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1971 - A LEZIONE DI MUSICA

(ANEDDOTI E RICORDI)

 

 

Nell’inverno successivo Enrico, Arturo, Ermanno ed io, unici ad avere seriamente raccolto la proposta, ci tenemmo in contatto con un fitto scambio epistolare. 
A parte Ermanno, che rimase chitarrista, noi cambiammo gli strumenti. I genitori di Arturo decisero che una batteria in un condominio faceva troppo casino per cui andò a scuola di piano, mentre io, su saggio consiglio del maestro, passai alla chitarra, più “utile” in mancanza di altri strumentisti. 
Costringemmo così i nostri genitori a comprarci chitarre e “pianole” e per tentare di  mettere in pratica l’insegnamento di tanti anni di mangiadischi. 
All'inizio in effetti fu difficile farmi acquistare gli strumenti, perchè
"Una chitarra costa... bisogna mandarlo a lezione... e se poi gli passa questa mania?".

 

Sandro (in alto) e Alfredo

(in basso a sinistra) ai tempi del liceo

Iniziai a costruirmi una chitarra beat rossa (con la cassa a forma di coda di rondine) in legno compensato e gli misi per corde dei fili da pesca.


Mosso a pietà, Sandro Brera, mio "storico" compagno di banco della sezione A del Liceo Classico Colombo di Genova [In quella stessa sezione aveva studiato, anni prima, Fabrizio De Andrè, uno dei nostri miti] mi vendette per sole 5000 lire una delle sue due chitarre. Era una EKO P100, con aperture sulla cassa simili a quelle di un violino (con molta immaginazione aveva qualcosa in comune con il sognato basso di Paul).


La chitarra fu elettrificata in un noto negozio di strumenti nei pressi di Via del Campo  e corredata da amplificatore Audium-Davoli di soli 12 watt!!!, del costo di circa 30.000 lire.  Con quella chitarra, che conservo ancora gelosamente, mi distrussi le dita per un paio d’anni.
 

Foto ricordo 1971 con i seguenti particolari (da sinistra):
1.
Parte di poster di Gianni Morandi sul muro;
2. (mezza) sorella minore terrorizzata che pensa:
"Speriamo che questo non vada avanti fino agli anni 2000";
3. Scaffale con radiolina a transistors,
libri di latino e greco e registratore "Geloso" a bobine
4. Chitarrista (.. va bè si fa per dire...) "lesso" con chitarra EKO P100 elettrificata,
comprata dal vicino di banco, Sandro Brera, per 5000 lire;
5. mini-radiolina appesa alla finestra, libri del Ginnasio sparsi sulla scrivania
per
"far vedere che si studiava" e mangiadischi azzurro (sotto la scrivania);
6. Amplificatore per chitarra Audium sottomarca-Davoli (o almeno spacciato dal negoziante per tale)

da 12 Watt, nuovo di pacca (30.000 lire).

ESTATE 1971, IL PRIMO “COVO”

La prima stanza di ritrovo ci fu messa a disposizione nel 1971 da Dorina, una gentilissima signora, che abita nel rione ’Nsisa”, la parte bassa di Treville, vicino alla chiesetta di San Giacomo.
La signora Dorina è parente di Bruno, uno dei “piccoli” della compagnia, che era soprannominato “il Figo di Trento”  perché si vantava di cuccare tutte le ragazze della sua città.  
Battezzammo subito la stanza il
“Covo” e questo nome, col passare del tempo, divenne come un simbolo.

 

Il Primo Covo negli anni 70 (foto Gian Piero) e come si presenta nel 2015

 

