Sa gh'é la logica, gh'é mia la norma
- "la legge genera ira" (Lettera ai romani 4, 15) -
Cari
amici arquatesi,
questo messaggio è solo per gli arquatesi e per quelli che al mio ultimo video
hanno dato segno di vita. :D :D :D
Oggi desidero approfondire l’aforisma di Mino "sa gh’é la logica, gh’è mia la
norma". E lo farò anche in merito alla decadenza da senatore di Berlusconi di
questi giorni.
Parto da
qualche mese fa. Il 12/09/2013 inviavo a Pannella il seguente tweet: “In
merito alla legge Severino (d.lgs. 31 dicembre 2012, n. 235) mi sembra siano in
ballo tre punti essenziali della Costituzione che si contraddicono: 1°) l’art.
65 che prevede sia la legge a stabilire le cause di ineleggibilità e
incompatibilità dei parlamentari; 2°) l’art. 66 che riserva alla Camera il
giudizio su cause sopraggiunte; 3°) l’art. 25 che vieta la retroattività delle
pene. Quindi delle due l’una: o Berlusconi decade per un giudizio politico,
oppure non può decadere, perché il giudizio giuridico è dalla sua. Infatti come
si fa a credere o a dire che il Senato possa fare da giudice imparziale?”.
Il mio ragionamento era e resta il seguente: la funzione del parlamentare è
disciplinata dalla Costituzione. Una funzione disciplinata dalla Costituzione si
modifica soltanto con una legge costituzionale. La legge Severino non è una
legge costituzionale ma è una legge ordinaria. E con una legge ordinaria non si
può modificare il contenuto della Costituzione. Inoltre l'art. 25 della
Costituzione, secondo comma, dice che nessuno può essere punito con una legge
che è stata fatta successivamente al fatto da cui deriva la condanna. La legge
Severino è del 2012 e il reato di Berlusconi riguarderebbe il 2001. A ciò si può
aggiungere il fatto normativo UE, per il quale in tutta Europa vige il principio
che nessun cittadino può essere sanzionato da una norma successiva al fatto
commesso. Insomma, votando la legge Severino il Pdl ha votato una legge che ha
di fatto mandato in galera Berlusconi. E qui siamo nell'imbecillità o
nell’alienazione.
In ogni caso Berlusconi fino a prova contraria ha sempre parlato (e continua a
farlo) in modo alienante della libertà, come se la libertà provenisse dalla
politica, cioè dallo Stato di diritto, quindi fa della libertà un attivismo
politico. Questo fa solo confusione.
La realtà della libertà riguarda esclusivamente l’io, il pensare, l'attività
interiore umana, non l'attivismo politico. Riguarda casomai la ricerca
individuale, la cultura, non la sua normazione...
A me pare infatti che l’alienazione di cui sopra sia invece essenziale alla malattia
dell’organismo sociale in cui viviamo. Nella mia comprensione questa malattia è
analoga a quella di un corpo umano in cui il sistema metabolico (nella triarticolazione sociale tale sistema è quello della vita culturale, e cioè non
solo della scuola, comprendente scienza, arte e religione, ma anche la scienza
del diritto civile e penale) estrinsecasse la propria funzione di distruzione
dell’ATP nel sistema cardio-circolatorio, distruggendo il cuore (cioè la
politica, lo Stato, la funzione del diritto amministrativo grazie alle forze
dell’ordine) in nome del sistema nervoso (cioè dei soldi, monetaggio, economia,
lavoro, imprenditoria).
Questo mio parere, poggiante sull’idea della triarticolazione di Steiner, che studio dal 1972, è anche quanto emerge
dall’aforisma di Mino, che non ha mai studiato Steiner, ma che - a differenza
dei non pensanti partitocratici - non ha mai smesso di pensare secondo il
proprio libero giudizio critico.
In altre parole, il giudizio giuridico se è privo di
giudizio critico è
alienante, come lo è ogni pensato (concetto) accettato pedissequamente senza
minimamente ragionarci, e cioè meramente creduto, assolutizzato, dogmatizzato.
In tal modo può andare bene solo per la macchina. Non va bene per l’uomo.
L’antroposofia di Steiner insegnerebbe questo...
Oggi purtroppo viviamo però anche nell’epoca di antroposofi marci, i quali vorrebbero
normare la libertà mediante logica formale, che in quanto tale non è vera
logica, dato che non poggia sulla realtà.
La realtà è, e sempre sarà, costituita
da due elementi: dall'oggetto percepibile e dal suo concetto. Considerare reale solo l’oggetto
è materialismo. Considerare reale solo il concetto è spiritualismo (immaterialismo).
Tanto il materialismo quanto lo spiritualismo sono direzioni unilaterali e
quindi parziali della vita pensante. Sono errori di pensiero.
Ecco perché, come dice Mino: “Sa gh’é la logica, gh’è mia la norma” (là, dove
c’è la logica, la norma è inutile).
Questa constatazione è tanto realistica quanto esigenza di risoluzione
dell’antica questione sociale che non abbiamo mai risolto dalla prima guerra
mondiale ad oggi... E che, anzi, Berlusconi ha ulteriormente annebbiato parlando
ideologicamente di libertà.
Bene, caro Mino. Questo ti dovevo, dato che il tuo “comunismo” ed il mio sono
identici in quanto comunitarismo autentico. Un antico detto diceva: “Dove c’è società, c’è pure comproprietà, data
senza società” (ubi societas ibi autem communio, communio datur sine societate).
Cosa significa? Significa che la comproprietà è precedente e non successiva alla
società, in quanto è grazie alla comproprietà che la società diventa tale.
Perciò è giusto ritenere che là, dove c’è società, vi è pure comproprietà, ma
non perché è la società a creare la comproprietà, bensì perché è vero il
contrario, e cioè che è la comproprietà a creare la società. Ciò che qui vale
per l'organismo sociale vale anche per l'organismo umano, così come anche per
ogni organismo animale: il toro ha le corna, ma non ha le corna per poter dare
cornate. Ha le corna casomai perché si sono sviluppate a furia di dar cornate.
Allo stesso modo l’uomo esiste non per far sorgere (e/o per ubbidire a) ordini
mondiali o moralità o legalità. È vero esattamente il contrario: l'ordine
mondiale, la moralità o la legalità esistono grazie all'uomo. In altre parole,
se tu agisci moralmente lo fai non perché sorga moralità o legalità, o più
Stato, ma semplicemente perché hai un’idea morale!
Infatti con le sue idee morali, appartenenti alla propria essenza, ogni
individuo umano è il PRESUPPOSTO dell’ordinamento morale universale. Non
viceversa!
Ciao bestie.
Neri, Castell'Arquato 29/11/2013