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Achille
Lauro SUPERSTAR
Gli anni del Fascismo
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Fino al 1935 l'attività armatoriale di Lauro fila senza intoppi e senza
legami particolari con il Regime.
Da circa un anno, dopo la grande depressione i noli hanno ricominciato a
salire e la sua flotta conta oramai ventinove navi per oltre duecentomila
tonnellate di stazza. Mussolini ha intrapreso la sua avventura in Etiopia
e le sanzioni della Società delle nazioni paralizzano completamente la
navigazione mercantile italiana.
Le navi sono tutte adibite al trasporto di uomini e materiali verso la
Quarta sponda avendo Napoli come molo d'imbarco. E' il momento per Lauro
di intrecciare rapporti più stretti con chi comanda a Roma, facilitato in
questa operazione dalla famiglia Ciano che apparteneva al mondo
armatoriale.
Mussolini lo nomina consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle
corporazioni e mostra di stimarlo, inoltre a Napoli gli viene offerta la
carica di presidente della squadra di calcio al posto del mitico Ascarelli,
che aveva dotato la città di un modernissimo stadio, ma aveva il torto di
essere ebreo.
Lauro presidente del calcio
Napoli nel 1938
Lauro intuisce una nuova esigenza del traffico marittimo legato al boom
del petrolio e mette in cantiere due motocisterne da ben (per i tempi)
tredicimila tonnellate, battezzate in sintonia con la simbologia
dell'epoca "Fede" e "Lavoro".
Due episodi sono esplicativi dei rapporti buoni, ma non troppo, tra Lauro
e il Fascismo.
Il primo, nel 1937, quando il ministro della Marina mercantile Host
Venturi ordinò a Lauro di far dirottare una sua nave con un carico di
carri armati ed esplosivi, destinati ad Hong Kong per le truppe di Chiang
Kai-schek, verso il Giappone alleato dell'Italia. Il nostro Achille, per
non venire meno alla parola data, disobbedì, pur sapendo di rischiare
grosso. Per fortuna la conclusione fu a lieto fine, perché Mussolini
revocò in extremis l'ordine del suo ministro.
Nel frattempo la flotta era cresciuta raggiungendo allo scoppio della
seconda guerra mondiale cinquantasette unità per un totale di oltre
trecentomila tonnellate. Fu interamente requisita ed adibita al trasporto
di truppe e merci nel Mediterraneo.
La superiorità schiacciante del nemico, tra l'altro dotato di radar, fece
sì che alla fine delle ostilità si salvassero solo le poche navi tenute
lontane dal teatro delle operazioni, le altre tutte inesorabilmente colate
a picco dagli implacabili siluri avversari.
Il secondo episodio si riferisce al 1942 quando Lauro, grazie alla
presentazione di Ciano, riuscì a farsi ricevere dal Duce a Palazzo
Venezia, al quale, in un pittoresco sfogo, illustrò la situazione
drammatica delle sue navi affondate una dopo l'altra. Mussolini lo ascoltò
in pensieroso silenzio, agitandosi sulla poltrona più volte ed alla fine
esclamò: "Vi ringrazio di avermi parlato con sincerità".
Inoltre gli offrì una forma di risarcimento dandogli l'occasione di
diventare proprietario al 50% (l'altro pacchetto di azioni rimase al Banco
di Napoli) di tutti i quotidiani napoletani dell'epoca: "Il
Mattino", " Corriere di Napoli", " Roma".
Lauro era disponibile anche ad acquistarli in blocco, ma Mussolini si
oppose a questa soluzione, facendo trapelare fra i suoi collaboratori la
frase famosa: "Quel Lauro sta diventando un pesce troppo
grosso".
La prestigiosa dimora di Villazzano nei pressi di Sorrento fu spesso sede
di ricevimenti e feste in onore di gerarchi fascisti, soprattutto nel fine
settimana.
All'epoca l'addetto stampa del fascio per la penisola era Giovanni Galati,
marito di una nipote del Comandante. Egli ci ha gentilmente fornito
un'ampia ed inedita documentazione fotografica di questi incontri. Tra le
personalità ricevute spicca il nome della signora Goering, moglie del
famigerato e temutissimo feldmaresciallo del Reich, comandante della
Luftwaffe, la quale fu accolta con tutti gli onori nel 1942.
