Votanti, eternamente gabbati e contenti!

Il grande raggiro di cui nessun partito politico parla e che è una vera e propria truffa di Stato ancora ben nascosta è l'iniquità del monetaggio (creazione di soldi dal nulla mediante carta e inchiostro per la loro stampa nominale).

Mediante questo raggiro, ieri il cittadino era doppiamente turlupinato secondo la formula "LIRE tot, PAGABILI A VISTA AL PORTATORE, FIRMATO: IL GOVERNATORE" che si trovava scritta sulle banconote. Il contenuto concettuale di quella scritta era infatti solo un vuoto formalismo che in pratica non ebbe mai alcuna logica di realtà. Se infatti il cittadino avesse provato davvero a presentarsi ad uno sportello qualsiasi di una banca di Stato esibendo una banconota contenente quella promessa di pagamento "PAGABILE A VISTA AL PORTATORE" e avesse chiesto di essere "pagato a vista" con oro o preziosi - perché questo era il vero contenuto concettuale di quelle parole - probabilmente sarebbe stato preso per matto e/o internato in manicomio! Oggi tale formula è scomparsa dai soldi... perché si è sempre turlupinato il popolo senza alcun bisogno di giustificare ciò con inutili scritte (da ciò viene infatti il parassitismo)...

Oggi la truffa è pertanto tripla:

- 1ª truffa, cioè soldi nominali presi per soldi reali;

- 2ª truffa: l'impossibilità di pagare a vista quei soldi nel corrispettivo oro delle riserve auree al portatore;

- 3ª truffa: il problema da risolvere non esisterebbe nemmeno (in quanto "si è sempre fatto così", per es.: dal tempo precristiano di Verre, 120 ca - 43 a.C., propretore della Sicilia).

Certamente si è sempre fatto così. Infatti si è sempre turlupinato il popolo e proprio perciò Verre era chiamato VERRO, cioè porco.

Oggi la presa in giro dell'uomo continua con l'UE ma è la stessa cosa più in grande.

L'UE è lo Stato degli Stati europei. L'UE credette forse di risolvere il problema semplicemente rimuovendo quella scritta dagli "Euro" mediante un "reset" che, distruggendo perfino la memoria del significato dello strumento monetario (cartamoneta, spiccioli, cambiali, bot, obbligazioni, ecc.), legalizzava la frode. Infatti la nota di banco, o banconota, era ed è sostanzialmente un'obbligazione, tipo cambiale, un obbligo che l'istituto bancario del passato avrebbe dovuto assumersi quando vigeva la convertibilità del biglietto di banca in oro. Vigendo la convertibilità, la banca avrebbe avuto il dovere di pagare quella carta moneta col prezioso metallo che ne costituiva la garanzia (base aurea).

Già prima del 1971 - anno in cui quella convertibilità fu abolita dagli Stati Uniti (Nixon) - aveva dunque preso piede il corso forzoso della moneta, così che quella "promessa di pagamento a vista", che aveva già perso ogni contenuto di realtà fattuale e che non poteva quindi essere mantenuta, ora non c'era più. Ma il problema c'era ancora, e c'è ancora oggi.

Tuttavia lo Stato ritenne - e ancora ritiene - di potersene servire mediante l'istituto di emissione (BCI o BCE che sia), confidando che il mero apparire di numeri sulla carta moneta, il mero apparire dei soldi, cioè di cambiali pagabili a vista al portatore, poteva essere usato come parvenza di prestito, generando formalmente debito, consentendo legittimamente di considerare la moneta emessa come propria passività bancaria di prestatori da iscrivere in bilancio tra le poste passive.

È però notorio che solo chi ha qualcosa può prestarla. Solo allora il prestatore può inscrivere il debito nel proprio passivo.

Se però si ha solo carta da prestare è come dire: "Ti presto il mio cavallo anche se non ce l'ho, quindi prendi questo foglio in cui ti scrivo il nome CAVALLO e cavalca".

