Filastrocche e poesie in rima

 

Tante filastrocche per chi vuole indossare i panni dell'attore ed intrattenere figli, nipoti, fratellini o amici. Insomma un'occasione per giocare, improvvisare e recuperare la fantasia. In queste rime un po' strampalate ci sono tanti personaggi che appaiono e scompaiono, accompagnando il divertimento e il sogno.

 

Rosso vivo è il peperone,

rosso il viso del beone,

rosso è il pesce che nuota nel vaso,

rossa dal freddo la punta del naso.

Di un rosso acceso è il pomodoro,

rossa la lingua di Teodoro,

rossa è la fragola profumata,

rossa l'anguria appena tagliata.

"ALT!" ordina il semaforo rosso,

rosso il papavero sull'orlo del fosso,

rossi son tutti i fanali di coda,

e l'ombrellino all'ultima moda.

Rosso è il segnale che ferma il treno,

Il tuorlo dell'uovo è rosso un po' meno,

rosso è il geranio sul balcone,

rossa la salsa nel minestrone.

Son rossi i ciuffi dei cimieri,

rossa la muleta dei toreri,

rossa è la veste del cardinale,

ed il velluto del trono regale.

Rosso chi suda se si affatica,

rosse le pareti di una stanza antica,

rosso il volto dell'avvocato nel foro,

e le ciliege? Rosse anche loro!

Rossa è la fascia del traguardo,

rosso chi arriva in forte ritardo,

rosso è dell'oro una tinta,

ed il colore di un'unghia dipinta.

Rosso è il cielo del tramonto assolato,

rosso chi paga un conto salato,

Rosso anche il sangue di tutti noi...

ed ora, su, continuate un po' voi!

 

Con due sillabe soltanto

posso avere il mondo in mano.

Quando è sera e mi racconti

una fiaba sul divano

e se al mattino tu mi risvegli

con un bacio dalla nanna

tutto è più dolce con te mamma.

 

Lavarsi la faccia è una soddisfazione

specialmente col gelato di lampone.

È vero che è un sapone un poco appiccicoso,

ma di odore e di sapore delizioso

e non c'è gusto a sorbirselo pian piano

col rischio che ti coli sulla mano.

Mi sembra quindi una necessità

leccarselo e succhiarselo a gran velocità.

Gloria ed onore all'uomo che ha inventato

il fresco e squisitissimo gelato.

 

Lo scoiattolo Rossetto

coda all'aria, naso al vento,

guizza su,

salta giù,

sempre vispo e affaccendato.

I suoi baffi gli hanno detto

che il calduccio se n'è andato

che l'autunno non è eterno

che l'inverno è già alle viste

e bisogna far provviste.

Già ci pensa

già raccoglie

muschio e foglie

per far calda la casina

e riempire la dispensa

di castagne

e noccioline.

 

Dissi un giorno al ciabattino,

fammi un paio di scarpette,

che non siano larghe o strette,

ma che calzino benino.

Il ciabattino allora ...

cucì, battè, tagliò,

tic, tic, tic, tac, tic, toc,

e le scarpe fabbricò!

Ma quando le infilai,

la prima che disdetta,

era stretta, stretta, stretta,

e l'altra larga assai.

Il ciabattino allora...

cucì, battè, tagliò,

tic, tic, tic, tac, tic, toc,

e le scarpe mi aggiustò!!

 

Gennaio freddoloso

febbraio spiritoso

marzo pazzerello

aprile mite e bello

maggio sognatore

giugno cantatore

luglio nuotatore

agosto gran signore

settembre grappolaio

ottobre castagnaio

novembre triste e stanco

dicembre tutto bianco.

 

Il piccolo mignolo

così per giocare

montò sopra il dorso

del buon anulare.

E questi dal medio

pian piano, bel bello

si fece portare

con l'altro fratello.

Il medio ch'è forte

ma un po' fannullone

del povero indice

balzò sul groppone.

Ma il pollice furbo

si mise a fuggire

e l'indice, svelto,

lo volle inseguire.

E ancora l'insegue

coi tre sulla groppa.

Intanto la mano

galoppa, galoppa.

 

Gennaio: freddo cane

Febbraio: marzapane

Marzo: pioggerellino

Aprile: birichino

Maggio: con la maglietta

Giugno: in bicicletta

Luglio: si va al mare

Agosto: al sole si può stare

Settembre: a scuola si deve andare

Ottobre: bisogna mettersi a studiare

Novembre: se hai voglia si lavorerà

Dicembre: un bel Natale si farà

 

Sul pendio della montagna

un agnello se la svigna

fa una corsa giù in campagna

e poi entra nella vigna.

Se ne accorge il falegname,

il mugnaio, l'ingegnere,

la signora del droghiere.

Ognun prende in mano un legno

e va giù fino allo stagno

dove fugge l'agnello,

perché vuole fare il bagno.

Ecco proprio sul più bello,

mentre ognun corre affannato,

l'agnellino, che monello,

all'ovile è ritornato.

 

Lo sapete che gennaio

tiene i frutti nel solaio,

che febbraio è piccolino,

breve, freddo e birichino?

Arriva marzo pazzerello:

esce il sole e prendi l'ombrello!

Dietro a lui viene aprile:

sbadiglia, sbadiglia, è dolce dormire.

Esplode maggio ed è beato

chi per tempo ha seminato.

Biondo ondeggia di giugno il grano

pronto sta il contadino con falce in mano.

Luglio, lunghe son le giornate,

porta il pieno dell'estate.

Ecco, torrido d'agosto,

il solleone brucia il bosco.

E' settembre un mese bello:

sole misto a venticello.

Davvero ottobre è generoso

e di tutti il più fruttuoso.

A novembre i dì gelati

son dannosi ai campi seminati.