Questo compromettente invito fu rinfacciato a Lauro dagli alleati, che lo
processarono alla fine della guerra e ciò poteva essergli fatale.
Nel 1943, quando sbarcarono a Salerno le truppe americane, Lauro rimase a
Napoli, credendo che i suoi consolidati rapporti sulla piazza di Londra
potessero funzionare da parafulmine; purtroppo un suo vecchio
collaboratore inglese, un consulente di nome Williams, lo aveva tradito
denunciandolo come colluso col fascismo.
A villa Crispi, il 9 novembre, si presentarono gli americani che
sequestrarono tutto per stabilire il loro Quartier generale.
Achille
Lauro e Benito Mussolini
A Lauro non resta che scappare e dopo un avventuroso tragitto in barca,
recatosi a Sorrento, saranno gli inglesi a cacciarlo dalla sua villa; ma
il peggio deve ancora arrivare, infatti egli verrà arrestato e trasferito
a Poggioreale, dove trascorrerà tre mesi d'inferno in un carcere più
volte sottoposto a duri bombardamenti, senza che nella confusione fossero
sgombrate le celle. Seguirà poi un lungo periodo in campi di
concentramento ad Aversa, Padula e Terni per un totale di ventidue mesi.
Fu istruito poi un processo davanti all'Alto commissariato per le sanzioni
contro il fascismo, giudice un anziano magistrato di Corte d'appello,
Rocco Caselli. Numerose le denunce a carico da parte di cittadini italiani
oltre ad una cospicua documentazione del controspionaggio americano.
E qui cominciano misteri e aneddoti.
Il primo a parlare dell'ipotesi di un Lauro sindaco in pectore, scelto
dalla Cia per frenare l'avanzata comunista fu Ermanno Rea, il quale
condusse nel 1953 un'inchiesta, mai pubblicata, per "l'Unità"
assieme a Francesca Spada.
Percy Allum, che cita l'indiscrezione, si mostra scettico, anche se
sottolinea che già nel 1945 si anticipava la notizia del regalo delle
navi Liberty (di cui parleremo in seguito) che avvenne soltanto nel 1947.
Di queste future donazioni si parla in "Io difendo mio padre" un
libretto, oggi introvabile, pubblicato nel febbraio 1945 con il nome di
Gioacchino Lauro, ma scritto in realtà da Raffaele Cafiero.
In cinquantatre pagine si replica in maniera documentata a tutte le
accuse, precisando date di acquisto delle navi della flotta, i costi
sostenuti e tutta la vicenda legata all'acquisizione dei giornali
napoletani.
Durante l'istruttoria vi è un confronto tra Lauro e un ufficiale inglese
che gli pronostica la condanna a morte. Il Nostro, superstizioso come
tutti i napoletani doc, fu allora costretto a sbottonarsi i pantaloni ed a
grattarsi vigorosamente la base di quel famoso "pescione" di cui
tanto si favoleggerà e sulle cui inusitate dimensioni abbiamo raccolto più
di una testimonianza tra attempate signore del popolo e dell'alta
borghesia napoletana.
Per restare tra i pettegolezzi, più di uno ci vide poco chiaro nei
confidenziali rapporti tra il presidente Caselli e l'avvocato Cafiero.
Alla fine la Commissione assolse candidamente Lauro da tutte le accuse,
restituendogli la libertà il 22 giugno 1945. Vane le proteste del governo
militare alleato, per bocca dell'avvocato Gordon.
Lauro chiude così col fascismo e con la guerra e si appresta di nuovo a
percorrere l'arduo tragitto dalle stalle alle stelle. Diamogli la parola,
mentre ritornato da Terni, scende dalla corriera a piazza San Ferdinando e
nel raggiungere casa in via dei Mille si accorge che tutti facevano finta
di non riconoscerlo: "Giuro, mi verrete a riverire ancora, siatene
certi!".
Gerarchi fascisti a Sorrento in
villa Achille Lauro
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