In tale artifizio l'aumento artificioso (forzoso) del passivo, in un bilancio societario, determina un illecito annullamento dell'attivo come se fosse un vero debito. Quindi occorreva una legge antitruffa.

Invece la legge, anziché fare in modo che queste cose non avvenissero, fece proprio il contrario. Secondo l'art. 2424 del codice civile, il bilancio delle SpA DEVE indicare "il capitale sociale al suo valore nominale" nel "passivo" (sic!)! Con l'art. 2424 poteva e può dunque essere fondato ciò che sarebbe stato e che è infondato, vale a dire sostenere giuridicamente la legittimità di tale DOVERE di emissione monetaria in passivo.

Ma che significa PASSIVO? Io sono in passivo con te quando ti devo soldi circolanti e quindi di valore attivo, non passivo. Cioè: sono in debito quando tu sei in credito. Però tu non puoi essere in credito con me se sono io ad essere in credito con te. Se tu hai un debito con qualcuno, costui non può avere anch'egli un debito con te, perché se così fosse il debito sarebbe in pari, cioè non esisterebbe. I soldi passivi, meramente nominali, sono solo quelli indicati dal numero in euro stampato sulle banconote, per es., 10, 20, 100, ecc., che indicano il quantum in oro o preziosi dovrebbero corrispondere alla proprietà di chi le usa. Sostenerli come passivo durante la loro emissione e nel circolo economico (circolazione) è però antilogica essenziale, perché la moneta passiva creata dal nulla e messa in circolazione dalla banca centrale non può identificarsi nel suo contrario, cioè nella moneta attiva depositata dagli azionisti della SpA, dato che ogni banca è una SpA. Ecco perché la stessa banca d'Italia definisce i soldi emessi "merce".

Ma una mela è merce solo se sa di mela non se sa di carta o se è solo pensata. I talleri di Kant sono già un esempio di quella truffa. Kant infatti diceva che non c'è alcuna distinzione fra talleri solo pensati e talleri reali, dato che 100 talleri pensati sono sempre 10 x 10 talleri come talleri reali. La parola "debito" proviene dal latino "debeo" che significa "io devo". "Dover essere" dunque per non essere responsabile di sé. Chi non distingue o impone questa non distinzione fra valore reale e valore meramente nominale del tallero, o della lira, o dell'euro, abbisogna quindi del monopolio di emissione. Perciò gli Stati concessero il monopolio agli istituti di emissione o banche emittenti. Così va il mondo ma il mondo dei truffatori… creatori di "debito" e di "dover essere".

L'Istituto di Emissione metteva in circolazione (e immette come BCE oggi) banconote non solo prive di copertura o garanzia, che nella loro struttura non sono altro che cambiali false, che da un lato offrono parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell'azienda, ma dall'altro costituiscono un "debito inesigibile", come affermano le stesse autorità monetarie, inventandosi una fattispecie giuridica (1) di cui facilmente si può misurare l'assurdità. Il giure infatti è anticristiano dalla sua nascita come Civis, basato sul fratricidio di Romolo che ammazza Remo e sul sequestro, il ratto delle Sabine. Quindi chiamiamo civiltà l'inciviltà solo perché è più comodo non pensare, non pensarci. In fondo è colpa nostra se Mario Monti e la Fornero fecero quello che fecero. Poterono farlo confidando nella nostra auto-rimozione di giudizio critico, che deresponsabilizza tutti nella fede nello Stato.

A parte il fatto che l'esigibilità o l'inesigibilità riguardano ciò che può essere "esatto" come credito e non come debito, con la formula del "debito inesigibile" si fece (e si fa) decidere allo stesso debitore di non poter pagare il debito. E qui sta l'alienazione essenziale dello Stato monopolista in cui viviamo.

Una cosa infatti è dire che "il credito" è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che è inesigibile perché il debitore è obbligato per legge a chiedere continuamente soldi (a chi ha il monopolio della loro emissione) per pagare interessi sul debito, che in tal modo non può che aumentare in modo esponenziale.

