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Achille
Lauro SUPERSTAR
L'epopea
dell'ammiraglia
"Achille Lauro"
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L'arresto di Abu Abbas , il capo del commando che dirottò la nave
"Achille Lauro" ha fatto tornare di attualità un episodio che
fece parlare a suo tempo per molti giorni i giornali di tutto il mondo,
tenendo freneticamente impegnati, nelle trattative per il rilascio degli
ostaggi, i potenti della terra. La cattura è avvenuta nel corso della
recente invasione dell'Irak da parte delle truppe anglo-americane, che
sono riuscite fortunosamente a mettere il sale sulla coda al temibile
terrorista, latitante da quasi vent'anni, grazie alla protezione di Saddam
Hussein.
Il piroscafo"Achille Lauro", dai due spettacolari fumaioli blu
con stelle bianche, era il vanto della flotta e, morto il suo padrone, ne
portava con onore in giro per il mondo il suo nome, perpetuando un'epopea
ineguagliabile.Un vero e proprio vanto per la marineria campana e
nazionale.
24000tonnellate di stazza,200 metri di lunghezza, dotata di tutti i
comfort era conosciuta in ogni angolo della terra come la"Nave
blu".Una crociera su questa superba nave rappresentò il sogno
segreto di più generazioni.
Il 7 ottobre del 1985, mentre lo spettacolare transatlantico conduceva un
congruo numero di passeggeri a spasso piacevolmente per il Mediterraneo,al
largo delle coste egiziane, venne dirottato da un commando del
"Fronte di liberazione della Palestina".Dopo ore di terrore per
i 201 crocieristi ed i 344 uomini di equipaggio e di fiato sospeso per le
loro famiglie in ansia, le frenetiche trattative diplomatiche si
concludono felicemente grazie all'intercessione delle autorità egiziane,
dell'Olp e dello stesso Abu Abbas,che convince i terroristi alla resa in
cambio della promessa dell'immunità.
Due giorni dopo si scopre che a bordo è stato ucciso un cittadino
americano Leon Klinghoffer.Questo episodio scatena la reazione degli Stati
Uniti, i quali mettono in allerta l'aviazione e seguono la situazione
attraverso i loro sofisticati sistemi di ascolto segreti, quali Echelon,
in grado di ascoltare qualsiasi conversazione in qualunque parte del
globo.
L'11 ottobre degli aeroplani caccia statunitensi intercettano l'aereo
egiziano, che sta conducendo in Tunisia i membri del commando di
dirottatori e lo stesso Abu Abbas e lo costringono a dirigersi verso la
base di Sigonella, in territorio sottoposto alla sovranità italiana.Nella
base siciliana i carabinieri , schierandosi coraggiosamente attorno
all'aereo, impediscono alla Delta Force di catturare i palestinesi.
L'ordine di far rispettare il diritto internazionale venne dal Presidente
del Consiglio Craxi, interrompendo una perpetua consuetudine a calarsi le
brache davanti ai diktat americani.Il premier seppe resistere
dignitosamente all'ingiustificata ingerenza della Casa Bianca e fece
scoppiare la più grave crisi diplomatica del dopo guerra tra l'Italia e
gli Stati Uniti.
Paradossale e densa di pericolo la situazione che viene a crearsi con i
carabinieri che circondano l'aereo egiziano, i marines che circondano i
carabinieri, mentre un terzo cerchio con avieri ed altri carabinieri
circonda i primi due.Alla fine fortunatamente gli Americani rinunciano
alla legge del cow-boy e si adeguano alle norme del diritto
internazionale.Un velivolo, stavolta jugoslavo,prende in consegna Abbas,
mentre i quattro terroristi vengono rinchiusi nel carcere di Siracusa.
Saranno condannati a pene severe, che sconteranno in Italia.Dopo pochi
giorni,grazie ad intercettazioni dei servizi segreti israeliani, si avrà
la certezza della colpevolezza di Abbas, il quale verrà condannato
all'ergastolo in contumacia.
