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Achille
Lauro SUPERSTAR
L'abbraccio finale con il
Movimento Sociale Italiano
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La colonna sonora del laurismo sempre più vira mestamente, dai
poderosi "do di petto" degli anni Cinquanta ai "si
bemolle" degli anni Sessanta...
Alle politiche del 1968 il Pdium raggranella soltanto 300.000 voti e 6
deputati.
Rifiutati dai liberali non resta ai monarchici che tentare l'unione con i
missini, ma i contatti non danno buoni risultati, soprattutto per
l'ostilità di Gianni Roberti, napoletano, capo della Cisnal ed esponente
di spicco del partito, il quale preferisce aspettare che i voti laurini
defluiscano spontaneamente verso l'estrema destra, senza imbarazzanti
accordi con il Comandante, una presenza sempre ingombrante.
Alle regionali del 1970 il Pdium prosegue la sua parabola negativa
scendendo sotto i 200.000 voti, pari solo allo 0,7%.
Sfumato l'accordo a destra lo si cerca nella direzione opposta, seguendo
anche le indicazioni provenienti dalla base. L'obiettivo è confluire nel
Psdi, un partito moderato che sta cercando di fare accoliti.
Lauro si sarebbe accontentato all'inizio di appoggiare dall'esterno
eventuali liste civiche agganciate ai socialdemocratici ed era disponibile
a cambiare l'orientamento politico del "Roma". Ma come nel 1947,
la trattativa era naufragata perché Saragat si era opposto, anche il
secondo tentativo trova il diniego del segretario Ferri, a cui poco
importa che molti di quei voti portati da Lauro diventino preda dei
comunisti.
Non resta che tentare di nuovo a destra, dove tra l'altro è cambiato il
capo del partito; vi è ora un uomo energico e risoluto, grande
trascinatore che gode di appoggi internazionali molto potenti, perché gli
Stati Uniti hanno fatto capire chiaramente che gradirebbero un ritorno
dell'Italia verso il centrismo.
Lauro ed Almirante
Il Movimento sociale è favorito pure dalla situazione politica interna
che mostra insofferenza e prepara già un nuovo corso.
Almirante comincia a reclutare ammiragli e generali, tra cui lo stesso De
Lorenzo, fuoriuscito dal Pdium e alle consultazioni del 13 giugno 1971 fa
il pieno di voti, raddoppiandoli al centro e addirittura triplicandoli in
alcuni collegi del sud.
Lauro, in previsione di un esaltante successo alle politiche del 1972 si
fa convincere ed aderisce al sogno della grande Destra, sperando di poter
tornare di nuovo, a soli 85 anni, padrone di Napoli.
Nomina al "Roma" un nuovo direttore, il camerata Piero Buscaroli
e permette che nel palazzo della flotta si tengano riunioni dei nuovi
alleati, creando un certo disagio. Infatti non sono più i soliti guappi
imbrillantinati, dai nomi folcloristici, come " 'o nevaiolo" o
"capabianca", ma dalla faccia tutto sommato tollerabile; ora si
vedono ghigni patibolari: sono i "mazzieri" ed i
"bombardieri", che nei momenti difficili possono contare
sull'aiuto dei "boia chi molla" calabresi o dei "pugilotti"
romani.
Nel frattempo da Cascais, in ansia, re Umberto fa trapelare quelli che
devono essere i limiti insormontabili del nuovo "matrimonio".
Ma l'onda verso destra è impetuosa e Lauro, insieme allo stesso Covelli,
si presenta sotto le insegne del Movimento sociale italiano.
A febbraio il Pdium si era estinto con un congresso che, a grande
maggioranza aveva sancito il rogito del nuovo acquisto dei missini.
La messe elettorale sarà cospicua, anche se non esaltante: quasi tre
milioni di voti, che però non permetteranno di entrare attivamente nel
potere.
Lauro rimane deluso, anche perché non ha digerito il rospo che Almirante
gli ha fatto ingoiare a Napoli, ove gli è stato preferito come capolista
l'ammiraglio Birindelli.
Nel frattempo i parlamentari monarchici vengono sollecitati a divenire
"indipendenti"per potere essere utilizzati dal nuovo governo di
centro-destra, varato da Andreotti.
Lauro non accetta, anzi fa pressione su Almirante, perché si cambi la
sigla e il simbolo del partito. Non otterrà niente, nel frattempo, il
governo Andreotti appoggiato dai liberali, è costretto a dimettersi e
ritorna la formula del centro-sinistra.
Cominceranno gli anni dei segreti di Stato, delle trame eversive, della
strategia della tensione. Almirante sarà travolto tra bombe, mandati di
cattura e paura generalizzata.
E' un capitolo ancora misterioso della nostra storia nazionale, sulla
quale lavoreranno, speriamo con onestà, gli storici del futuro.
Lauro rimarrà avvinto come l'edera fino alla fine ad Almirante, che lo
convincerà ad una competizione elettorale prima nel 1976, quando
raccoglierà ancora 72.000 preferenze ed infine, due anni dopo,
ultranovantenne, senza però essere eletto.
Si chiude così una irripetibile carriera politica, nata, cautamente,
all'ombra del fascismo, chiusa, con amarezza, con l'imbarazzante abbraccio
dei neofascisti.
Dopo breve si chiuderà anche l'avventura terrena il 15 novembre 1982.
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