In altre parole, delle due l'una: o la banca emittente non è proprietaria della moneta al momento dell'emissione ed allora è del tutto ingiustificato che possa trarne utili, oppure è proprietaria del potere attivo di tale moneta, perché solo così può trarne utili, ma allora perché dichiararla passiva se è attiva? Per legge (c.c. art. 2424)? Affinché con l'art. 2424 il codice civile (c.c.) diventi incivile o truffaldino?

In estrema sintesi: se io, mondo emittente, ho il monopolio dell'emissione dei soldi e ti presto 100, non posso esigerne poi la restituzione di 110 (= 100 + 10% di interesse) perché nel mondo quei 10 in più non ci sono e per restituirmi quei 100 e i 10 in più il mondo deve chiedermeli in prestito di nuovo, dato che il monopolista sono io. Questa operazione di prestito di denaro con richiesta del suo pareggio più gli interessi è la truffa della creazione del debito (detto, appunto, inesigibile) da parte del monopolista che lo stampa dal nulla! È una creazione di debito secondo una prospettiva esponenziale che lo Stato inventò per imporre imposte sempre maggiori ai sui sudditi, detti contribuenti.
Siamo pertanto noi che dovremmo avere il dovere civico di non farci prendere in giro da questo Stato esigente il "pizzo"!

O dovremmo almeno, riflettere sul modo in cui dal tempo pre-cristiano di Verre è forzosamente creato il debito, prima di pagarlo…

Il sistema del debito, da Machiavelli a Kant fino ad Einstein è detto scientifico: la creazione dal nulla, il big bang, e la relatività dell'aritmetica, sono i falsi valori di oggi. Quando il falso sarà considerato ciò che è, cioè falso, l'aritmetica sarà riscoperta come verità poggiante sul ritmo e non sulla convenzione della sua misura. Perché la misura di una cosa non è la cosa, così come un euro solo pensato non è un euro reale.

Quando l'uomo scoprirà questo, non giocherà più in Borsa, come invece fanno oggi le banche e gli Stati, colpevolizzando e supertassando il popolo. Non per nulla l'economista Federico Caffé, misteriosamente scomparso  (guarda un po'!) diceva: "Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi" (Federico Caffè in "Giornale degli economisti" del 1971; citato in M. De Cecco, R. Carlini, "Alla radice della crisi", il manifesto, 5/12/2008). Ma chi sa oggi il significato di "peculi", plurale di "peculio" = somma di denaro, associata a un'idea di scrupoloso risparmio e di gelosa conservazione? Il popolo è ignorante. Ma non per questo è colpevole.

Il popolo è colpevole di non ragionare, non di truffare.

Banche e Stati sono colpevoli di truffare.

La scienza einsteiniana del big bang è invece colpevole di generare neo-oscurantismo energetico (energia oscura, materia oscura, ecc., cioè superstizioni scientifiche in quanto impossibili a misurarsi se non come particelle quantiche di materia) (2).

 

 

 

E tu che ascolti queste parole puoi solo rimediare in un modo: riflettendoci affinché il loro concreto contenuto, grazie a te, sia sempre più conosciuto.

 

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NOTE

 

(1) Attribuire alla moneta la fattispecie giuridica è un errore, dato che la moneta appartiene all'economia non alla legge fin dalla sua giusta etimologia ("Etimologia di economia"). Attribuire la moneta alla fattispecie giuridica è una insensatezza simile a quella di attribuire un uccello alla fattispecie marina. Vedi anche "La moneta non è fattispecie giuridica".

