AMNESTY E LA PENA DI MORTE



Background
Quando Amnesty International avviò, negli anni '60, la propria azione contro la pena di morte, gli Stati abolizionisti erano poco più di una manciata. Oggi i paesi che per legge o di fatto non applicano più la pena capitale sono 111 contro gli 84 mantenitori; nell'ultimo decennio è stata abolita in una trentina di paesi e, in Europa e America Latina, è pressoché completamente scomparsa.

Gli argomenti abolizionisti conseguono sempre maggiore popolarità e sostegno e paiono essere non più oggetto di confutazione:
  • la pena di morte rappresenta una violazione dei fondamentali diritti umani
  • E' una punizione inefficace per contrastare la criminalità
  • Nelle modalità di esecuzione rappresenta una forma di tortura
  • Viene applicata ovunque in modo iniquo, arbitrario, discriminatorio e razzista
La pena di morte è uno dei temi su cui i risultati ottenuti dal movimento per i diritti umani sono più facilmente misurabili: aumento dei paesi abolizionisti, diminuzione del numero di esecuzioni, crescente "impopolarità" delle posizioni in suo favore. Per questo motivo il nostro impegno deve diventare ancora più determinante ai fini del conseguimento di importanti obiettivi positivi.

Sintetizziamo qui di seguito le principali modalità di intervento di Amnesty International nell'ambito della campagna permanente sulla pena di morte.

Azioni Urgenti
Si tratta di una tecnica di intervento pratico e quotidiano, con l'obiettivo di scongiurare il maggior numero possibile delle esecuzioni che si registrano regolarmente in molti paesi del mondo. Quando Amnesty viene a conoscenza dell'imminenza dell'esecuzione di una condanna a morte mobilita soci e gruppi nel mondo affinché inviino appelli (attraverso fax, telegrammi, email) alle autorità dalla cui decisione dipende la sorte del condannato. Anche se non sempre e non da tutti i paesi (pensiamo alla Cina, all'Iraq) si riesce a sapere per tempo di un'esecuzione, altrove (come negli USA, in molti paesi caraibici, africani e dell'ex URSS) questa tecnica di intervento può rivelarsi decisiva per salvare vite umane.
In questi casi si interviene generalmente al termine dell'iter processuale: finché sono in corso le procedure legali nei casi di singoli condannati, AI si limita a verificare che queste si svolgano secondo gli standard internazionali sui processi equi, e normalmente non fa richieste di commutazione della condanna e non interviene con raccolte di firme o con appelli pubblici. Si sceglie così di attendere un'eventuale sentenza legale favorevole, di cui potrebbe beneficiare non solo l'individuo in questione ma anche altri in circostanze analoghe. Una soluzione interna è senz'altro auspicabile anche dal punto di vista della cultura dei dd.uu. e come migliore garanzia della loro tutela in futuro. Però, una volta esauriti gli appelli Amnesty si rivolge a quelle autorità che hanno il potere di concedere la grazia o di commutare la sentenza di condanna a morte in una pena detentiva alternativa.
E' da segnalare tuttavia che negli ultimi tempi Amnesty ha iniziato a sperimentare (spesso con successo) l'emissione di azioni urgenti all'inizio di (o durante) l'iter giudiziario. Ad esempio, in alcuni casi statunitensi di imputati minorenni all'epoca del reato AI si è rivolta alla pubblica accusa ancora prima del processo, chiedendole di non invocare la pena di morte. I risultati incoraggianti ottenuti finora lasciano pensare che questa tecnica possa essere usata con maggiore frequenza in futuro.

Pressione sulle istituzioni
Questo tipo di intervento investe un periodo più lungo e consiste nel portare pressione sui parlamenti e sui governi dei singoli stati, nonché sulle istituzioni internazionali affinché adottino leggi, risoluzioni ed altri atti normativi diretti ad abolire la pena di morte o, quanto meno, nell'immediato, ad introdurre una moratoria sulle esecuzioni e a ridurre il numero dei reati punibili con la pena capitale.
Inoltre, AI interviene talvolta presso esponenti dei governi di paesi abolizionisti o rappresentanti del mondo economico, chiedendo loro di sollevare la questione della pena di morte (o di intercedere a favore di condannati a rischio di esecuzione) in occasione di dialoghi o scambi commerciali e/o culturali con paesi mantenitori.

Educazione ai diritti umani
Il terzo livello di azione persegue un obiettivo ancora più vasto. Si tratta di convincere l'opinione pubblica della giustezza e della forza delle posizioni abolizioniste e della campagna permanente di Amnesty International per l'abolizione della pena di morte. Non basta infatti abolire la pena di morte per legge, occorre che essa sia abolita anche dalle coscienze umane, che non venga più considerata alla stregua di una possibile pena con cui sanzionare un delitto bensì come una estrema forma di tortura e una violazione dei diritti umani fondamentali. Attraverso questa quotidiana azione di 'educazione ai diritti umani', vogliamo convincere l'opinione pubblica a schierarsi dalla nostra parte, a pensare che una società in cui degli individui uccidono è una brutta società, ma una società in cui lo stato a sua volta uccide è una società ancora peggiore.


[MC - fonte: Amnesty International]


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