A dicembre, neve abbondante

salva il grano per il pane croccante

 

3 stelline tutte le sere,

2 cestini pieni di pere,

1 coniglio salta sul prato,

1 bel fiore appena sbocciato,

2 le foglie di un verde sfumato,

3 bambini, uno lo coglie

con il gambo e le sue foglie

poi lo porge con la candida manina

alla dolce e cara mammina.

 

Che bello giocare con le costruzioni

e poi quando è sera guardare i cartoni.

Che gioia dipingere con i pennarelli

e mettere assieme i puzzle più belli.

Ma il momento magico anche oggi sarà

quando ritorni tu: Papà!

 

Albero albero, che cosa dici

quando sussurri, quando stormisci?

Ai tuoi amici, pieno di premura

offri ombra, riparo, frescura.

Ci dai la frutta buona da mangiare

e il tronco per la casa da abitare.

Le foglie rosse che in autunno perdi

in primavera son germogli verdi.

Ogni mattina tu saluti il giorno,

il sole, il cielo e le nuvole intorno.

Ogni notte corteggi fra i tuoi rami

la bianca luna fino all'indomani.

E se nel buio scherzi con la brezza

il tuo stormire è come una carezza

che ninna lieve il bimbo addormentato.

Albero, che cosa hai raccontato?

 

Nel giardino di dove non si sa

c'è un albero meraviglioso

privo di foglie, ma

colmo di frutti saporiti

che sbocciano già canditi

stupendi nei colori

e di squisitissimi sapori.

Un albero che a nessun altro somiglia,

qui sta la meraviglia.

Con tanti deliziosi zuccherini

fragole, lamponi, limoncini,

spicchi d'arancia, rosse ciliegine,

prugnette verdi che sanno di mentine;

e, per completare la delizia,

il tronco ed i rami son di liquirizia.

E un albero nano, a portata di mano,

con un gatto di cioccolato per guardiano

ed un cagnetto di zucchero filato

che fa la guardia al gatto di cioccolato.

Però è permesso cogliere, toccare

od anche solamente di assaggiare

quei frutti che maturano in eterno:

sia primavera, estate, autunno o inverno.

L'unico inconveniente

è che nessun conosce esattamente

dove sia per davvero

quest'albero del mistero.

Se vi tenta, parlatene a papà:

forse conosce la località.

Ma se nemmeno lui la può indicare

bisognerà, purtroppo, rinunciare.

 

Dopo il giorno vien la sera,

dopo l'inverno vien la primavera;

dalle viti viene il vino,

viene il fumo dal camino;

va la mucca con il bue,

van le ochette a due a due;

e la vita in fondo in fondo

è un allegro girotondo.

 

Dopo la pioggia viene il sereno,

brilla in cielo l'arcobaleno:

è come un ponte imbandierato

e il sole vi passa, festeggiato.

È bello guardare a naso in sù

le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede, questo è il male,

soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente

il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta,

questa sì che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta la terra

fare la pace prima della guerra.

 

Giù dal cielo grigio grigio

zitta zitta

lieve lieve

lenta lenta

bianca bianca

sulla terra vien la neve;

mille bianche farfalline

fanno il manto

alle colline,

mille candide farfalle

fanno ai campi

un bianco scialle.

Mille fiocchi immacolati

danno ai monti,

ai boschi, ai prati,

alle strade,

ai tetti, al suolo

un bellissimo lenzuolo.

I bambini guardan fuori

e non aprono più bocca

e la neve lenta lenta

scende scende

fiocca fiocca.

 

Filastrocca dell'alfabeto

Un'aquila nel cielo

un bimbo sopra un melo

un cane alla catena

un dado nella rena

un elefante grosso

un faro tutto rosso

un giglio e una conchiglia

un ah! di meraviglia

un istrice arrabbiato

un lume affumicato

un mare azzurro e calmo

un nano grande un palmo

un'oca grulla assai

un pesce che non hai

un quadro di valore

un rospo col malore

un sasso grosso e tondo

un tino senza fondo

un uccellino giallo

un vaso con un gallo

con lo zufolo completo

evviva l'alfabeto!

 

A è l'anatroccolo che non sa volare

B è la banana pronta da sbucciare

C è la chitarra suonata con amore

D è il desiderio che nasce in fondo al cuore

E è l'emozione per un bel regalo

F è la finestra aperta sotto il cielo

G è il gelato al gusto di vaniglia

H non so dirti proprio a chi assomiglia

I è l'isolotto sperduto in mezzo al mare

L è il libro che ti vuoi comprare

M è il momento in cui ti son vicino

N mi ricorda il naso di un bambino

O è l'orsacchiotto per giocarci insieme

P è la pianta che cresce dopo il seme

Q è il quadrifoglio trovato per la via

R è la rosa più bella che ci sia

S è il sogno che ti piace fare

T è il tesoro che ognuno vuol trovare

U è l'ulivo colore dell'argento

V che cos'è se non il vento?

Ne rimane un'ultima tra tante

forse tra tutte quella più importante

Z come zucchero per il bimbo mio

Zucchero è il bene che ti voglio io

 

A come armatura

B come bravura

C come canaglia che con me viene in questura

D come diamante

E come elefante

F sei un furfante che in galera finirà.

Per G c'è tanta gente

per H non c'è niente

per I...mmediatamente alla L passerò

L l'animale

M menomale

N è già Natale e tanti doni io avrò.

Per O c'è l'orco

per P c'è pinocchio

per Q questo marmocchio che stasera mangerò.

R come Roma

S come strada

T tutte le strade che a Roma porteran.

U che bella storia

V vi ho raccontato

Z ho tanto zonno che a letto me ne andrò.

Sotto le coperte tutte le parole

fanno capriole e un'altra storia

inventerò!!!!!!!!!

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