 

(2) Propongo, al fine di illustrare le caratteristiche della "scienza" attuale divenuta del tutto superstizione a causa dell'"oscurantismo einsteiniano del big bang, teoria dei quanti, teoria del caos, ecc, la lettura dei seguenti brani presi da una conferenza di Rudolf Steiner tenuta a pochi mesi dalla sua morte, avvenuta il 25 marzi 1925: «[...] Ora, qui è accaduto un fatto: voi sapete che ho tenuto, per anni, delle conferenze proprio fra gli operai (dal 1899 al 1904 R. Steiner insegnò nell'"Arbeiterbildungsschule", cioè nella "scuola di cultura operaia" di Berlino. Si veda in merito il 28° cap. della sua biografia "La mia vita", Ed. Antroposofica, Milano 1980). In queste conferenze, ho spesso attirato l'attenzione su una grandiosa conferenza di Lassalle (Ferdinande Lasalle, 1825-1864, fondatore della socialdemocrazia in Germania), intitolata "La scienza e i lavoratori (1863). Non so se oggi essa sia ancora molto conosciuta; ma io, che nel frattempo sono diventato molto vecchio, ho visto sorgere il movimento operaio. Dalla mia casa paterna potevo guardare dalla finestra, e vedevo i primi gruppi di uomini che ancora portavano dei grandi cappelli - cappelli democratici - vedevo i primi socialdemocratici che si recavano, poco dopo il 1870, fuori nel bosco per tenervi le loro riunioni. Dunque ho seguito tutto lo svolgimento delle cose, pezzo per pezzo. Allora la gente venerava ancora molto Lassalle. Dappertutto, dove vi erano assemblee di lavoratori, vi erano busti di Lassalle. Oggi tali cose sono più o meno dimenticate, perché son passati già cinquant'anni. Allora avevo otto, dieci o undici anni, ma mi occupavo già della cosa. Ora, Lassalle aveva tenuto, otto o nove anni prima, quella conferenza dal titolo "La scienza e i lavoratori" nella quale egli aveva attirato l'attenzione sul fatto che l'intera questione operaia è dipendente dalla scienza; che gli operai si sono formati una visione sociale innanzi tutto traendola dalla scienza, il che non era proprio venuto in mente a nessuno. Questo fu, in certo modo, proprio straordinariamente importante. Ma ora pensate che cosa è successo, da quell'epoca in poi. Vi domando: "Siete voi contenti? Potete voi essere contenti del modo in cui si è sviluppata la questione operaia? Non avete voi infinitamente più da lamentarvi del modo in cui gli operai sono tiranneggiati dai loro sindacati diversi, e così via?". Questo lo si sente; l'operaio lo sente. Ma quello che lui non intuisce è invece da dove ciò sia venuto. Da dove è venuto questo fatto? È giustissimo dire che la soluzione della questione operaia non può esser trovata senza scienza. Prima le questioni si risolvevano attraverso la religione: ora queste questioni vanno risolte attraverso la scienza. Ma a tal fine bisogna innanzi tutto avere un pensiero realmente scientifico. E questo non l'aveva nessuno perché si partiva sempre soltanto dalla materia, perché l'intera scienza era materialismo. Mai si potrà risolvere qualcosa nella questione sociale, se prima la scienza non sarà ridiventata spirituale [Nota di Nereo Villa: chi è talmente materialista da avere in avversione o da considerare non scientifica la parola "spirituale" legga tranquillamente da qui in avanti "immateriale": il risultato, cioè il senso, di quanto segue non cambia]. Ed essa lo potrà ridiventare soltanto se deciderà di cercare in ogni cosa - tanto nelle patate, quanto nelle comete - lo spirituale. Poiché a scoprire le cose, a vedere come queste siano fra loro connesse, lo si impara soltanto attraverso conoscenze spirituali. Allo stesso modo si impara soltanto attraverso cognizioni spirituali a conoscere i rapporti sociali. Questi, bisogna realmente conoscerli: allora si troverà che le cose, per esempio quelle che sono venute fuori attraverso il marxisrno, erano molto, molto ben pensate, ma si basavano su una scienza errata. Voglio ora ancora mostrarvi quanto quelle cose si basino su una scienza errata. E quello che è fondato su una scienza errata, non puo prosperare. Vedete, è straordinariamente acuto e intelligente quello che Marx ha calcolato, e non si può obiettare proprio nulla, poiché lui è inserito in una scienza puramente materialistica [...]