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Achille
Lauro SUPERSTAR
Hanno detto di
Lauro.....
(frasi, frasi, frasi)
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Napoli non cammina, ma addirittura vola verso un domani migliore.
Così si espresse il cardinale Marcello Mimmi a proposito della pista per elicotteri, posta sul terrazzo del grattacielo della Sme al rione Carità, inaugurato nel 1955.
Aiutate quest'uomo, perché è l'unico che può salvare Napoli.
Giancarlo Valletta, il mitico amministratore della Fiat, disse questa frase al vice-sindaco Foschini ed agli assessori in occasione di una sua visita a Napoli.
Purtroppo io non mi posso muovere, figliolo, sono prigioniero; ma di tutto cuore invio la mia benedizione alla sua bella e generosa città.
La risposta di Pio XII all'invito rivoltogli da Lauro a venire a vedere come si è fatta bella Napoli. (Come sono lontani i tempi futuri dei papi girovaghi, instancabili giramondo!)
Il termine "Destra", qui in Italia, genera lo stesso imbarazzato fastidio negli ambienti politici che si nota nei salotti britannici, allorché qualcuno osa pronunciare le parole "mutanda" o "reggiseno".
Dalle pagine autobiografiche de"La mia vita, la mia battaglia".
Cummandà vuie tenite "o pescione" non dovete morire mai.
Invocazione delle popolane tra la folla, ascoltata più volte nel corso dei comizi elettorali.
A Lauro interessa il bene di Napoli. Non per calcoli elettorali, ma per bontà.
Frase ripetuta più volte in pubbliche riunioni da Covelli, prima della scissione monarchica.
Egli affronta tutto con la mentalità e coi mezzi del capitano di lungo corso, che abbia assunto il comando del bastimento Napoli di tot tonnellate per portarlo dalle coste dell'Australia ai mari della Cina, attraverso la zona dei tifoni e nella stagione peggiore.
Acuta riflessione del giornalista Alberto Consiglio per i lettori della rivista "Il settimo giorno".
Mi ha insegnato ad amare gli amici, a considerarli un valore. Lui aveva amici che nulla avevano a che fare con la politica. E poi l'onestà e la rettitudine, l'unico bene che mi abbia lasciato.
Parole di ricordo dell'ingegnere Ercole Lauro, unico figlio vivente del Comandante.
Un personaggio che ha fatto del male, ma ha saputo dare una certa voce a una città che era nelle retrovie del panorama nazionale. E per questo seppe battersi. Ho ipotizzato una piazza per Lui, il Comandante avrebbe diritto ad un riconoscimento per la Sua presenza nella storia della città.
Dichiarazione dell'ex-sindaco Maurizio Valenzi, in carica alla morte di Lauro.
Capii che l'epoca laurina era finita, ma credo che per intuito politico e rapidità d'azione il Comandante resta ai vertici tra i sindaci di Napoli. Lo tradii e iniziò l'era
Dc.
Stralcio da un'intervista concessa al quotidiano "La Repubblica" da Giuseppe Del Barone, uno dei "sette puttani", oggi Presidente nazionale dell'Ordine dei medici.
Il segreto del Comandante è lo stesso di Napoli: sta nella sua vitalità disordinata, geniale e indistruttibile...Quando lo Stato rimane lontano e abulico, non c'è posto che per l'iniziativa, l'invenzione, l'anarchia individuale.
Giudizio di Antonio Ghirelli sulle pagine del "Mattino", il 16 novembre 1982, il giorno dopo la morte.
Ricordo un trattore elettrico con il quale trascorrevo ore di gioco spensierato in giardino; non ho più nulla della mia infanzia, perché mio padre voleva che ogni anno, a Natale, io che possedevo tanto, donassi tutti i vecchi giocattoli ai bambini poveri.
Da un'intervista a Tania Merolla, figlia adottiva di Lauro, concessa all'autore e pubblicata sul mensile "Den" (dicembre 2002).
Il commissario prefettizio Alfredo Correra proseguì intensamente la sfrenata attività edilizia, perché i ceti interessati non dubitassero che l'azione avviata da Lauro sarebbe continuata con la stessa foga, come infatti avvenne con la Dc di Gava e le successive amministrazioni di centro-sinistra negli anni '60.
Puntuale constatazione del professore Francesco Barbagallo.
Viva Lauro!
Esclamazione improvvisa di Totò durante una trasmissione televisiva, "Il Musichiere", condotta da Mario Riva. La spontanea esaltazione costò all'immortale comico l'esilio perpetuo dai programmi televisivi, voluto personalmente da Tambroni.
