Sul credo relativista
Ho nominato la teoria della relatività einsteiniana “credo relativista”...
Perché?
Perché il relativista CREDE che ogni massa possieda un contenuto energetico
calcolabile con l'equazione E = mc² in cui "c" sta per "celeritas" o velocità
della luce, fissata come costante ASSOLUTA di 300.000 km al secondo. Dunque
CREDE logico o razionale un RELATIVO basato su un ASSOLUTO! CREDE che spazio e
tempo siano un'unica entità (il cosiddetto "spaziotempo") indifferentemente
percorribile nel futuro o nel passato a seconda del potere meccanico usato per
superare "c". E CREDE altresì che l'universo sia finito ma illimitato, dunque
CREDE buono e giusto un concetto di confine che neghi se stesso, cioè
antilogico, secondo esempi come il seguente: la Terra (secondo tale concetto)
sarebbe un corpo di grandezza finita, ma a superficie illimitata in quanto vi si
può circolare a piacimento, senza mai precipitare nello spazio siderale.
Domande: E perché mai dovremmo precipitare? Dove? E da dove? Da una terra
piatta? Una visione come questa è dunque simile a quella dei "terrapiattisti"
pur essendo ad essa opposta?
In verità Einstein, non intuendo la differenza tra velocità cinematica della
luce e velocità elettromagnetica della luce, e negando la realtà dell'etere,
nella seconda pagina del suo lavoro, era riuscito a scrivere che il tempo di
andata e il tempo di ritorno della luce era uguale. Ma in matematica questo può
significare solo una cosa: che la velocità della luce è infinita. Ecco perché
egli poi scrive: "Nella mia Teoria (della Relatività) la Velocità della Luce
gioca fisicamente il ruolo di una velocità infinita" (A. Einstein, "Zur
Elektrodynamik bewegter Körper", «Annalen der Physik», 17, 1905, pp. 891-921.
Italian Edition in: Cinquant'anni di Relatività. Ed. Giuntine Sansoni, Firenze,
1955, pp. 479-504). Ma misurare l'infinito NON è possibile: la cosiddetta
velocità della luce è NESCIENZA, dato che le forme di moto attribuite alla luce
NON sono luce, dato che quanto con esse è trasmesso non è altro che il VEICOLO
(etere) di quanto è creduto luce. Ma la luce - pur manifestandosi tramite
materia - è IMMATERIALE. Questa sua immaterialità, grazie ad Einstein, non è
stata ancora ben compresa, intuita.
In ogni caso, nel 1913, cioè otto anni dopo la famosa frase di Einstein "Nella
mia Teoria (della Relatività) la Velocità della Luce gioca fisicamente il ruolo
di una velocità infinita", Sagnac dimostrava, mediante esperimento,
l'infondatezza della teoria della relatività di Einstein, suggerendo l'ipotesi
di funzionamento del
giroscopio ottico (M.
G. Sagnac, "Comptes Rendus", 27/10/1913, p. 708; "Comptes Rendus", 22/12/1913,
p. 1410; J. De Phys, 5 Ser. T. IV, p. 177, March, 1914).
La validità di tale esperimento è notoria (A. G. Kelly, "Sagnac Effect Contradicts Special Relativity, Infinite Energy", Issue 39, 2001, p. 24) anche se il fatto è regolarmente occultato.
Ecco perché Einstein, da buon scimmione intelligente (o da eminenza grigia del
pianeta delle scimmie) affermò che il
giroscopio ottico era
qualcosa di teoricamente impossibile (A. Einstein, "Relativity - The Special and
the General Theory", Methuen, 1920, p. 66; cfr. anche T. Theocharis, "Translation
and Rotation Sensors, Proceedings of the International Conference Galileo Back
in Italy II", Ed. Andromeda, Bologna 2000, pp. 441-446). Questo suo gravissimo
errore ebbe dunque il merito di bloccare per anni la ricerca sui giroscopi
ottici, oggi comunque ESISTENTI e FUNZIONANTI, contraddicendo anche da questo
punto di vista la relatività speciale e la relatività generale (perché la
velocità cinematica della luce è diversa dalla velocità elettromagnetica della
luce).
Sostanzialmente, tutta la scienza Fisica permane bloccata in tutto ciò che
potrebbe offrire, in futuro, la ricerca su qualsiasi altra cosa, come ad esempio
la fusione fredda e ogni altra possibile energia pulita, attualmente non
previste (i.e.: bloccate) per il medesimo motivo.
Bibliografia essenziale:
http://digilander.libero.it/VNereo/roberto-monti-the-real-einstein.pdf