. Prendiamo una cosa che egli calcolò. Egli disse: "Quando l'uomo lavora, consuma forza interiore. Certo noi diamo le nostre forze al lavoro, diventiamo stanchi la sera, e si è quindi consumata, durante il giorno, una determinata quantità di forze. Ora il lavoratore ha bisogno, naturalmente, di qualcosa che gli ricostituisca di nuovo quelle forze. Si può dunque calcolare ciò; il calcolo quadra, concorda perfettamente. Esso è assolutamente giusto: si può calcolare quale salario l'operaio debba ricevere per poter con esso ricostituire le proprie forze. Sì, ma per questa via, sulla quale Marx fa la sua ricerca, si ottiene veramente questo salario? Il problema è appunto se lo ottiene veramente! Che esso non abbia finora fatto un'impressione molto forte, questo è evidente: ma per quella via non si può ricavare nulla, perché la scienza è veramente molto intelligente, ma è falsa. Infatti, pensate un po': vi è uno che non fa nulla tutto il giorno, non lavora affatto; o va a passeggio, o passa da una poltrona all'altra, perché vive di rendita: eppure anche lui consuma le sue forze da mattina a sera, proprio come chi lavora! Io ho visto una volta, ad un concerlo di operai, che gli stessi lavoratori erano molto meno stanchi di coloro che vivevano di rendita e che non avevano fatto nulla tutto il giorno: questi sbadigliavano continuamente, quelli erano molto freschi. E qui, vedete, si insinua un errore nel calcolo. Non sono affatto le forze che consumiamo interiormente nel nostro organismo quelle che noi usiamo esteriormente nel lavoro! Il che non è per niente vero! E perciò non è possibile edificare l'intero calcolo su queste basi di scienza naturale. Si deve far la cosa in tutt'altra maniera: bisogna edificarla sulla base della dignità umana, del diritto degli uomini, e così via. La conseguenza di ciò è che, dalla scienza così com'è stata finora, anche nel campo sociale è sorta una confusione paurosa e una grande ignoranza. Con la scienza dello spirito [Nota di Nereo Villa: una volta mi è stato chiesto da un sociologo che cosa intendesse Steiner con la parola "spirito", perché essa non gli sembrava scientifica. Gli ho risposto di sostituirla con la parola "io", che ogni scienziato usa nel suo quotidiano, nonostante sia considerata anch'essa NON scientifica] potete dire qual è il valore delle patate per la nutrizione, e quale il valore dei cavoli, del sale, e così via. E allora potete dedurre che cosa debba avere l'uomo per poter crescere bene e prosperare. Questo l'ottenete soltanto attraverso la scienza dello spirito. Dovete prima di tutto costruire basandovi su quel sapere che proviene dalla scienza dello spirito; poi potete passare alla considerazione della vita sociale, e allora la questione dei lavoratori assume tutt'altro aspetto, c la cosa viene posta finalmente su una base sana, proprio per il fatto di considerare tutto spiritualmente. E così, vedete, gli uomini oggi non capiscono affatto come le cose nel mondo siano concatenate l'una con l'altra; credono che tutto proceda sempre come è ora: ma non è proprio così! L'uomo deve continuamente capire che le cose nel mondo si modificano. E la più gran disgrazia, si potrebbe dire, è che una volta l'umanità era superstiziosa, ed ora è scientifica. Ma la superstizione si è pian piano, pezzo per pezzo, insinuata nella scienza, ed oggi abbiamo proprio semplicemente una scienza superstiziosa [...]. Fu giusto che si dicesse, verso il 1870-80, che la scienza deve penetrare fra i lavoratori... ma la VERA scienza che allora non esisteva ancora, e che oggi si ricerca veramente come scienza dello spirito, che soltanto esteriormente porta il nome di antroposofia.