NeI 1950 Lauro si avviava già a diventare il padrone della più grossa flotta privata d'Europa con guadagni, secondo alcune voci, di trecento miliardi all'anno.
Leo Wollemborg, dal "Washington Post" del 9 maggio 1953.
Manager carismatico dalle trovate geniali, si è spesso circondato di soggetti mediocri che non sono stati all'altezza dei loro compiti; dispotico e prepotente con i figli, passionale, donnaiolo, quasi un collezionista di avventure galanti, ha dato tuttavia innumerevoli prove di devozione alle donne della sua vita.
Dal libro "Don Achille 'o Comandante" della giornalista Serena Romano, pubblicato nel 1992.
Più ras che re, amò riamato i sudditi. Era un mix di Masaniello e di Ferdinando I, di San Gennaro e di Francis Drake... il popolino lo amava per la plateale generosità, il linguaggio scurrile e quell'ostentazione di machismo che lo trasformò in un insaziabile satiro che a 80 anni brindava tre volte al giorno a Venere.
Ritratto per il quotidiano "Il Mattino" del giornalista Roberto Gervaso.
Lauro è stato un "animale politico" un uomo di grande capacità pratica, di forti amori e di persistenti odi. E' stato anche un politico dal forte carisma e dalla straordinaria forza decisionale.
Dichiarazione del professor Luigi Parente, docente universitario e coordinatore del convegno, tenutosi recentemente a Napoli: "Le Destre nell'Italia repubblicana".
Per molti versi Napoli è stata un laboratorio importante per la Destra italiana per il fenomeno del laurismo, che resta l'unico precedente del berlusconismo: un imprenditore che scende in politica all'insegna dell'antipolitica.
Considerazioni del filosofo e politologo Marcello Veneziani in margine al convegno napoletano: "Le Destre nell'Italia repubblicana".
Il caso Lauro: papalini contro borbonici, sullo sfondo di una delle capitali della cultura europea, un duello che ha caratteristiche
pre-risorgimentali.
Dalla prima pagina de "L'Espresso" all'indomani del 13 febbraio del 1958, quando viene sciolto, con decreto del Presidente della Repubblica (Gronchi), il consiglio comunale di Napoli.
Mi recai a Roma dopo la morte di Achille per conservare solo i ricordi lieti di un sodalizio umano e irripetibile. Un rapporto sentimentale fatto di un amore mai tramontato per un uomo eccezionale, oggi mi pesa soltanto di non avere al mio fianco un uomo straordinario come Achille.
Dolci parole d'amore della vedova Eliana Merolla in una intervista concessa all'autore per il mensile "Den" (dicembre 2002).
Vale la pena trasformare un pugno di fetenti con la recidiva in vittime? C'è un solo muro infatti per soggetti come loro: quello della vergogna. Ed è il medesimo muro del pianto, dell'adulazione e dei giuramenti che ben conoscono, al quale ieri, oggi, domani, sempre, trascinavano, trascinano e trascineranno le loro ambizioni e i loro appetiti.
Tra le frasi più dolci della terribile filippica che Alberto Giovannini, direttore del "Roma", indirizzò dalla prima pagina, il 13 settembre 1961, all'indirizzo dei "sette puttani", traditori di Lauro in consiglio comunale. L'articolo a nove colonne fu ripreso da tutti i giornali italiani che diedero grande risalto all'avvenimento.
Fui introdotto nell'ufficio di Achille Lauro. Faceva caldo ed egli mi ricevette con una camiciola sbottonata che lasciava nudo il petto villoso. Mi stava davanti a torso nudo con grinta aggressiva che incarnava la sua città, una certa Napoli estrosa, picaresca, nobile e plebea.
Sono le riflessioni dopo un incontro nel palazzo della flotta tra il Nostro ed il giornalista Piero Ottone.
La parte più omogenea e autentica del laurismo era un gruppo di armatori legati anche da rapporti di parentela (Cafiero, Fiorentino, Grimaldi) gente seria e solida, benchè irreparabilmente tradizionalista e conservatrice. Ma il gruppo che spadroneggiò di più fu quello di alcuni costruttori ed affaristi (Ottieri, Amato, Buglione) che si muoveva ad un livello in tutto degno della peggiore tradizione borbonica.
E' la risposta di Giuseppe Galasso ad una domanda di Percy Allum nel libro "Intervista sulla storia di Napoli".
Era convinto che chiunque fosse corruttibile e avesse un suo prezzo. Concepiva i rapporti umani in chiave di arrogante paternalismo verso i maschi e di rozzo gallismo nei confronti delle femmine.
Apprezzamenti del politologo anglo-partenopeo Percy Allum in un'intervista al quotidiano "La Repubblica".