Particolare del Primo Covo e il primo microfono Meazzi del 1971


Eccolo qui, a sinistra, nella foto di Gian Piero, immortalato tra la casa bianca e la macelleria. 
I più “contenti” della cosa furono i nostri nuovi vicini di casa, ai quali sconvolgemmo ben presto la pace quotidiana... soprattutto quando comprammo un microfono a pagnotta...inizialmente appeso al soffitto per mancanza di aste...
Fu così che uno di essi, Camillo Fava, che abitava nel cortile di fronte al "Covo" (la casa bianca a destra nella foto) piombò un pomeriggio nella stanza, urlando ed impugnando un ferro da stiro. 
In effetti la musica che usciva non era molto edificante, ma già in giro si parlava del nostro ritrovo… sulla corriera Casale-Treville, vero residuato bellico, sentimmo due ragazze sconosciute che dicevano:
“Una di queste sere potremmo andare a  Treville, mi hanno detto che ci si diverte e ci sono dei ragazzi che suonano”.  
Enrico, per entrare come quarto della band, “restaurò”, con mezzi di fortuna, la “mitica” batteria del nostro cugino Giulio, temprata da 20 anni di cascina ed in parte divorata dai piccioni.

Questo strumento anti-diluviano, che può essere considerato una specie di legame musicale con la generazione precedente, ci accompagnò anche dopo l’arrivo di Gianni da Ozzano (voce e sax) e di Gian Piero da Terranova (batteria). Gianni e Gian Piero si unirono a noi, portando altri elementi alla compagnia, specialmente da Ozzano e misero un pò di ordine nella nostra vita musicale.   
Nacquero così gli Psychiatric Help, nome legato alla passione per i fumetti di Linus ed alla scritta sul banchetto di Lucy.... oltre che alla condizione psichica dei suoi componenti. 


Era l’anno di “Tanta voglia di lei” dei Pooh, che con la “Miniera” dei New Trolls e “Lady Madonna” dei Beatles cantammo tutti i giorni.
Nostri cavalli di battaglia, anche negli anni successivi, furono anche: Tears, che Gianni inventò col suo magico sax su un semplice “giro di Do” e la Porsea. Quest’ultima era una storia dialettale di “maiali internazionali”, che Gianni e Gian Piero avevano sentito in qualche festa di paese e che partendo da quella versione originale, assunse via via "vita propria".  
All’inizio di agosto la canzone durava pochi minuti, alla fine di settembre la durata si aggirava sul quarto d’ora…. vero record per l’epoca.  
Purtroppo il 1971 fu anche  l’anno di “Casa mia” dell’Equipe 84. La canzone era bellissima, ma il suo ritmo “shuffle”, tra le ire di Gian Piero, non voleva entrarmi nella testa. Per la cronaca, riuscii a imbroccare il ritmo solo molti anni dopo, quando ormai il timore di sbagliare era passato.

Mauro, Enrico, Manuela, Alfredo, Gabriella e Roberto, davanti: Giorgio "Zigolo" e Carla

Alfredo, Francesca, Manuela, Enrico, Arturo, davanti: Cristina e Chiara

Nel “Covo” entrarono molti musicisti che si unirono alla compagnia stabilmente, occasionalmente o che passarono per un solo giorno. 
Appartennero ai primi due gruppi, Alfredo, fratello di Liliana ed Ivana (che suonava in un complesso di Torino), Marco, Mauro ed Ugo (specializzati nel repertorio dei Pink Floyd),  Carlo (che pur rompendomi molte corde della chitarra, mi insegnò alcune canzoni dei Beatles e dei Creedence), “Harrison” (un ragazzo più grande di noi che aveva la passione, condivisa anche da noi, per George dei Beatles), Roberto, cugino di Anna (detto “Carlos Santana”, per ovvi motivi, che si divertiva a metterci in crisi con la sua chitarra.. un vero incubo, poi rivalutato negli anni) e ..... Giulio di Ozzano, che merita un discorso a parte. 
Giulio che in passato aveva suonato come bassista nei Dragoni di Claudio Lippi ed aveva collaborato con cantanti famosi (Celentano ed altri), negli anni seguenti suonò spesso con noi. Arrivava a Treville con la futura moglie, su un pulmino Wolkswagwen, tipico mezzo dei “figli dei fiori”. 
Per quanto riguarda il terzo gruppo (le “meteore” del Covo), ricordo per tutti il batterista di Carmen Villani (nota cantante dell’epoca…). Arrivò un pomeriggio del 1971, proveniente dal CAR di Casale Monferrato, ed era così bravo che riuscì addirittura a far “suonare”  la nostra batteria da museo. 

 

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