"Io sono un cittadino dello Stato
italiano.
Non ho pregiudizi e sono rispettoso delle leggi giuste.
La giustizia poggia sul diritto.
Il diritto poggia sul pensare razionale e comprensibile a
tutti.
Là dove non c'è pensare razionale, non può esservi
giustizia, né diritto,
dunque non deve esservi obbedienza.
Obbedire a leggi ingiuste rende l'uomo deprivato della
sua umanità, cioè del pensare,
che progressivamente annichilito e spento, si trasforma
in meccanicismo del pensiero
più o meno addomesticato dalla paura di esse, con la
forza imposte.
Non riconosco l'ordine che poggia sulla forza.
A forze dell'ordine che fermano il cittadino secondo
logica indiziaria
anziché secondo logica di ordine, costituito da ragioni
di cittadinanza,
riconoscibili come diritto alla vita,
non oppongo violenza, qualora mi impongano un verbale.
Però non obbedisco.
Non riconosco il ruolo della coercizione nel
mantenimento della socialità.
La presenza di personalità delinquenti nelle cariche
governative
è un dato culturale che inizia col fratricidio (Romolo e
Remo)
e con la rapina (ratto delle sabine), e che procede nel
tempo
col nome di civis romanus e di ius, diritto,
che è anticristianità e truffa,
associazione a delinquere e usura,
istigazione al suicidio e imposizione di gabelle,
ai danni dei più deboli.
Riconosco la mia patria, che è l'Italia.
La riconosco come luogo ed ente pubblico,
non privato con scopo di lucro
come la "banca d'Italia S.p.A."
che, generando debito pubblico,
soffoca gli italiani".