ISBN 3-938650-70-2 (*): no alle imposte sulle entrate, sì a quelle sulle uscite
"[...] In futuro non
si avrà più un'economia di denaro e in vista del denaro, poiché le istituzioni
si occuperanno del valore reciproco delle merci.
Ciò significa che si
ritornerà alla realtà naturale dei beni e quindi anche alla reale produttività
degli uomini, alla loro bravura.
E non sarà più
possibile far dipendere i rapporti di credito dalla presenza o meno di denaro, o
dal fatto che il denaro venga "rischiato" in questo o in quel modo, ma i
rapporti di credito dipenderanno dal fatto che ci siano uomini capaci di fare
questo o quello, di realizzare questa o quella cosa. SARÀ LA BRAVURA UMANA,
SARÀ IL TALENTO DELL'UOMO AD AVERE CREDITO [il
maiuscolo è mio - nota
del
curatore]. E nel
momento in cui sono i talenti umani a stabilire i limiti entro i quali concedere
credito, questo credito non potrà essere concesso oltre le capacità reali degli
uomini.
Se vi limitate a dare denaro perché venga amministrato, allora ciò che viene
così prodotto potrà essere già consumato da un pezzo e il denaro continuerà ad
essere amministrato [traduzione letterale: “potrà
essere consumato da un pezzo - il denaro continuerà ad essere amministrato” -
ndc]. Se
versate del denaro solo per il talento umano, allora col cessare della bravura
umana cessa anche ciò che si può amministrare col denaro. Di questo parleremo
nei prossimi giorni.
La vita economica può infatti procedere con le proprie gambe in modo sano solo
se gli altri due campi indipendenti, l'ambito giuridico e quello culturale,
stanno al suo fianco. Ma allora all'interno della vita economica tutto deve
risultare da presupposti prettamente economici. I beni materiali vengono
prodotti a partire da presupposti genuinamente economici.
Basta pensare a qualcosa che nella vita sociale rappresenta una specie di scarto
della vita economica, per vedere come un pensare sanamente economico debba
rimuovere alcuni aspetti di quello che ancor oggi viene dato per scontato
nell'ordinamento sociale, per cui si lotta come se si trattasse di un progresso.
Carissimi ascoltatori! Oggi fra quelli che credono di capire qualcosa della vita
reale non c'è ancora quasi nessuno che pensi che non rappresenta affatto un
progresso aggiungere a tutte le possibili tasse indirette o agli altri introiti
dello Stato la cosiddetta imposta sul reddito, in particolare l'imposta sul
reddito crescente. Oggi tutti pensano che sia giusto tassare il reddito.
Eppure, cari ascoltatori, per quanto possa sembrare paradossale all'uomo d'oggi,
L'IDEA CHE SI POSSA RAGGIUNGERE UNA TASSAZIONE EQUA TASSANDO IL REDDITO
DERIVA DALL'INGANNO PRODOTTO DALL'ECONOMIA MONETARIA.
Il denaro viene incassato, lo si usa per fare scambi economici. Attraverso il
denaro ci si libera dalla concretezza del processo produttivo stesso. In un
certo senso, nel processo economico il denaro causa il medesimo tipo di
astrazione che subiscono i pensieri nel processo conoscitivo.
Ma come dai pensieri astratti non si possono far saltar fuori per incanto delle
realtà, così anche dal denaro non si può far comparire nulla di reale se esso
non è un semplice simbolo dei beni che vengono realmente prodotti, se non è per
così dire una specie di contabilità, una contabilità corrente, scorrevole, se
ogni cifra monetaria non rappresenta un certo bene.
Anche di questo
dovremo parlare più dettagliatamente nei prossimi giorni, ma oggi va detto che
UN'EPOCA CHE È FISSATA SUL MODO IN CUI IL DENARO DIVENTA OGGETTO AUTONOMO
DELL'ECONOMIA DEVE NECESSARIAMENTE CONSIDERARE LE ENTRATE MONETARIE COME LA COSA
DA TASSARE IN PRIMA LINEA.