 

Trasmissione di Radio Radicale sull'Antroposofia... di regime

 

E questa antroposofia non vuole, come si è fatto sinora, imbrigliare semplicemente il cavallo per la coda, cioè per la materia, bensì per la testa, come è giusto, per lo spirito. Allora si troveranno le cose nel modo giusto, e si arriverà anche ai giusti metodi educativi, si avrà una pedagogia nella quale si educheranno giustamente i bambini. Da ciò dipende un'infinità di cose importanti: e si arriverà così ad un modo equo di vita sociale [...]. Considerate ora il fatto che sicuramente nell'antico Egitto, in una certa epoca, fu presente in larghissima misura quell'elemento cui si dà il nome di schiavitù. Ma la schiavitù quando gli uomini ebbero perduto il giusto sapere sul mondo, la vera scienza, e non seppero più che cosa essa propriamente significasse. E così anche voi dovete dirvi, secondo un pensare ragionevole: da che cosa è derivato, per esempio, il fatto che abbia potuto sorgere un così attivo movimento operaio? Naturalmente esso dovette sorgere perché gradatamente le condizioni generali lo resero necessario, perché a poco a poco gli uomini sentirono che così non si poteva andare avanti, e vollero dire in che modo la cosa avrebbe dovuto migliorare. Ma un lato della cosa, per cui la questione operaia è così bruciante, consiste nel fatto che l'industria e tutte le invenzioni e scoperte hanno assunto l'aspetto che esse hanno appunto oggi. Quando non vi era ancora un'industria così estesa, non c'era neppure una così opprimente miseria. Ma da dove proviene allora il fatto che, con l'industria, abbia potuto sorgere questa opprimente miseria? Non si può naturalmente dire - anche questo lo deve ammettere ogni uomo ragionevole - che quegli uomini che non vivono in miseria, che sono una minoranza, diciamo magari i capitalisti, come li si chiama abitualmente, producano questa miseria per il piacere di procurare miseria; perché, naturalmente, essi preferirebbero che tutti gli uomini fossero contenti. Questo lo si deve pur fare osservare. Ma allora sorge l'altra domanda, questa: da dove proviene il fatto che i pochi, quei pochi che giungono ai posti direttivi, non hanno proprio il senso di ciò che bisognerebbe fare perché si arrivasse alla possibilità che maggiori cerchie di uomini fossero soddisfatte? Voi dovreste però osservare che, se anche si dice che l'operaio non merita un trattamento di massa, sono però davvero solo pochi coloro che guidano i sindacati dai posti direttivi, e dai quali gli altri dipendono. Accade sempre in modo del tutto spontaneo e naturale che, secondo il modo in cui si sono svolte le cose, alcuni pochi decidano, pur senza che essi vedano del tutto chiaramente. Questo sentono vagamente le masse lavoratrici, che anche questi pochi non sanno come fare. Questo è risultato particolarmente negli ultimi tempi in modo molto chiaro, che anche quei pochi non sanno come fare. Cosicché si può dire soltanto che manca qualche cosa. Naturalmente, manca qualche cosa! Quello che manca è proprio, secondo il punto di vista della scienza dello spirito antroposofica, il sapere del mondo spirituale. E questo vi può risultar confermato, cari amici, se siete in chiaro sul fatto che non è lecito dire: "Ora gli uomini della Terra sono illuminati, una volta invece erano ottusi!". Questa è l'opinione odierna tanto diffusa: ma non è affatto vera. Invece, quando l'umanità era in principio sulla Terra, gli uomini svilupparono una forte scienza, non soltanto su quello che si trova sulla Terra, ma anche su quello che vi è nel cielo stellato. Se questo oggi si è trasformato in superstizione - ve l'ho già detto spesso - dipende dal fatto che nei tempi successivi non si è più indagato nel modo giusto, e