Urgente seduta dei due capi fondatori del gruppo senza nome, gli orfani
del GMR .... iniziarono dunque le prime discussioni per un nome, più che
altro per mettere un bel logo argentato sulla grancassa, stile 4 di
Liverpool, in modo da distinguerci dai "Sacerdoti" che suonavano con una
coperta militare per attutire il rumore e non avevano logo, tuttalpiù se
avevano freddo con l'umidità della saletta potevano usarla a mo' di
scialle da vecchio.
Massimo e Roberto,
Roberto e Massimo,
nomi assurdi, fantasiosi quanto improbabili ...
i Supersonics
con tanto di Logo di un aereo a reazione sghembo e soprattutto gli
Atomics
...con disegnino di una bomba a palla "stile Banda Bassotti che vuole
scassinare il deposito dello zio riccastro di Paperino". No no No...
finché a Roberto venne il nome... da quel vecchio concerto visto negli
spezzoni de "l'almanacco del giorno dopo" .... I BEATLES, I BEATLES,
ululammo come rottweilers impazziti ...
"ROYAL BOYS"
me ne uscii io. "Fatta" disse Massimo "alla batteria" Batttilocchi.
Quando gasati lo proponemmo agli altri, tutti ne furono immediatamente
soddisfatti, nostra intenzione era recuperare lo spirito di quei quattro
giovanotti che anni prima, da zero, erano arrivati ad esibirsi davanti le
massime autorità del loro stato, come fenomeni in incontrollabile ascesa.
"Un giorno anche noi saremo cosi"
... era il motto con cui tutti montatissimi, entravamo in sala e perlopiu'
trovavamo corde mancanti alle chitarre e buchi nelle pelli dei tamburi di
chi aveva sfruttato la sala nel precedente turno... ma non avevamo una
lira. Nel frattempo, ero, grazie al mettere in croce mio padre, riuscito a
comprarmi un basso elettrico, ma più che altro un pezzo di legno con
quattro corde, visto la vetustà ... con sole 70.000 lire, mio padre
affrontò l'ennesimo esborso per tenermi buono e sperare che stavolta
cominciassi a interessarmi ai libri, che continuavano invece a rimanere
intonsi. Nulla da fare: l'unico libro che aprivo con una certa frequenza
era il clamoroso librone (che si intravede anche nelle foto) degli accordi
dei Beatles, dove saltavamo le canzoni che avevano ad esempio, accordi in
6a.
4 febbraio 1981
"martedì grasso", cinema parrocchiale San Giuseppe Roma,
Roberto Letizia canta
Dizzy Miss Lizzy dal disco HELP! dei Beatles
Insomma mi trovai padrone di un basso
Eko Sebring,
lo stesso usato in un film di Caterina Caselli dal bassista dei suoi
Amici, credo quando suonavano "sono qui con voi" (alleluja yeah) cover di
Baby Please don't go dei Them, neanche fatta male. Il SEBRING suonava
peggio del Clarissa ma pesava meno della metà della metà di quest'ultimo
che a fine session mi aveva praticamente fracassato la spalla (soltanto
anni dopo, suonando di continuo per ore ed ore un
Fender Telecaster Bass
di mia proprietà, mi resi conto che anche il Clarissa era in realtà una
piuma); ogni volta e sembravo Quasimodo che andava a suonare le campane.
Cosa che facevano i
Sacerdoti fra una suonata e l'altra, il tastierista era chierichetto e gli
altri tutti immischiati col mese mariano, che si stava avvicinando a
grandi passi. Hunt poi, il batterista dei "Ciellini Rock" (come li
schernivamo a volte) l'altro gruppo favorito da Dongioprete (noi eravamo
tutti agnostici) era quasi un integralista cattolico della prima ora,
nonostante i capelli a casco di banana sempre più lunghi, sempre più
sporchi. Ma il mese mariano oltre a portarmi l'allergia che mi faceva un
naso gonfio raffreddato sempre più somigliante a quello di Pete Townshend
dei WHO, portava con se' una bella notizia, a fine mese ci sarebbe stata
la festa de "l'atleta",
con relativo palco e musica dal vivo organizzata da Dongioprete.
Ennio Speedy Gonzales sarebbe stato accompagnato dai più bravi, i
Sacerdoti, poi, dopo il Duo Morra-Monopoli che faceva dei soporiferi Pooh
di quei tempi, saremmo saliti
noi!!!! I ciellini Rock con i
loro Dik Dik e forse Baglioni, poi gli Sharks e di nuovo i Sacerdoti a
finire col chitarrista Andrea dalla fender bianca originale e Ennio Speedy
Gonzales a chiudere.
La notizia ci lasciò senza fiato per una giornata intera: ci venne detto
che avremmo avuto due canzoni a disposizione. E la nostra scelta cadde su
Twist and Shout
e Boys,
entrambe dal primo disco dei Beatles, che avrei dovuto cantare io visto
che ero il migliore in inglese e mi ricordavo le parole, nonostante una
voce da 15enne gracchiante....
