ovvero
Sulla mediocrità omologata della Knabenphysik
e
"Sintesi della scienza e del conflitto" di Harvin Dozjek
La tendenza generale della scienza odierna è l'omologazione dell'individuo alla mediocrità, facendo della mediocrità la potenza dominante per un nuovo oscurantismo diverso da quello medioevale in quanto "scientifico".
Oggi l'individuo si perde nella folla ed in politica è notorio che la pubblica opinione governa il mondo.
L'unico potere degno di questo nome sembra essere quello delle masse e di quei governi che si fanno organi delle tendenze e degli istinti delle masse. Ciò vale sia nelle relazioni morali e sociali della vita privata che nelle transazioni pubbliche.
La cosiddetta opinione pubblica non è però sempre quella del medesimo tipo di
pubblico. Fino a pochi decenni fa (ma ancora ora) in America il pubblico era
l'intera popolazione bianca e in Inghilterra era semplicemente la classe media;
ma si trattava pur sempre di una massa, cioè di mediocrità collettiva, cioè di
collettivismo, che altro non è se non la contro-immagine autoritaria (politica,
ideologica o religiosa) della fraternità (la quale sorgerebbe spontanea se le
attività interiori degli europei e degli occidentali fossero viventi e munite di
io e non mortificate o morte nel legalismo, o nella scienza, appunto).
Ma la novità di oggi è che le masse non ricevono più le loro opinioni da pensatori capaci o da validi libri vagliati dalla presenza di giudizio critico negli utenti; le opinioni delle masse sono trasmesse da uomini identici a loro cioè già massimamente livellati, i quali si rivolgono alle masse attraverso i "media" ed i "social", parlando loro sull'onda del momento. Ne risulta un fatto certo e non relativo: il governo della mediocrità è sempre un governo mediocre.
Le opinioni di masse di semplici uomini medi sono diventate il potere
predominante. E ciò comporta il fatto che su tutto il pianeta il genere umano
sta diventando sempre più subumano. In altre parole stiamo diventando tutti
rincoglioniti: da un lato l'odierna fisica della materia (fisica teorica)
insegna il principio del disordine (secondo principio della termodinamica, che
tenderebbe a condurre a rovina ogni cosa organizzata); dall'altro, storicismo e
biologismo insegnano che esiste un principio di progressione delle cose
organizzate (darwinismo). Sembra dunque che il mondo fisico tenda alla decadenza
mentre il mondo biologico al progresso. Come possano questi due principi essere
le due facce di una stessa realtà lo credono solo gli odierni supporters della
kabenphysik (fisica dei ragazzini).
Oltretutto, il miscuglio del relativismo col
darwinismo mal compreso (1)
porta non solo all'omologazione dell'individuo ma a vari stadi di
dissociazione mentale. Il darwinismo ha infatti come presupposto un uomo che,
provenendo dalle scimmie, non è nient’altro che uno scimmione intelligente.
Invece la fisica della materia (relativismo), dal canto suo, per tagliare la
testa al toro, elimina del tutto l'uomo come soggetto della ricerca.
A questa e ad altre odierne "schizofrenie" (o ad altri odierni "stati
confusionali") potrebbe porre rimedio solo una coerente veggenza del reale che
si presenti NON come un insieme di equazioni, ma come il frutto di un nuovo
pensare e dello sviluppo di nuovi e superiori livelli di coscienza e di
autocoscienza. Tutto il resto è psicopatologia.
Unico antidoto a questi veleni è l'INDIVIDUALITÀ
nella misura in cui essa sappia pensare secondo logica di realtà, cosa alquanto
difficile per ora, visto che la funzione omologante svolta dall'opinione
pubblica circa il ruolo dell'individuo (o dell'"utente" o del "contribuente") non lo consente ancora:
il relativismo
einsteiniano dei bimbiminchia infatti non consente ancora di relativizzare il proprio punto di
vista unilaterale ed assoluto.
vedi anche: "Studiate, cani!"
(1) In verità, le giuste scoperte di Darwin portano ad un concetto di sviluppo in cui ciò che è compiuto non è mai incluso nell’incompiuto, ed in cui il perfezionarsi di un essere evoluto proviene da processi che non hanno alcun rapporto coi suoi antenati. La tua evoluzione non c'entra nulla coi tuoi antenati. Uno può avere un padre cretino ma non è detto che sia cretino pure il figlio. Magari il figlio è un genio. Se tuo papà fa il muratore, e viene da una famiglia di muratori, non è detto che tu debba fare per forza il muratore.
Sintesi della scienza e del conflitto
Nell'ignorare la propria a-dimensionalità spirituale, nasce nell'uomo il processo desiderante nei confronti dell'oggetto che cattura l'attenzione, come forza simboleggiante la congiunzione originale di sé con esso.
Congiunzione in realtà già svolta, ma venendo ignorata decade in un segmento
narrativo come segno della potenza dello Spirito adombrato dalla pesantezza
organica. Pertanto è dello Spirito polarità opposta, come ottusa volontà di
potenza burattinaia dell'uomo scisso.
L'osservatore nel non penetrare il mistero del suo esistere, non è. In tale
condizione non può comprendere la totalità insita nell'osservazione che è quel
processo che è lui mediante lui, in attesa di venire così ricongiunto.
L'attuale scienza è quindi una scienza "monca e deviata", i cui presupposti
appena citati suggeriscono che la narrazione novecentesca fu espressione di
questa cecità richiedente il superamento della quantità. Molteplici infatti sono
gli "io" come sub-personalità che governano i soggetti, per cui in realtà è
errato parlare di governi come di scienza razionale laddove vi sono solo
riottosi moti subconsci a pilotare la carne.
Persistendo in questa direzione invece, il secolo attuale si mostra il secolo
dei risvolti della stagnazione materialista che nel perpetrare l'incontro con
gli oggetti mediante rapporti di forza, svela il dramma della caduta metafisica
che ha nell'esaltazione del robot il segno terminale dell'oblio deterministico.
La scienza e la cultura attuali sono espressione della brama, potenziale cosmico
diluito nell'erotismo animale, che è guerra.
Mors tua vita mea è essenzialmente il motto distruttivo della tecnica priva di
marinai al timone. Pertanto ogni misura (ed equivalentemente ogni dialettica)
effettuata senza il possedere conoscenza del processo che la sostiene (come la
dialettica quindi), genera un tempo che orfano della controparte eterna che lo
sostiene, fa la parte di un fatale boia sempre vincitore: Mors tua vita mea pare
ostentare perenne.
La fede nel rivolgersi passivamente al movimento chiuso nel dominio sensibile,
origina una storia di forme oscillanti tra nascita e morte che lottano nel
tessuto che rivestono in attesa di venire liberate dall'apparenza. Liberate
dall'uomo.
È così che lo spazio di Minkowski è il teatro nel quale si scagliano le ire
degli dei annoiati da spettacoli ottusamente volumetrici.