quindi le cose furono fraintese. Ma in origine vi era un diffuso sapere intorno alle stelle. Oggi, sulle stelle, si ha soltanto una scienza che calcola, ma essa non può penetrare nello spirituale che vi è nelle stelle. Proprio come se qualcuno vivesse su Marte, e della Terra sapesse soltanto quello che noi sappiamo su Marte con la nostra coscienza abituale, con la scienza ordinaria: quegli crederebbe che non vi sia nessun'anima [Nota di Nereo Villa: il materialista sostituisca la parola "anima" con "attività interiore"] sulla Terra, mentre su questa vi sono da millecinquecento a duemila milioni di anime! Proprio così si comportano gli uomini in relazione alle stelle. Il cosmo stellare è dappertutto abitato, dappertutto pieno di anime: è dovunque animato: soltanto, le anime sono diverse. Ora voi potrete naturalmente dire: "Ma non si può guardare lassù, e perciò non si può saper nulla di quel che esiste sulle stelle". Ma è proprio qui, vedete, il grande errore! Per quale motivo un uomo, che sia qui seduto, può vedere quel pianoforte? Perché il suo occhio è a ciò predisposto. Anche l'occhio non è là, presso il pianoforte. E se l'uomo è cieco, se il suo occhio non vede, anche lui non può vedere il pianoforte. Analogamente - proprio come è mostrato dalla scienza dello spirito, dall'antroposofia - l'uomo si sviluppa non solo come si sviluppa dall'infanzia attraverso l'odierna educazione, ma anche oltre: può arrivare effettivamente a PERCEPIRE lo spirituale nelle stelle. E questo fu percepito nei tempi primordiali dell'umanità! Allora non si fanno più soltanto calcoli sulle stelle, ma si sa che ogni stella ha un influsso diverso [Nota di Nereo Villa: oggi, per negare tale influsso e per affermarlo in modo superstizioso (oggi la "scienza" può dire tutto e il contrario di tutto, e la si può riferire perfino ad eventuali omicidi) vale la "teoria del Caos" col suo «effetto farfalla: quando la farfalla batte le ali in Brasile si scatena un uragano: il battito d'ali di una farfalla può provocare un uragano dall'altra parte del mondo; piccole azioni possono contribuire a generare grandi cambiamenti. Questa idea, derivata dalla fisica della teoria del Caos, può essere applicata a tutto», affermazione "scientifica" di Rai3: "Chi l'ha visto" del 10/01/2018, durante la considerazione di una persona scomparsa probabilmente assassinata. Ma come si fa a sostenere che l'uragano è causato dal battito d'ali della farfalla? Semplice! Si deve CREDERE nella "scienza" dei quanti. Ecco dunque da questa fede, anche il vero significato di superstizione: QUOD SUPER STAT, ciò che sta sopra a tutto, secondo mero formalismo logico-matematico, privo però di senso, in quanto privo di ogni minima logica di realtà. Infatti credere all'"effetto farfalla" è come credere alla Befana o all'asino che vola]. E se si può per esempio dimostrare che Marte ha il suo influsso sui bruchi e sui maggiolini, così si può anche dimostrare che le stelle hanno tutte un influsso sulla vita spirituale degli uomini. Esse lo hanno realmente. Questa scienza delle stelle è andata però completamente perduta. E che cosa l'ha sostituita? Mentre prima gli uomini sapevano, quando guardavano la Luna, che dalla Luna vengono sulla Terra le forze per ogni fecondazione... (nessun essere avrebbe dei discendenti se la Luna non inviasse le forze di fecondazione; nessun essere crescerebbe, se dal Sole non venissero le forze di crescenza; nessun uomo penserebbe, se non venissero da Saturno le forze di pensiero...), mentre una volta si sapeva tutto ciò, oggi non si conosce nient'altro che la velocità di traslazione di Saturno o della Luna, se la Luna ha o non ha qualche vulcano spento, ma null'altro: non si vuole sapere