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Achille Lauro SUPERSTAR

La rinascita della flotta

 

Nell'immediato dopoguerra i prezzi dei noli ebbero un'impennata, ma anche le navi costavano moltissimo, per cui fu una fortuna che un piroscafo americano, il "Lloyd", entrando nel porto di Napoli, ebbe un terribile cozzo con un'altra imbarcazione tanto da affondare. Esso per i danni provocati fu abbandonato e fu posto sotto sequestro dalle autorità che provvidero a metterla all'asta.
Il valore della nave era stimabile intorno ad un milione e la base d'asta fu fissata a trecentomila lire.
Lauro aveva allora pochi soldi, ma fu folgorato da una splendida idea che fu anche in seguito il motivo della sua fortuna.
Decise di chiamare tutti coloro che fino ad allora avevano lavorato con lui e gli propose di diventare soci dell'affare acquistando delle quote.
Fu una formula vincente non solo in quella occasione ma sempre, perché la compartecipazione di tutti, dal capitano all'ultimo mozzo, fa sì che tutti s'impegnino allo spasimo affinchè le cose vadano nel verso giusto. 
Il "Lloyd" si riuscì, anche se in maniera rocambolesca, ad acquistare per cinquecentomila lire e fu ribattezzato "Iris".
Cominciarono a credito i lavori di ristrutturazione, seguiti giorno e notte da Lauro, il quale si trasferì a vivere sulla nave con un modesto lettino di ferro che gli fungeva da giaciglio.
Per acquisire le provviste per il primo viaggio fu viceversa necessario vendere i gioielli della diletta Angelina, ma il sacrificio non fu vano, perché dopo poco tempo ne potette avere di più belli e preziosi.

Villa Angelina a Massa Lubrense


Finalmente la "Iris" potè salpare per trasportare in Inghilterra un carico di materiale ferroso e ben presto ebbe sei sorelle, tutte belle robuste sulle diecimila tonnellate. 
Lauro cominciò con la sua piccola flotta a trasportare grano dal Mar Nero all'Europa settentrionale ed ecco una nuova splendida idea: al ritorno, invece di viaggiare vuoti, perché non trasportare carbone, di cui l'Inghilterra è ricca, verso quei bistrattati porti del sud Italia quali Taranto, Bari o Barletta, che nessun armatore del nord voleva toccare e per i quali il Monopolio governativo riconosceva un premio per ogni tonnellata scaricata?
E' sulle idee che si vince, ed eccone un'altra che balena nella fertile mente del Nostro: il riuscire a far viaggiare in attivo, grazie alla circostanza che l'equipaggio è cointeressato, le navi di quei famosi armatori, Fassio e Costa in primis, tristemente ormeggiate in attesa di tempi migliori.
Ed è un nuovo trionfo, nonostante la diffidenza dei "colleghi" genovesi, i quali all'inizio con aria di sufficienza credevano che Lauro fosse uscito pazzo, viceversa l'operazione va in porto e la sua flotta acquista così nuove unità ed una crescente stima internazionale, soprattutto a Londra ove si decidono noli, tariffe, assicurazioni, crediti.
E della grande stima acquisita da Lauro nella City se ne ebbe la lampante dimostrazione quando, per ultimare le due grandi motocisterne "Fede" e "Lavoro", erano necessarie centomila sterline per acquistare all'estero alcuni pezzi non reperibili in Italia; l'ufficio cambi non riusciva in alcun modo a procurarle sul mercato internazionale, mentre a Lauro bastò un telegramma a Londra per ottenere seduta stante il credito da una banca, lasciando stupefatti finanzieri ed armatori. 

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