Rosso vivo è il
peperone,
rosso il viso del beone,
rosso è il pesce che
nuota nel vaso,
rossa dal freddo la
punta del naso.
Di un rosso acceso è il
pomodoro,
rossa la lingua di
Teodoro,
rossa è la fragola
profumata,
rossa l'anguria appena
tagliata.
"ALT!" ordina
il semaforo rosso,
rosso il papavero
sull'orlo del fosso,
rossi son tutti i fanali
di coda,
e l'ombrellino
all'ultima moda.
Rosso è il segnale che
ferma il treno,
Il tuorlo dell'uovo è
rosso un po' meno,
rosso è il geranio sul
balcone,
rossa la salsa nel
minestrone.
Son rossi i ciuffi dei
cimieri,
rossa la muleta dei
toreri,
rossa è la veste del
cardinale,
ed il velluto del trono
regale.
Rosso chi suda se si
affatica,
rosse le pareti di una
stanza antica,
rosso il volto
dell'avvocato nel foro,
e le ciliege? Rosse
anche loro!
Rossa è la fascia del
traguardo,
rosso chi arriva in
forte ritardo,
rosso è dell'oro una
tinta,
ed il colore di
un'unghia dipinta.
Rosso è il cielo del
tramonto assolato,
rosso chi paga un conto
salato,
Rosso anche il sangue di
tutti noi...
ed ora, su, continuate
un po' voi!
Con due sillabe soltanto
posso avere il mondo in
mano.
Quando è sera e mi
racconti
una fiaba sul divano
e se al mattino tu mi
risvegli
con un bacio dalla nanna
tutto è più dolce con
te mamma.
Lavarsi la faccia è una
soddisfazione
specialmente col gelato
di lampone.
È vero che è un sapone
un poco appiccicoso,
ma di odore e di sapore
delizioso
e non c'è gusto a
sorbirselo pian piano
col rischio che ti coli
sulla mano.
Mi sembra quindi una
necessità
leccarselo e
succhiarselo a gran velocità.
Gloria ed onore all'uomo
che ha inventato
il fresco e
squisitissimo gelato.
Lo scoiattolo Rossetto
coda all'aria, naso al
vento,
guizza su,
salta giù,
sempre vispo e
affaccendato.
I suoi baffi gli hanno
detto
che il calduccio se n'è
andato
che l'autunno non è
eterno
che l'inverno è già
alle viste
e bisogna far provviste.
Già ci pensa
già raccoglie
muschio e foglie
per far calda la casina
e riempire la dispensa
di castagne
e noccioline.
Dissi un giorno al
ciabattino,
fammi un paio di
scarpette,
che non siano larghe o
strette,
ma che calzino benino.
Il ciabattino allora ...
cucì, battè, tagliò,
tic, tic, tic, tac, tic,
toc,
e le scarpe fabbricò!
Ma quando le infilai,
la prima che disdetta,
era stretta, stretta,
stretta,
e l'altra larga assai.
Il ciabattino allora...
cucì, battè, tagliò,
tic, tic, tic, tac, tic,
toc,
e le scarpe mi aggiustò!!
Gennaio freddoloso
febbraio spiritoso
marzo pazzerello
aprile mite e bello
maggio sognatore
giugno cantatore
luglio nuotatore
agosto gran signore
settembre grappolaio
ottobre castagnaio
novembre triste e stanco
dicembre tutto bianco.
Il piccolo mignolo
così per giocare
montò sopra il dorso
del buon anulare.
E questi dal medio
pian piano, bel bello
si fece portare
con l'altro fratello.
Il medio ch'è forte
ma un po' fannullone
del povero indice
balzò sul groppone.
Ma il pollice furbo
si mise a fuggire
e l'indice, svelto,
lo volle inseguire.
E ancora l'insegue
coi tre sulla groppa.
Intanto la mano
galoppa, galoppa.
Gennaio: freddo cane
Febbraio: marzapane
Marzo: pioggerellino
Aprile: birichino
Maggio: con la maglietta
Giugno: in bicicletta
Luglio: si va al mare
Agosto: al sole si può
stare
Settembre: a scuola si
deve andare
Ottobre: bisogna
mettersi a studiare
Novembre: se hai voglia
si lavorerà
Dicembre: un bel Natale
si farà
Sul pendio della
montagna
un agnello se la svigna
fa una corsa giù in
campagna
e poi entra nella vigna.
Se ne accorge il
falegname,
il mugnaio, l'ingegnere,
la signora del
droghiere.
