Nereo Villa

 

Sulla psicopatologia di Albert Einstein

Affinché l'ironia di E. Pound illumini il... bue: "Chi ha stabilito che la dimensione dell'infinito

è di un metro sbaglia: la dimensione dell'infinito

è precisamente di due metri e CINQUANTA"

(E. Pound, "Lettere da Parigi 1920-1923", p. 39,

Ed. Rosellina Archinto, Milano 1992).

Il pensiero di Albert Einstein supponente ipotesi assolute, cioè fuori dai confini di ciò che può essere ipotizzato, a mio parere è patologico. Il bambino che non ha ancora esperienza di distanze, cerca di afferrare con le mani la luna, e corregge ciò che a prima vista aveva ipotizzato come reale soltanto quando una seconda percezione si trova in contraddizione con la prima (confronta questa affermazione con R. Steiner, cap. 5° di "Scienza della libertà" in "La filosofia della libertà"). L'autocorrezione avviene più o meno lentamente secondo un pensare sano. Quando essa non avviene mai o quando il ritardo è borderline si ha il bambino cosiddetto ritardato. L'uomo ritardato nelle sue ipotesi continua a fantasticare all'infinito, cioè patologicamente.

Cos'è infatti un'ipotesi? Rudolf Steiner la spiega come segue: "Un'ipotesi è una supposizione che noi facciamo, e della cui verità non possiamo persuaderci direttamente, ma solo attraverso i suoi effetti. Vediamo una serie di fenomeni che ci è spiegabile solo sulla base di qualcosa che non percepiamo immediatamente. Può una tale supposizione estendersi a un principio? Evidentemente no. Perché un QUID interiore che io presuppongo senza scorgerlo, è una contraddizione" (R. Steiner, "Introduzioni agli scritti scientifici di Goethe", Ed. Antroposofica, Milano 2008, p. 161).

Il pensiero di Albert Einstein estende invece a principi le sue supposizioni e quindi le sue contraddizioni in quanto suppone che l'ipotesi possa assumere sempre e soltanto qualcosa che non si scorga. "L'ipotesi può assumere soltanto qualcosa che io non scorgo, è vero, ma che scorgerei subito non appena riuscissi ad eliminare gli impedimenti esteriori.
L'IPOTESI PUÒ, SÌ, PRESUPPORRE UN NON PERCEPITO, MA DEVE SEMPRE PRESUPPORRE UN PERCEPIBILE. Così ogni ipotesi si trova nel caso che il suo contenuto possa essere direttamente confermato da un'esperienza futura" (R. Steiner, "Introduzioni agli scritti scientifici di Goethe", Ed. Antroposofica, Milano 2008, p. 161).

Invece le ipotesi fatte da Einstein non hanno questa possibilità di conferma. L'uomo infatti non potrà mai viaggiare avanti o indietro nel tempo attraverso una macchina ma solo attraverso la sua fantasia. Chi afferma il contrario, e cioè che sarebbe sensata l'ipotesi di una macchina del tempo, cade nella medesima tendenza a formulare ipotesi ingiustificate, sopra caratterizzata supponenza assoluta e quindi patologica. Ogni assolutizzazione, così come ogni esagerazione, porta oltre la linea di confine che divide la scienza dalla fantascienza. Così per esempio il sano pensare dovrebbe ritenere illogica e quindi insana l'affermazione che i viaggi nel tempo sono possibili solo teoricamente ma non praticamente. Invece l'einsteinismo odierno afferma ancora la sanità di questa psicopatologia, secondo la quale sarebbero giustificate ipotesi formulate sui principi centrali della scienza.

L'uomo dunque è impazzito oppure è ritardato nell'apprendere in se stesso che "sono giustificate SOLTANTO quelle ipotesi che POSSANO cessare d'essere tali; non sono valide quelle SUI PRINCIPI CENTRALI DELLA SCIENZA. Quel che non viene spiegato da un principio positivamente dato, e a noi noto, non è, in genere, atto ad essere spiegato, né ha bisogno di spiegazione" (ibid).