoca, comprava e vendeva. Andrea il bassista-batterista scomparve nel nulla, cambiò casa.
Io e Massimo bongo chiamammo due amici chitarristi che giocavano a pallone con noi tutti i giorni (studiare mai, non se ne parlava) Danilo e Marco, mentre Giampaolo, che non poteva competere con i nuovi che sapevano sia gli accordi maggiori che quelli minori, si giubilò da solo. Ora è un esperto informatico di Linux, però ha imparato a suonare bene.