La fermezza con cui i nostri politici condussero le trattative portò
alcuni di essi in disgrazia per la subdola vendetta degli Americani,in
particolare hanno pagato negli anni successivi Bettino Craxi e Giulio
Andreotti, all'epoca rispettivamente: Presidente del Consiglio e Ministro
degli Esteri.
"Il piano dei dirottatori era, una volta impossessatisi della nave,
di raggiungere un porto militare israeliano, sparare ai soldati, ucciderne
il più possibile e scappare poi in Libia. La situazione si svolse poi
diversamente e la colpa fu di Abu Abbas". Così almeno riferisce Omar
Ahmad, uno dei dirottatori, che ha scontato la sua pena in un carcere del
nostro Paese.
Alla conclusione all'italiana della vicenda non furono certamente estranei
accordi segreti tra emissari del nostro governo e le centrali del
terrorismo internazionale, le quali assicurarono che per un po' di tempo
sul nostro territorio non si sarebbero svolte azioni terroristiche
significative
Il canto del cigno per la superba quanto sfortunata ammiraglia si
verificò il 2 dicembre 1994, quando,nei pressi delle isole
Seychelles,mentre era in viaggio di crociera, si inabissò con tutto il
suo carico, dopo aver vanamente lottato per due giorni contro un furibondo
incendio divampato nella sala macchine.
Una terribile agonia con pochi superstiti prima di chiudere per sempre i
conti con il mare.
I morti furono tanti e non meno le polemiche, perché i motivi del
naufragio furono poco chiari sin dall'inizio e non riuscì a fugarli la
commissione d'inchiesta, istituita dal Ministero dei Trasporti, che
lavorò a lungo senza riuscire a dirimere con certezza le circostanze a
dir poco misteriose in cui si compì la tragedia.
La commissione concluse le sue indagini archiviando il disastro,
attribuendo al caso fortuito la causa scatenante l'affondamento della
nave.
Un'associazione di marittimi e familiari delle vittime, coordinata dal
signor Lelio Marinò, diede a lungo battaglia, invocando l'intervento
della magistratura e lanciando pesanti accuse al comportamento, a loro
parere, spregiudicato dell'armatore Gianluigi Aponte, che venne messo
sotto accusa dai marittimi, anche per i suoi rapporti poco chiari con il
fisco. Si paventava a gran voce lo spettro di un nuovo caso Ustica con una
serie d'interrogazioni parlamentari, tavole rotonde, trasmissioni alla
radio ed alla televisione,articoli sui principali giornali italiani e
stranieri.
Finalmente la magistratura si interessa con impegno alla vicenda e chiude
la fase istruttoria con tre rinvii a giudizio, con capi d'accusa
inquietanti.
Alla sbarra due ufficiali ed un sottoufficiale,i capi d'imputazione
:incendio e naufragio colposo. Appuntamento il 5 aprile 2003 davanti al
giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Napoli.
Comunque finisca questa penosa vicenda nulla toglierà alla leggenda di un
transatlantico, che ha navigato a testa alta per i sette mari ed ha
portato in giro con onore il nome di Achille Lauro,il più grande armatore
del secolo.
La motonave: "Achille Lauro"
Aneddoti sulla nave "Achille Lauro"
Mi ero da poco laureata in arabo ed il mio primo lavoro fu a bordo della
nave "Achille Lauro", dove avevo il compito di accompagnare i
turisti nelle escursioni a terra.
Quel giorno fatale mi trovavo a bordo e quando mi si parò innanzi un
terrorista con il suo kalashnikov,mi sentii morire dalla paura.
Tutti i passeggeri furono radunati nel salone degli arazzi , dove ho
assistito a scene che non si dimenticano:vidi gente tremare,
piangere,pregare e qualche ufficiale nascosto sotto le poltrone.
Dopo le prime ore di panico, si creò con i dirottatori un'atmosfera più
serena ed alcuni passeggeri, dei napoletani, per trascorrere il tempo,
addirittura, giocarono a carte con i terroristi.
La mia conoscenza dell'arabo mi trasformò in tramite tra gli uomini del
commando ed il personale. Fu la mia prima ed ultima esperienza a bordo di
un piroscafo.