null'altro. Soltanto si calcola ciò che si vuol sapere sulle stelle. Ora poi è sorta l'industria. Passiamo dal mondo stellare al mondo umano. Nel tempo in cui era possibile fare soltanto calcoli sul mondo stellare, si è cominciato, quando sorse I'industria, a far calcoli anche nell'industria. E poiché si calcolava soltanto, poiché non si faceva altro che calcolare, si è completamente dimenticato l'uomo il quale pure va fatto entrare nei calcoli, lo si è trattato come una parte della macchina. E così è nota l'intera situazione che abbiamo oggi. Mai potranno gli uomini sulla Terra soltanto calcolare come debbano essere le situazioni; ma le conosceranno solamente se si conoscerà qualche altra cosa. Questo è il fatto. E si deve dire che, con la scienza umana si è in realtà andati paurosamente indietro nella nostra illuminata epoca! Così che, come già qui vi ho raccontato, in una riunione di agricoltori tenuta poco tempo fa, si è constatato come tutti i prodotti negli ultimi decenni siano diventati peggiori per l'intera umanità. Ciò dipende dal fatto che, eccezion fatta per i contadini che hanno ancora istintivamente conservato qualcosa dell'antico sapere, non si sa veramente più nulla del vero modo in cui un campo vada trattato. Ma come si può acquistare il sapere sul modo in cui un campo andrebbe trattato? Non certo soltanto attraverso dei calcoli sulla Terra; non basta sapere che da un plenilunio all'altro la Luna compie un intero giro in ventotto giorni, ma si debbono conoscere le forze in gioco, sapendo come la Luna agisca nella fecondazione dei cereali e delle altre piante. Questo sapere, però, è stato del tutto dimenticato, e non si ha nessuna conoscenza di come proceda tutto ciò che si svolge nei nostri campi; e ancor meno si ha il sapere di ciò che si svolge nel mondo umano. Così vi sono soltanto questioni di calcoli, nell'economia politica o nella scienza sociale, soltanto calcoli! Capitale, durata del lavoro, sono solo numeri sui quali si fanno dei calcoli. Ma con tutto quello su cui si fanno dei calcoli non si arriva affatto alla vita degli uomini, non si arriva anzi a nessuna vita. E questa è la maledizione dell'epoca moderna, che tutto debba venir solamente calcolato. E apprendere come non si debba soltanto calcolare, ma come debbano veramente esser trattate le cose, questo si può solamente se si impara per prima cosa ad osservare la scienza delle stelle. Oggi, quando gli uomini sentono parlare della scienza delle stelle dicono subito: "Questa è una sciocchezza, si sa già da un pezzo che le stelle non hanno nessun influsso. Invece è proprio una sciocchezza dire che le stelle non hanno nessun influsso! Che cosa è infatti avvenuto da quando la gente ha cominciato a dire che non credeva a nessun influsso delle stelle su quanto sta sulla Terra? È avvenuto che gli uomini non hanno più saputo nulla: questo è il fatto concreto! E se diciamo per esempio "capitale", lo dobbiamo esprimere in numeri, calcolare. Ma che cosa accade con ciò, quando calcoliamo? Se si vuol puramente calcolare quel che è capitale, allora è del tutto indifferente chi possegga questo capitale. Poiché è proprio così: se lo possiede uno solo, o se lo posseggono tutti insieme, quando il capitale lavora puramente come un numero in un calcolo, ne vengono fuori le stesse relazioni. Solo poi, se si trova di nuovo come inserire ciò nella vita in modo che possa agire sugli uomini, allora potrà anche sorgere una scienza sociale che non sarà più, come oggi, incapace di fare alcunché, ma che sarà realmente capace di far qualcosa» (R. Steiner, 5ª conf. del ciclo "L'azione delle stelle e dei pianeti sulla vita terrestre", p. 94-105, tenuta a Dornach il 20/09/1924, Ed. Antroposofica , Milano 1981).