Un personaggio a mezza via tra un viceré spagnolo e Masaniello, tra il cardinale Ruffo e un bucaniere dei
Caraibi.
Colorita descrizione di Lauro ad opera di Pietro Zullino, per un periodo direttore del "Roma" ed autore dell'unica biografia del Comandante, intrisa in ogni pagina di odio e ammirazione.
In fondo, la ragione vera per cui le dico di no è un'altra ancora. Ed è questa. Io, un vero padrone ce l'ho. E non è nè il Banco, nè la Dc, come dice il "Roma", nè nessuno. E' il mio pubblico che è il mio padrone. Perché lei lo sa: io ho un pubblico. E' di questo padrone che io temo. Ed è a lui che io debbo rendere i conti. Ora, che cosa direbbe questo pubblico se sapesse che io, di punto in bianco, lascio "Il Mattino" e passo al "Roma".
Replica di Giovanni Ansaldo, direttore del "Mattino", ad una delle reiterate richieste di Lauro di cambiare bandiera.
Non è con questo che strapperemo 300.000 voti a Lauro. Egli va combattuto sul suo terreno. Lauro raccoglie il consenso con le feste popolari, con i pacchi dono, con i milioni profusi con la squadra di calcio. I napoletani sentono solo quella campana. Il "Mattino" è il giornale di Napoli, ma non è un'impresa armatoriale, non è il Comune, non è una società di calcio.
Amaro sfogo di Carlo Nazzaro, editorialista del "Mattino" ed autore del famoso articolo "Napoli cresce in altezza", contro le speculazioni edilizie nelle colline della città.
Il laurismo è stato espressione di una buona parte della borghesia non solo del sottoproletariato, ove c'era l'ammirazione per il personaggio che si era fatto da sé, ricco che non aveva bisogno di rubare.
Riflessioni di Francesco De Martino, da poco scomparso e per decenni anima del socialismo napoletano.
A noi oggi interessa liberare la città dalla consorteria di armatori e appaltatori che da sei anni, impunita, ne ha "levantinizzato" il municipio e corrotto la vita civile.
Dure parole del meridionalista Francesco Compagna, fondatore della rivista "Nord e sud", all'indomani del decreto di scioglimento del comune di Napoli, avvenuto il 13 febbraio 1958.
Quel Lauro sta diventando un pesce troppo grosso!
Confidenze di Benito Mussolini ai suoi collaboratori in occasione della cessione del 50% della proprietà delle testate napoletane a Lauro, il quale le avrebbe volute comprare in blocco.
Se il comportamento del Consiglio superiore del 1962 è sintetizzabile nello slogan "Viva l'edilizia e abbasso l'urbanistica", quello di dieci anni dopo costituisce un autentico falso in atto pubblico.
Amara filippica dell'urbanista Antonio Guizzi nella sua opera "I magliari dell'urbanistica" (1974).
Le demolizioni dei fabbricati avvengono con ogni cautela - rassicurava il prefetto Diana - e sono precedute dallo sgombero di tutti gli inquilini, ai quali, a cura dei concessionari dei lotti edificatori, viene fornito altro alloggio.
Corrispondenza del 22 settembre 1955 tra il prefetto Diana ed il ministero degli Interni. Chiara dimostrazione del consenso coagulatosi attorno ai lavori di risanamento del rione Carità.
La Napoli ufficiale è oramai quella che urla negli stadi, che dà fuoco ai mortaretti, che lancia i calcinacci. Le elevate tradizioni civili, che a Napoli sono state sempre retaggio di élites , si restringono sempre più nei ceti o nei singoli che rappresentano la Napoli ufficiosa, che si sforza ancora di resistere alla suggestione del denaro e alla violenza morale della pacchianeria.
Esternazione di Nello Aiello in un suo articolo "Napoli volgarissima" pubblicato sulla rivista "Nord e Sud" di dicembre 1955.
Oggi Napoli è governata da un gruppo di ingegneri. Li chiamano i sette dell'Orsa Maggiore. E si tratta in realtà di una vera e propria costellazione, poiché l'uno è legato all'altro da una rete non visibile ma salda di interessi, di alleanze finanziarie, di parentele, anche se poi ciascuno si presenta in pubblico con una propria politica, spesso contrapposta (almeno alla superficie) alla politica degli altri.
Sono parole di Eugenio Scalfari, non ancora celebre, ma già acuto osservatore della realtà economica napoletana, della quale fornisce un'analisi singolare, constatando che lo strapotere laurino non interferì minimamente su una ragnatela di consolidati interessi legati a gruppi professionali e finanziari.
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