Dal 1970 i volti cambiarono
ancora ed la compagnia aumentò a dismisura. E' impossibile ricordare tutti
i nomi dei ragazzi che frequentarono Treville in quegli anni, provenendo
dalle città più disparate.
Aumentate le teste fu più difficile prendere decisioni. Dopo aver passato
parecchi giorni a “meditare sul cosa fare”, consumando muretti e gradini
della piazza, si decise di “fare qualcosa”.
Francesca e
Carla decisero che era ora di camminare e, dopo la
“riscoperta” della strada della fonte solforosa, ci condussero in “truppa”
(…non tutti le seguirono, ma quasi tutti…) ad Ozzano, a Cellamonte, a
Sala, a Cereseto e perfino a San Giorgio ed al Santuario di Crea. In
queste “marce forzate” eravamo costretti ad intonare canti tremendi del
tipo “Noi siamo
tubercolosi….”
oppure
“Nel Friuli il più bel morettino eri
tu, eri tu, ... Giorgio (noto personaggio trevillese, già citato nella
sezione “anni ’60) amore mio (e qui cantavano solo in due)....”.
In assenza di patenti, spesso si faceva l’autostop, molto di moda ai
tempi, incontrando guidatori pazzi furiosi o maniaci sessuali.
Mentre consumavamo l’ennesimo paio di scarpe sotto il solleone, in preda
ai crampi, alla sete ed alle visioni mistiche, decidemmo che era meglio
trovarci uno svago un po’ più sedentario.
Si pensò di formare un complesso musicale per l’estate successiva ed una
domenica iniziammo terribili prove “canore” a casa della “nonna Lina”,
nonna di Luciano, ubicata in via Circonvallazione, per decidere il futuro
cantante....
In quei giorni scrivemmo anche un paio di testi terribili ("Ritorna“
e "La Polvere Bianca" sulle
note di due successi dell’epoca, che sul retro dei 45 giri riportavano le
tracce strumentali.
gli originali di Ritorna e
la Polvere bianca
Daniela, sorella di Carlino, unica a sapere suonare qualcosa, mi fece
sentire qualche pezzo western al piano (o addirittura all’organo della
chiesa?....) e mi convinse ancora di più.
Ci lasciammo a fine settembre con Arturo futuro batterista, Ermanno futuro
chitarrista ed io, che sognavo un basso come quello di Paul McCartney,
futuro bassista “mancino”. Altri scelsero gli strumenti più disparati.
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