MA, CARI ASCOLTATORI, IN QUESTO MODO, GRAVANDO DI IMPOSTE, CI SI RENDE
CORRESPONSABILI DELL'ECONOMIA MONETARIA. SI TASSA QUELLO CHE IN EFFETTI NON È UN
BENE REALE, MA SOLO UN SEGNO CHE INDICA UN BENE. SI LAVORA CON QUALCOSA DI
ECONOMICAMENTE ASTRATTO.
Il denaro diventa reale solo quando viene speso. In quel momento entra nel
processo economico, e non importa se lo spendo per divertirmi o per soddisfare i
miei bisogni fisici e intellettuali o se lo investo in banca così che possa
essere usato per il processo economico. Anche quando lo investo in una banca
faccio una specie di spesa, questa è naturalmente una cosa da tener presente.
Nel processo economico il denaro diventa qualcosa di reale nel momento in cui
smette di essere di mia proprietà per immettersi nel processo economico stesso.
AGLI UOMINI BASTA RICORDARSI DI UNA SOLA COSA: NON SERVE A NIENTE INCASSARE
MOLTO. Se uno mette il suo grande incasso sotto il materasso, se lo tenga
pure, ma quel denaro non sarà di nessuna utilità per il processo economico. Un
vantaggio lo si ha solo con la possibilità di spendere molto.
E per la vita pubblica, per la vita realmente produttiva, i molti incassi sono
il segno della possibilità che si ha di spendere altrettanto. Se nel sistema
tributario si vuole creare qualcosa di non parassitario per il processo
economico, ma qualcosa che sia una vera dedizione del processo economico alla
collettività, allora il capitale va tassato nel momento in cui viene IMMESSO nel
processo economico.
E allora, cari ascoltatori, emerge il fatto sorprendente che L'IMPOSTA SULLE
ENTRATE DEV'ESSERE TRASFORMATA IN UN'IMPOSTA SULLE USCITE, che vi prego di
non confondere con l'imposta indiretta.
Spesso al giorno d'oggi le imposte indirette emergono come brame di certi
governanti solo per il fatto che di solito le tasse dirette, quelle sugli
introiti, non bastano. QUANDO PARLO DI IMPOSTA SULLE USCITE, NON INTENDO DIRE
IMPOSTE INDIRETTE E NEANCHE DIRETTE. Si tratta del fatto che nel momento in
cui ciò che ho acquistato viene immesso nel processo economico, nel momento in
cui diventa produttivo, viene anche sottoposto a tassa
[ecco dunque il senso del tassare la moneta (unitax) all’atto della sua
emissione, eliminando ogni altra tassa: considerando che l’unitax genererebbe
subito un reddito di base incondizionato per tutti dalla nascita alla morte,
essa non sarebbe avvertita neanche come tassa dall’individuo -
ndc].
Cari ascoltatori, proprio dall'esempio delle tasse si vede come sia necessario
CAMBIARE MODO DI PENSARE, come la convinzione che sia importante
soprattutto un'imposta sulle entrate costituisca un fenomeno collaterale di quel
sistema monetario che è sorto nella civiltà moderna a partire dal Rinascimento e
dalla Riforma.
Se si mette la vita economica sulla sua base giusta, allora sarà ciò che
realmente partecipa all'economia, ciò che si inserisce nel processo produttivo,
a fornire gli strumenti per produrre ciò che è necessario per la collettività.
Allora CIÒ CHE CI VUOLE È UN'IMPOSTA SULLE USCITE, NON SULLE ENTRATE"
(Rudolf Steiner, "Economia. Associazioni per la creazione del valore e del
prezzo. Sistema creditizio e tributario”, 2ª conf. di Zurigo del 25/10/1919 in
"Cultura, politica, economia. Verso una triarticolazione dell’organismo
sociale" (ISBN 3-938650-70-2).