Testimonianza di Lucy Noura Cecere Korsch, una giovane e bellissima
laureata in arabo,che lavorava come hostess a bordo della nave al momento
del dirottamento.Oggi lavora presso una casa editrice ed ha chiuso con gli
studi sul mondo arabo, ma soprattutto con le crociere.
Il sequestro andava avanti da alcuni giorni ed i terroristi avevano
già ucciso un passeggero e minacciavano di ucciderne altri, l'atmosfera
era tesa ed un uomo del commando mi seguiva come un'ombra. Era chiaro che
la liberazione dei 50 palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane, non
sarebbe mai avvenuta e si temeva l'irreparabile, perché i dirottatori
avevano minacciato di far saltare in aria la nave; allorchè successe un
evento che io giudico un miracolo. Navigavamo non lontani dalle coste
della Siria, quando all'improvviso un uccello molto grande si posò sul
mio braccio e fissò torvo i terroristi, i quali si spaventarono
moltissimo, perché gli uccelli sono considerati messaggeri di Allah, di
conseguenza giudicarono che lo stesso Allah avesse indicato nel comandante
la persona a cui obbedire. Da quel momento non vi furono più violenze e
dopo poco intervenne la resa.
Il racconto è di Gerardo De Rosa, il coraggioso comandante della nave ,
originario ed abitante a Gragnano, che seppe condurre con abilità le
trattative con i dirottatori, dimostrando in più di un'occasione una
notevole dose di sangue freddo e grandi capacità diplomatiche.
Sono un soldato, non un delinquente, ho compiuto un'azione di guerra e
come tutti i militari, anche se catturati, sarei dovuto tornare in
libertà alla fine della guerra. Le cose dovevano andare diversamente da
come si conclusero, ma la colpa non è mia, né di Abu Abbas. Noi ci
arrendemmo soltanto perché ci venne assicurato che saremmo stati liberi
di raggiungere un paese neutrale, invece fummo traditi.
Sono le amare constatazioni di Maged Joussef Al Molky, detenuto modello
nel penitenziario di Spoleto, dove sta scontando una condanna a trent'anni
di carcere, perché ritenuto colpevole dell'uccisione, nel corso del
dirottamento della "Achille Lauro" , del cittadino americano
Leon Klinghoffer.
A bordo dell'ammiraglia "Achille Lauro" si svolgevano feste
da mille e una notte, con canti, balli e sfrenati cotillon, che duravano
fino all'alba. Fiumi di liquori e champagne creavano la giusta atmosfera
in cui sbocciavano amori che sarebbero durati un giorno o tutta la
vita.Roba da fare invidia ai passeggeri del mitico Titanic.
La cucina era scelta e raffinata,ma un piccolo incidente può sempre
capitare.
Due ricchi americani, lui sessantenne panciuto, calvo e straricco, lei,
metà di peso e di età del compagno, in compenso popputissima da far
invidia alla Loren, siedono romanticamente consumando una cenetta a lume
di candela.
John pensa a come metterà a frutto il brodo di tartaruga ed i crostacei,
notoriamente afrodisiaci, mentre Mary già indossa con la fantasia gli
splendidi abiti che si farà regalare dopo aver gettato ai bordi del letto
i suoi.
All'improvviso un urlo:"Cameriere!!!"
Trafelato il maitre accorre al tavolo del cliente e, con meraviglia e
stupore, si avvede della presenza nel cucchiaio del miliardario texano di
uno scarafaggio, immobile per annegamento, ma pur sempre scarafaggio; non
per il cameriere, il quale, con encomiabile prontezza di riflessi e
spirito di sacrificio esclama:"Ma si tratta soltanto di una cipolla
nera,una qualità speciale da noi importata dal lontano Oriente, guardi la
mangio io senza problemi per rassicurarla".
Eliminato il corpo del reato, John si convinse, chiese scusa al cameriere
e gli elargì una mancia cospicua.
Questo gustoso episodio ,sembra una barzelletta ma è la pura verità, ci
è stato narrato da Antonio Scagliola, oggi grafico di successo, all'epoca
tipografo sulla "Achille Lauro".
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