Vuta 'l bigul
W Clem Sacco
Non ha alcuna importanza per quale scopo si voti: la politica è una finzione. Mantenere la finzione rappresenta la parte più importante dell'attività dei politici.
L'unica idea veramente sociale che ho trovato nella mia vita è quella quella della triarticolazione dei poteri, in quanto valida su tre piani: economico, giuridico, e culturale, ognuno dei quali completa l'altro, in modo che l'uno non esiste senza l'altro.
Invece lo Stato italiano coi suoi partiti, creduto ingiustamente uno Stato di diritto, è plenipotenziario (centralista) e monopolista.
Pertanto non è uno Stato in cui esista cosa pubblica (o "res publica") ma solo "res nostra": cosa nostra!
Tutti oramai sanno che, in quanto mafioso, lo Stato assistenziale
non può esistere senza il mercato protetto, e che gli oligopoli non resistono
senza uno Stato plenipotenziario, accentratore e autoritario.
Il
dissesto dell'Italia non è cominciato ieri, ed è responsabilità
specifica di coloro che hanno instaurato il monopolio dell'emissione dei soldi
senza avvedersi che il tempo dell'impero era finito e che quindi sarebbe
subentrata la democrazia, in base alla quale ognuno avrebbe dovuto avere il diritto di
emettere la moneta che desidera.
La crisi dello Stato che stiamo vivendo in Italia segna la cesura fra questo
tipo di Stato mafioso e lo Stato di diritto verso il quale tendono le forze del
cambiamento.
Tre sono le fasi di vita di questo moloch chiamato Stato, sorto in Europa fra il XVII e il XVIII secolo (vedi la figure A, B e C della tendenze storiche causate dalla fine del mito pianificatore e di quello legislativo): dallo Stato plenipotenziario di tipo socialista si passa allo Stato plenipotenziario di tipo occidentale (è il caso dell'Italia, che però ha ancora alcune caratteristiche socialiste) per poi passare allo Stato di diritto, che dovrebbe equivalere ad 1/3 rispetto a ciò che era prima.
L'economia, nei primi due casi (figure A e B), fu incanalata e gestita dallo Stato anche se in maniera diversa. Nel terzo caso (figura C) sarà autogestita.
Lo Stato plenipotenziario socialista, nel quale vivevano
intatti sia il mito pianificatore sia il mito legislativo, agiva - e agisce
ancora - sul Paese attraverso il controllo totale dell'economia, delle leggi e
della cultura. Non essendoci concorrenza fra pubblico e privato non c'è neppure
un sistema elettorale concorrenziale; il sistema elettorale debole da' vita a un
parlamento che non è espressione della libera volontà del Paese.
Attraverso questo sistema elettorale, il Paese non può interagire, né cambiare le regole dello Stato per cui lo Stato plenipotenziario socialista è uno Stato "non democratico e oppressore".
Lo Stato plenipotenziario di tipo occidentale, che abbiamo davanti agli occhi in
Italia, a differenza di quello socialista, non ha più il mito
pianificatore, che è sostituito dalla concorrenza fra economia di Stato
(economia politica) ed economia privata. Anche il elettorale diventa un po' più
concorrenziale e democratico, e attraverso il parlamento - che dovrebbe essere,
ma che ancora non è, libera espressione della volontà democratica - il Paese
sembra interagire, modificando
lo Stato nazionale e le sue regole. Ma ciò che sembra ancora non è, a causa dei
monopoli pubblici e di quelli privati.
Uno Stato di monopoli non ha, per forza di cose, una legge antitrust, oppure ha una legge-farsa, per limitare le posizioni economiche dominanti; la sua economia è poco liberale e meno florida del prevedibile, anzi genera pian piano carestia ovunque.
Inutile precisare che l'Italia è un Paese di questo tipo, con i monopoli e con una legge antitrust da barzelletta.
Lo Stato di diritto è teoricamente ma non realmente di diritto, ed è tecnicamente democratico perché sembra rendere possibile la concorrenza. Però è sempre uno Stato che può ugualmente vessare il popolo con scelte oppressive a sostegno dello "status quo" monopolistico.
Per
limitare questi rischi, e consentire alla macchina dello Stato di restare al
passo con le esigenze dell'apparato produttivo, la Costituzione aveva previsto
l'istituto del referendum per l'abrogazione di leggi. Strumento, oltre che
insufficiente, progressivamente neutralizzato dalla classe politica nostalgica
dello Stato plenipotenziario socialista che si è comportata come il manovratore
di un tram che non vuol essere disturbato dai viaggiatori: tutte le leggi e gli
istituti abrogati dal popolo con referendum sono stati reintrodotti dal
parlamento.
Lo Stato di diritto reale (quello che dovrebbe esserci ma
che non c'è) per funzionare dovrà rinunciare, oltre che al mito pianificatore ed al mito
legislativo, anche al monopolio di emissione monetaria, che concesse alla
cosiddetta banca d'Italia, la quale si fece proprietaria di tutto e di tutti,
generando schiavitù. IL PASSAGGIO DAL DIRITTO DI STATO PLENIPOTENZIARIO
O MAFIOSO ALLO STATO DI DIRITTO PASSA ATTRAVERSO L'INDIVIDUALITà
DI OGNI SOCIO EFFETTIVO DELL'ORGANISMO SOCIALE. Cioè passa attraverso di te
nella misura in cui te ne accorgi...