E fu il tempo di Sangue Sudore e
Lacrime, suonammo come disperati interminabili ore per non fare una
figuraccia davanti ai Sacerdoti e
agli Sharks mentre non temevamo il duo Pooh, nessuno li aveva mai sentiti
finire una canzone, pare anzi suonassero solo spezzoni... avevano
inventato il Medley Spezzato e nessuno se ne era accorto! Non dormimmo per
la settimana entrante, occhio pallato e stanchezza ma pronti.
Poche ore prima della
nostra esibizione ci fu qualche oscuro presagio... un bullo di quartiere,
un tipo alla Pappalardo televisivo che ci rubava sempre il pallone, piu'
grande, e che per via del capoccione chiamavamo OVETT (come il campione
fondista rivale di coe) ci sorprese a scrivere "The Royal Boys sul muro" e
minacciò di pestarci perchè non dovevamo farlo. Si accontentò di rubarci
il pennarello Grinta nero con cui uno dei chitarristi aveva scritto il
nostro nome... per il resto fu fuga a gambe levate, perchè Ovett non era
nemmeno da solo era con un pessimo attaccabrighe che ora gestisce
un'edicola.
Ovett lo rincontrai quasi
20 anni dopo un giorno in ospedale dove mi ero recato per visitare un
amico ... stessa corsia, stessa capoccia da muflone delle pampas, ancora
devo capire perchè siamo scappati quel giorno. Perchè a rivedere OVETT mi
sono reso conto che essendo già grande all'epoca non era cresciuto di un
palmo, mentre io ero esattamente o quasi il doppio di lui. Mi fece
abbastanza pena, ripensai a quella scritta (stavolta a spray) OVETT GAY
vicino a quella di Beatles. Nessuno sa come successe.
1981 - assolo di Fangio
Ore 17 del 30 maggio
1980: IL DEBUTTO.
Speedy Gonzales ci annunciò, dopo una fugace virtuosa esibizione, in un
pezzo stumentale dei Sacerdoti...
"Signori e signore... ecco questi
giovani.... con la passione dei Beatles...a voi .. I ROYAL BOYS!!!!".
Fu un dramma per accordare ... o fare finta di essere professionali
aggiustando toni e volumi... ci guardavamo e dicevamo..."Tutto bene, tutto
bene???"". Manco sapevamo cosa stavamo facendo, finchè, davanti a una
platea di circa 200 persone, Fabrizio attaccò con un rudimentale
organistico do.fa.sol, Twist and
shout !!! Ero io alla voce e gli
altri ai cori... parve andare bene, tanto che ricevemmo begli applausi (e
una monetina dal Panza, un drogato più grande che infestava con la sua
presenza l'oratorio probabilmente per acquisire nuova clientela. Il Panza,
anni dopo, fu solo un minuscolo rigo sul giornale, "trovato morto per
overdose eccetera", ma la monetina da 50 lire che mi tirò per sfregio,
ancora la conservo, da qualche parte è a casa dei miei) vista la Claque
che ci seguiva, uno fra tutti il mio amico Francesco, futuro attore in
diverse fiction di recente programmazione e successo. Allora però aveva i
capelli, e come noi li perse on the road.
Talmente presi dagli applausi mi accorsi che non avevamo fatto il solista
a Twist and shout e avevamo saltato pure dei pezzi tanto che durò soltanto
1,30 min, pero' l'essenziale è che la voce tenne.
Alla fine della nostra esibizione c'era
BOYS
un pezzo che avevamo provato di più degli altri, "alla batteria"
Battilocchi riusciva a fare bene gli stacchi quindi la canzone partì e
andò liscia fino a che sentii arrivare da Marco, uno dei chitarristi, un
rumore pizzicato di ferro e acciaio, non si capiva bene, tanto che mi
girai....e lui disse: "E' il
solista, è il solista". In pratica
suonava le toniche ma al 21mo tasto dell'elettrica, l'ultimo. Boys fu il
nostro successone, ricevemmo complimenti anche dal tastierista dei
Sacerdoti (al quale, quando dopo suonarono "Il gatto e la volpe" rimase in
bocca la protezione del microfono Akg superScarso di Dongioprete, quasi
strozzandolo live) e dagli Sharks, che erano molto più funky ma si persero
tra i loro virtuosismi in un pezzo dei Rolling Stones, forse troppo blues
che funk. Alla fine, dopo i sacerdoti uscimmo a testa alta tanto che un
tizio ci fermò e disse:
"Meritate un contratto, meritate di fare delle serate"
.
Non potevamo crederci. Eravamo ora a pieno titolo I ROYAL BOYS, quelli del
concerto dell'oratorio e godemmo di popolarità sino al giorno delle
vacanze scolastiche, quando poi tutti incominciarono piano piano a partire
lasciando l'oratorio deserto.
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