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Achille Lauro SUPERSTAR

La conquista del partito monarchico

 

Potenzialmente un grosso partito monarchico esisteva in pectore fin dall'epoca del referendum, quando i fautori del re si dimostrarono, pur danneggiati dai brogli, quasi la metà dell'elettorato: oltre dieci milioni in gran parte localizzati nelle regioni meridionali.
A Napoli, nonostante le notevoli potenzialità, il partito monarchico aveva dimensioni modeste, perché era guidato da uno sconosciuto professore di liceo avellinese di soli trentaquattro anni, Alfredo Covelli, ed era pieno di debiti e con gli ufficiali giudiziari che bussavano quotidianamente alle porte delle sgangherate sedi.
Le insolvenze furono cancellate con un solo assegno da Lauro, che cercava un contenitore per prestare fede alla promessa fatta, nella mitica notte dei lunghi coltelli, ai deputati qualunquisti traditori di Guglielmo Giannini.
Don Achille affermava anche di rispondere ad una sua intima convinzione, perché riteneva che, nella caotica situazione politica che si era venuta a creare in Italia, soltanto la presenza del Re, sostenuta da un'unione delle Destre, potesse fornire una garanzia d'imparzialità.
In realtà il Comandante non scese direttamente in campo, preferendo una situazione d'attesa; nel frattempo, sperando in futuro di potersi agganciare alla Dc, portò avanti anche uomini legati alla socialdemocrazia, come Nicola Salerno, che solo grazie al suo appoggio risultò eletto nella penisola sorrentina, circostanza per la quale in verità Saragat non manifestò mai riconoscenza.

Achille Lauro si salva dalla pioggia


La tornata elettorale del 18 aprile 1948 è decisiva per il futuro dell'Italia e Piccioni, segretario dello scudo crociato, per la seconda volta cerca aiuto a Lauro, a cui chiede di potenziare un partito pronto eventualmente a soccorrere da destra la democrazia cristiana, schierata in un epica battaglia all'ultimo voto con i socialcomunisti.
Il Nostro preferisce però rimanere nell'ombra, ma convince alcune personalità di prestigio a schierarsi per il suo partito, come il suo socio genovese Gaetano Fiorentino, al quale telefona, a liste già presentate, per informarlo della sua candidatura.
Il partito monarchico raccoglie poco meno del 3%, ottenendo 14 seggi, di cui 4 nella circoscrizione Napoli-Caserta.
Il battesimo del partito avviene anche sul versante cittadino, dove il 30 dicembre dello stesso anno provoca una crisi comunale con le dimissioni dei sei assessori monarchici dalla giunta Moscati.
Sono anni terribili per la città, afflitta dalla più alta percentuale italiana di mortalità infantile (ogni mese su mille bambini che nascono ne muoiono tra 150 e 200), semidistrutta dalla guerra e con un tasso di disoccupazione esplosivo, che trasformerà l'emigrazione in un penoso esodo dalle dimensioni epocali.
Mentre Napoli è attanagliata da problemi gravissimi, il sindaco Moscati trova il tempo di mutare con una delibera in edificatoria un'area di fronte al porto, dove Lauro potrà finalmente costruire il suo moderno palazzo in vetro-cemento, che costituirà il cuore pulsante della sua flotta e del suo impero non solo armatoriale, ma anche economico e finanziario.
Quello stesso superbo palazzo fu per tanti anni sciaguratamente abbandonato a seguito delle lungaggini burocratiche protrattesi senza fine per la difficile situazione fallimentare venutasi a creare nei primi anni Ottanta. Lo stesso che in questi giorni, dopo una odissea ventennale, si sta trasformato in un lussuoso albergo.

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