Ognun prende in mano un
legno
e va giù fino allo
stagno
dove fugge l'agnello,
perché vuole fare il
bagno.
Ecco proprio sul più
bello,
mentre ognun corre
affannato,
l'agnellino, che
monello,
all'ovile è ritornato.
Lo sapete che gennaio
tiene i frutti nel
solaio,
che febbraio è
piccolino,
breve, freddo e
birichino?
Arriva marzo pazzerello:
esce il sole e prendi
l'ombrello!
Dietro a lui viene
aprile:
sbadiglia, sbadiglia, è
dolce dormire.
Esplode maggio ed è
beato
chi per tempo ha
seminato.
Biondo ondeggia di
giugno il grano
pronto sta il contadino
con falce in mano.
Luglio, lunghe son le
giornate,
porta il pieno
dell'estate.
Ecco, torrido d'agosto,
il solleone brucia il
bosco.
E' settembre un mese
bello:
sole misto a venticello.
Davvero ottobre è
generoso
e di tutti il più
fruttuoso.
A novembre i dì gelati
son dannosi ai campi
seminati.
A dicembre, neve
abbondante
salva il grano per il
pane croccante
3 stelline tutte le
sere,
2 cestini pieni di pere,
1 coniglio salta sul
prato,
1 bel fiore appena
sbocciato,
2 le foglie di un verde
sfumato,
3 bambini, uno lo coglie
con il gambo e le sue
foglie
poi lo porge con la
candida manina
alla dolce e cara
mammina.
Che bello giocare con le
costruzioni
e poi quando è sera
guardare i cartoni.
Che gioia dipingere con
i pennarelli
e mettere assieme i
puzzle più belli.
Ma il momento magico
anche oggi sarà
quando ritorni tu: Papà!
Albero albero, che cosa
dici
quando sussurri, quando
stormisci?
Ai tuoi amici, pieno di
premura
offri ombra, riparo,
frescura.
Ci dai la frutta buona
da mangiare
e il tronco per la casa
da abitare.
Le foglie rosse che in
autunno perdi
in primavera son
germogli verdi.
Ogni mattina tu saluti
il giorno,
il sole, il cielo e le
nuvole intorno.
Ogni notte corteggi fra
i tuoi rami
la bianca luna fino
all'indomani.
E se nel buio scherzi
con la brezza
il tuo stormire è come
una carezza
che ninna lieve il bimbo
addormentato.
Albero, che cosa hai
raccontato?
Nel giardino di dove non
si sa
c'è un albero
meraviglioso
privo di foglie, ma
colmo di frutti saporiti
che sbocciano già
canditi
stupendi nei colori
e di squisitissimi
sapori.
Un albero che a nessun
altro somiglia,
qui sta la meraviglia.
Con tanti deliziosi
zuccherini
fragole, lamponi,
limoncini,
spicchi d'arancia, rosse
ciliegine,
prugnette verdi che
sanno di mentine;
e, per completare la
delizia,
il tronco ed i rami son
di liquirizia.
E un albero nano, a
portata di mano,
con un gatto di
cioccolato per guardiano
ed un cagnetto di
zucchero filato
che fa la guardia al
gatto di cioccolato.
Però è permesso
cogliere, toccare
od anche solamente di
assaggiare
quei frutti che maturano
in eterno:
sia primavera, estate,
autunno o inverno.
L'unico inconveniente
è che nessun conosce
esattamente
dove sia per davvero
quest'albero del
mistero.
Se vi tenta, parlatene a
papà:
forse conosce la località.
Ma se nemmeno lui la può
indicare
bisognerà, purtroppo,
rinunciare.
Dopo il giorno vien la
sera,
dopo l'inverno vien la
primavera;
dalle viti viene il
vino,
viene il fumo dal
camino;
va la mucca con il bue,
van le ochette a due a
due;
e la vita in fondo in
fondo
è un allegro girotondo.
Dopo la pioggia viene il
sereno,
brilla in cielo
l'arcobaleno:
è come un ponte
imbandierato
e il sole vi passa,
festeggiato.
È bello guardare a naso
in sù
le sue bandiere rosse e
blu.
Però lo si vede, questo
è il male,
soltanto dopo il
temporale.
Non sarebbe più
conveniente
il temporale non farlo
per niente?
Un arcobaleno senza
tempesta,
questa sì che sarebbe
una festa.
Sarebbe una festa per
tutta la terra
fare la pace prima della
guerra.