NOTIZIE / NEWS
Le notizie pubblicate in queste pagine sono un estratto dei comunicati stampa della sezione italiana e del segretariato internazionale di Amnesty International

CONTROL ARMS PRESENTA IL SUO APPELLO ALLA FARNESINA

Il viceministro agli Esteri Patrizia Sentinelli, questa mattina a Palazzo Chigi ha ricevuto una delegazione di rappresentanti di Amnesty International , Rete Lilliput, Pax Christi Archivio Disarmo e Obiettori Non Violentil. Ha promesso loro che si attiverà presso gli organismi internazionali competenti per favorire la nascita di un Trattato Internazionale sul commercio di armi.
La delegazione - si legge in una nota della Farnesina - presentando la campagna mondiale Control Arms, che ha per obiettivo l'adozione di un trattato internazionale sul commercio di armi, ha consegnato al governo oltre 40 mila'fotopetizioni', particolare strumento che ha caratterizzato la campagna. I rappresentanti di Control Arms hanno sottolineato la carenza di legislazione internazionale in proposito e hanno chiesto al Governo di impegnarsi nelle sedi opportune - a partire dalla prossima conferenza Onu su questi temi in programma a New York dal 26 giugno al 7 luglio - per favorire la discussione ed i negoziati sulla regolamentazione del commercio di armi in vista della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite in autunno.
Inoltre - prosegue la nota - i rappresentanti del Control Arms hanno sottolineato come anche la legislazione italiana presenti delle grandi lacune soprattutto per quanto riguarda le armi leggere. Il viceministro ha definito l'incontro un'importante occasione di confronto con cio' che si muove nella societa' civile, dichiarando che il Governo si attivera' presso gli organismi internazionali competenti per favorire la nascita di un Trattato Internazionale sul commercio di armi. Inoltre - si legge ancora nella nota - ha sottolineato come la diffusione delle cosiddette armi leggere sia causa del terribile fenomeno dei bambini soldato e delle numerose guerre a bassa intensita' e, conseguentemente, grande ostacolo alle politiche di cooperazione. In conclusione Patrizia Sentinelli, sottoscrivendo a sua volta la petizione, ha auspicato la necessita' di un confronto continuo, anche se nel rispetto dei diversi ruoli, che serva da coordinamento e valorizzazione della campagna e - conclude la nota - ha sottolineato l'importanza del coinvolgimento del Parlamento.

Da Carta.org
31 maggio 2006

AMNESTY INTERNATIONAL: OLTRE 20.000 PRIGIONIERI NEI BRACCI DELLA MORTE. NEL 2005, ALMENO 2.148 ESECUZIONI E 5.186 CONDANNE A MORTE

Amnesty International ha reso noto oggi che oltre 20.000 prigionieri nel mondo sono in attesa di essere uccisi dai loro governi. Secondo i dati sull'applicazione della pena di morte nel mondo, diffusi oggi dall'organizzazione per i diritti umani, nel 2005 sono state messe a morte almeno 2.148 persone in 22 paesi. Il 94% delle esecuzioni ha avuto luogo in Cina, Iran, Arabia Saudita e Usa. Lo scorso anno sono state emesse 5.186 condanne a morte in 53 paesi.
I dati sulla pena di morte sono davvero inquietanti: almeno 20.000 persone stanno contando i giorni che li separano dal momento in cui lo Stato toglierà loro la vita. La pena di morte rappresenta l'estrema, irreversibile negazione dei diritti umani, poiché é contraria all'essenza stessa dei valori fondamentali. Spesso applicata in modo discriminatorio, a seguito di processi iniqui o per ragioni politiche.
Nonostante i dati agghiaccianti rilevati nello studio di Amnesty International, la tendenza verso l'abolizione continua a crescere: negli ultimi 20 anni il numero degli Stati che eseguono condanne a morte si è dimezzato e nel 2005 è risultato in calo per il quarto anno consecutivo. Due esempi recenti sono il Messico e la Liberia dove lo scorso anno la pena capitale è stata abolita per tutti i crimini.
Il rapporto di Amnesty International mette in luce, inoltre, le conseguenze mortali dei processi iniqui. In Giappone, diverse persone sono state condannate a morte dopo essere state sottoposte a maltrattamenti, costrette a confessare crimini mai commessi. In paesi come la Bielorussia e l'Uzbekistan un sistema penale pieno di falle e minato dalla corruzione crea terreno fertile per errori giudiziari. Secondo denunce attendibili, le esecuzioni in Uzbekistan avvengono spesso dopo processi iniqui, a seguito di maltrattamenti e torture con lo scopo di estorcere confessioni.

Roma, 20 aprile 2006

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